domenica 3 giugno 2012

“Giorno di festa” di Jacques Tati: le divertenti avventure di un postino di campagna nella Francia dell’immediato dopoguerra.


La cartolina di oggi arriva dal centro della Francia, e più precisamente da Sainte-Sévère-sur-Indre. Qui, nel 1947 Jacques Tati girò “Giorno di festa”, il suo primo lungometraggio, dove riprese il divertente personaggio di François: il postino già visto ne “L’école des facteurs”.
In un paesino della campagna francese fervono i preparativi per la consueta festa annuale. Tra le varie attrazioni, oltre alla giostra, vi è anche un cinematografo ambulante dove viene proiettato un documentario sulla consegna della posta negli Stati Uniti. François, uno dei postini del villaggio, dopo essere venuto a conoscenza degli innovativi sistemi adottati dai colleghi americani, prova ad imitarli, sebbene con risultati catastrofici, suscitando l’ilarità di tutti gli abitanti del paese.


Jacques Tati iniziò a girare “Giorno di festa” nel 1947 con due macchine da presa e due differenti tipi di pellicola: una  a colori ( in via del tutto sperimentale ) e l’altra in bianco e nero ( per una copia di sicurezza ). Però, poiché dopo diversi tentativi il laboratorio non riuscì a stampare la copia a colori, nel 1949 il film venne proiettato in bianco e nero. Nel 1994 è stata poi finalmente portata sugli schermi anche la versione a colori, dopo il restauro realizzato grazie all’intervento della figlia del geniale cineasta francese.
In questo suo primo lungometraggio notiamo già tutti gli elementi che caratterizzano la sua comicità e la sua abilità di “fare cinema”, e che ritroveremo successivamente anche nelle pellicole che vedono protagonista Monsieur Hulot: l’originale personaggio creato da Tati.
In effetti François, il postino di “Giorno di festa” interpretato dallo stesso Tati, può tranquillamente considerarsi un antesignano di Hulot. A differenza di quest’ultimo, però, che in pellicole come “Le vacanze di Monsieur Hulot” e “Mio zio” viene quasi emarginato per la sua “originalità” da coloro che lo circondano, François e la sua ingenuità sono invece oggetto di derisione da parte degli altri abitanti di Sainte-Sévère, soprattutto dei due giostrai che fingono di impartirgli consigli utili su come migliorare la sua efficienza nella consegna della posta.
In “Giorno di festa” Tati ritrae la realtà del mondo rurale durante il dopoguerra francese, e riesce a trasmetterci perfettamente tutta l’eccitazione e il fermento degli abitanti del villaggio durante i preparativi che precedono la festa annuale.
La vecchietta che vediamo più volte attraversare le strade del paese portando con sé una capretta, tra i tanti curiosi personaggi che ci vengono presentati durante la visione del film, è indubbiamente colei che con i suoi commenti rimane maggiormente impressa nella mente dello spettatore.
Sainte-Sévère-sur-Indre è un piccolo comune nel dipartimento dell’Indre ( regione del Centro ) che  Tati scelse per le riprese e dove, insieme al suo amico e collaboratore Henri Marquet, si era precedentemente rifugiato durante la guerra, nel 1943. Oggi Sainte-Sévère è la sede della Maison de Jour de Fête, un esclusivo museo all’interno del quale turisti e cinefili hanno la possibilità di rivivere le atmosfere di “Giorno di festa” e conoscere tutti i retroscena legati alle riprese del film. QUI trovate maggiori informazioni su come raggiungere Sainte-Sévere-sur-Indre e sulla visita alla Maison de Jour de Fête.


Titolo: Giorno di festa ( Jour de fête )
Regia: Jacques Tati
Interpreti : Jacques Tati, Paul Frankeur, Guy Decomble
Nazionalità : Francia
Anno : 1949



giovedì 31 maggio 2012

“Carissima me” di Yann Samuell: che ne è dei sogni della nostra infanzia?


Almeno una volta nella vita vi sarete senz’altro domandati se siete riusciti a realizzare tutti i sogni della vostra infanzia. E’ quello che si chiede anche Sophie Marceau in “Carissima me”: la pellicola di Yann Samuell che vi propongo con la cartolina dalla Francia di oggi.
Sembra che a Margaret (Sophie Marceau) non manchi nulla; ha infatti tutto ciò che desidera: una carriera, denaro, potere e un uomo che la ama.
Ha imparato molto presto a farsi strada nella vita, soprattutto in un ambiente lavorativo dominato dagli uomini. Ha perfino cambiato il suo nome di battesimo, il dolce “Marguerite”, con il decisamente più austero “Margaret”.
La sua esistenza è estremamente frenetica e non può assolutamente permettersi la minima perdita di tempo…
Il giorno del suo quarantesimo compleanno Margaret riceve inaspettatamente la visita di Marignac (Michel Duchaussoy): un anziano notaio di provincia che le consegna la prima di una serie di lettere che lei stessa si era scritta all’età di sette anni, e che aveva poi consegnato allo stesso Marignac, pregandolo di riconsegnargliele proprio in occasione del suo quarantesimo compleanno, con il preciso scopo di non dimenticare le promesse che allora si era fatta per il suo futuro.
Scopriamo così che a Margaret in effetti qualcosa manca: un passato che, nonostante lei abbia disperatamente cercato di affondare, adesso rivendica prepotentemente la sua esistenza …



