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domenica 20 ottobre 2019

GRAZIE A DIO di François Ozon: il drammatico racconto delle fragilità e dei tormenti interiori di tre uomini le cui vite sono state per sempre sconvolte.



Lione. Alexandre Guérin ( Melvil Poupaud ) è un quarantenne con un’ottima posizione lavorativa, una moglie amorevole e cinque figli; all’apparenza, la sua si direbbe una vita tranquilla.
Purtroppo, però, l’uso del condizionale è d’obbligo, in quanto nel profondo del suo animo  è ancora vivo il doloroso ricordo delle molestie sessuali da lui subite, negli anni dell’infanzia, da parte di Padre Peyrat ( Bernard Verley ); e quando un giorno Alexandre apprende che il sacerdote è tornato a operare nella diocesi di Lione, preoccupato che possa molestare anche altri bambini, l’uomo decide finalmente di scrivere al Cardinale Barbarin ( François  Marthouret ) per informarlo dei drammatici eventi che hanno segnato per sempre la sua esistenza.
Quest’ultimo, sebbene fin da subito si dimostri ovviamente comprensivo nei suoi confronti, ben presto si rivela però tutt’altro che intenzionato a denunciare ai suoi superiori il religioso per quanto da lui commesso trent’anni prima.
Assalito da un sentimento di profonda rabbia,  Alexandre decide quindi di rivolgersi direttamente alla giustizia.
Sebbene siano oramai trascorsi troppi anni dal verificarsi di quegli eventi, e il reato sia caduto in prescrizione, il suo gesto sarà comunque di esempio per moltissimi altri uomini che, come lui, hanno subito dalla stessa persona lo stesso tipo di violenze, permettendogli così di trovare il coraggio di venire allo scoperto, e di liberarsi di un peso che da troppo tempo grava sulle loro esistenze.




Tratto da un fatto di cronaca realmente accaduto, che negli ultimi anni ha infiammato gli animi e le coscienze del popolo francese, “Grazie a Dio” intreccia le vicende di tre uomini, con la narrazione delle drammatiche conseguenze che gli abusi da loro subiti durante gli anni della loro infanzia hanno avuto non solamente nella loro quotidianità  ma anche in quella delle persone a loro vicine.
Tre uomini che, nonostante tutto, hanno cercato di reagire andando avanti nel loro percorso di vita, oppressi costantemente da un sentimento dove la vergogna si mescola dolorosamente con il rancore e la rabbia; e la rabbia è proprio ciò che si impossessa dello spettatore durante la visione del film, di fronte alla narrazione degli abomini perpetrati negli anni da Padre Peyrat, e alla vergognosa omertà da parte del Cardinale Barbarin a denunciare quegli stessi crimini, pur essendone venuto a conoscenza.
Indubbiamente, con “Grazie a Dio”, François Ozon ha realizzato l’opera più matura della sua già notevole carriera cinematografica: una straordinaria pellicola caratterizzata da un taglio decisamente attualistico e un ritmo particolarmente teso.
Premiato con l’Orso d’Argento al Festival di Berlino di quest’anno, nonostante gli strenui tentativi di impedirne l’uscita nelle sale, la ventesima pellicola del cineasta francese ha già riscosso un incredibile successo di pubblico e di critica in Francia.
Un’opera che oltre ad avvalersi della magistrale regia e della solida sceneggiatura di Ozon, si contraddistingue per le toccanti interpretazioni di Melvil Poupaud, Denis Ménochet e Swann Alraud, semplicemente straordinari nel trasmettere allo spettatore tutte le fragilità e i tormenti interiori di tre uomini le cui vite sono state per sempre sconvolte.



Titolo: Grazie a Dio ( Grâce à Dieu )
Regia: François Ozon
Interpreti: Melvil Poupaud, Denis Ménochet, Swann Alraud, Bernard Verley, François Marthouret
Nazionalità: Francia
Anno: 2019

domenica 22 ottobre 2017

“Doppio amore” di François Ozon: un intrigante thriller erotico dagli spiccati risvolti psicologici.


