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martedì 7 agosto 2012

“Un cuore in inverno” di Claude Sautet: negli imperscrutabili meandri dell’animo umano.


E’ uno degli ultimi capolavori del grande regista francese Claude Sautet, la pellicola che vorrei consigliarvi con la cartolina dalla Francia di oggi.
Un cuore in inverno” riscosse in effetti un grandissimo successo, sia di critica che di pubblico, in tutta Europa; e, tra i numerosi riconoscimenti ottenuti, vorrei ricordare in particolare il Leone d’argento assegnato, a Venezia, proprio alla regia di Sautet.
Maxime (André Dussollier) e Stéphane (Daniel Auteuil) sono due liutai, soci in affari e uniti da un lungo e profondo legame di amicizia fin dagli anni in cui frequentavano il conservatorio.
Mentre Maxime è un tipo estroverso, che cura gli interessi dei clienti come se fossero dei veri e propri pazienti, Stéphane, che svolge il proprio lavoro con una dedizione quasi maniacale, ha un carattere diametralmente opposto a quello dell’amico.
Maxime vive felicemente una storia d'amore con Camille (Emmanuelle Béart), una giovane e bella violinista; e quando decide di comunicarlo a Stéphane, scatta in quest’ultimo uno strano meccanismo, che lo porta a sedurre la donna dell’amico.
Stéphane riesce nel suo intento e, sebbene nel frattempo anche lui si sia innamorato di Camille, inspiegabilmente decide di tirarsi  indietro. Ma oramai l’amicizia con Maxime è per sempre compromessa…


Un cuore in inverno” affronta con eleganza e delicatezza la complessità dell’animo umano, con i suoi limiti, le sue contraddizioni e le sue paure.
Maxime presenta a Stéphane, l’uomo a cui è legato da un consolidato rapporto di amicizia, Camille, una violinista di cui si è innamorato e con la quale medita di andare a vivere insieme; ed ecco che,  da una situazione che di per sé non ha nulla di straordinario, si sviluppa però qualcosa di decisamente insolito.
Stéphane, infatti, decide di sedurla, dimostrandosi interessato al suo lavoro e dandole consigli su come migliorare le performances del suo violino.
Camille, da parte sua, inizia a sentirsi sempre più attratta da quell’uomo, al quale pensa con sempre maggior frequenza nel corso delle sue giornate.
Maxime, al quale Camille decide di rivelare ciò che le sta capitando, è convinto che anche l’amico sia attratto da lei.
Però, quando Camille si dichiara a Stéphane, lui la respinge, dicendole di averla sedotta solo per puro divertimento, poiché non prova nulla per lei.
Camille però non crede alle parole di Stéphane; non può avere frainteso le sue intenzioni e, soprattutto, i suoi sguardi così eloquenti; e nel tentativo di provocare una sua reazione, arriva perfino ad affrontarlo verbalmente in modo piuttosto violento.
Tutto ciò, però, sembra lasciare completamente indifferente Stéphane, il quale sostiene di non essere in grado di provare quei sentimenti di cui lei, al contrario, lo ritiene capace.
E’ un’attenta analisi psicologica quella affrontata da Sautet nella penultima pellicola della sua carriera cinematografica.
Sebbene non si contraddistingua per il ritmo, “Un cuore in inverno” si regge indubbiamente sulla forza dei dialoghi, nonché sulle interpretazioni dei singoli attori.
In effetti, anche per la realizzazione di questo suo ennesimo capolavoro, il regista si è avvalso di un cast eccelso; a partire dall’impareggiabile Daniel Auteuil, i cui sguardi risultano più eloquenti delle parole.
Emmanuelle Béart, poi, è semplicemente stupenda nel ruolo della violinista combattuta tra l’amore per i due uomini; mentre André Dussollier, nella parte dell’estroverso Maxime, si riconferma come uno dei migliori attori francesi della sua generazione.
Un ruolo fondamentale nella narrazione della vicenda, ambientata in una Parigi contemporanea, è infine svolto dalla musica di Maurice Ravel, che riesce a sottolineare alla perfezione la  drammaticità della pellicola.



Titolo: Un cuore in inverno ( Un coeur en hiver )
Regia: Claude Sautet
Interpreti : André Dussollier, Daniel Auteuil, Emmanuelle Béart
Nazionalità : Francia
Anno : 1992


giovedì 2 agosto 2012

“Ti va di pagare?” di Pierre Salvadori: l’amore vince sempre sul denaro?