Nonostante il tono alquanto leggero di questa commedia, “Carissima me” è essenzialmente un’occasione di riflessione sulla nostra vita, su ciò che siamo diventati e su ciò che invece avremmo desiderato diventare quando eravamo bambini.
Così, tramite una serie di riusciti e coloratissimi flashback, ci ritroviamo a seguire le vicende di Margaret / Marguerite intenta a recuperare un passato, anche piuttosto doloroso, che a un certo momento della propria infanzia lei aveva deciso di dimenticare. Abbandonata dal padre all’età di sette anni, insieme alla madre e al fratellino si ritrova improvvisamente in gravi difficoltà economiche.
In conseguenza di ciò decide che nella vita si sarebbe impegnata per diventare “qualcuno”, ed essere così ammirata e rispettata da tutti; adesso che è una quarantenne di successo può senza alcuna ombra di dubbio affermare di esserci riuscita.
L’inaspettato arrivo di una serie di lettere che lei stessa si era scritta quando aveva sette anni ( per l’appunto l’età della ragione, come recita il titolo originale della pellicola di Samuell ), la porterà inevitabilmente a ripensare al proprio passato, a chiedersi se è riuscita a mantenere le promesse che si era fatta quando era una bambina e, soprattutto, se è effettivamente diventata ciò che lei è.
Lodevole l’interpretazione della bellissima Sophie Marceau che conosciamo inizialmente come un’algida e intransigente top manager, che non ha neppure il tempo di festeggiare il proprio compleanno, e che poi vediamo lentamente “sciogliersi” nei ricordi del suo triste passato, nei confronti del quale è riuscita a prendersi comunque una bella rivincita.
Grazie a quelle lettere, però, Margaret / Marguerite si renderà conto di essere ancora in tempo per riprogrammare la propria vita e per potersi finalmente dedicare a ciò che per lei era veramente importante quando era ancora una bambina.
Il forte contrasto tra la realtà del presente e gli anni ormai lontani dell’infanzia è ben sottolineato dalle diverse location scelte per le riprese di “Carissima me”.
Il personaggio interpretato dalla Marceau ci viene infatti presentato all’interno di uno stabile freddo e impersonale, dove il vetro e l’acciaio risultano essere i materiali predominanti, e dove si respira l’atmosfera asettica tipica degli uffici delle multinazionali.
A seguito del ricevimento delle sue stesse lettere, la vediamo poi volare nel sud della Francia; Saoû è il nome del piccolo villaggio citato nel film, situato nel dipartimento della Drôme ( regione del Rodano-Alpi ), dove lei ha trascorso gran parte della propria infanzia e dove ha iniziato a fare progetti per il suo futuro; ed è proprio grazie al calore e ai colori di quei luoghi che Margaret /Marguerite riuscirà finalmente a fare pace con il proprio passato.
Prima ancora di lasciarvi come di consueto con il trailer del film, vorrei concludere il post di oggi con una frase di Oscar Wilde, citata proprio in una delle scene finali di “Carissima me”: “E’ importante avere dei sogni abbastanza grandi da non perderli di vista mentre si perseguono".
Auguro a tutti una buona visione, e vi aspetto su questo blog con la prossima cartolina dalla Francia. 





Titolo: Carissima me ( L’age de raison )
Regia: Yann Samuell
Interpreti : Sophie Marceau, Marton Csokas, Michel Duchaussoy
Nazionalità : Francia, Belgio
Anno : 2010




mercoledì 23 maggio 2012

“Sciarada” di Stanley Donen: un thriller hitchcockiano che strizza l’occhio alla commedia romantica.


Con la cartolina dalla Francia di oggi vorrei riproporvi una pellicola americana risalente ai primi anni sessanta, di ambientazione completamente francese: Sciarada” di Stanley Donen. Si tratta di un thriller in puro stile hitchcockiano, che si contraddistingue per una sceneggiatura estremamente brillante, dialoghi decisamente frizzanti, e che lascia ampio spazio ai toni della commedia rosa.
Regina Lampert (Audrey Hepburn) è una giovane americana in procinto di divorziare dal marito Charles, un francese dal passato oscuro e con un presente avvolto nel mistero.
Al rientro da una vacanza sulle Alpi di Megève, trova il suo lussuoso appartamento parigino completamente svuotato. Ad attenderla vi è l’ispettore Grandpierre, che nel condurla al Commissariato le comunica che suo marito è stato assassinato e gettato da un treno in corsa, mentre stava viaggiando sulla linea Parigi-Bordeaux. A quanto pare Charles stava scappando con l'equivalente di 250.000 dollari, ottenuti dal ricavato della vendita all’asta di tutti i mobili che si trovavano nell’appartamento; la Polizia crede che in qualche modo Regina sia coinvolta nell’omicidio. Tornata a casa, questa volta trova invece ad attenderla Peter Joshua (Cary Grant), un misterioso gentiluomo da lei brevemente incontrato durante la sua vacanza sulle Alpi di  Megève, che inaspettatamente le offre il suo aiuto.
Il giorno seguente Regina viene poi convocata presso l’ambasciata americana dal funzionario della CIA, il signor Bartholomew (Walter Matthau), che le rivela tutti i dettagli dei retroscena legati alla sparizione dell’ingente somma di denaro. Regina viene così a sapere che durante la seconda guerra mondiale suo marito ed altri tre complici, Tex (James Coburn), Scobie (George Kennedy) e Gideon, avevano sottratto alla Resistenza Francese la somma di 250.000 dollari, e l’avevano nascosta con l’intenzione di recuperarla poi al termine del conflitto. Sebbene Regina non abbia la minima idea di dove si trovi quel denaro, gli ex complici di Charles sono invece convinti che sia proprio lei ad avere adesso quei soldi. Per questo motivo il signor Bartholomew la invita quindi a recuperarli e a restituirglieli prima possibile, poiché la sua vita è in serio pericolo.
Nel frattempo Regina si trasferisce in albergo, lo stesso in cui alloggiano anche gli ex complici di Charles; e Peter, intenzionato a proteggerla, prende una stanza accanto alla sua. Quando però Scobie viene trovato assassinato nella vasca da bagno della camera di Peter, i dubbi di Regina sulla sincerità di quest’ultimo cominciano a intensificarsi.
In un continuo susseguirsi di omicidi e colpi di scena, la caccia al denaro scomparso proseguirà fino a quando l’enigma non verrà completamente risolto, perché come Regina avrà suo malgrado la possibilità di appurare, in “Sciarada” nulla è come sembra…


A decretare il successo di “Sciarada”, oltre alla magistrale regia di Stanely Donen e alla brillante sceneggiatura di Peter Stone, contribuì indubbiamente l’incredibile cast di attori che hanno preso parte a questa pellicola. Accanto ad un irresistibile Cary Grant, ancora in splendida forma, sebbene non più giovanissimo, e a  Audrey Hepburn, ancora una volta incantevole negli elegantissimi abiti creati per lei dallo stilista francese Hubert de Givenchy, troviamo infatti tre eccellenti comprimari del calibro di James Coburn, Walter Matthau e George Kennedy, i quali riescono a rendere assolutamente credibili le psicologie dei singoli personaggi da loro interpretati.
La naturalezza con la quale il regista passa dalle scene romantiche a quelle in cui predomina il mistero e l’azione fa sì che l’attenzione dello spettatore venga costantemente mantenuta viva durante l’intera visione del film.
Indubbiamente Parigi riveste un ruolo fondamentale in questi repentini cambi di registro nella narrazione della storia. Ecco che allora una suggestiva escursione notturna sulla Senna, a bordo di un bateau-mouche, funge da scenario ideale per la romantica cena fra Grant e la Hepburn; mentre, nel finale del film, l’adrenalinica scena dell’inseguimento trova la sua location perfetta nei lunghi corridoi del metro; dalla stazione di Saint-Jacques fino a quella di Palais Royale, dove, dopo innumerevoli peripezie, Regine riuscirà finalmente a capire chi, fra i due personaggi interpretati rispettivamente da Cary Grant e Walter Matthau, le ha mentito.
Una menzione particolare spetta ovviamente anche alla stupenda colonna sonora di “Sciarada” ( di cui potete ascoltare il tema principale cliccando QUI ),  magistralmente composta da Henri Mancini ( autore di indimenticabili brani come Moon River, giusto per citare uno dei più famosi ), che con la sua musica è riuscito a ben sottolineare i diversi stati d’animo suscitati nello spettatore durante la  visione del film.