Chloé ( Marine Vacth ) soffre da sempre di strani dolori al ventre.
Dopo aver eseguito una serie di esami diagnostici che le permettono di escludere ogni possibile origine fisica di tale disturbo, la sua ginecologa le consiglia  di rivolgersi a uno psichiatra; la giovane decide quindi di iniziare la terapia con il timido e garbato Paul ( Jérémie Renier ).
Tra loro due, però, si sviluppa ben presto qualcosa che va oltre il canonico rapporto medico-paziente, e che inevitabilmente, per ragioni deontologiche, spinge Paul a interrompere immediatamente la terapia; a seguito di ciò, i due decidono di andare a vivere insieme.
Qualche tempo dopo, Chloé scopre casualmente che il proprio compagno ha un gemello di nome Louis, anche lui psicoterapeuta ma caratterialmente agli antipodi rispetto al fratello.
Sorpresa, ma al tempo stesso  preoccupata, in quanto Paul sostiene di essere figlio unico, nel tentativo di scoprire la verità la giovane decide quindi di riprendere la terapia, questa volta però con Louis.
Questo segnerà per lei l’inizio di un torbido ménage à trois dagli esiti decisamente inaspettati…



Presentato all’ultimo Festival di Cannes, e ad oggi ancora inedito in Italia, “Doppio amore” è un intrigante thriller erotico dagli spiccati risvolti psicologici.
Ispirandosi liberamente al romanzo di Joyce Carol Oates “Lives of the twins”, François Ozon torna ad affrontare l’argomento del “doppio”, guidando anche questa volta lo spettatore attraverso gli intricati e misteriosi meandri della psiche umana.
Rendendo omaggio ad alcuni dei più grandi maestri del cinema di tutti i tempi, tra cui Brian De Palma, Roman Polanski, senza ovviamente dimenticare Alfred Hitchcock, il regista francese dipana lentamente con la sua abituale maestria un dramma visivamente affascinante, in cui il confine tra realtà e immaginazione appare fin da subito alquanto labile; il tutto sapientemente scandito da un’opprimente colonna sonora che sembra rispecchiare alla perfezione il tormentato stato d’animo di Chloé.
Marine Vacth, già precedentemente diretta da Ozon in “Giovane e bella”, incendia lo schermo con quel mix di vulnerabilità, sensualità e perversione che contraddistingue il suo personaggio.
Ad affiancarla, troviamo invece un bravissimo Jérémie Renier, semplicemente straordinario nel suo doppio ruolo di Paul/Louis, e una sempre affascinante Jacqueline Bisset, indimenticabile icona del cinema francese degli anni settanta e non solo.


Titolo:  Doppio amore ( L’amant double )
Regia : François Ozon
Interpreti: Marine Vacth, Jérémie Renier, Jacqueline Bisset
Nazionalità: Francia
Anno: 2017

domenica 29 gennaio 2017

“Frantz” di François Ozon: le tragiche e imprevedibili conseguenze che ogni guerra porta inevitabilmente con sé.


Dopo la fine della prima guerra mondiale, Anna ( Paula Beer ) - una giovane donna che vive in un paesino della Germania - si reca quotidianamente sulla tomba del fidanzato Frantz, morto proprio nel corso del conflitto appena conclusosi.
Un giorno, giunta al cimitero, si accorge però di essere stata preceduta: vede infatti uno sconosciuto di fronte alla lapide del promesso sposo.
Di lì a breve quell’uomo si presenta a Anna dicendole di chiamarsi Adrien ( Pierre Niney ), di essere francese e, soprattutto, di aver conosciuto Frantz a Parigi, durante gli anni che quest’ultimo vi aveva trascorso prima dello scoppio della guerra.
Anna decide quindi di farlo conoscere ai genitori del suo defunto fidanzato, dai quali è oramai considerata come una figlia, e con cui vive da tempo.
L’arrivo di Adrien in quella famiglia è realmente un’occasione di gioia oltreché di commozione: tutti e tre hanno infatti la possibilità di veder rivivere Frantz nei racconti dell’amico francese.
Inoltre, a poco a poco, tra Anna e Adrien si sviluppa un legame particolare; ma, ben presto, terribilmente oppresso dal senso di colpa, il giovane finisce per confessarle il vero motivo per cui ha voluto conoscere la famiglia dello sfortunato soldato tedesco…