Per la cartolina dalla Francia di oggi ho scelto un’altra commedia “estiva”, e più precisamente “Ti va di pagare?” di Pierre Salvadori, nella quale ritroviamo l’incantevole Audrey Tautou, nei panni di una seducente escort, affiancata dal simpaticissimo Gad Elmaleh.
Irène (Audrey Tautou) è una giovane e affascinante escort, che conduce una vita fatta di lussi e divertimenti, facendosi mantenere da facoltosi uomini maturi.
In un elegante albergo di Biarritz, una sera incontra Jean (Gad Elmaleh), un modesto cameriere che lavora all’interno dell’hotel. Scambiandolo per un miliardario, trascorre la notte con lui.
Il mattino seguente, al suo risveglio, Jean scopre però che lei se ne è andata insieme al suo facoltoso accompagnatore.
L’anno dopo, tornando nello stesso albergo, Irène incontra nuovamente Jean, il quale recita per la seconda volta la parte del miliardario. I due passano, così, un’altra notte insieme.
Irène, però, questa volta viene scoperta dal suo maturo fidanzato che, a soli tre mesi dalla data prevista per il loro matrimonio, decide quindi di troncare immediatamente ogni rapporto con lei.
Credendo di potersi consolare tra le braccia di Jean, Irène torna subito da lui, per scoprire però poco dopo la sua vera  identità.
Costretta inaspettatamente a riorganizzare la propria vita, parte quindi per la Costa Azzurra, dove Jean la raggiunge per dichiararle il suo amore; e nel tentativo di liberarsi di lui, sapendo che non può di certo garantirle il tenore di vita a cui lei è ormai abituata, Irène dà fondo in poco tempo a tutti i suoi risparmi.
Proprio quando Jean si è finalmente convinto a tornare al suo lavoro di cameriere, viene adocchiato da Madeleine (Marie-Christine Adam), una ricca vedova alla ricerca di un giovane accompagnatore.
Inaspettatamente, si ritrova così a ricoprire lo stesso ruolo di Irène, la quale nel frattempo ha sedotto un altro “pluridivorziato” miliardario.
Sebbene inizialmente la giovane donna si mostri prodiga di consigli nei confronti di Jean, in modo da consentirgli di ottenere il più possibile dalla “sua” ricca vedova, con il passare dei giorni  comincerà però a guardarlo con occhi decisamente diversi…


Dopo averci fatto sorridere, nonché commuovere, nei panni della dolce e stralunata Amélie Poulain, ritroviamo la brillante Audrey Tautou in questa sofisticata commedia francese diretta da Pierre Salvadori, nella quale  fin dalle prime immagini ci appare chiaro che tutto ( o quasi ) ruota intorno al denaro.
Nel mondo che ci viene presentato tutto ha un prezzo, apparentemente. Non solamente i vestiti, i gioielli o i soggiorni in lussuosi alberghi; anche la compagnia di donne giovani e belle.
Durante la visione del film, però, lo spettatore  scoprirà che questo fortunatamente non è sempre vero…
Fanno da sfondo alle divertenti vicissitudini di Irène e Jean alcune delle più eleganti località delle coste francesi. Dalle spiagge di Biarritz (nel sud-ovest della Francia ) a quelle della Costa Azzurra, il regista ci dà la possibilità di penetrare all’interno di ambienti esclusivi, non accessibili a chiunque.
E così ci ritroviamo a “soggiornare”, insieme ai due protagonisti, in lussuosi alberghi, come l’Hotel du Palais a Biarritz, o l’Hotel de Paris a Montecarlo.
Ad affiancare  Audrey Tautou, raggiante nei suoi eleganti abiti di scena, troviamo Gad Elmaleh, il simpaticissimo attore di origine marocchina; il quale, grazie alla sua bravura e alla brillante sceneggiatura, riesce perfino a risultare credibile  nei panni del, seppure impacciato, gigolo.



Titolo: Ti va di pagare? - Priceless ( Hors de prix )
Regia: Pierre Salvadori
Interpreti : Audrey Tautou, Gad Elmaleh, Marie-Christine Adam, Vernon Dobtcheff
Nazionalità : Francia
Anno : 2006


giovedì 26 luglio 2012

“Le piace Brahms?” di Anatole Litvak: la trasposizione cinematografica di uno dei più affascinanti romanzi di Françoise Sagan.