  
Titolo: Sciarada ( Charade )
Regia: Stanely Donen
Interpreti : Cary Grant, Audrey Hepurn, Walter Matthau, James Coburn. George Kennedy
Nazionalità : USA
Anno : 1963


sabato 19 maggio 2012

“Il favoloso mondo di Amélie” di Jean-Pierre Jeunet: una favola moderna ambientata nel quartiere parigino di Montmartre.


Il favoloso mondo di Amélie”, del visionario Jean-Pierre Jeunet, è la cartolina dalla Francia di oggi che vorrei dedicare a tutti coloro che, sebbene non più bambini, amano ancora lasciarsi cullare dalle atmosfere surreali tipiche delle opere di questo regista; il quale, con questa pellicola, è riuscito a portare sullo schermo una piacevolissima favola moderna in cui ancora una volta trionfano i buoni sentimenti.
La giovane e graziosa Amélie Poulain (Audrey Tautou) lavora come cameriera presso il “Café des Deux Moulins” nel quartiere di Montmartre, a Parigi. Durante le sue giornate, che si susseguono in assoluta tranquillità, ama coltivare un gusto particolare per i piccoli piaceri della vita, come spezzare la crosta della Crème brûlée con la punta del cucchiaino, far rimbalzare i sassi sul Canal Saint-Martin, oppure affondare lentamente la mano in un sacco di legumi. Spesso, la domenica, va a trovare l’anziano padre, rimasto vedovo quando lei era ancora una bambina. La sera in cui apprende la notizia della morte di Lady Diana, Amélie ritrova casualmente, dietro a una mattonella della parete del bagno, una vecchia scatola, appartenuta ad un bambino vissuto in quello stesso appartamento molti anni prima, contenente alcuni piccoli oggetti. A seguito di tale inaspettato ritrovamento, Amélie si mette immediatamente alla ricerca del proprietario, che dopo varie peripezie scopre essere un certo Dominique Bretodeau, oramai divenuto adulto, e al quale con uno stratagemma riesce a riconsegnare la scatola. Nella sua ricerca risulta determinante l’aiuto de “L’uomo di vetro”: un anziano vicino di casa di Amélie, così soprannominato per una malattia congenita che gli ha causato la fragilità delle ossa. Per questo motivo l’uomo trascorre le sue giornate in casa a dipingere. La ragazza, rimasta piacevolmente colpita dalla reazione avuta da Bretodeau nel ritrovare dopo tanti anni il suo piccolo “tesoro”, decide così di dedicarsi ad aiutare gli altri, nel tentativo di sistemare tutto ciò che non va nelle loro vite. Allo stesso tempo, però, ergendosi a paladina dei più deboli, mette in atto una crudele vendetta ai danni del fruttivendolo del suo quartiere, per punirlo dei continui maltrattamenti inflitti al povero garzone della sua bottega. Un giorno Amélie incontra Nino (Mathieu Kassovitz), un ragazzo che ha il curioso hobby di raccogliere e collezionare in un grosso album le fototessere gettate via nelle stazioni di Parigi e che, come lei, ha avuto un’infanzia difficile. Lo smarrimento, da parte di Nino, del suo “prezioso” album di foto darà vita ad una serie di inseguimenti e perfino a una caccia al tesoro; fino a quando, dopo essersi prodigata tanto per aiutare gli altri, anche per Amélie arriverà la felicità e, soprattutto, l’amore…



Nonostante l’atmosfera a tratti surreale che permea la pellicola, “Il favoloso mondo di Amélie” si contraddistingue per l’estrema sensibilità e delicatezza con le quali vengono narrati i singoli passaggi del film, arrivando perfino, in alcuni momenti, a suscitare la commozione dello spettatore; come nella scena in cui Dominique Bretodeau, che Amélie attira con uno stratagemma in una cabina telefonica, ritrova, incredulo, la scatola appartenutagli molti anni prima, nella quale aveva raccolto alcuni piccoli oggetti della propria infanzia. Questo ritrovamento del tutto inaspettato lo porterà così a riflettere sulla propria vita, sul rapido scorrere degli anni e soprattutto sul suo rapporto con il figlio, con il quale non parla più da tempo.
Quello di Amélie Poulain è un personaggio con il quale molti spettatori si sono identificati. Da schiva e riservata, come ci viene presentata all’inizio del film, la vediamo trasformarsi lentamente in una giovane donna desiderosa di rendere migliore la vita di coloro che la circondano; ed è proprio aiutando gli altri che inizierà a riflettere su ciò che non va dentro di sé e ad aprire il proprio cuore all’amore: un sentimento del quale fin dagli anni della sua infanzia le è stata trasmessa, sebbene involontariamente, una visione alquanto distorta.
In un’epoca nella quale  i media ci propongono quotidianamente l’immagine di un mondo in cui il concetto di altruismo risulta tutt’altro che predominante, “Il favoloso mondo di Amélie” può indubbiamente apparire come una vera e propria utopia. Ritengo comunque che, di tanto in tanto, la visione di pellicole come questa possa comunque “fare bene al cuore”, giusto per poter continuare a credere  e sperare che l’amore e il rispetto per il prossimo non si siano ancora definitivamente estinti.
La poetica colonna sonora composta da Yann Tiersen sottolinea alla perfezione ogni singolo momento del film, come nel caso di Comptine d’un autre été, brano che ascoltiamo in sottofondo nella scena in cui Amélie si diverte a far rimbalzare i sassi sull’acqua del Canale Saint-Martin a Parigi, e che potete ascoltare, o riascoltare, cliccando QUI.
Il quartiere parigino di Montmartre fa da sfondo alle giornate di Amélie e degli altri curiosi personaggi che quotidianamente ruotano intorno alla sua vita; ed è proprio a Montmartre, in rue Lepic 15, che si trova il Café des Deux Moulins, locale che Jean-Pierre Jeunet ha scelto personalmente come set per le riprese e che, dopo l’uscita del film, è diventato una sorta di luogo di culto per tutti coloro che hanno amato questa pellicola, permettendogli così di risollevarsi dalla pesante situazione finanziaria in cui era piombato prima di essere scoperto dal regista. Potete raggiungerlo tranquillamente con il metro: fermate  Abbesses o Blanche.
Nelle vicinanze del Café des 2 Moulins, precisamente in Rue des 3 Frères, si trova anche la bottega di Monsieur Colignon, il dispotico fruttivendolo che subisce l’ “atroce” vendetta di Amélie.
Alcune scene del film sono state girate  presso la Gare de Lyon, la Gare de Paris Est e la Gare de Paris Nord: i luoghi prediletti da Nino per la ricerca e la raccolta di fototessere scartate.


