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domenica 12 novembre 2017

“Il mio Godard” di Michel Hazanavicius: l’ironico e dissacrante ritratto di uno dei più grandi maestri del cinema.


Parigi 1967. Il regista Jean-Luc Godard ( Louis Garrel ) è all’apice della sua carriera cinematografica, adorato e osannato non solamente in Francia.
Nel tentativo di dare un’impronta meno borghese al proprio cinema, e fervente sostenitore del pensiero maoista, decide quindi di girare “La cinese”, che vede come protagonista femminile l’allora diciannovenne Anne Wiazemsky ( Stacy Martin ), della quale è follemente innamorato e con cui convola, sebbene in gran segreto, a nozze.
Diversamente da quelle che erano le sue aspettative, il film viene però accolto tutt’altro che entusiasticamente non solo dalla critica ma anche e soprattutto dal pubblico, abituato ad accorrere nelle sale per applaudire pellicole del grande maestro decisamente meno “ideologiche”.
Purtroppo, l’autore di capolavori del calibro di “Fino all’ultimo respiro” o “Il disprezzo” non esiste più, e questo essenzialmente perché il regista di origini svizzere sta attraversando una fase di profondo cambiamento a livello personale, ancora prima che artistico, che lo spinge ben presto a unirsi ai movimenti rivoluzionari giovanili dell’anno seguente, sebbene con risultati del tutto disastrosi.
Da parte sua, la moglie Anne, innamoratasi principalmente del Godard-artista, non può fare altro che assistere impotente alla “morte” del suo idolo, con l’inevitabile conseguenza che i suoi sentimenti nei confronti del Godard-uomo saranno ben presto destinati a cambiare…


Uscito il mese scorso anche nelle sale italiane, l’ultimo film di  Michel Hazanavicius narra l’appassionata e tormentata storia d’amore tra la giovane attrice Anne Wiazemsky e Jean-Luc Godard, uno dei più grandi maestri del cinema francese e mondiale, giungendo così a tratteggiare di quest’ultimo un ironico e dissacrante ritratto.
Tratto dall’autobiografia "Un an après" della Wiazemsky, qui interpretata dalla graziosa attrice francese Stacy Martin, “Il mio Godard” ci catapulta in un’affascinante Parigi di fine anni sessanta, alla vigilia dei ben noti movimenti rivoluzionari che ebbero il loro apice nel maggio del ‘68.
Con questa pellicola il regista premio Oscar per “The  artist”, pur rendendo omaggio a una delle più grandi icone del cinema francese e non solo, desidera al contempo evidenziare, sebbene con estremo garbo e ironia, gli aspetti contraddittori del suo pensiero; e indubbiamente è riuscito nel suo intento, grazie soprattutto alla magistrale interpretazione del camaleontico Louis Garrel, che con l’accento svizzero e gli inconfondibili occhiali dalla montatura nera, sullo schermo appare straordinariamente somigliante all’originale.



Titolo: Il mio Godard ( Le redoutable )
Regia : Michel Hazanavicius
Interpreti: Louis Garrel, Stacy Martin, Bérénice Bejo
Nazionalità: Francia
Anno: 2017

domenica 25 settembre 2016

“Un amore all’altezza” di Laurent Tirard: quando il tema del “diverso” viene trattato con il “sorriso”.


Diane ( Virginie Efira ), bionda e affascinante avvocato, è titolare con l’ex-marito di uno studio legale.
Una sera, rientrata a casa, riceve la telefonata di un certo Alexandre ( Jean Dujardin ), un architetto di successo, il quale le comunica di aver ritrovato il suo cellulare, dimenticato sul tavolo di un ristorante nel quale si trovava anche lui.
L’uomo le confessa fin da subito di aver preferito ricontattarla in un secondo momento al solo scopo di chiederle un appuntamento.
Alquanto incuriosita dall’indiscutibile ironia del suo interlocutore, la donna accetta quindi il suo invito; il giorno del loro incontro, però, rimane decisamente sorpresa nello scoprire che Alexandre è alto un metro e trentasei centimetri.
Nonostante tutto, conquistata dai modi estremamente garbati del simpatico architetto, e dalle attenzioni che prodiga nei propri confronti, Diane decide di frequentarlo.
Ben presto, però, si ritroverà a essere alquanto dibattuta tra i propri sentimenti per Alexandre e i numerosi pregiudizi che coloro che la circondano nutrono riguardo alla loro relazione…



Remake di “Corazón de León”, film argentino del 2013, “Un amore all’altezza” è una piacevole commedia francese in cui viene trattato con il “sorriso” l’importante tema del “diverso”: in particolare di come tutto quello che esula dagli “standard abituali ” viene percepito dalla società in cui viviamo e, soprattutto, del modo in cui ognuno di noi viene influenzato dai pregiudizi altrui.
Questo è ciò che esattamente accade a Diane, la quale, più che mai determinata a lasciarsi definitivamente alle spalle un matrimonio ormai finito da tempo, si ritrova a poco a poco coinvolta in una storia d’amore in cui realmente crede, e che sarebbe veramente perfetta solo se lei non si lasciasse scoraggiare da ciò che pensano al riguardo parenti e amici.
Nonostante il finale possa sembrare alquanto semplicistico, il messaggio del film è alquanto preciso e mira dritto al punto: riuscire sempre ad abbattere le barriere mentali in nome di ciò che amiamo e in cui crediamo.
Per questa sua ennesima pellicola, Laurent Tirard ha effettuato un sapiente uso degli effetti speciali, oltreché di una controfigura, per riuscire a “rimpicciolire” un sempre straordinario Jean Dujardin, il cui personaggio non solo diverte, ma anche commuove per la maniera in cui vive la drammaticità della sua situazione.


