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giovedì 15 marzo 2012

“Mio zio”: la geniale comicità di Jacques Tati.



Con la “cartolina dalla Francia” di oggi vorrei parlarvi di “Mio zio”: la pellicola diretta e interpretata nel 1958 da Jacques Tati, e vincitrice di un premio Oscar come miglior film straniero.
Dopo Le vacanze di Monsieur Hulot, il geniale cineasta francese porta nuovamente sullo schermo lo strampalato personaggio del titolo, rendendolo ancora una volta protagonista di situazioni  comiche, al limite del surreale.
La famiglia Arpel vive in un quartiere moderno, in una villa dotata di tutte le ultimissime invenzioni tecnologiche. Il signor Arpel è il dirigente di un’industria produttrice di materie plastiche, mentre la moglie è una donna dedita in modo quasi ossessivo alla pulizia della casa e alla cura della famiglia. Vi è poi Gérard, il figlio a cui entrambi i genitori vorrebbero imporre il loro stile di vita “perfetto”, verso il quale però il bambino si dimostra del tutto insofferente. Al contrario, ha una simpatia particolare per il confusionario e singolare zio, Monsieur Hulot per l’appunto, il fratello della signora Arpel che vive  invece in un pittoresco quartiere popolare.


Il film è basato proprio sul contrasto tra questi due mondi. Da una parte l’elegante atmosfera vissuta all’interno della villa dei coniugi Arpel, dove tutto funziona ( pressoché ) alla perfezione. Dall’altra il calore dei rapporti umani vissuti in un quartiere popolare, nella Francia di fine anni 50. La macchina da presa ci permette di seguire la vita di alcune di quelle persone durante le loro occupazioni quotidiane: mentre fanno la spesa al mercato rionale, oppure durante un attimo di pausa, mentre conversano piacevolmente tra di loro seduti al tavolo di un café all’aperto.
Jacques Tati in questo film, oltre a regalarci un’indimenticabile prova della sua geniale comicità, ci fa rivivere l’atmosfera di una Francia che fu, e che personalmente ho avuto la possibilità di respirare visitando alcune località francesi, a dire il vero non sempre tipicamente turistiche, le quali sono fortunatamente riuscite a mantenere pressoché inalterato il loro fascino originario.
A chi non conoscesse ancora questo piccolo gioiello della cinematografia francese e fosse interessato a vederlo, consiglierei di guardare subito il trailer del film.






Titolo: Mio zio ( Mon oncle ).
Regia: Jacques Tati
Interpreti : Jacques Tati, Jean-Pierre Zola, Adrienne Servantie
Nazionalità : Francia
Anno : 1958


domenica 11 marzo 2012

“Baci rubati”: l'indimenticabile pellicola di François Truffaut.



Vorrei dedicare il primo post di questo blog, ovvero la prima delle “Cartoline dalla Francia”, a “Baci rubati”: la commedia sentimentale di François Truffaut del 1968 che ho avuto occasione di vedere, e apprezzare, per la prima volta purtroppo solo di recente.
In questo film il regista, uno dei più importanti esponenti della Nouvelle Vague francese, dopo I 400 colpi e L’amore a vent’anni porta nuovamente sullo schermo il personaggio di Antoine Doinel, interpretato da Jean-Pierre Léaud, suo attore feticcio.
Riformato dal servizio militare per instabilità di carattere, Antoine torna dall’ex fidanzata Christine, nel tentativo di riallacciare, ma senza successo, i rapporti con lei.
Nel frattempo trova lavoro come portiere di notte in un albergo di Montmartre, ma viene subito licenziato per aver involontariamente aiutato un detective privato a cogliere in flagrante un'adultera. Viene quindi successivamente assunto dalla stessa agenzia investigativa, ma anche in questo caso dimostrerà ben presto di non essere all’altezza degli incarichi che gli vengono assegnati, arrivando perfino ad innamorarsi della moglie di un cliente.
Nella sua ricerca di una stabilità economica, passando rapidamente da un impiego ad un altro, e sentimentale, spaziando dall’amore mercenario a quello per una donna matura dell’alta borghesia, alla fine Antoine riuscirà comunque ad assicurarsi l’affetto della sua ex fidanzata, e a raggiungere, apparentemente, una più completa maturità interiore.



Oltre che per le tematiche trattate dal regista, a mio avviso ciò che rende questa pellicola particolarmente affascinante è il fatto di esser stata girata a Parigi proprio durante i giorni della contestazione studentesca del 1968, appartenendo quindi a un’epoca così densa di cambiamenti per la Francia e non solo.
Tra una gag di Antoine Doinel e l’altra, François Trauffaut ci accompagna con la sua macchina da presa lungo le strade e i giardini di una Parigi da favola, oppure, anche semplicemente spalancando la finestra di una camera da letto, ci regala incantevoli viste della città, fra cui mi è rimasta particolarmente impressa quella della basilica del Sacro Cuore a Montmartre.
Ritengo inoltre che una menzione particolare vada a Que reste-t-il des nos amours?, brano del 1942 scritto e interpretato da Charles Trenet, nonché indimenticabile colonna sonora del film, che con la sua struggente melodia riesce bene a sottolineare le tematiche della pellicola, e contribuisce a renderla indubbiamente una delle migliori di Truffaut.



Titolo: Baci rubati ( Baisers volés ).
Regia: François Truffaut
Interpreti: Jean-Pierre Léaud, Claude Jade, Delphine Seyrig, Michael Lonsdale, Daniel Ceccaldi
Nazionalità: Francia
Anno: 1968