Tratto da una pièce teatrale di Maurice Rostand, precedentemente già portata sul grande schermo da Ernest Lubitsch nel 1932, “Frantz” affronta con estremo garbo e delicatezza le terribili conseguenze che ogni conflitto bellico porta inevitabilmente con sé.
La vicenda è infatti ambientata nell’anno successivo al termine della grande guerra, in una Germania che sta ancora piangendo i propri caduti, e nei cui cittadini l’odio nei confronti della Francia e dei francesi è più vivo che mai.
Come del resto è accaduto anche a tante altre donne, la guerra ha privato Anna dell’uomo che amava e, adesso, la sua unica consolazione è recarsi ogni giorno a rendere omaggio alle sue spoglie.
Il destino sembra comunque darle l’occasione per ricominciare a vivere, soprattutto in considerazione della sua giovane età, con l’arrivo del timido e misterioso Adrien.
Con lui, crede infatti di avere un’altra possibilità per tornare finalmente ad amare; ma per Anna il vero punto di svolta sopraggiungerà solamente dopo aver scoperto la vera natura del rapporto che lega Adrien a Frantz.
Girata in parte in lingua tedesca e in parte in lingua francese, la pellicola di François Ozon riesce a scavare con precisione quasi chirurgica nella psicologia di Anna e Adrien, la particolarità del cui rapporto sembra riuscire a superare l’impatto della più dura delle verità, ma non, purtroppo, le rigide convenzioni sociali dell’epoca.
L’eleganza della regia in bianco e nero, insieme ad una ricostruzione piuttosto accurata del periodo storico, rende “Frantz” estremamente gradevole anche dal punto di vista visivo.
Una menzione speciale spetta infine alle interpretazioni alquanto intense e toccanti dei due attori: il francese Pierre Niney ( già premio César 2015 come miglior attore protagonista per “Yves Saint Laurent” ) e la tedesca Paula Beer, alla quale, proprio per il ruolo di Anna, è stato conferito il Premio Marcello Mastroianni in occasione dell’ultima Mostra internazionale di arte cinematografica di Venezia.


Titolo: Frantz ( Frantz )
Regia : François Ozon
Interpreti: Pierre Niney, Paula Beer, Ernst Stötzner, Marie Gruber, Johann von Bülow
Nazionalità: Francia
Anno: 2016



sabato 29 novembre 2014

“Giovane e bella” di François Ozon: un impietoso ritratto del disagio adolescenziale.


Isabelle (Marine Vacth), bellissima diciassettenne figlia di genitori separati, vive a Parigi con il fratello Victor, la madre (Géraldine Pailhas) e il nuovo compagno di quest’ultima (Frédéric Pierrot).
Mentre sta trascorrendo le vacanze estive nel sud della Francia, la giovane conosce Felix, un ragazzo tedesco con il quale decide di perdere la verginità.
Profondamente delusa da quell’esperienza, e complessivamente insoddisfatta della propria vita, una volta rientrata a Parigi, Isabelle inizia a prostituirsi sotto il falso nome di Lea.
Fingendosi maggiorenne, adesca i suoi clienti su internet; si tratta generalmente di uomini facoltosi, anche molto più maturi di lei, che incontra in lussuose camere d’hotel. 
In breve tempo, e soprattutto all’insaputa di tutti, con la sua attività di escort la ragazza riesce ad accumulare una notevole quantità di denaro; questo, però, fino al giorno in cui, durante uno dei suoi incontri, non accade qualcosa di particolarmente grave…



Con “Giovane e bella”, il prolifico regista francese affronta in modo alquanto impietoso il disagio esistenziale degli adolescenti di oggi, ponendo al centro della vicenda Isabelle, diciassettenne tanto avvenente quanto emotivamente disturbata, e seguendola nella sua problematica quotidianità durante un intero anno della sua vita.
Partendo dall’estate, la storia si sviluppa infatti nel corso delle quattro stagioni, intervallate ciascuna da altrettanti brani della cantante francese Françoise Hardy.
François Ozon, non essendo ovviamente in grado di individuare con esattezza le vere ragioni che a poco a poco spingono Isabelle a vendere il proprio corpo in cambio di denaro, sentendosi soprattutto gratificata per quello che fa, si limita quindi a narrare la rapida e insospettabile discesa agli inferi di una giovane, alla quale apparentemente non mancherebbe nulla se non una vera e propria stabilità familiare.
L’avvenenza di Marine Vacht, nuovo volto del cinema francese,  è semplicemente disarmante; quel misto di innocenza e sensualità che sottilmente traspare dal suo sguardo, rende  particolarmente riuscita la sua interpretazione.
Da segnalare inoltre la presenza di Charlotte Rampling; sebbene appaia in poco più di un cameo, in “Giovane e bella” l’attrice inglese dà l’ennesima prova della sua indiscutibile bravura nel ruolo della moglie di uno dei maturi clienti di Isabelle/Lea.