  
Titolo: Un amore all’altezza ( Un homme à l’hauteur )
Regia : Laurent Tirard
Interpreti: Jean Dujardin, Virginie Efira, Cédric Kahn, César Domboy
Nazionalità: Francia
Anno: 2016




sabato 9 luglio 2016

“Un’estate in Provenza” di Rose Bosch: l’emozionante racconto di un inevitabile conflitto generazionale.


Alla vigilia della separazione dei loro genitori, Léa ( Chloé Jouannet ), Adrien ( Hugo Dessioux ) e Théo ( Lukas Pelissier ) si trasferiscono da Parigi in Provenza per trascorrere l'estate  a casa dei nonni materni, Irène ( Anna Galiena ) e Paul (  Jean Reno ).
Quest’ultimo è un burbero olivicoltore che, a causa di un violento litigio avuto molti anni prima con la figlia, non ha mai avuto modo di conoscere i suoi nipoti.
Ritrovatisi all’improvviso catapultati nell’isolata campagna provenzale, i tre fratelli incontrano non poche difficoltà nell’adattarsi all’ambiente circostante, ma soprattutto nell’instaurare un rapporto con il loro scorbutico nonno.
Giorno dopo giorno, però, la vicinanza del piccolo Théo, sordomuto dalla nascita, porterà Paul a rivedere gradualmente la sua posizione nei confronti del passato, del presente, e soprattutto del futuro…


Sullo sfondo degli incantevoli paesaggi estivi della Provenza, Rose Bosch ha realizzato un emozionante racconto sull’inevitabile conflitto generazionale tra un nonno e i suoi tre nipoti.
Il personaggio di Paul, al primo impatto non suscita di certo simpatia, ma è solamente con  l’evolversi della vicenda che veniamo a conoscenza dei dolori e delle delusioni di un uomo le cui radici affondano in un passato ormai lontano, e che, purtroppo, finiscono per minare la serenità del suo presente.
Proprio per questo motivo, per lui risulta determinante la vicinanza della moglie Irène, la compagna di una vita con la quale ha condiviso un passato avventuroso, nonché la coltivazione dei suoi amati ulivi, a cui si rivolge come se fossero degli esseri umani.
Léa e Adrien, i due fratelli più grandi, di lui sanno poco e nulla: giusto alcune notizie frammentate, impartite loro dalla madre e cariche dell’astio da lei provato nei confronti del genitore.
Conseguentemente, giungono in Provenza alquanto prevenuti verso di lui; ma è solamente con il passare dei giorni che verranno a conoscenza anche degli altri tasselli mancanti e, per Paul, il loro aiuto sarà determinante per riuscire a lasciarsi definitivamente alle spalle le ombre del passato.
Ancora una volta, Jean Reno si conferma un interprete eccellente, straordinario nel dare vita a un personaggio interessante e complesso, mentre la sempre affascinante Anna Galiena è semplicemente perfetta nel suo ruolo di affettuosa mediatrice dei conflitti familiari.
Ad affiancarli in “Un’estate in Provenza, troviamo poi i giovanissimi Chloé Jouannet ( figlia  dell’attrice Alexandra Lamy ) e Hugo Dessioux ( noto youtuber francese ), ma soprattutto il piccolo Lukas Pelissier che, sordomuto anche nella vita reale, nonostante la sua giovanissima età, ci regala un’interpretazione decisamente toccante.


Titolo: Un’estate in Provenza ( Avis de mistral )
Regia : Rose Bosch
Interpreti: Jean Reno, Anna Galiena, Chloé Jouannet, Hugo Dessioux, Lukas Pelissier
Nazionalità: Francia
Anno: 2014



giovedì 13 settembre 2012

“Bella di giorno” di Luis Buñuel: la fragilità di una donna morbosamente in bilico tra sogno e realtà.


Tratto da un romanzo di Joseph Kessel del 1929, e diretto nel 1967 dal regista spagnolo Luis Buñuel, “Bella di giorno” suscitò un enorme scandalo per la scabrosità dei temi trattati all’epoca in cui uscì nelle sale. A ogni modo, in considerazione dell’elevato valore artistico riconosciutogli, questo film si aggiudicò il Leone d’oro alla  Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Protagonista della pellicola è una straordinaria Catherine Deneuve, nel ruolo di una moglie borghese dalla personalità alquanto complessa, affiancata da alcuni mostri sacri del cinema francese che rispondono ai nomi di Jean Sorel, Michel Piccoli e Pierre Clementi.
Séverine (Catherine Deneuve) è l’elegante e sofisticata moglie di un medico parigino (Jean Sorel).
A causa di turbe psichiche che, da quello che riusciamo a intuire, risalgono probabilmente agli anni della sua infanzia, ha una vita affettiva alquanto distorta, caratterizzata da un’evidente frigidità nel rapporto con il marito e, contemporaneamente, da evidenti inclinazioni masochiste.
Nel tentativo di dare sfogo alle proprie fantasie erotiche e di liberarsi dalle fobie che ne condizionano pesantemente l’esistenza, Séverine inizia a prostituirsi tutti i pomeriggi, dalle 14 alle 17, presso l’appartamento di Madame Anaїs (Geneviève Page), con il nome di “Bella di giorno”.
L’incontro con Marcel (Pierre Clementi), uno dei frequentatori di quella casa di appuntamenti, e la travolgente passione che li unirà, avrà però delle inaspettate e, soprattutto, drammatiche conseguenze nella vita di Séverine.


