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lunedì 24 dicembre 2012

“Una lunga domenica di passioni” di Jean-Pierre Jeunet: una tenera storia d’amore sullo sfondo degli orrori della grande guerra.


Dopo l’incredibile successo de “Il favoloso mondo di Amélie”, nel 2004 la fortunata coppia formata dal visionario regista francese Jean-Pierre Jeunet e l’espressiva Audrey Tautou si riunì felicemente per le riprese de “Una lunga domenica di passioni”: un vero e proprio kolossal di produzione franco-americana ambientato durante gli anni che  seguirono immediatamente il primo conflitto mondiale.
Nel gennaio del 1917, cinque soldati francesi, non sopportando più di continuare a combattere in trincea, decidono di automutilarsi proprio per sottrarsi ai loro doveri militari.
Condannati a morte da una corte marziale per aver commesso questo reato, i cinque uomini vengono scortati in un avamposto chiamato “Bingo Crépuscule” e abbandonati lì, tra le trincee francesi e quelle tedesche, al loro tragico destino.
Tra di loro vi è anche il giovanissimo Manech (Gaspard Ulliel), fidanzato di Mathilde (Audrey Tautou).
Due anni più tardi la ragazza, claudicante fin da quando era una bambina a seguito della poliomielite, non riesce ancora a rassegnarsi all’idea che Manech sia effettivamente deceduto, poiché se fosse morto lei lo saprebbe.
Sostenuta da questa sua fortissima convinzione, Mathilde inizia quindi la sua indagine personale.
In un altalenarsi di speranze e delusioni, e avvalendosi delle testimonianze di coloro che hanno incontrato Manech, la ragazza riuscirà finalmente a scoprire che cosa gli sia effettivamente successo quel terribile giorno a “Bingo Crépuscule”…



Tratto dall’omonimo romanzo di Sébastien Japrisot, “Una lunga domenica di passioni” ci presenta con estremo realismo tutto l’orrore della guerra.
Una perfetta ricostruzione delle trincee battute dalla pioggia e sommerse dal fango, un sapiente impiego degli effetti speciali, nonché la crudezza delle scene in cui il regista non ci risparmia la visione dei corpi dei soldati mutilati o, peggio ancora, straziati sul campo di battaglia, rendono lo spettatore particolarmente partecipe delle vicende narrate sullo schermo.
A smorzare la drammaticità degli eventi storici, contribuisce però la tenerezza della storia d’amore tra Mathilde e Manech, i quali, proprio a causa della guerra, hanno visto spezzarsi tragicamente il filo che li teneva legati al loro sogno fin dagli anni dell’infanzia.
Nonostante le avversità che l’hanno accompagnata fin dalla sua tenera età, il personaggio interpretato dalla Tautou affascina per la sua incredibile forza e tenacia; due qualità che la spingono senza sosta a scoprire che cosa sia effettivamente successo al suo amato, nonostante le persone che le stanno accanto la esortino in continuazione ad abbandonare le ricerche, onde evitare che lei si illuda inutilmente.
Fanno parte del cast di questo intenso kolossal a sfondo bellico, oltre alla Tautou e ad alcuni degli attori “feticcio” di Jeunet ( come Dominique Pinon e Rufus ), anche due premi Oscar di tutto rispetto: la bravissima Marion Cotillard ( nei panni di una vendicativa prostituta ) e la talentuosa Jodie Foster.
La suggestiva colonna sonora di Angelo Badalamenti riesce magistralmente a trasmettere allo spettatore non solo l’enorme angoscia di Mathilde, ma anche e soprattutto la sua speranza di riuscire a ritrovare ancora vivo il “suo” Manech.
Una menzione particolare spetta infine all’eccellente utilizzo degli effetti digitali, grazie ai quali è stato possibile ricreare la Parigi degli anni venti, nonché alla fotografia di Bruno Delbonnel, che  è riuscita ad esaltare l’incredibile bellezza dei paesaggi della Bretagna, con i suoi fari imponenti e le sue lunghissime coste frastagliate battute dal vento.



Titolo: Una lunga domenica di passioni ( Un long dimanche de fiançailles )
Regia: Jean-Pierre Jeunet
Interpreti: Audrey Tautou, Gaspard Ulliel, Dominique Pinon, Jodie Foster, Marion Cotillard
Nazionalità: Francia
Anno: 2004

sabato 19 maggio 2012

“Il favoloso mondo di Amélie” di Jean-Pierre Jeunet: una favola moderna ambientata nel quartiere parigino di Montmartre.