 
Titolo: Il favoloso mondo di Amelie (Le Fabuleux destin d'Amélie Poulain ).
Regia: Jean-Pierre Jeunet
Interpreti : Audrey Tautou, Mathieu Kassovitz, Dominique Pinon, Jamel Debbouze.
Nazionalità : Francia
Anno : 2001



venerdì 11 maggio 2012

“Midnight in Paris” di Woody Allen: avanti e indietro nel tempo lungo le incantevoli vie di Parigi.


Avete mai immaginato di vivere nella Ville Lumière in un’epoca diversa dalla vostra? In caso affermativo vorrei allora consigliarvi la visione di “Midnight in Paris” di Woody Allen: la “cartolina dalla Francia” che vi propongo con il post di oggi.
Gil ( Owen Wilson ) è uno sceneggiatore americano di successo, con aspirazioni da scrittore, in vacanza a Parigi con la fidanzata Inez ( Rachel McAdams ), la famiglia di lei e una coppia di amici. Sebbene sia incoraggiato da tutti a non abbandonare la sua remunerativa carriera, Gil è invece sempre più propenso a dedicarsi alla stesura del suo primo romanzo, relativamente al quale, però, appare decisamente in crisi di ispirazione. Ha inoltre una passione particolare per la Ville Lumière, ed è proprio lì che vorrebbe vivere. Una notte, mentre sta passeggiando da solo lungo le vie della città, viene accostato da un’auto d’epoca e invitato a salire dalle persone che si trovano a bordo; decide così di unirsi all’allegra comitiva. Come d’incanto si ritrova proiettato indietro nel tempo, e più precisamente nella Parigi degli anni venti, un’epoca da lui ritenuta particolarmente interessante dal punto di vista storico e culturale. Durante le sue varie incursioni notturne nel passato, che si ripetono nel corso delle notti seguenti, per lui risulta determinante l’incontro con Ernest Hemingway, dal quale riceve importanti consigli anche sulla scrittura. Ha inoltre la possibilità di conoscere Francis Scott Fitzgerald e la moglie Zelda, Cole Porter, Salvador Dalì e molti altri personaggi che hanno animato la scenario culturale della Parigi degli anni venti. A casa di Gertrude Stein ( interpretata da Kathy Bates ) incontra poi Adriana ( Marion Cotillard ), l’attuale amante di Pablo Picasso. Tra lei e Gil nasce subito un feeling, e durante una passeggiata notturna lungo le vie di Parigi si ritrovano entrambi catapultati nella Belle Époque: il periodo storico nel quale Adriana avrebbe tanto desiderato vivere. A seguito di questo ulteriore balzo indietro nel tempo, Gil si ritrova a riflettere sulla propensione dell’essere umano a fantasticare sui fasti dell’epoche passate, in quanto spesso intimorito dall’incertezza che contraddistingue il suo presente, e soprattutto il suo futuro. Mentre Adriana preferisce rimanere nella Belle Époque, Gil torna invece a vivere nella Parigi dei giorni nostri, dove romperà il proprio fidanzamento con Inez, dopo essersi definitivamente reso conto di avere una visione della vita completamente diversa dalla sua, e soprattutto si deciderà ad accettare la realtà del presente.


Midnight in Paris”, che quest’anno si è meritatamente aggiudicato l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale, è soprattutto un omaggio del regista a Parigi, alla bellezza della sua arte e alla sua storia. Durante i primi minuti del film assistiamo infatti ad una lunga carrellata di immagini della Ville Lumière, piacevolmente accompagnata dalla seducente musica di Sidney Bechet, Si tu vois ma mère, che ci introduce alle eleganti atmosfere che caratterizzeranno poi il prosieguo della pellicola, e che potete (ri)ascoltare cliccando QUI. Ecco che quindi, in una giornata in cui il cielo appare coperto dalle nuvole, alcuni suggestivi scorci di Parigi iniziano a scorrere di fronte ai nostri occhi. Per un attimo riusciamo a intravedere gli Champs-Elysées con in lontananza l’Arc de Triomphe, il quartiere di Montmartre con la Basilica del Sacro Cuore, la Senna e i suoi caratteristici Bateaux-Mouches, la Cattedrale di Notre Dame e, ovviamente, la Tour Eiffel. Inizia a piovere, ma non importa; perché, come convengono anche Gil e la ragazza del mercatino delle pulci nell’ultima scena del film, “in realtà Parigi è molto più bella con la pioggia…”  Il giorno lascia poi lentamente il posto alle luci artificiali della sera; e quando allo scoccare della mezzanotte il protagonista si ritroverà inaspettatamente catapultato indietro nel tempo, esattamente nell’epoca in cui lui avrebbe desiderato vivere, crederà di vedere realizzato il proprio sogno. Allo stesso tempo, però, si renderà finalmente conto che la sua idea che in un’altra vita avrebbe potuto essere più felice, in realtà è solo ed esclusivamente un’illusione.
Il trailer del film, in poco meno di due minuti, riesce a riassumere perfettamente tutta l’essenza di “Midnight in Paris”. Buona visione e alla prossima cartolina dalla Francia!






Titolo: Midnight in Paris ( Midnight in Paris ).
Regia: Woody Allen
Interpreti : Owen Wilson, Rachel McAdams, Marion Cotillard, Kathy Bates, Adrien Brody
Nazionalità : USA, Spagna
Anno : 2011



giovedì 3 maggio 2012

“Le vacanze di Monsieur Hulot” di Jacques Tati: la raffinata eleganza delle immagini in bianco e nero.


Dopo avervi parlato di “Mio zio” in uno dei miei precedenti post, vorrei proporvi oggi un altro film di Jacques Tati: “Le vacanze di Monsieur Hulot”, un lungometraggio del 1953 con il quale il regista francese portò per la prima volta sullo schermo l’irresistibile e strampalato personaggio del titolo.

