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lunedì 22 aprile 2019

IN GUERRA di Stéphane Brizé: la triste e drammatica attualità del mondo del lavoro e delle sue innumerevoli problematiche.



La Perrin è una fabbrica specializzata nella produzione di componenti per autovetture, facente capo a un gruppo tedesco.
Dopo un accordo siglato con il personale dipendente, sulla base del quale l’azienda si era impegnata a garantirgli l’impiego per almeno 5 anni in cambio di un sacrificio a livello salariale, adesso, solamente dopo due anni da quell’accordo, la stessa azienda ha palesato la sua intenzione di voler chiudere definitivamente la sua attività produttiva in Francia, nonostante la presenza di elevati profitti.
Per questo motivo i 1100 dipendenti dello stabilimento, allarmati dalla prospettiva di rimanere senza lavoro in una regione che oggettivamente ha molto poco da offrire a livello occupazionale, entrano immediatamente in sciopero  con il preciso obiettivo di sensibilizzare la direzione a tener fede agli impegni precedentemente presi.
A capitanarli in questa intensa lotta di classe troviamo l’ostinato Laurent ( Vincent Lindon ), impegnato da settimane in questa difficile battaglia che, apparentemente, sembra essere diventata per lui l’unica ragione di vita…


Tre anni dopo “Le legge del mercato”, Stéphane Brizé ha ricomposto il fortunato sodalizio con Vincent Lindon per tornare a parlare del mondo del lavoro e delle sue innumerevoli problematiche.
Se ne “La legge del mercato il regista ha concentrato la sua attenzione sulla figura di un uomo che, non più giovane, si ritrova costretto alla ricerca di un nuovo impiego, in questa sua ultima pellicola Brizé ha posto al centro della sua storia le vicende dei dipendenti di un intero stabilimento purtroppo prossimo alla chiusura.
L’interpretazione di Lindon si rivela ancora una volta straordinaria; grazie all’incredibile bravura di cui continua a dare indiscutibile prova film dopo film, l’attore francese si mimetizza con estrema naturalezza tra un cast di interpreti che, sebbene non professionisti, riescono comunque a trasmettere magistralmente paure, ansie ma soprattutto speranze di un gruppo di uomini e donne per i quali il futuro si presenta come un’enorme e spaventosa incognita.
Girato con un taglio quasi documentaristico, “In guerra” rivela fin dalle prime immagini tutta la sua triste attualità, con un epilogo che per la sua drammatica durezza finisce per spiazzare lo spettatore, provocando in lui un inevitabile senso di rabbia.


Titolo: In guerra ( En guerre )
Regia: Stéphane Brizé
Interpreti: Vincent Lindon, Mélanie Rover, Jacques Borderie, David Rey, Olivier Lemaire
Nazionalità: Francia
Anno: 2018

domenica 29 gennaio 2017

“Frantz” di François Ozon: le tragiche e imprevedibili conseguenze che ogni guerra porta inevitabilmente con sé.


Dopo la fine della prima guerra mondiale, Anna ( Paula Beer ) - una giovane donna che vive in un paesino della Germania - si reca quotidianamente sulla tomba del fidanzato Frantz, morto proprio nel corso del conflitto appena conclusosi.
Un giorno, giunta al cimitero, si accorge però di essere stata preceduta: vede infatti uno sconosciuto di fronte alla lapide del promesso sposo.
Di lì a breve quell’uomo si presenta a Anna dicendole di chiamarsi Adrien ( Pierre Niney ), di essere francese e, soprattutto, di aver conosciuto Frantz a Parigi, durante gli anni che quest’ultimo vi aveva trascorso prima dello scoppio della guerra.
Anna decide quindi di farlo conoscere ai genitori del suo defunto fidanzato, dai quali è oramai considerata come una figlia, e con cui vive da tempo.
L’arrivo di Adrien in quella famiglia è realmente un’occasione di gioia oltreché di commozione: tutti e tre hanno infatti la possibilità di veder rivivere Frantz nei racconti dell’amico francese.
Inoltre, a poco a poco, tra Anna e Adrien si sviluppa un legame particolare; ma, ben presto, terribilmente oppresso dal senso di colpa, il giovane finisce per confessarle il vero motivo per cui ha voluto conoscere la famiglia dello sfortunato soldato tedesco…