Titolo: Giovane e bella ( Jeune et jolie )
Regia: François Ozon
Interpreti: Marine Vacth, Géraldine Pailhas, Frédéric Pierrot, Charlotte Rampling
Nazionalità: Francia
Anno: 2013




domenica 31 agosto 2014

“5x2 – Frammenti di vita amorosa” di François Ozon: un’intrigante storia d’amore a ritroso nel tempo.



Dopo il successo mondiale di “Swimming pool” del 2003, l’anno seguente François Ozon tornò nelle sale cinematografiche con “5x2 – Frammenti di vita amorosa”.
Protagonisti della vicenda sono Marion (Valeria Bruni Tedeschi) e Gilles (Stéphane Freiss), la cui storia d’amore ci viene presentata suddivisa in cinque fasi, esposte però in ordine inverso rispetto al consueto svolgersi degli eventi; e così vediamo per la prima volta i due protagonisti nel giorno del loro divorzio, per poi ritrovarli durante il periodo della loro crisi, nel giorno della nascita del loro primo figlio, in quello della celebrazione del loro matrimonio e, infine, all’epoca del loro primo incontro in Italia.
Questa singolare esposizione dei fatti conferisce originalità alla narrazione di una storia d’amore all’apparenza ordinaria e, allo stesso tempo, propone una diversa chiave di lettura delle cause che hanno portato al fallimento del rapporto tra Marion e Stéphane.



In modo ugualmente originale, Ozon ha poi scelto di concludere ognuno dei cinque quadri che compongono la pellicola con altrettanti brani appartenenti al patrimonio musicale italiano del passato, tra i quali ricordiamo la melodica “Una lacrima sul viso” interpretata da Bobby Solo.
5x2 – Frammenti di vita amorosa” si avvale di un eccellente cast. Accanto a Françoise Fabian e Michael Lonsdale, troviamo una sensuale Valeria Bruni Tedeschi, ed un intenso Stéphane Freiss; questi ultimi due estremamente abili nel riuscire a trasmettere tutte le fragilità e, soprattutto, le contraddizioni che caratterizzano i personaggi da loro interpretati.



Titolo: 5x2 - Frammenti di vita amorosa ( 5x2 cinq fois deux )
Regia: François Ozon
Interpreti: Carla Bruni Tedeschi, Stéphane Freiss, Françoise Fabian, Michael Lonsdale
Nazionalità: Francia
Anno: 2004



venerdì 11 luglio 2014

“Ricky – Una storia d’amore e libertà” di François Ozon: un drammatico spaccato della società proletaria, dai risvolti decisamente surreali.


Katie (Alexandra Lamy) vive insieme alla figlia Lisa (Mélusine Mayance) nella periferia parigina, dove le sue giornate trascorrono all’insegna della monotonia, tra le occupazioni domestiche ed il suo impiego di operaia in una fabbrica di prodotti chimici; questo finché un giorno, proprio sul lavoro,  la donna non incontra Paco (Sergi López).
Tra i due si accende immediatamente la passione, e dal loro amore qualche mese dopo nasce Ricky, il cui arrivo porta inevitabilmente un’ondata di felicità all’interno della nuova famiglia.
Quando Katie inizia a notare delle strane macchie rosse sulla schiena del bimbo, sospetta immediatamente che lo stesso sia vittima di maltrattamenti da parte di Paco; in conseguenza di ciò il rapporto tra i due si incrina a tal punto che l’uomo decide di andarsene di casa.
Poco tempo dopo, però, in corrispondenza di quelle stesse macchie spuntano due ali, e Ricky inizia a volare…