Tempo di vacanze. Mentre gli appartenenti alla borghesia francese si apprestano a salire su di un treno che li condurrà in una località balneare del nord della Francia, dove trascorreranno le loro vacanze estive in una piccola pensione a gestione familiare, Monsieur Hulot è invece già in viaggio per raggiungere la stessa destinazione a bordo della sua vecchia macchina scoppiettante. Questa pellicola è caratterizzata dall’assenza di una vera e propria trama; il film, infatti, si sviluppa su di una lunga serie di piccole gags che vedono protagonisti i singoli villeggianti, nonché gli abitanti del luogo. Vi sono adulti e bambini, francesi e americani; e poi ovviamente vi è lui: Monsieur Hulot, con il suo cappello, la sua inseparabile pipa e i suoi pantaloni dall’orlo decisamente troppo corto, che a  differenza degli altri non parla, borbotta. Con la caratteristica goffaggine che ci ha divertito anche nelle successive pellicole che lo hanno visto protagonista, Hulot finisce per sconvolgere inevitabilmente la tranquillità di coloro che alloggiano insieme a lui nella pensione; come nel momento in cui appare intento ad ascoltare a tutto volume la musica di un giradischi, senza preoccuparsi minimamente del disturbo arrecato alle altre persone presenti nella sala.
Dalla mattina alla sera, le singole giornate sulla spiaggia vengono scandite dalle irresistibili gags inscenate dal geniale cineasta francese. Quando poi la vacanza giunge al termine, e arriva il momento di prepararsi per la partenza, ad eccezione di pochi, nessuno si preoccuperà di andare a salutare il povero Monsieur Hulot…



Questa pellicola si contraddistingue, più che per la particolarità della trama, per l’atmosfera di serenità che si respira durante la sua visione, sebbene in parte velata di malinconia nel finale. I suoi toni delicati sono magistralmente sottolineati dall’eleganza delle immagini in bianco e nero, nonché dall’affascinante suono del saxofono e del vibrafono di Alain Romains, perfetta colonna sonora delle giornate trascorse piacevolmente sulla spiaggia, che potete ascoltare cliccando QUI.
Saint-Marc-sur-mer, il cui nome compare scritto nel timbro postale, nell’inquadratura finale del film, è una stazione balneare appartenente al dipartimento della Loira Atlantica, nel nord-ovest della Francia, dove è stata girata la maggior parte delle scene tra l’estate e l’autunno del 1951.
Nell’anno 1999, sulla spiaggia di Saint-Marc-sur-mer ormai conosciuta come “spiaggia di Monsieur Hulot”, è stata inaugurata una statua raffigurante proprio il buffo personaggio creato da Tati, diventando così l’oggetto di curiosità e interesse da parte di turisti e di cinefili. L’"Hôtel de la plage" invece, che ha avuto un ruolo fondamentale durante le riprese, è stato interamente rinnovato nell’anno 2008, e rappresenta ancora oggi il luogo ideale dove alloggiare e godersi una rilassante vacanza sul mare della costa atlantica francese.
Vi lascio quindi alla visione del trailer del film, e come al solito vi rinnovo l’invito su questo blog per la prossima cartolina dalla Francia.





Titolo: Le vacanze di Monsieur Hulot ( Les vacances de Monsieur Hulot ).
Regia: Jacques Tati
Interpreti : Jacques Tati, Louis Patrault, Nathalie Pascaud
Nazionalità : Francia
Anno : 1953





sabato 28 aprile 2012

“Un’ottima annata” di Ridley Scott: la Provenza e la magia dei suoi vigneti.


Tratto dall’omonimo romanzo di Peter Mayle, "Un'ottima annata" di Ridley Scott è la “cartolina dalla Francia” di oggi, e arriva direttamente dai vigneti della Provenza.
Max Skinner (Russell Crowe) è un cinico broker di Londra, nella cui vita le uniche cose ad avere importanza sono il lavoro e le donne.
Un giorno riceve la notizia della morte dello zio Henry (Albert Finney), con il quale aveva trascorso gran parte della propria infanzia essendo rimasto orfano molto presto di entrambi i genitori.
Poiché non è stato lasciato alcun testamento, Max risulta essere l’unico erede de “Château La Siroque”, la proprietà dello zio in Provenza, con annesso vigneto, dove lo stesso Max ha vissuto quando era bambino.
Abbandona quindi momentaneamente Londra per recarsi nel sud della Francia, con l’obiettivo di vendere la tenuta e tornare prima possibile al proprio lavoro di broker.
Arrivato in Provenza, mentre guida, parlando contemporaneamente al telefono, investe senza rendersene conto una donna, Fanny Chenal (Marion Cotillard), la proprietaria di un bistrot locale.
Il giorno seguente, prima di ripartire per Londra, mentre sta scattando alcune foto della proprietà per il suo agente immobiliare, cade involontariamente nella vecchia vasca, vuota, della villa. Fanny, che per caso si trova a passare da quelle parti, riconosce immediatamente l’auto che l’aveva investita il giorno prima, e per vendicarsi riempie la piscina d’acqua.
L’importante appuntamento che Max aveva a Londra salta, e in conseguenza di ciò viene temporaneamente sospeso dal proprio lavoro; decide quindi di rimanere a trascorrere quel periodo di riposo “forzato” nella tenuta dello zio.
Poco dopo riceve la visita di Christie, una ragazza americana che afferma di essere venuta per vedere Henry: il padre che non ha mai conosciuto...
Vivendo nei luoghi in cui aveva trascorso parte della propria infanzia, Max riscopre a poco a poco i valori che lo zio, molti anni prima, aveva cercato di trasmettergli.
Inoltre, grazie anche all’amore per Fanny, abbandonerà lentamente il suo innato cinismo e inizierà ad apprezzare i piccoli piaceri della vita ai quali fino ad allora non aveva mai prestato la minima attenzione.


Dopo aver visto “Un’ottima annata”, che ancora una volta ci mostra come gli eventi possono inaspettatamente rivoluzionare le nostre esistenze, ho approfittato di una mia vacanza in Provenza per andare a visitare alcune delle locations in cui è stata girata la pellicola.
Desidero innanzitutto precisare che, nel caso in cui voleste recarvi nel luogo esatto in cui si trova la tenuta dello zio di Max, dovreste allora indirizzarvi verso “Château La Canorgue” dalle parti di Bonnieux, “ribattezzato” nel film “Château La Siroque”, dove viene effettivamente prodotto “Le Coin Perdu”, il vino più volte citato durante il film. Sebbene i visitatori non possano accedere alla villa, che si trova in una posizione rialzata rispetto al resto della proprietà, ne ho comunque riconosciuto immediatamente la facciata non appena ho iniziato a camminare tra i lunghi filari del vigneto. 
Se vi trovaste poi a passare dalle parti di Gordes, vi consiglierei allora di fermarvi a bere qualcosa al Café Le Renaissance, sulla piazza del paese, scelto come location per le scene ambientate nel ristorante di Fanny Chenal, e dove inaspettatamente il cinico personaggio interpretato da Russell Crowe si improvvisa cameriere per una sera. Oltre che per il sopra citato café, divenuto famoso negli ultimi anni proprio per aver ospitato le riprese del film di Ridley Scott, Gordes merita a ogni modo di essere visitata per i suggestivi scorci che riesce a regalarci mentre passeggiamo piacevolmente lungo le lastricate vie del borgo.
Infine, se avete particolarmente amato la scena del primo appuntamento tra Max e Fanny, seduti a un tavolo all’aperto, mentre su di un maxi-schermo stanno proiettando una serie di immagini tratte da vecchi film francesi e in sottofondo scorrono le note di “Boum” di Charles Trenet, perché non fare allora una breve sosta anche a Cucuron? E’ qui infatti che troverete la grossa vasca in pietra circondata dai platani che avete visto nella scena sopra menzionata.
Prima ancora di augurarvi un’indimenticabile vacanza tra i magici scenari della Provenza, vorrei come consigliarvi la visione del trailer di “Un’ottima annata”. A presto con la prossima cartolina dalla Francia!