Tratto da una pièce teatrale di Maurice Rostand, precedentemente già portata sul grande schermo da Ernest Lubitsch nel 1932, “Frantz” affronta con estremo garbo e delicatezza le terribili conseguenze che ogni conflitto bellico porta inevitabilmente con sé.
La vicenda è infatti ambientata nell’anno successivo al termine della grande guerra, in una Germania che sta ancora piangendo i propri caduti, e nei cui cittadini l’odio nei confronti della Francia e dei francesi è più vivo che mai.
Come del resto è accaduto anche a tante altre donne, la guerra ha privato Anna dell’uomo che amava e, adesso, la sua unica consolazione è recarsi ogni giorno a rendere omaggio alle sue spoglie.
Il destino sembra comunque darle l’occasione per ricominciare a vivere, soprattutto in considerazione della sua giovane età, con l’arrivo del timido e misterioso Adrien.
Con lui, crede infatti di avere un’altra possibilità per tornare finalmente ad amare; ma per Anna il vero punto di svolta sopraggiungerà solamente dopo aver scoperto la vera natura del rapporto che lega Adrien a Frantz.
Girata in parte in lingua tedesca e in parte in lingua francese, la pellicola di François Ozon riesce a scavare con precisione quasi chirurgica nella psicologia di Anna e Adrien, la particolarità del cui rapporto sembra riuscire a superare l’impatto della più dura delle verità, ma non, purtroppo, le rigide convenzioni sociali dell’epoca.
L’eleganza della regia in bianco e nero, insieme ad una ricostruzione piuttosto accurata del periodo storico, rende “Frantz” estremamente gradevole anche dal punto di vista visivo.
Una menzione speciale spetta infine alle interpretazioni alquanto intense e toccanti dei due attori: il francese Pierre Niney ( già premio César 2015 come miglior attore protagonista per “Yves Saint Laurent” ) e la tedesca Paula Beer, alla quale, proprio per il ruolo di Anna, è stato conferito il Premio Marcello Mastroianni in occasione dell’ultima Mostra internazionale di arte cinematografica di Venezia.


Titolo: Frantz ( Frantz )
Regia : François Ozon
Interpreti: Pierre Niney, Paula Beer, Ernst Stötzner, Marie Gruber, Johann von Bülow
Nazionalità: Francia
Anno: 2016



giovedì 13 settembre 2012

“Bella di giorno” di Luis Buñuel: la fragilità di una donna morbosamente in bilico tra sogno e realtà.


Tratto da un romanzo di Joseph Kessel del 1929, e diretto nel 1967 dal regista spagnolo Luis Buñuel, “Bella di giorno” suscitò un enorme scandalo per la scabrosità dei temi trattati all’epoca in cui uscì nelle sale. A ogni modo, in considerazione dell’elevato valore artistico riconosciutogli, questo film si aggiudicò il Leone d’oro alla  Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Protagonista della pellicola è una straordinaria Catherine Deneuve, nel ruolo di una moglie borghese dalla personalità alquanto complessa, affiancata da alcuni mostri sacri del cinema francese che rispondono ai nomi di Jean Sorel, Michel Piccoli e Pierre Clementi.
Séverine (Catherine Deneuve) è l’elegante e sofisticata moglie di un medico parigino (Jean Sorel).
A causa di turbe psichiche che, da quello che riusciamo a intuire, risalgono probabilmente agli anni della sua infanzia, ha una vita affettiva alquanto distorta, caratterizzata da un’evidente frigidità nel rapporto con il marito e, contemporaneamente, da evidenti inclinazioni masochiste.
Nel tentativo di dare sfogo alle proprie fantasie erotiche e di liberarsi dalle fobie che ne condizionano pesantemente l’esistenza, Séverine inizia a prostituirsi tutti i pomeriggi, dalle 14 alle 17, presso l’appartamento di Madame Anaїs (Geneviève Page), con il nome di “Bella di giorno”.
L’incontro con Marcel (Pierre Clementi), uno dei frequentatori di quella casa di appuntamenti, e la travolgente passione che li unirà, avrà però delle inaspettate e, soprattutto, drammatiche conseguenze nella vita di Séverine.