Tratto da un racconto della scrittrice britannica Rose Tremain, “Ricky – Una storia d’amore e libertà” si presenta inizialmente come un realistico spaccato della classe operaia, per poi virare verso il surreale, grazie anche all’ausilio di riusciti effetti speciali che permettono allo spettatore di assistere, tra l’incredulo ed il divertito, agli allegri voli del piccolo Ricky.
Nella realizzazione del suo undicesimo lungometraggio, François Ozon si è infatti dichiaratamente ispirato al cinema dei fratelli Dardenne, stemperandone però la caratteristica drammaticità con le più leggere atmosfere delle pellicole disneyane.
Nel ribadire l’inammissibilità del possesso esclusivo di un figlio da parte della propria madre, il regista pone quindi la tormentata Katie ( interpretata da un’intensa Alexandra Lamy ) nella dolorosa condizione di dover rinunciare per sempre a Ricky, permettendogli così di vivere liberamente la propria vita, pur di impedirgli di trasformarsi nell’oggetto della morbosa e interessata curiosità dei mass media.
Nonostante la sua indubbia ed estrema particolarità, “Ricky – Una storia d’amore e libertà” ci permette comunque di conoscere un altro aspetto del sempre originale regista francese, che il pubblico italiano ha già ampiamente apprezzato in pellicole del calibro di  “8 donne e un mistero” e “Swimming pool”.


Titolo: Ricky – Una storia d’amore e libertà  ( Ricky )
Regia: François Ozon
Interpreti: Alexandra Lamy, Sergi Lopez, Mélusine Mayance
Nazionalità: Francia, Italia
Anno: 2009




venerdì 9 maggio 2014

“Nella casa” di François Ozon: una seducente dimostrazione del potere manipolatorio della scrittura.


Germain (Fabrice Luchini) è un insegnante di francese in un liceo di provincia. Un giorno, mentre è intento a correggere i temi dei suoi alunni, rimane positivamente colpito da quello di Claude Garcia (Ernst Umhauer) per la sottile ironia con la quale il giovane descrive la famiglia di Rapha Artole (Bastien Ughetto), un suo compagno di scuola.
Dopo averne parlato con sua moglie Jeanne (Kristin Scott Thomas), Germain esorta il ragazzo a continuare a scrivere della famiglia dell’amico, avendo individuato in lui un notevole talento letterario.
Per poterlo fare, Claude diventerà ben presto un assiduo frequentatore degli Artole, senza risparmiare nei propri resoconti nessun dettaglio di ciò che avviene all’interno di quella casa; neppure della sua morbosa infatuazione per la signora Artole (Emmanuelle Seigner).
A poco a poco, senza quasi rendersene conto, Germain si ritroverà completamente sedotto dalla capacità narrativa del ragazzo, al punto che la cosa prenderà per lui una piega del tutto inaspettata…



Liberamente ispirato alla pièce teatrale “El chico de la última fila”, del drammaturgo spagnolo Juan Mayorga, “Nella casa” è essenzialmente una riuscita dimostrazione del potere manipolatorio della scrittura.
Al centro della vicenda François Ozon pone l’insolito ( e alquanto pericoloso ) rapporto che lentamente si sviluppa tra un insegnante ed uno dei suoi studenti, a mano a mano che quest’ultimo rivela nei propri racconti dettagli sempre più intimi di ciò che quotidianamente avviene all’interno di una famiglia borghese.
Germain, che anni prima aveva definitivamente rinunciato a proseguire la carriera di scrittore, in quanto ben consapevole della propria mancanza di talento, è come se vivesse il miraggio di poter finalmente realizzare le sue aspirazioni di gioventù attraverso il brillante talento di Claude; ed è per questo motivo che spinge quest’ultimo ad essere sempre più penetrante nella sua narrazione, finendo però per rimanere soggiogato proprio da quello stesso talento che desidera così ardentemente sostenere.
Rimanendo sempre in bilico tra realtà e finzione, Ozon ha sapientemente miscelato la commedia con il thriller; il risultato finale è indubbiamente gradevole, grazie anche alla presenza di uno straordinario cast di interpreti in cui troviamo, accanto al poliedrico Fabrice Luchini ( già diretto da Ozon in “Potiche” ), e alla sempre straordinaria Kristin Scott Thomas, il giovane Ernst Umhauer.
Quest’ultimo, nel ruolo di Claude, è semplicemente strepitoso nel riuscire a trasmettere allo spettatore tutta la complessa ambiguità del personaggio da lui interpretato.