Titolo: Un’ottima annata ( A good year ).
Regia: Ridley Scott
Interpreti : Russell Crowe, Marion Cotillard, Albert Finney
Nazionalità : USA
Anno : 2006



venerdì 20 aprile 2012

“Caccia al ladro” di Alfred Hitchcock: fuochi d’artificio sullo schermo tra due indimenticabili icone del cinema di Hollywood.



La cartolina dalla Francia di oggi è una cartolina in technicolor. Se avete una predilezione particolare per le storie in cui gli elementi del giallo si mescolano sapientemente con quelli della commedia rosa, e soprattutto se siete amanti delle atmosfere evocate dai solari paesaggi della Costa Azzurra, vorrei allora consigliarvi la visione di “Caccia al ladro”: il film diretto nel 1954 da Alfred Hitchcock, e interpretato, fra gli altri, da due indimenticabili icone del cinema di Hollywood, ancora oggi simbolo di fascino ed eleganza: Cary Grant e Grace Kelly.
John Robie ( Cary Grant ), dopo aver fatto parte della Resistenza francese durante la seconda guerra mondiale, ed essere stato scarcerato, ha ormai abbandonato la sua “attività” di ladro di gioielli,  in conseguenza della quale si è guadagnato l’appellativo de “Il Gatto”. Adesso conduce una vita ritirata in una bellissima residenza sulle colline dell’entroterra della Costa Azzurra, coltivando fiori.
Il film inizia con una rapida carrellata di furti di gioielli all’interno di alcune abitazioni della Riviera francese, messi a segno secondo le caratteristiche modalità de “Il Gatto”. La polizia  sospetta subito che si tratti di furti commessi proprio da John Robie; dello stesso parere sono anche i suoi ex-compagni della Resistenza, che adesso lavorano  in un ristorante di Nizza appartenente al signor Bertani, un vecchio amico di Robie.
Hughson, un agente delle assicurazioni Lloyd's di Londra, appena arrivato in Costa Azzurra proprio per indagare sui recenti avvenimenti, diventa il principale alleato di Robie, intenzionato, quest’ultimo, a dimostrare la propria estraneità ai fatti che gli vengono imputati, e soprattutto a riuscire a cogliere sul fatto il vero ladro.
A tal riguardo si procura una lista dei proprietari di gioielli attualmente presenti sulla Riviera francese, e fra questi nominativi trova anche quello dall'americana Jessie Stevens, vedova di un petroliere, in vacanza a Cannes insieme all'affascinante e sofisticata figlia Frances (Grace Kelly).
Fingendosi un facoltoso uomo d'affari americano, Robie riesce quindi ad avvicinare le due donne;  e Frances, pur essendo sicura della colpevolezza dell’uomo, ne rimane subito affascinata…



“Caccia al ladro” ricevette tre nominations agli Oscar, aggiudicandosene poi solamente uno per la “Migliore fotografia”; in effetti, anche se a quasi sessant’anni dalla sua uscita nelle sale le immagini possono risultare alquanto “datate”, riescono comunque a evocare  brillantemente tutto il fascino della Costa Azzurra durante la stagione estiva.
E’ quindi molto probabile che, una volta visto il film, vi verrà voglia di recarvi sulla Croisette di Cannes, per poter ammirare da vicino l’elegante e maestosa facciata dell’Hotel Carlton, dove nel film alloggiano i protagonisti interpretati da Cary Grant e Grace Kelly. Nel caso in cui decideste poi di prenotare una stanza in quello stesso hotel, potreste anche usufruire della loro spiaggia privata, godendovi così un po’ di relax sotto il sole della Riviera, e magari ripensando al brillante battibecco, inscenato proprio nelle azzurre acque della baia della Croisette, tra Grace Kelly e l’attrice francese Brigitte Auber, di fronte ad un alquanto imbarazzato Cary Grant.
Se poi vi trovaste a passare da Nizza, potrebbe allora essere interessante visitare anche il colorato mercato dei fiori, al quale Hitchcock ha dedicato in “Caccia al ladro” una divertente scena, riuscendo a miscelare magistralmente humor e “azione”.
Una menzione particolare credo infine che spetti alle spettacolari riprese aeree della Riviera, che a mio avviso hanno indubbiamente contribuito a rendere indimenticabile questo classico della cinematografica americana.
Nel caso in cui stiate programmando le vostre prossime vacanze estive in Costa Azzurra, vi consiglio quindi di guardare prima possibile questa pellicola; inizierete così ad assaporare lentamente le atmosfere di quei luoghi, ed avrete una ragione in più per partire.




Titolo: Caccia al ladro ( To catch a thief ).
Regia: Alfred Hitchcock
Interpreti : Cary Grant, Grace Kelly, Jessie Royce Landis, John Williams
Nazionalità : USA
Anno : 1954


domenica 15 aprile 2012

“Swimming Pool” di François Ozon: un thriller carico di sensualità sotto il sole della Provenza.



Nel 2003 François Ozon, dopo aver diretto l’anno precedente “8 donne e un mistero”, tornò sugli schermi con “Swimming Pool”: un thriller carico di tensione erotica ambientato sotto il sole della Provenza.
Una scrittrice inglese di romanzi polizieschi di successo, Sarah Morton ( Charlotte Rampling ), sta attraversando un periodo di forte crisi di ispirazione. Per questo motivo il suo editore decide di metterle a disposizione la sua casa nel Luberon, nel sud della Francia, affinché possa rilassarsi e allo stesso tempo pensare alla stesura del suo nuovo libro. Sotto il sole della Provenza Sarah riacquista subito l’ispirazione, e comincia a scrivere il suo nuovo romanzo. Poco dopo, però, la sua quiete viene turbata dall'arrivo di Julie ( Ludivine Sagnier ), la giovane figlia del suo editore, che con i suoi atteggiamenti disinibiti turba immediatamente l’alquanto rigido  stile di vita di Sarah. A seguito della loro convivenza all’interno della villa, la scrittrice inglese inizia però a spiare i movimenti della ragazza, traendone ispirazione per il romanzo che sta scrivendo. Con il passare dei giorni poi, il rapporto tra le due donne diventa sempre più intimo, soprattutto quando, proprio intorno alla piscina da cui prende spunto il titolo del film, viene ( forse ) commesso un omicidio…