Ambientata in un’incantevole Parigi della metà degli anni sessanta, la pellicola di Buñuel nasconde  sotto la sua elegante patina dorata tutte le torbide contraddizioni di una donna borghese, incapace di  vivere serenamente il proprio matrimonio.
Alla base di questa sua instabilità affettiva sembrano esserci le molestie sessuali subite da bambina da parte di un adulto, secondo quanto possiamo intuire dalla visione di un breve flashback all’interno del film.
La narrazione del regista si contraddistingue per un continuo intrecciarsi della realtà con il sogno, all’interno del quale Séverine si rifugia dando libero sfogo alle sue fantasie più intime; questo almeno fino a quando non inizierà a prostituirsi.
Inizialmente timorosa e riluttante ad assecondare i desideri e le perversioni dei clienti della casa di appuntamento presso la quale si reca quotidianamente, ben presto però si renderà conto di non poter più fare a meno di quella sua vita “parallela”, in cui “Bella di giorno” prende il posto di Séverine.
La fatale attrazione per Marcel, personaggio dalla fedina penale tutt’altro che pulita, segnerà però l’inizio di un drammatico precipitare degli eventi, in conseguenza del quale Séverine smetterà di essere una delle ragazze di Madame Anaїs, pur continuando però a rifugiarsi nelle atmosfere oniriche dei suoi sogni.




Titolo: Bella di giorno ( Belle de jour )
Regia: Luis Buñuel
Interpreti : Catherine Deneuve, Jean Sorel, Michel Piccoli, Macha Meril, Pierre Clementi
Nazionalità: Francia
Anno : 1967

venerdì 20 aprile 2012

“Caccia al ladro” di Alfred Hitchcock: fuochi d’artificio sullo schermo tra due indimenticabili icone del cinema di Hollywood.



La cartolina dalla Francia di oggi è una cartolina in technicolor. Se avete una predilezione particolare per le storie in cui gli elementi del giallo si mescolano sapientemente con quelli della commedia rosa, e soprattutto se siete amanti delle atmosfere evocate dai solari paesaggi della Costa Azzurra, vorrei allora consigliarvi la visione di “Caccia al ladro”: il film diretto nel 1954 da Alfred Hitchcock, e interpretato, fra gli altri, da due indimenticabili icone del cinema di Hollywood, ancora oggi simbolo di fascino ed eleganza: Cary Grant e Grace Kelly.
John Robie ( Cary Grant ), dopo aver fatto parte della Resistenza francese durante la seconda guerra mondiale, ed essere stato scarcerato, ha ormai abbandonato la sua “attività” di ladro di gioielli,  in conseguenza della quale si è guadagnato l’appellativo de “Il Gatto”. Adesso conduce una vita ritirata in una bellissima residenza sulle colline dell’entroterra della Costa Azzurra, coltivando fiori.
Il film inizia con una rapida carrellata di furti di gioielli all’interno di alcune abitazioni della Riviera francese, messi a segno secondo le caratteristiche modalità de “Il Gatto”. La polizia  sospetta subito che si tratti di furti commessi proprio da John Robie; dello stesso parere sono anche i suoi ex-compagni della Resistenza, che adesso lavorano  in un ristorante di Nizza appartenente al signor Bertani, un vecchio amico di Robie.
Hughson, un agente delle assicurazioni Lloyd's di Londra, appena arrivato in Costa Azzurra proprio per indagare sui recenti avvenimenti, diventa il principale alleato di Robie, intenzionato, quest’ultimo, a dimostrare la propria estraneità ai fatti che gli vengono imputati, e soprattutto a riuscire a cogliere sul fatto il vero ladro.
A tal riguardo si procura una lista dei proprietari di gioielli attualmente presenti sulla Riviera francese, e fra questi nominativi trova anche quello dall'americana Jessie Stevens, vedova di un petroliere, in vacanza a Cannes insieme all'affascinante e sofisticata figlia Frances (Grace Kelly).
Fingendosi un facoltoso uomo d'affari americano, Robie riesce quindi ad avvicinare le due donne;  e Frances, pur essendo sicura della colpevolezza dell’uomo, ne rimane subito affascinata…



“Caccia al ladro” ricevette tre nominations agli Oscar, aggiudicandosene poi solamente uno per la “Migliore fotografia”; in effetti, anche se a quasi sessant’anni dalla sua uscita nelle sale le immagini possono risultare alquanto “datate”, riescono comunque a evocare  brillantemente tutto il fascino della Costa Azzurra durante la stagione estiva.
E’ quindi molto probabile che, una volta visto il film, vi verrà voglia di recarvi sulla Croisette di Cannes, per poter ammirare da vicino l’elegante e maestosa facciata dell’Hotel Carlton, dove nel film alloggiano i protagonisti interpretati da Cary Grant e Grace Kelly. Nel caso in cui decideste poi di prenotare una stanza in quello stesso hotel, potreste anche usufruire della loro spiaggia privata, godendovi così un po’ di relax sotto il sole della Riviera, e magari ripensando al brillante battibecco, inscenato proprio nelle azzurre acque della baia della Croisette, tra Grace Kelly e l’attrice francese Brigitte Auber, di fronte ad un alquanto imbarazzato Cary Grant.
Se poi vi trovaste a passare da Nizza, potrebbe allora essere interessante visitare anche il colorato mercato dei fiori, al quale Hitchcock ha dedicato in “Caccia al ladro” una divertente scena, riuscendo a miscelare magistralmente humor e “azione”.
Una menzione particolare credo infine che spetti alle spettacolari riprese aeree della Riviera, che a mio avviso hanno indubbiamente contribuito a rendere indimenticabile questo classico della cinematografica americana.
Nel caso in cui stiate programmando le vostre prossime vacanze estive in Costa Azzurra, vi consiglio quindi di guardare prima possibile questa pellicola; inizierete così ad assaporare lentamente le atmosfere di quei luoghi, ed avrete una ragione in più per partire.