Titolo: Nella casa ( Dans la maison )
Regia: François Ozon
Interpreti: Fabrice Luchini, Ernst Umhauer, Kristin Scott Thomas, Emmanuelle Seigner, Denis Menochet.
Nazionalità: Francia
Anno: 2012


venerdì 13 luglio 2012

“8 donne e un mistero” di François Ozon: doppio poker di donne, per una commedia noir che strizza l’occhio al musical.


Con la cartolina dalla Francia di oggi torno a parlarvi di François Ozon, e vorrei farlo con “8 donne e un mistero”: la pellicola del 2002 nella quale il regista ha diretto alcune grandi icone del cinema francese, come Catherine Deneuve, Fanny Ardant e Isabelle Huppert, riuscendo a mescolare con successo generi cinematografici differenti. 
L’azione si svolge in Francia negli anni cinquanta, all’interno di un’isolata villa di campagna, immersa nelle neve.
Suzon (Virginie Ledoyen) è una giovane studentessa appena rientrata dall’Inghilterra per trascorrere insieme alla propria famiglia le vacanze di Natale.
Nel momento in cui entra in casa con la madre (Catherine Deneuve), che è andata a prenderla all’aeroporto, trova ad attenderla l’anziana nonna (Danielle Darrieux), la fedele governante Chanel (Firmine Richard), l’isterica zia Augustine (Isabelle Huppert), la vivace sorella Catherine (Ludivine Sagnier), e Louise (Emmanuelle Béart), la nuova cameriera.
Suzon, però, non vede suo padre. Poco dopo si scopre infatti che è stato assassinato: accoltellato nel suo letto.
Poiché nessuna ha sentito abbaiare i cani nel giardino, appare subito evidente che l’omicidio può essere stato commesso solamente da una di loro.
Tra le sospettate vi è anche Pierrette (Fanny Ardant), la sorella della vittima, piombata in casa inaspettatamente dopo la scoperta del cadavere.
Inizia così una lunga giornata fatta di violenti litigi e scottanti rivelazioni. A mano a mano che il film procede, scopriamo infatti che ognuna di quelle otto donne nasconde un segreto e che, soprattutto, aveva un movente per uccidere il padrone di casa…


Con “8 donne e un mistero” François Ozon è riuscito a riunire in uno stesso film tre diverse generazioni di attrici francesi. 
Basato sulla pièce teatrale “Huit femmes” di Robert Thomas, questa divertente pellicola si presenta come un fortunato mix di generi cinematografici differenti, in cui i toni della commedia riescono a mescolarsi con naturalezza con i risvolti noir della storia, nonché con i brevi intermezzi musicali, durante i quali le otto interpreti, cantando e ballando, presentano i loro rispettivi personaggi. 
Il film è stato girato interamente in studio, e nel tentativo di far vivere in modo più realistico possibile allo spettatore l’atmosfera tipica degli anni cinquanta, Ozon ha prestato particolare attenzione non solo alla scelta dei colori dei costumi e delle scenografie, ma anche alle tecniche di ripresa, ricorrendo al Technicolor proprio per conferire un’ “immagine datata” alla pellicola.
Il “mistero”, che non “appare” nel titolo originale, è stato aggiunto per la distribuzione del film nelle sale italiane. In effetti è esclusivamente un pretesto escogitato dal regista per poter parlare di una parte dell’universo femminile, in cui otto donne caratterialmente diverse, e appartenenti a generazioni e classi sociali differenti, si incontrano e si scontrano, mettendo a nudo i loro punti di forza e di debolezza, le loro aspirazioni, come pure le loro delusioni più grandi.
Parlando proprio delle dinamiche che si vengono a sviluppare fra le protagoniste di “8 donne e un mistero”, una scena in particolare è rimasta ben impressa nelle menti degli spettatori, e al momento dell’uscita del film nelle sale attirò fortemente l’attenzione dei media. Mi riferisco alla scena del litigio e dell’appassionato bacio tra Catherine Deneuve e Fanny Ardant, che, grazie non solo alla regia di Ozon ma anche e soprattutto all’incredibile bravura delle due interpreti sopra citate, si contraddistingue per la sua eleganza e sensualità.
Sebbene tutte e otto le attrici risultino assolutamente credibili nei rispettivi ruoli, credo che una menzione particolare spetti a Isabelle Huppert per la sua divertente interpretazione di Agustine ( la cognata della vittima ), che durante il film vediamo inaspettatamente trasformarsi da acida e sciatta zitella in una donna elegante e seducente.
Molto probabilmente rimarranno delusi tutti coloro che si aspettano un giallo in pieno “stile Agatha Christie”.
Personalmente ve ne consiglio la visione se siete amanti delle atmosfere retro e se desiderate apprendere qualcosa di più della psicologia femminile, sorridendo…