L’azione inizia in una grigia e piovosa Londra, per poi spostarsi poco dopo nel decisamente più solare Luberon nel sud della Francia: un “vero piccolo paradiso”, come viene definito dalla stessa Sarah subito dopo aver preso possesso della villa; ed è proprio quella villa, ed ovviamente la sua piscina, a rappresentare il luogo focale del film, attorno al quale si sviluppa tutta la storia.
Le riprese, però, non sono avvenute unicamente all’interno della proprietà dell’editore di Sarah; François Ozon, infatti, durante la narrazione del film riesce a regalarci anche alcuni incantevoli scorci del Luberon. Ci ritroviamo così a passeggiare insieme alla protagonista lungo le strette strade lastricate, delimitate ai lati da vecchie case in pietra, tipiche dei villaggi provenzali; oppure a riposarci insieme a lei, riscaldata da un tiepido sole, mentre se ne sta pigramente seduta al tavolo di un ristorante all’aperto.
Chi medita da tempo di visitare questi luoghi, dopo aver visto, o rivisto, “Swimming Pool” avrà sicuramente un motivo in più per farlo, in quanto a mio avviso questa pellicola riesce a trasmettere in modo sufficientemente realistico le atmosfere e i colori caratteristici della Provenza, e con essi la voglia di conoscere in modo più approfondito questa regione del sud della Francia, incantevole in ogni stagione dell’anno.
Una particolare menzione spetta ovviamente agli interni e agli esterni della villa,  che grazie alle minuziose inquadrature del regista lo spettatore impara lentamente a conoscere come se ne fosse lui stesso un inquilino, e che costituiscono lo sfondo perfetto per le atmosfere torbide e sensuali di questo thriller. 



Titolo: Swimming Pool ( Swimming Pool ).
Regia: François Ozon
Interpreti : Charlotte Rampling, Ludivine Sagnier, Charles Dance
Nazionalità : Francia
Anno : 2003



sabato 7 aprile 2012

“Le divorce” di James Ivory: due americane a Parigi.


"Tutto suona più sexy in francese” recita il sottotitolo di questa divertente pellicola di James Ivory, che dopo aver diretto numerosi capolavori in costume, come Casa Howard, Camera con vista e Quel che resta del giorno, ambienta questa sua sofisticata commedia nella Parigi dei nostri giorni.
Isabel ( Kate Hudson ) vola dalla California a Parigi per seguire da vicino la gravidanza della sorella Roxeanne ( Naomi Watts ). Arriva però proprio nel momento in cui Roxeanne viene abbandonata dal marito Charles-Henry, intenzionato a chiederle il divorzio.
Isabel, durante il suo soggiorno nella Ville lumière, mentre cerca di consolare la sorella in quel delicato momento della sua esistenza, rimane affascinata da Edgar ( Thierry Lhermitte ), maturo, e soprattutto sposato, diplomatico francese, zio di Charles-Henri, di cui diventerà l’amante. Ne seguirà uno scandalo che andrà a complicare ulteriormente i già tesi rapporti fra le due famiglie a causa della divisione dei beni fra  Charles-Henry e Roxeanne, soprattutto dopo che quest’ultima scoprirà che è stato attribuito un valore incredibilmente elevato al quadro che lei aveva portato con sé dagli Stati Uniti. Mettendo a confronto la cultura americana con quella europea ( in particolar modo quella francese ), e parlando di morale, soldi, matrimonio e sesso, “Le divorce” risulta essere, a mio avviso, una divertentissima commedia sugli usi e costumi di due mondi differenti.



Nella sua caratteristica e costante attenzione ai dettagli, James Ivory riesce a regalarci un’immagine decisamente sofisticata di Parigi. Grazie alla sua macchina da presa, non solo ci ritroviamo a passeggiare lungo le eleganti vie di questa città, ma riusciamo anche ad entrare nei più esclusivi ristoranti della capitale, allietando così la nostra vista con una lunga carrellata di piatti tipici della cucina francese, presentati sulla tavola in modo estremamente raffinato. Inoltre, nel momento in cui i toni della commedia virano dal rosa al giallo, ci ritroviamo ad osservare la Tour Eiffel da una prospettiva completamente diversa da quella alla quale siamo generalmente abituati…




Titolo: Le divorce ( Le divorce ).
Regia: James Ivory
Interpreti : Kate Hudson, Naomi Watts, Glenn Close, Leslie Caron, Thierry Lhermitte
Nazionalità : USA, Francia
Anno : 2003



sabato 31 marzo 2012

“Chocolat” di Lasse Hallström: il misterioso fascino del cioccolato.


Francia fine anni ’50. Lansquenet-sous-Tannes è il nome di fantasia di un tranquillo paesino in cui il tempo sembra essersi fermato, e dove, apparentemente, tutti gli abitanti vivono sottomessi alla rigida morale imposta dal bigotto e tradizionalista sindaco della cittadina, il conte di Reynaud.
Accompagnata dalla figlioletta Anouk, una notte arriva in paese l’affascinante e misteriosa Vienne Rocher ( interpretata da Juliette Binoche ), la quale poco dopo prenderà in affitto dalla signora Armande un vecchio fondo per trasformarlo in una raffinata ed elegante cioccolateria.
Gli abitanti di Lansquenet-sous-Tannes si mostreranno subito incuriositi e al tempo stesso affascinati dalla magia del cioccolato e del negozio, all’interno del quale tutti sembrano trovare un temporaneo sollievo alle loro preoccupazioni.
Il sindaco, non potendo accettare l’idea di libertà ispirata dalla figura di Vienne e, soprattutto, che i suoi concittadini si stiano lentamente allontanando dai rigidi principi morali da lui impartiti nel corso degli anni, cercherà di far leva con il proprio carisma sulla popolazione benpensante nel tentativo di boicottare la cioccolateria. In conseguenza del suo operato, ben presto la donna si ritroverà infatti da sola, vittima dei pregiudizi della comunità. Però l’arrivo in paese di un gruppo di zingari, fra i quali Roux, un affascinante musicista interpretato da Johnny Depp, stravolgerà definitivamente l’eccessivo tradizionalismo degli abitanti di Lansquenet-sous-Tannes…