Ambientata in un’incantevole Parigi della metà degli anni sessanta, la pellicola di Buñuel nasconde  sotto la sua elegante patina dorata tutte le torbide contraddizioni di una donna borghese, incapace di  vivere serenamente il proprio matrimonio.
Alla base di questa sua instabilità affettiva sembrano esserci le molestie sessuali subite da bambina da parte di un adulto, secondo quanto possiamo intuire dalla visione di un breve flashback all’interno del film.
La narrazione del regista si contraddistingue per un continuo intrecciarsi della realtà con il sogno, all’interno del quale Séverine si rifugia dando libero sfogo alle sue fantasie più intime; questo almeno fino a quando non inizierà a prostituirsi.
Inizialmente timorosa e riluttante ad assecondare i desideri e le perversioni dei clienti della casa di appuntamento presso la quale si reca quotidianamente, ben presto però si renderà conto di non poter più fare a meno di quella sua vita “parallela”, in cui “Bella di giorno” prende il posto di Séverine.
La fatale attrazione per Marcel, personaggio dalla fedina penale tutt’altro che pulita, segnerà però l’inizio di un drammatico precipitare degli eventi, in conseguenza del quale Séverine smetterà di essere una delle ragazze di Madame Anaїs, pur continuando però a rifugiarsi nelle atmosfere oniriche dei suoi sogni.




Titolo: Bella di giorno ( Belle de jour )
Regia: Luis Buñuel
Interpreti : Catherine Deneuve, Jean Sorel, Michel Piccoli, Macha Meril, Pierre Clementi
Nazionalità: Francia
Anno : 1967

sabato 8 settembre 2012

“Tanguy” di Etienne Chatiliez: un graffiante ritratto della società ( italiana ) moderna.


Prendendo spunto da un fatto di cronaca italiana, nel 2001 il regista Etienne Chatiliez girò “Tanguy”: una commedia, campione d’incassi in Francia,  dallo stile garbato ma allo stesso tempo graffiante.
In questa pellicola ritroviamo, tra gli altri, due attori del calibro di Sabine Azéma e André Dussollier, nell’esilarante ruolo di una coppia di genitori esasperati da un figlio che, sebbene abbia ormai concluso il suo ciclo di studi, non sembra per nulla intenzionato ad abbandonare il tetto familiare.
Tanguy Guetz (Eric Berger) ha 28 anni. E’ un ragazzo incredibilmente capace, con un brillante curriculum scolastico, in cui spiccano una laurea in scienze politiche, un master in filosofia e la conoscenza fluente delle lingue orientali, che sta per essere ulteriormente arricchito da una seconda laurea in cinese.
Abita felicemente con la madre Edith (Sabine Azéma) e il padre Paul (André Dussollier), ai quali si rivolge sempre in maniera estremamente affettuosa.
Tanguy ha però la curiosa abitudine di portarsi a casa le sue numerose partner occasionali, che puntualmente il mattino dopo presenta ai suoi genitori nel momento in cui stanno facendo colazione.
Non sembra minimamente intenzionato ad andare a vivere da solo; questo almeno finché non avrà discusso la tesi, grazie alla quale per lui potrebbe presentarsi un’importante opportunità di lavoro a Pechino.
Quando però mancano solamente poche settimane al giorno previsto per la discussione, Tanguy decide di rinviare tutto all’anno successivo per paura che la fretta rovini il lavoro da lui svolto fino a quel momento.
I genitori, che attendevano con impazienza la partenza del figlio per Pechino, per poter ritrovare così un po’ della loro perduta intimità, non sopportando più  di averlo per casa, iniziano a rendergli l’esistenza impossibile, affinché lui si decida una volta per tutte ad andare a vivere per conto proprio.
Tanguy trova quindi un piccolo appartamento dove andare ad abitare, ma subito dopo  la prima notte, durante la quale è vittima di un attacco di panico, Edith e Paul si sentono in dovere di riaccoglierlo in casa.
Nel frattempo la loro convivenza continua comunque a degenerare, fino a quando, dopo essere stato cacciato malamente di casa, Tanguy non li cita addirittura in giudizio, vincendo per giunta la causa.
Un’inaspettata partenza per Pechino, però, riuscirà a risolvere miracolosamente ogni problema della famiglia Guetz… 



Sebbene il fenomeno sociologico dei figli che tardano ad abbandonare la casa dei genitori sia oramai considerato un tratto distintivo della società italiana, ulteriormente accentuato dalla crisi economica che stiamo attraversando, di certo non poteva affermarsi la stessa cosa per ciò che accadeva in Francia all’epoca in cui il regista decise di girare “Tanguy”; la cui sceneggiatura, come già accennato nell’introduzione, prende proprio spunto da un fatto realmente accaduto in Italia.
Partendo da una situazione che, a dire il vero, per noi non ha nulla di straordinario, Chatiliez è riuscito a realizzare un graffiante ritratto di una moderna famiglia borghese, all’interno della quale una coppia di genitori esasperati, e interpretati da due irresistibili assi del cinema francese, ricorrono a qualsiasi bassezza pur di riuscire a cacciare di casa il loro talentuoso figlio che, stranamente, reagisce alle innumerevoli provocazioni di mamma e papà con una calma quasi irritante.
Piegandosi alle esigenze della commedia, Chatiliez spinge ovviamente la situazione al limite del paradossale; il che ci permette di trascorrere un paio di ore in compagnia di una piacevole pellicola, facendoci allo stesso tempo riflettere su di un fenomeno di innegabile importanza sociale.




