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venerdì 11 luglio 2014

“Ricky – Una storia d’amore e libertà” di François Ozon: un drammatico spaccato della società proletaria, dai risvolti decisamente surreali.


Katie (Alexandra Lamy) vive insieme alla figlia Lisa (Mélusine Mayance) nella periferia parigina, dove le sue giornate trascorrono all’insegna della monotonia, tra le occupazioni domestiche ed il suo impiego di operaia in una fabbrica di prodotti chimici; questo finché un giorno, proprio sul lavoro,  la donna non incontra Paco (Sergi López).
Tra i due si accende immediatamente la passione, e dal loro amore qualche mese dopo nasce Ricky, il cui arrivo porta inevitabilmente un’ondata di felicità all’interno della nuova famiglia.
Quando Katie inizia a notare delle strane macchie rosse sulla schiena del bimbo, sospetta immediatamente che lo stesso sia vittima di maltrattamenti da parte di Paco; in conseguenza di ciò il rapporto tra i due si incrina a tal punto che l’uomo decide di andarsene di casa.
Poco tempo dopo, però, in corrispondenza di quelle stesse macchie spuntano due ali, e Ricky inizia a volare…




Tratto da un racconto della scrittrice britannica Rose Tremain, “Ricky – Una storia d’amore e libertà” si presenta inizialmente come un realistico spaccato della classe operaia, per poi virare verso il surreale, grazie anche all’ausilio di riusciti effetti speciali che permettono allo spettatore di assistere, tra l’incredulo ed il divertito, agli allegri voli del piccolo Ricky.
Nella realizzazione del suo undicesimo lungometraggio, François Ozon si è infatti dichiaratamente ispirato al cinema dei fratelli Dardenne, stemperandone però la caratteristica drammaticità con le più leggere atmosfere delle pellicole disneyane.
Nel ribadire l’inammissibilità del possesso esclusivo di un figlio da parte della propria madre, il regista pone quindi la tormentata Katie ( interpretata da un’intensa Alexandra Lamy ) nella dolorosa condizione di dover rinunciare per sempre a Ricky, permettendogli così di vivere liberamente la propria vita, pur di impedirgli di trasformarsi nell’oggetto della morbosa e interessata curiosità dei mass media.
Nonostante la sua indubbia ed estrema particolarità, “Ricky – Una storia d’amore e libertà” ci permette comunque di conoscere un altro aspetto del sempre originale regista francese, che il pubblico italiano ha già ampiamente apprezzato in pellicole del calibro di  “8 donne e un mistero” e “Swimming pool”.


Titolo: Ricky – Una storia d’amore e libertà  ( Ricky )
Regia: François Ozon
Interpreti: Alexandra Lamy, Sergi Lopez, Mélusine Mayance
Nazionalità: Francia, Italia
Anno: 2009




martedì 5 marzo 2013

“La chiave di Sara” di Gilles Paquet-Brenner: per non dimenticare uno dei più drammatici e ignobili episodi della storia francese.


Tra il 16 e il 17 luglio del 1942, tredicimila ebrei parigini furono arrestati dalla polizia collaborazionista francese e imprigionati in condizioni disumane nel Vélodrome d’Hiver, in attesa di essere destinati ai vari campi di concentramento nazisti.
Tra i coinvolti nel rastrellamento vi furono anche i coniugi Starzynski e la loro figlia maggiore Sara (Mélusine Mayance), la quale, prima di lasciare la loro abitazione, rinchiuse il fratellino Marcel in un armadio, affinché almeno lui potesse sfuggire al raid della polizia.
Nel 2009 Julia Jarmond (Kristin Scott Thomas), una giornalista americana sposata con un architetto francese e da anni residente a Parigi, deve realizzare un reportage sulla drammatica vicenda del rastrellamento del Vél d’Hiv
Nel corso delle sue indagini la donna verrà a conoscenza della tragedia di Sara e, inaspettatamente,  scoprirà che le tristi vicende di quella ragazzina sono drammaticamente legate a quelle della famiglia di suo marito…


Tratto dal romanzo di Tatiana de Rosnay e diretto da Gilles Paquet-Brenner, “La chiave di Sara”,  insieme a “Vento di primavera” di Rose Bosch, ha indubbiamente il merito di aver contribuito a riportare alla luce i drammatici eventi dell’estate del 1942 legati al rastrellamento del Velodromo d’Inverno di Parigi.
Muovendosi sullo sfondo della tragedia della Shoah, il regista ci presenta la storia di due donne che, sebbene vissute in epoche diverse, a poco a poco lo spettatore vede dolorosamente intrecciarsi.
Sara, dopo essere riuscita a fuggire dal campo di concentramento in cui era internata insieme ai suoi genitori, non riesce a dimenticare il suo triste passato, attanagliata da un rimorso che ne corrode lentamente l’esistenza.
Nella Parigi dei nostri giorni, un’altra donna, la giornalista americana Julia, sta attraversando un periodo particolarmente delicato, sia nella sfera privata ( con una gravidanza inattesa e le conseguenti incomprensioni con il marito ) che in quella professionale.
L’indagine che sta conducendo sul rastrellamento del Velodromo d’Inverno avvenuto durante il secondo conflitto mondiale, la sta in effetti coinvolgendo profondamente dal punto di vista emotivo, soprattutto dopo che, casualmente, la donna è venuta a conoscenza della triste storia di Sara e della sua famiglia.
Proprio mentre sta cercando di scoprire cosa sia successo a lei e al suo fratellino, i cui nominativi non compaiono tra quelli dei deceduti nei campi di concentramento, Julia farà una terribile scoperta, il cui oggetto, oltre a essere stato alla base del tormento interiore di Sara, le cambierà per sempre l’esistenza, dandole allo stesso tempo la forza di riprogrammare completamente il proprio futuro.
Nei panni della giornalista americana ritroviamo una particolarmente intensa Kristin Scott Thomas, che dimostra per l’ennesima volta tutta la sua incredibile bravura, mentre la giovanissima Mélusine Mayance è semplicemente strepitosa nella parte della piccola ma estremamente coraggiosa Sara.
Il continuo alternarsi dei due piani temporali contribuisce indubbiamente a donare dinamicità alla narrazione, coinvolgendo emotivamente lo spettatore nella stessa e rendendolo, ancora una volta, testimone impotente di fronte agli errori e agli orrori della storia dell’umanità.



Titolo: La chiave di Sara ( Elle s’appelait Sarah )
Regia: Gilles Paquet-Brenner
Interpreti: Kristin Scott Thomas, Aidan Quinn, Mélusine Mayance, Michel Duchaussoy, Frédéric Pierrot
Nazionalità: Francia
Anno: 2010