Titolo: Caccia al ladro ( To catch a thief ).
Regia: Alfred Hitchcock
Interpreti : Cary Grant, Grace Kelly, Jessie Royce Landis, John Williams
Nazionalità : USA
Anno : 1954


domenica 15 aprile 2012

“Swimming Pool” di François Ozon: un thriller carico di sensualità sotto il sole della Provenza.



Nel 2003 François Ozon, dopo aver diretto l’anno precedente “8 donne e un mistero”, tornò sugli schermi con “Swimming Pool”: un thriller carico di tensione erotica ambientato sotto il sole della Provenza.
Una scrittrice inglese di romanzi polizieschi di successo, Sarah Morton ( Charlotte Rampling ), sta attraversando un periodo di forte crisi di ispirazione. Per questo motivo il suo editore decide di metterle a disposizione la sua casa nel Luberon, nel sud della Francia, affinché possa rilassarsi e allo stesso tempo pensare alla stesura del suo nuovo libro. Sotto il sole della Provenza Sarah riacquista subito l’ispirazione, e comincia a scrivere il suo nuovo romanzo. Poco dopo, però, la sua quiete viene turbata dall'arrivo di Julie ( Ludivine Sagnier ), la giovane figlia del suo editore, che con i suoi atteggiamenti disinibiti turba immediatamente l’alquanto rigido  stile di vita di Sarah. A seguito della loro convivenza all’interno della villa, la scrittrice inglese inizia però a spiare i movimenti della ragazza, traendone ispirazione per il romanzo che sta scrivendo. Con il passare dei giorni poi, il rapporto tra le due donne diventa sempre più intimo, soprattutto quando, proprio intorno alla piscina da cui prende spunto il titolo del film, viene ( forse ) commesso un omicidio…




L’azione inizia in una grigia e piovosa Londra, per poi spostarsi poco dopo nel decisamente più solare Luberon nel sud della Francia: un “vero piccolo paradiso”, come viene definito dalla stessa Sarah subito dopo aver preso possesso della villa; ed è proprio quella villa, ed ovviamente la sua piscina, a rappresentare il luogo focale del film, attorno al quale si sviluppa tutta la storia.
Le riprese, però, non sono avvenute unicamente all’interno della proprietà dell’editore di Sarah; François Ozon, infatti, durante la narrazione del film riesce a regalarci anche alcuni incantevoli scorci del Luberon. Ci ritroviamo così a passeggiare insieme alla protagonista lungo le strette strade lastricate, delimitate ai lati da vecchie case in pietra, tipiche dei villaggi provenzali; oppure a riposarci insieme a lei, riscaldata da un tiepido sole, mentre se ne sta pigramente seduta al tavolo di un ristorante all’aperto.
Chi medita da tempo di visitare questi luoghi, dopo aver visto, o rivisto, “Swimming Pool” avrà sicuramente un motivo in più per farlo, in quanto a mio avviso questa pellicola riesce a trasmettere in modo sufficientemente realistico le atmosfere e i colori caratteristici della Provenza, e con essi la voglia di conoscere in modo più approfondito questa regione del sud della Francia, incantevole in ogni stagione dell’anno.
Una particolare menzione spetta ovviamente agli interni e agli esterni della villa,  che grazie alle minuziose inquadrature del regista lo spettatore impara lentamente a conoscere come se ne fosse lui stesso un inquilino, e che costituiscono lo sfondo perfetto per le atmosfere torbide e sensuali di questo thriller. 



Titolo: Swimming Pool ( Swimming Pool ).
Regia: François Ozon
Interpreti : Charlotte Rampling, Ludivine Sagnier, Charles Dance
Nazionalità : Francia
Anno : 2003