Titolo: Tanguy ( Tanguy )
Regia: Etienne Chatiliez
Interpreti : André Dussollier, Sabine Azéma, Eric Berger
Nazionalità: Francia
Anno : 2001


martedì 4 settembre 2012

“Beautiful lies” di Pierre Salvadori: le bugie hanno sempre le gambe corte.


Dopo il successo di “Ti va di pagare?”, nel 2010 Audrey Tautou tornò a essere diretta da Pierre Salvadori in “Beautiful lies”: una divertente commedia degli equivoci, nella quale la ritroviamo accanto alla bravissima Nathalie Baye, che in questo film interpreta il ruolo di sua madre.
Emilie (Audrey Tautou) ha recentemente aperto un salone di bellezza insieme ad un’amica.
Una mattina di primavera riceve per posta una dichiarazione d’amore da parte di un ammiratore segreto; troppo impegnata con il suo lavoro, non è comunque minimamente incuriosita da quella lettera, e così decide di cestinarla.
In realtà l’autore di quella missiva è Jean (Sami Bouajila), il ragazzo che si occupa dei lavori di manutenzione all’interno del suo salone.
Maddy (Nathalie Baye), la madre di Emilie, non si è più ripresa da quando è stata lasciata dal marito per una donna più giovane. Da parte sua continua comunque a sperare di poter tornare insieme a lui, ma non sa che in realtà è in procinto di sposarsi con la sua amante e che i due sono in attesa di un figlio.
Rivelatisi vani i numerosi tentativi di Emilie per farle riacquistare la fiducia in se stessa, la giovane decide allora di ricopiare la lettera ricevuta dal suo ammiratore misterioso, e di spedirla alla madre, nella speranza che questo possa aiutarla a sentirsi nuovamente apprezzata dagli uomini.
A seguito di questa sua innocente bugia si scatenerà però tutta una serie di divertenti equivoci e, soprattutto, verrà a crearsi un insolito triangolo amoroso tra Emilie, Maddy e Jean… 


Girato nella colorata cittadina di Sète, località marittima del sud della Francia, “Beautiful lies” riunisce sullo schermo due generazioni di attrici francesi. 
La maturità e il fascino di Nathalie Baye, interprete molto apprezzata non solamente in Francia, si contrappongono alla simpatia e alla freschezza di Audrey Tautou, che, diretta per la seconda volta dal poliedrico Pierre Salvadori, ritroviamo in un ruolo che sembra esserle stato cucito addosso.
Emilie ci viene presentata come una ragazza delusa dall’amore e, in conseguenza di ciò, apparentemente un po’ cinica.
Il desiderio di veder tornare a sorridere sua madre, la spingerà comunque a un insolito gesto che, pur innescando una reazione a catena di equivoci, permetterà anche a lei di riaprire gli occhi e, soprattutto, il cuore a un nuovo amore.
Pur nella sua semplicità, questa spensierata commedia riesce nel suo intento di far sorridere lo spettatore, grazie soprattutto alle interpretazioni delle due protagoniste che, sebbene nei rispettivi ruoli di madre e figlia, si ritroveranno a essere addirittura rivali.



Titolo: Beautiful lies ( De vrais mensonges )
Regia: Pierre Salvadori
Interpreti : Audreay Tautou, Nathalie Baye, Sami Bouajila
Nazionalità: Francia
Anno : 2010



giovedì 30 agosto 2012

“La sposa in nero” di François Truffaut: la vendetta è un piatto che va servito freddo.


E’ un raffinato thriller di annata quello che vi ripropongo con la cartolina dalla Francia di oggi.
Tratto dall’omonimo romanzo di Cornell Woolrich, e diretto nel 1968 da François Truffaut, “La sposa in nero” è un’altra indimenticabile pellicola del grande cineasta francese, in cui ritroviamo un’intensa Jeanne Moreau nei panni di una seducente e misteriosa dark lady assetata di vendetta.
Julie (Jeanne Moreau) e David (Serge Rousseau) si conoscono dall’infanzia.
Con il passare del tempo, poi, la loro amicizia si trasforma lentamente in amore; e così, divenuti adulti, i due decidono finalmente di sposarsi.
Il giorno del loro matrimonio, mentre stanno uscendo dalla chiesa, David viene però ucciso da un proiettile partito accidentalmente da un fucile.
Responsabili di quello stupido gesto sono cinque amici che, nel momento dell’incidente, si trovano riuniti in un appartamento situato proprio di fronte alla chiesa.
Resisi conto dell’accaduto, e temendo delle ripercussioni sulle loro carriere, i cinque decidono quindi di fuggire prima di essere individuati e arrestati.
Molti anni dopo Julie partirà alla loro ricerca. Spostandosi da una località all’altra della Francia, riuscirà così a rintracciare il playboy Bliss (Claude Rich), l’impiegato di banca Coral (Michel Bouquet), il politico Morane (Michael Lonsdale), il trafficante di auto Delvaux (Daniel Boulanger) e, infine, il pittore Fergus (Charles Denner).
Uno dopo l’altro, ognuno di loro verrà ucciso da Julie che, dal giorno del suo matrimonio, vive solamente per vendicare l’assurda morte del marito.