Il favoloso mondo di Amélie”, del visionario Jean-Pierre Jeunet, è la cartolina dalla Francia di oggi che vorrei dedicare a tutti coloro che, sebbene non più bambini, amano ancora lasciarsi cullare dalle atmosfere surreali tipiche delle opere di questo regista; il quale, con questa pellicola, è riuscito a portare sullo schermo una piacevolissima favola moderna in cui ancora una volta trionfano i buoni sentimenti.
La giovane e graziosa Amélie Poulain (Audrey Tautou) lavora come cameriera presso il “Café des Deux Moulins” nel quartiere di Montmartre, a Parigi. Durante le sue giornate, che si susseguono in assoluta tranquillità, ama coltivare un gusto particolare per i piccoli piaceri della vita, come spezzare la crosta della Crème brûlée con la punta del cucchiaino, far rimbalzare i sassi sul Canal Saint-Martin, oppure affondare lentamente la mano in un sacco di legumi. Spesso, la domenica, va a trovare l’anziano padre, rimasto vedovo quando lei era ancora una bambina. La sera in cui apprende la notizia della morte di Lady Diana, Amélie ritrova casualmente, dietro a una mattonella della parete del bagno, una vecchia scatola, appartenuta ad un bambino vissuto in quello stesso appartamento molti anni prima, contenente alcuni piccoli oggetti. A seguito di tale inaspettato ritrovamento, Amélie si mette immediatamente alla ricerca del proprietario, che dopo varie peripezie scopre essere un certo Dominique Bretodeau, oramai divenuto adulto, e al quale con uno stratagemma riesce a riconsegnare la scatola. Nella sua ricerca risulta determinante l’aiuto de “L’uomo di vetro”: un anziano vicino di casa di Amélie, così soprannominato per una malattia congenita che gli ha causato la fragilità delle ossa. Per questo motivo l’uomo trascorre le sue giornate in casa a dipingere. La ragazza, rimasta piacevolmente colpita dalla reazione avuta da Bretodeau nel ritrovare dopo tanti anni il suo piccolo “tesoro”, decide così di dedicarsi ad aiutare gli altri, nel tentativo di sistemare tutto ciò che non va nelle loro vite. Allo stesso tempo, però, ergendosi a paladina dei più deboli, mette in atto una crudele vendetta ai danni del fruttivendolo del suo quartiere, per punirlo dei continui maltrattamenti inflitti al povero garzone della sua bottega. Un giorno Amélie incontra Nino (Mathieu Kassovitz), un ragazzo che ha il curioso hobby di raccogliere e collezionare in un grosso album le fototessere gettate via nelle stazioni di Parigi e che, come lei, ha avuto un’infanzia difficile. Lo smarrimento, da parte di Nino, del suo “prezioso” album di foto darà vita ad una serie di inseguimenti e perfino a una caccia al tesoro; fino a quando, dopo essersi prodigata tanto per aiutare gli altri, anche per Amélie arriverà la felicità e, soprattutto, l’amore…



Nonostante l’atmosfera a tratti surreale che permea la pellicola, “Il favoloso mondo di Amélie” si contraddistingue per l’estrema sensibilità e delicatezza con le quali vengono narrati i singoli passaggi del film, arrivando perfino, in alcuni momenti, a suscitare la commozione dello spettatore; come nella scena in cui Dominique Bretodeau, che Amélie attira con uno stratagemma in una cabina telefonica, ritrova, incredulo, la scatola appartenutagli molti anni prima, nella quale aveva raccolto alcuni piccoli oggetti della propria infanzia. Questo ritrovamento del tutto inaspettato lo porterà così a riflettere sulla propria vita, sul rapido scorrere degli anni e soprattutto sul suo rapporto con il figlio, con il quale non parla più da tempo.
Quello di Amélie Poulain è un personaggio con il quale molti spettatori si sono identificati. Da schiva e riservata, come ci viene presentata all’inizio del film, la vediamo trasformarsi lentamente in una giovane donna desiderosa di rendere migliore la vita di coloro che la circondano; ed è proprio aiutando gli altri che inizierà a riflettere su ciò che non va dentro di sé e ad aprire il proprio cuore all’amore: un sentimento del quale fin dagli anni della sua infanzia le è stata trasmessa, sebbene involontariamente, una visione alquanto distorta.
In un’epoca nella quale  i media ci propongono quotidianamente l’immagine di un mondo in cui il concetto di altruismo risulta tutt’altro che predominante, “Il favoloso mondo di Amélie” può indubbiamente apparire come una vera e propria utopia. Ritengo comunque che, di tanto in tanto, la visione di pellicole come questa possa comunque “fare bene al cuore”, giusto per poter continuare a credere  e sperare che l’amore e il rispetto per il prossimo non si siano ancora definitivamente estinti.
La poetica colonna sonora composta da Yann Tiersen sottolinea alla perfezione ogni singolo momento del film, come nel caso di Comptine d’un autre été, brano che ascoltiamo in sottofondo nella scena in cui Amélie si diverte a far rimbalzare i sassi sull’acqua del Canale Saint-Martin a Parigi, e che potete ascoltare, o riascoltare, cliccando QUI.
Il quartiere parigino di Montmartre fa da sfondo alle giornate di Amélie e degli altri curiosi personaggi che quotidianamente ruotano intorno alla sua vita; ed è proprio a Montmartre, in rue Lepic 15, che si trova il Café des Deux Moulins, locale che Jean-Pierre Jeunet ha scelto personalmente come set per le riprese e che, dopo l’uscita del film, è diventato una sorta di luogo di culto per tutti coloro che hanno amato questa pellicola, permettendogli così di risollevarsi dalla pesante situazione finanziaria in cui era piombato prima di essere scoperto dal regista. Potete raggiungerlo tranquillamente con il metro: fermate  Abbesses o Blanche.
Nelle vicinanze del Café des 2 Moulins, precisamente in Rue des 3 Frères, si trova anche la bottega di Monsieur Colignon, il dispotico fruttivendolo che subisce l’ “atroce” vendetta di Amélie.
Alcune scene del film sono state girate  presso la Gare de Lyon, la Gare de Paris Est e la Gare de Paris Nord: i luoghi prediletti da Nino per la ricerca e la raccolta di fototessere scartate.


 
Titolo: Il favoloso mondo di Amelie (Le Fabuleux destin d'Amélie Poulain ).
Regia: Jean-Pierre Jeunet
Interpreti : Audrey Tautou, Mathieu Kassovitz, Dominique Pinon, Jamel Debbouze.
Nazionalità : Francia
Anno : 2001