Flavigny-sur-Ozerain è il nome del caratteristico paesino a circa 60 km da Digione, e considerato uno tra i 100 più bei villaggi di Francia, dove è stato principalmente girato “Chocolat”, e che ho avuto occasione di visitare alcuni anni fa durante un mio breve soggiorno in Borgogna.
Innanzitutto vorrei dire che passeggiando lungo gli stretti vicoli di questo villaggio, ho avuto la sensazione che il tempo lì si fosse effettivamente fermato; personalmente ritengo quindi decisamente azzeccata la scelta di questa location da parte della produzione .
Proprio di fronte alla chiesa del paese si trova il fondo dove Vienne apre la sua cioccolateria, della quale a ogni modo dopo la fine delle riprese non è rimasta la minima traccia.
Sebbene Flavigny-sur-Ozerain non abbia effettivamente una cioccolateria come nel film di Lasse Hallström, è comunque molto conosciuta per la sua fabbrica di confetti e caramelle all’anice.
Consiglierei vivamente di visitare Flavigny-sur-Ozerain ( soprattutto a chi ha amato “Chocolat” ) nel caso in cui vi trovaste in Borgogna, e in particolare a nord della Côte d’or.
Nel caso in cui foste alla ricerca dei luoghi dove sono avvenute le riprese dell’arrivo della barca degli zingari e della festa della signora Armande, credo invece che rimarreste delusi, poiché, come mi è stato anche confermato dalla proprietaria del ristorante di Flavigny-sur-Ozerain ( credo in effetti che sia l’unico ) quelle scene sono state infatti girate in Inghilterra…
Tornando a parlare del film, vorrei a ogni modo concludere dicendo che “Chocolat” ci fa riflettere sull’indole umana, sul desiderio e al tempo stesso sull’impossibilità di esprimerla pienamente, ma soprattutto sul fatto che non è mai troppo tardi per cambiare la propria vita.




Titolo: Chocolat ( Chocolat ).
Regia: Lasse Hallström
Interpreti : Juliette Binoche, Johnny Depp, Judi Dench, Alfred Molina
Nazionalità : USA
Anno : 2000


giovedì 15 marzo 2012

“Mio zio”: la geniale comicità di Jacques Tati.



Con la “cartolina dalla Francia” di oggi vorrei parlarvi di “Mio zio”: la pellicola diretta e interpretata nel 1958 da Jacques Tati, e vincitrice di un premio Oscar come miglior film straniero.
Dopo Le vacanze di Monsieur Hulot, il geniale cineasta francese porta nuovamente sullo schermo lo strampalato personaggio del titolo, rendendolo ancora una volta protagonista di situazioni  comiche, al limite del surreale.
La famiglia Arpel vive in un quartiere moderno, in una villa dotata di tutte le ultimissime invenzioni tecnologiche. Il signor Arpel è il dirigente di un’industria produttrice di materie plastiche, mentre la moglie è una donna dedita in modo quasi ossessivo alla pulizia della casa e alla cura della famiglia. Vi è poi Gérard, il figlio a cui entrambi i genitori vorrebbero imporre il loro stile di vita “perfetto”, verso il quale però il bambino si dimostra del tutto insofferente. Al contrario, ha una simpatia particolare per il confusionario e singolare zio, Monsieur Hulot per l’appunto, il fratello della signora Arpel che vive  invece in un pittoresco quartiere popolare.


Il film è basato proprio sul contrasto tra questi due mondi. Da una parte l’elegante atmosfera vissuta all’interno della villa dei coniugi Arpel, dove tutto funziona ( pressoché ) alla perfezione. Dall’altra il calore dei rapporti umani vissuti in un quartiere popolare, nella Francia di fine anni 50. La macchina da presa ci permette di seguire la vita di alcune di quelle persone durante le loro occupazioni quotidiane: mentre fanno la spesa al mercato rionale, oppure durante un attimo di pausa, mentre conversano piacevolmente tra di loro seduti al tavolo di un café all’aperto.
Jacques Tati in questo film, oltre a regalarci un’indimenticabile prova della sua geniale comicità, ci fa rivivere l’atmosfera di una Francia che fu, e che personalmente ho avuto la possibilità di respirare visitando alcune località francesi, a dire il vero non sempre tipicamente turistiche, le quali sono fortunatamente riuscite a mantenere pressoché inalterato il loro fascino originario.
A chi non conoscesse ancora questo piccolo gioiello della cinematografia francese e fosse interessato a vederlo, consiglierei di guardare subito il trailer del film.






Titolo: Mio zio ( Mon oncle ).
Regia: Jacques Tati
Interpreti : Jacques Tati, Jean-Pierre Zola, Adrienne Servantie
Nazionalità : Francia
Anno : 1958


domenica 11 marzo 2012

“Baci rubati”: l'indimenticabile pellicola di François Truffaut.



Vorrei dedicare il primo post di questo blog, ovvero la prima delle “Cartoline dalla Francia”, a “Baci rubati”: la commedia sentimentale di François Truffaut del 1968 che ho avuto occasione di vedere, e apprezzare, per la prima volta purtroppo solo di recente.
In questo film il regista, uno dei più importanti esponenti della Nouvelle Vague francese, dopo I 400 colpi e L’amore a vent’anni porta nuovamente sullo schermo il personaggio di Antoine Doinel, interpretato da Jean-Pierre Léaud, suo attore feticcio.
Riformato dal servizio militare per instabilità di carattere, Antoine torna dall’ex fidanzata Christine, nel tentativo di riallacciare, ma senza successo, i rapporti con lei.
Nel frattempo trova lavoro come portiere di notte in un albergo di Montmartre, ma viene subito licenziato per aver involontariamente aiutato un detective privato a cogliere in flagrante un'adultera. Viene quindi successivamente assunto dalla stessa agenzia investigativa, ma anche in questo caso dimostrerà ben presto di non essere all’altezza degli incarichi che gli vengono assegnati, arrivando perfino ad innamorarsi della moglie di un cliente.
Nella sua ricerca di una stabilità economica, passando rapidamente da un impiego ad un altro, e sentimentale, spaziando dall’amore mercenario a quello per una donna matura dell’alta borghesia, alla fine Antoine riuscirà comunque ad assicurarsi l’affetto della sua ex fidanzata, e a raggiungere, apparentemente, una più completa maturità interiore.



Oltre che per le tematiche trattate dal regista, a mio avviso ciò che rende questa pellicola particolarmente affascinante è il fatto di esser stata girata a Parigi proprio durante i giorni della contestazione studentesca del 1968, appartenendo quindi a un’epoca così densa di cambiamenti per la Francia e non solo.
Tra una gag di Antoine Doinel e l’altra, François Trauffaut ci accompagna con la sua macchina da presa lungo le strade e i giardini di una Parigi da favola, oppure, anche semplicemente spalancando la finestra di una camera da letto, ci regala incantevoli viste della città, fra cui mi è rimasta particolarmente impressa quella della basilica del Sacro Cuore a Montmartre.
Ritengo inoltre che una menzione particolare vada a Que reste-t-il des nos amours?, brano del 1942 scritto e interpretato da Charles Trenet, nonché indimenticabile colonna sonora del film, che con la sua struggente melodia riesce bene a sottolineare le tematiche della pellicola, e contribuisce a renderla indubbiamente una delle migliori di Truffaut.



Titolo: Baci rubati ( Baisers volés ).
Regia: François Truffaut
Interpreti: Jean-Pierre Léaud, Claude Jade, Delphine Seyrig, Michael Lonsdale, Daniel Ceccaldi
Nazionalità: Francia
Anno: 1968