“La sposa in nero” è un film che, nonostante la linearità della sua struttura narrativa, affascina e intriga fin dalle sue prime immagini.
Una serie di brevi flashback, a cui il regista ricorre per scandire ognuno dei singoli delitti perpetrati dalla gelida e spietata Julie, ci rende a poco a poco partecipi di ciò  che è accaduto molti anni prima, permettendoci così di capire cosa c’è alla base del desiderio di vendetta della sposa in nero.
Nella parte di Julie, pietrificata nel suo dolore, ma allo stesso tempo più che mai determinata a vendicarsi di chi l’ha per sempre privata della gioia di vivere, Jeanne Moreau è semplicemente straordinaria.
Eleganti abiti e raffinate acconciature accentuano il fascino di una donna, che con il suo sensuale alone di mistero riesce ad attirare nella sua trappola ciascuna delle vittime designate, rivelando loro la sua vera identità solo quando sarà troppo tardi per sottrarsi alla sua implacabile vendetta.
Seguendo Julie nei suoi molteplici spostamenti, necessari per riuscire a rintracciare i cinque uomini responsabili dell’omicidio del marito, “La sposa in nero” ci permette di viaggiare tra Cannes, Grenoble e Parigi, regalandoci così un’affascinante immagine della Francia della fine degli anni sessanta.



Titolo: La sposa in nero ( La mariée était en noir )

Regia: François Truffaut

Interpreti : Jeanne Moreau, Claude Rich, Jean-Claude Brialy, Daniel Boulanger, Michael Lonsdale, Michel Bouquet, Charles Denner, 
Nazionalità: Francia
Anno : 1968


domenica 26 agosto 2012

“Cuori” di Alain Resnais: sei personaggi in cerca di felicità.


Diretta nel 2006 dal grande maestro Alain Resnais, e basata sul testo teatrale dell’inglese Alan Ayckbourn, “Cuori” è un film corale in cui ritroviamo, tra gli attori di un cast in stato di grazia, la “nostra” bravissima Laura Morante.
In una grigia e invernale Parigi dei nostri giorni, in cui sembra che non smetta mai di nevicare, scorrono di fronte ai nostri occhi le vite di sei persone: tre uomini e tre donne.
Nicole (Laura Morante) è impegnata nella ricerca di un appartamento dove trasferirsi insieme a  Dan (Lambert Wilson), sebbene i due stiano attraversando una profonda crisi.
L’uomo, recentemente radiato dall’esercito, dove ricopriva la carica di ufficiale, nell’attesa di un nuovo impiego trascorre le sue giornate bevendo e parlando con Lionel (Pierre Arditi), il barman del locale dove si reca quotidianamente.
Quest’ultimo vive con il padre, un anziano scorbutico e bisognoso di assistenza. Per questo motivo, non potendo lasciarlo da solo quando deve recarsi al lavoro, Lionel si rivolge a Charlotte (Sabine Azéma), impiegata in un’agenzia immobiliare durante il giorno, e assistente domiciliare volontaria la sera.
La donna gli dà l’impressione di essere molto disponibile e paziente con l’intrattabile genitore e, soprattutto, estremamente religiosa.
In realtà, dietro alla sua immagine bigotta si nasconde un animo inquieto e disinibito, come ha occasione di constatare anche Thierry (André Dussollier), il collega dell’agenzia immobiliare.
Quest’ultimo infatti, che nutre una grande ammirazione nei confronti di Charlotte, scopre per caso la vera indole della donna durante la visione di una videocassetta da lei prestatagli.
Credendo che si tratti di un suo invito a farsi avanti, Thierry ne approfitta per dichiararle finalmente i propri sentimenti ma, purtroppo, viene da lei miseramente respinto.
Infine vi è Gioëlle (Isabelle Carré), la sorella di Thierry, la quale, costantemente alla ricerca del grande amore della sua vita, ricorre abitualmente alla pubblicazione di annunci sui giornali, però senza alcun successo.


Leone d’Argento a Venezia per la migliore regia, “Cuori” intreccia le storie di sei persone accomunate da una fragilità interiore che ne permea l’esistenza.
Ciascuno di essi si ritrova quotidianamente a lottare contro la solitudine, nel tentativo di riuscire a trovare la tanto agognata felicità; e nonostante cerchi con ogni mezzo di evadere dal grigiore delle proprie giornate, sembra inevitabilmente destinato a rimanere imprigionato nel suo angusto spazio vitale.
La neve, che vediamo cadere ininterrottamente durante tutto il film e, soprattutto, nel passaggio da una scena all’altra, sembra renderne ancora più difficile la fuga, e ovattare, non solo i rumori della città, ma anche e soprattutto le loro emozioni.
Parigi, che dai vetri delle finestre intravediamo sotto uno spesso manto bianco, assiste silenziosa alle speranze e alle delusioni dei sei protagonisti.
Nonostante l’evidente tono drammatico della pellicola, proprio in considerazione delle tematiche trattate, il regista affida il compito di farci sorridere alla finta bigotta interpretata dall’esuberante Sabine Azéma; e parlando proprio degli attori, ciascuno di essi, sotto la magistrale direzione di Resnais, riesce a regalarci un’interpretazione intensa ma allo stesso tempo delicata del proprio personaggio.
Ricordo che QUI trovate invece la pagina di “Cartoline dalla Francia” per seguire tutti gli aggiornamenti di questo blog direttamente sul vostro profilo Facebook.