Titolo: 8 donne e un mistero ( 8 femmes )
Regia: François Ozon
Interpreti : Catherine Deneuve, Fanny Ardant, Emmanuelle Béart, Virginie Ledoyen, Ludivine Sagnier, Isabelle Huppert, Firmine Richard, Danielle Darrieux
Nazionalità : Francia
Anno : 2002



domenica 15 aprile 2012

“Swimming Pool” di François Ozon: un thriller carico di sensualità sotto il sole della Provenza.



Nel 2003 François Ozon, dopo aver diretto l’anno precedente “8 donne e un mistero”, tornò sugli schermi con “Swimming Pool”: un thriller carico di tensione erotica ambientato sotto il sole della Provenza.
Una scrittrice inglese di romanzi polizieschi di successo, Sarah Morton ( Charlotte Rampling ), sta attraversando un periodo di forte crisi di ispirazione. Per questo motivo il suo editore decide di metterle a disposizione la sua casa nel Luberon, nel sud della Francia, affinché possa rilassarsi e allo stesso tempo pensare alla stesura del suo nuovo libro. Sotto il sole della Provenza Sarah riacquista subito l’ispirazione, e comincia a scrivere il suo nuovo romanzo. Poco dopo, però, la sua quiete viene turbata dall'arrivo di Julie ( Ludivine Sagnier ), la giovane figlia del suo editore, che con i suoi atteggiamenti disinibiti turba immediatamente l’alquanto rigido  stile di vita di Sarah. A seguito della loro convivenza all’interno della villa, la scrittrice inglese inizia però a spiare i movimenti della ragazza, traendone ispirazione per il romanzo che sta scrivendo. Con il passare dei giorni poi, il rapporto tra le due donne diventa sempre più intimo, soprattutto quando, proprio intorno alla piscina da cui prende spunto il titolo del film, viene ( forse ) commesso un omicidio…




L’azione inizia in una grigia e piovosa Londra, per poi spostarsi poco dopo nel decisamente più solare Luberon nel sud della Francia: un “vero piccolo paradiso”, come viene definito dalla stessa Sarah subito dopo aver preso possesso della villa; ed è proprio quella villa, ed ovviamente la sua piscina, a rappresentare il luogo focale del film, attorno al quale si sviluppa tutta la storia.
Le riprese, però, non sono avvenute unicamente all’interno della proprietà dell’editore di Sarah; François Ozon, infatti, durante la narrazione del film riesce a regalarci anche alcuni incantevoli scorci del Luberon. Ci ritroviamo così a passeggiare insieme alla protagonista lungo le strette strade lastricate, delimitate ai lati da vecchie case in pietra, tipiche dei villaggi provenzali; oppure a riposarci insieme a lei, riscaldata da un tiepido sole, mentre se ne sta pigramente seduta al tavolo di un ristorante all’aperto.
Chi medita da tempo di visitare questi luoghi, dopo aver visto, o rivisto, “Swimming Pool” avrà sicuramente un motivo in più per farlo, in quanto a mio avviso questa pellicola riesce a trasmettere in modo sufficientemente realistico le atmosfere e i colori caratteristici della Provenza, e con essi la voglia di conoscere in modo più approfondito questa regione del sud della Francia, incantevole in ogni stagione dell’anno.
Una particolare menzione spetta ovviamente agli interni e agli esterni della villa,  che grazie alle minuziose inquadrature del regista lo spettatore impara lentamente a conoscere come se ne fosse lui stesso un inquilino, e che costituiscono lo sfondo perfetto per le atmosfere torbide e sensuali di questo thriller. 



Titolo: Swimming Pool ( Swimming Pool ).
Regia: François Ozon
Interpreti : Charlotte Rampling, Ludivine Sagnier, Charles Dance
Nazionalità : Francia
Anno : 2003