Titolo: Cuori ( Coeurs )
Regia: Alain Resnais
Interpreti : André Dussollier, Pierre Arditi, Lambert Wilson, Sabine Azéma, Isabelle Carré, Laura Morante
Nazionalità : Francia, Italia
Anno : 2006


giovedì 23 agosto 2012

“Il truffacuori” di Pascal Chaumeil: gli inattesi risvolti dell’amore.


La cartolina dalla Francia di oggi arriva dal Principato di Monaco: una delle locations scelte dal regista Pascal Chaumeil per “Il truffacuori”, la divertente pellicola del 2010 in cui ritroviamo in un ruolo comico il poliedrico Romain Duris, affiancato dalla sofisticata Vanessa Paradis.
Alex Lippi (Romain Duris) di professione fa il “sabotatore di coppie” .
Coadiuvato dalla sorella Mélanie (Julie Ferrier) e dal cognato Marc (François Damiens), su richiesta dei clienti e forte del proprio fascino, fa in modo che donne legate sentimentalmente all’uomo sbagliato rompano improvvisamente  il loro fidanzamento.
Alex è talmente bravo nel suo lavoro che riesce sempre a raggiungere l’obiettivo.
Quando però viene contattato dal ricco signor Van der Beck, intenzionato a impedire l’imminente  matrimonio della figlia Juliette (Vanessa Paradis) con un giovane inglese, l’impresa si rivela però tutt’altro che semplice per lui.
A rendere ancora più complicata la matassa ci pensa poi un usuraio, al quale Alex deve un’ingente somma di denaro; una ragione in più per cui deve assolutamente portare a termine con successo la missione per la quale è stato ingaggiato.
Riuscirà anche questa volta nel suo intento, oppure si ritroverà ad affrontare qualcosa di completamente inaspettato per lui?


Il truffacuori” è una commedia piacevole e piena di ritmo, grazie soprattutto alla presenza di  Romain Duris, molto apprezzato in Francia anche in  ruoli drammatici, ma che in Italia conosciamo soprattutto per “L’appartamento spagnolo” e il sequel “Bambole Russe”.
Nella parte del fascinoso Alex, con barba incolta e capelli lunghi, lo vediamo infatti cantare, ballare,  e perfino lanciarsi da una bicicletta su di un battello in movimento.
Il personaggio da lui interpretato è un uomo sicuro di sé, abituato a viaggiare intorno al mondo a causa della sua professione e che, proprio come fosse un agente segreto in missione, si avvale di un’attrezzatura altamente tecnologica.
E’ capace perfino di farsi venire le lacrime agli occhi nel tentativo di far capitolare ai suoi piedi la “vittima” di turno, e impedirle così di sposare la persona sbagliata; ma con Juliette la situazione si prospetta del tutto differente.
Alex le si presenta come suo bodyguard personale, ma lei non ha la minima intenzione di trovarselo tra i piedi.
Lui comunque non si arrende, e quando finalmente sarà sul punto di conquistare anche Juliette, inaspettatamente si ritroverà a fare i conti con la propria coscienza, perché non si può sempre giocare con i sentimenti.
Particolarmente divertente è la scena in cui Alex e Juliette si trovano in macchina e, ascoltando alla radio la celeberrima “Wake me up before you go go” degli Wham,  nessuno dei due riesce a resistere alla tentazione di canticchiarla; come pure quella in cui i due ripropongono l’indimenticabile coreografia tratta dal film “Dirty dancing”.
L’azzeccato susseguirsi di locations differenti contribuisce inoltre a rendere ulteriormente movimentata una già brillante sceneggiatura. L’azione, che ha inizio tra le suggestive dune del deserto africano, si sposta subito dopo nella decisamente più metropolitana Parigi, per poi trasferirsi definitivamente nell’elegante Principato di Monaco.
Qui di seguito trovate il trailer del film, mentre cliccando QUI potete iscrivervi alla pagina di “Cartoline dalla Francia”, se desiderate seguire gli aggiornamenti di questo blog direttamente sul vostro profilo Facebook.

     
Titolo: Il truffacuori ( L’arnacoeur )
Regia: Pascal Chaumeil
Interpreti : Romain Duris, Vanessa Paradis, Julie Ferrier, François Damiens
Nazionalità : Francia, Principato di Monaco
Anno : 2010


sabato 18 agosto 2012

“L’uomo che amava le donne” di François Truffaut: un raffinato ritratto psicologico dell’universo femminile.


L’uomo che amava le donne” è l’ennesimo indimenticabile capolavoro del maestro François Truffaut, a cui vorrei dedicare la cartolina dalla Francia di oggi. Datata 1977, questa è una pellicola assolutamente da riscoprire, con un irresistibile Charles Denner nel ruolo di un impenitente tombeur de femmes.
In un’invernale Montpellier del 1976, un vero e proprio esercito di donne si sta dirigendo verso il cimitero cittadino per commemorare Bertrand Morane: l’uomo dal quale ognuna di loro, in qualche modo, è stata amata.
"Le gambe delle donne sono dei compassi che misurano il globo terrestre in tutte le direzioni, donandogli il suo equilibrio e la sua armonia".
Con questa frase, Truffaut riassume la sconfinata passione di Bertrand per le donne e, in particolare,  per le loro gambe.
Basta che lui incontri una donna per strada per rimanerne subito affascinato e decidere di volerla sedurre.
Dopo la scena iniziale del funerale, il film si trasforma immediatamente in un lungo flashback, in cui ripercorriamo, secondo i toni leggiadri della commedia, le varie fasi della vita di Bertrand: dagli anni della sua infanzia, trascorsa con una madre libertina, fino ad arrivare all’età adulta; e così, assistiamo a una divertente carrellata delle sue conquiste: dalla baby-sitter pedinata al supermercato, passando per la disinibita impiegata dell’autonoleggio, fino ad arrivare alla alquanto bizzarra moglie di un medico, che finisce addirittura in carcere a seguito del tentato omicidio del marito.
E’ però nel momento in cui viene rifiutato dalla proprietaria di un negozio di abbigliamento, la quale gli confessa apertamente di prediligere i ragazzi più giovani di lei, che Bertrand decide di scrivere un libro, per tentare di riunirvi tutte le donne da lui avute nel corso della sua vita.



Nonostante sia attanagliato dal dubbio se continuare o meno a scrivere, Bertrand porta comunque a termine la stesura del suo manoscritto e, intenzionato a pubblicarlo, lo presenta a diverse case editrici.
Fra queste, sarà una di Parigi, e in particolar modo una dei suoi editor, a mostrare vivo interesse per la sua opera.
A causa di un incidente stradale, però, Bertrand morirà prima che il suo romanzo, intitolato “L’uomo che amava le donne” per l’appunto, giunga nelle librerie.  
Questo ennesimo capolavoro di Truffaut affronta con simpatica ironia l’incredibile storia di un uomo e della sua smisurata passione per le donne.
Allo stesso tempo, però, è un raffinato ritratto psicologico del poliedrico universo femminile, in cui la donna viene rappresentata con i suoi pregi e difetti, con i suoi punti di forza e debolezza e, ancora una volta, con un approccio nei confronti dell’amore completamente differente da quello maschile.
Nonostante Charles Denner risulti, con la sua simpatica sfacciataggine, protagonista incontrastato della pellicola, dobbiamo inevitabilmente riconoscere la bravura delle sue comprimarie; in particolar modo di Brigitte Fossey, nel ruolo di Geneviève, l’editor della casa editrice che decide di pubblicare il libro di Bertrand; e di Nelly Borgeaud, nel singolare ruolo di un’amante lunatica, condannata per tentato uxoricidio.
Una curiosità: nel 1983 Blake Edwards girò “I miei problemi con le donne”, remake del film di Truffaut, con Burt Reynolds nel ruolo dell’impenitente seduttore.



Titolo: L’uomo che amava le donne ( L’homme qui aimait les femmes )
Regia: François Truffaut
Interpreti : Charles Denner, Nelly Borgeaud, Brigitte Fossey, Leslie Caron, Geneviève Fontanel
Nazionalità : Francia
Anno : 1977


mercoledì 15 agosto 2012

“La piscina” di Jacques Deray: intrigo e seduzione sotto il sole della Costa Azzurra.


Se avete una predilezione particolare per le storie in cui intrigo e seduzione si mescolano sapientemente tra loro, allora vi consiglio vivamente la visione de “La piscina” di Jacques Deray.  Sono sicuro che questa pellicola vi affascinerà soprattutto per la sensualità che la coppia Romy Schneider – Alain Delon riesce ancora oggi, dopo più di quarant’anni, a sprigionare sullo schermo. 
Jean-Paul (Alain Delon), uno scrittore in crisi, e Marianne (Romy Schneider), una giornalista, stanno trascorrendo piacevolmente alcuni giorni di vacanza nella villa con piscina di un loro amico, nei pressi di Saint-Tropez.
Però, a interrompere il loro idillio ci pensa Harry (Maurice Ronet), un amico di Jean-Paul, nonché ex-amante di Marianne, che di passaggio dalla Costa Azzurra, si presenta inaspettatamente alla villa insieme alla figlia diciottenne Penelope (Jane Birkin).
I due, dopo aver ricevuto l’invito di Jean-Paul e Marianne, decidono di fermarsi con loro per qualche giorno, prima di proseguire per Milano dove erano originariamente diretti.
La loro convivenza riporterà però lentamente alla luce vecchi dissapori e passioni sopite e, in conseguenza di ciò, i loro rapporti diverranno giorno dopo giorno sempre più tesi fino a quando, una notte, non verrà commesso un omicidio…



Fin dalle prime immagini, in cui vediamo i corpi nudi di Romy Schneider e Alain Delon avvinti sotto il sole in un sensuale abbraccio, possiamo intuire che questo film si regge soprattutto sulla presenza di questi due attori, più che sull’originalità della sceneggiatura.
La scelta di ambientare la storia durante la stagione estiva, all’interno di una villa della Costa Azzurra, in cui il “pezzo forte” è rappresentato proprio da un’elegante piscina, ha poi indubbiamente  aggiunto una nota glamour a questa pellicola.
Tra l’altro l’idea della piscina, intesa come elemento focale attorno al quale si sviluppa tutta la storia, è stata poi  ripresa molti anni dopo anche da François Ozon per il suo intrigante “Swimming Pool” .
Jean-Paul e Marianne ci vengono presentati come una coppia apparentemente collaudata, il cui tranquillo ménage viene però messo in crisi dall’inaspettato arrivo di due ospiti: Harry, una loro “vecchia conoscenza”, e la figlia Penelope.
Mentre Harry cerca di riconquistare Marianne, di cui in passato era stato l’amante, Penelope, con i suoi strani silenzi e la sua falsa ingenuità, finirà per far degenerare, drammaticamente, il rapporto fra Jean-Paul e suo padre.
Sul finale, la storia si tinge infatti di “giallo”, contribuendo così ad accrescere ulteriormente la tensione che si respira durante la visione del film.
Nel caso in cui desideriate tuffarvi nelle “bollenti” atmosfere de “La piscina”, seguendo questo link potete subito vederne il trailer.
Infine, una curiosità: alcune scene del film, in cui Alain Delon è disteso sotto il sole, sono state recentemente utilizzate per la realizzazione di uno spot pubblicitario per un noto profumo maschile, che potete rivedere cliccando QUI buona visione!




Titolo: La piscina ( La piscine )
Regia: Jacques Deray
Interpreti : Alain Delon, Romy Schneider, Maurice Ronet, Jane Birkin
Nazionalità : Francia
Anno : 1968


domenica 12 agosto 2012

“Incontri d’amore” di Arnaud e Jean-Marie Larrieu: l’insolito risveglio dei sensi di una coppia borghese.


Con la cartolina dalla Francia di oggi vorrei riscoprire insieme a voi “Incontri d’amore”: la divertente commedia dei fratelli Arnaud   e Jean-Marie Larrieu uscita nelle sale francesi nel 2005, nella quale, affrontando con ironia l’argomento “scambio di coppia”, si parla di un diverso modo di intendere l’amore e il sesso.
William (Daniel Auteuil) e Madeleine (Sabine Azéma) sono una coppia di mezz’età che conduce una vita tranquilla a Grenoble.
Meteorologo in pensione lui, con l’hobby della pittura lei, hanno una figlia che studia in Italia.
Un giorno, mentre Madeleine si trova sui monti del Vercors, intenta a ritrarne il paesaggio, incontra Adam (Sergi López), il sindaco non vedente di uno dei paesi della zona, che le mostra un vecchio casolare in vendita.
Madeleine ne rimane talmente entusiasta che, dopo qualche giorno, porta a vederlo anche il marito; i due decidono così di acquistarlo.
Una volta trasferitisi nella nuova abitazione, fanno subito amicizia con Adam e sua moglie Eva (Amira Casar); e quando la casa di questi ultimi viene distrutta da un incendio, William e Madeline si offrono di ospitarli nella loro.
A seguito di questa loro convivenza però, William e Madeleine si ritroveranno lentamente coinvolti in uno scambio di coppie, sperimentando così un inaspettato risveglio dei sensi e, al tempo stesso, liberandosi dai rigidi schemi che avevano caratterizzato fino ad allora la loro tranquilla vita borghese.



William e Madeleine sono una delle tante coppie di mezz’età con un matrimonio ben collaudato e una figlia che non vive più con loro, che si sta preparando, sebbene lentamente, all’idea di invecchiare.
Mentre William ci viene presentato come un uomo completamente smarrito, da quando è andato in pensione, Madeleine sembra ricercare nuove emozioni nella pittura.
L’acquisto di una nuova casa e, soprattutto, l’amicizia con i nuovi vicini li porteranno inaspettatamente a rimettere in discussione alcuni aspetti che riguardano la loro vita di coppia.
Grazie ai loro nuovi amici verranno infatti introdotti nel mondo degli “scambisti”, riscoprendo così, come se all’improvviso fossero tornati ad essere dei passionali adolescenti, la possibilità di giocare con il sesso.
Il titolo francese della pellicola recita “dipingere o fare l’amore” proprio per sottolineare l’improvviso cambiamento che caratterizza la vita di William e Madeleine e che li porta, una volta che Adam e Eva si saranno allontanati da loro, a ripetere anche con un’altra coppia lo stesso tipo di esperienza.
Incontri d’amore” è indubbiamente una piacevole commedia, grazie anche alle lodevoli interpretazioni di Daniel Auteuil e Sabine Azéma, i quali, nei rispettivi ruoli, sono riusciti a calarsi con naturalezza all’interno di un contesto che spesso rasenta il grottesco.
Alla riuscita della pellicola ha contribuito anche la scelta delle locations; i fratelli Larrieu hanno infatti ambientato “Incontri d’amore” nelle verdi Prealpi del Vercors ( regione del Rodano-Alpi ), dove Madeleine si reca per dipingerne il paesaggio e, soprattutto, dove scopre il vecchio casolare in vendita.



Titolo: Incontri d’amore ( Peindre ou faire l’amour )
Regia: Arnaud e Jean-Marie Larrieu
Interpreti : Daniel Auteuil, Sabine Azéma, Sergi López, Amira Casar
Nazionalità : Francia
Anno : 2005