Basato sull’omonimo romanzo di Françoise Sagan, “Le piace Brahms?” è la cartolina dalla Francia che vi propongo con il post di oggi. Diretta nel 1961 da Anatole Litvak, questa pellicola  si regge soprattutto sull’interpretazione di un cast di alto livello, a cui appartengono attori del calibro di Ingrid Bergman, Yves Montand e Anthony Perkins.
La vicenda si svolge a Parigi agli inizi degli anni sessanta.
Paula Tessier (Ingrid Bergman) è un’arredatrice di interni quarantenne. Da cinque anni è legata sentimentalmente a Roger Demarest (Yves Montand), un ricco e affascinante uomo d’affari, il quale però, oltre a non avere la minima intenzione di sposarla, non perde occasione per tradirla con le altre donne.
Un giorno Paula incontra Philip Van Der Besh (Anthony Perkins), figlio di una sua cliente e più giovane di lei di quindici anni.
Philip si invaghisce immediatamente della donna, e inizia nei suoi confronti un serrato corteggiamento, in virtù del quale Paula può nuovamente riassaporare il piacere di sentirsi desiderata da un uomo.
Poiché nel frattempo Roger continua a trascurarla, Paula, stanca delle sue continue assenze, decide di lasciarlo e, contemporaneamente, inizia una relazione con Philip.
Ben presto, però, si rende conto che il rapporto con quel giovane uomo non può avere un futuro, a causa della loro differenza di età e, soprattutto, dell’immaturità del ragazzo
Così, quando Roger torna da lei chiedendole di sposarlo, nel tentativo di riconquistarla, Paula accetta senza la minima esitazione. Ma cambierà effettivamente qualcosa nella sua vita dopo il loro matrimonio?


“Le piace Brahms?” affronta essenzialmente il “dramma” di una donna, non più giovanissima, che vede scorrere inesorabilmente davanti a sé i propri anni, senza la prospettiva di riuscire a ufficializzare il rapporto con il suo compagno; il quale ci viene presentato come un uomo più concentrato sul proprio lavoro e sulle altre donne, che sull’idea di creare una famiglia con il personaggio interpretato dalla Bergman.
All’epoca in cui il film uscì nelle sale e, ancora prima, quando alla fine degli anni cinquanta fu pubblicato il romanzo della Sagan, l’opinione pubblica criticò pesantemente lo stile di vita della protagonista, in quanto era considerata moralmente inaccettabile la sua rassegnazione a vivere al fianco di un uomo senza essergli legata da un vincolo matrimoniale e, soprattutto, la sua decisione di intraprendere una relazione sentimentale con un uomo molto più giovane di lei.
Da allora è trascorso circa mezzo secolo, e oggi queste considerazioni hanno solamente l’effetto di farci sorridere. Dopotutto, però, la funzione di un film, soprattutto se stiamo parlando di un “classico”, è anche quella di farci riflettere, e di portarci a confrontare situazioni geograficamente e temporalmente differenti da quella in cui ci muoviamo abitualmente.
Personalmente ho ritrovato in “Le piace Brahms?” le atmosfere eleganti che contraddistinguono i romanzi della Sagan, e che sullo schermo vengono rese fedelmente grazie alle magistrali interpretazioni degli attori, all’attenta scelta dei costumi, delle scenografie e, ovviamente, delle locations.
A tale riguardo, la fotografia in bianco e nero della pellicola riesce come per magia a trasmetterci tutto il fascino della Ville Lumière dei primi anni sessanta, nella quale abbiamo la sensazione di ritrovarci, passando da una veloce corsa in auto sugli Champs-Elysées a una romantica cena in uno dei raffinati ristoranti della capitale francese.
A partire dal momento in cui Philip rivolge a Paula la fatidica domanda ( “Le piace Brahms?”, per l’appunto ) la loro contrastata storia d’amore viene dolorosamente scandita dalle drammatiche note del  “Poco Allegretto” di Johannes Brahms, III movimento della sua III sinfonia, che potete riascoltare cliccando QUI.
Come di consueto vi lascio alla visione del trailer del film; noi ci ritroviamo prossimamente su questo blog per un'altra cartolina dalla Francia. A presto!




Titolo: Le piace Brahms? ( Goodbye Again ).
Regia: Anatole Litvak
Interpreti : Ingrid Bergman, Yves Montand, Anthony Perkins
Nazionalità : USA
Anno : 1961


sabato 21 luglio 2012

“Piccole bugie tra amici” di Guillaume Canet: le incantevoli spiagge di Cap Ferret fanno da sfondo alle nevrosi di un gruppo di amici parigini.


La cartolina di oggi arriva dalle spiagge francesi della costa atlantica, e più precisamente da Cap Ferret, dove il regista, nonché attore, Guillaume Canet ha girato nell’estate di tre anni fa “Piccole bugie tra amici”: una commedia drammatica che, dopo aver registrato un enorme successo di pubblico in Francia, è arrivata nelle nostre sale la scorsa primavera.
Alcuni giorni prima della partenza per Cap Ferret, dove ogni estate sono soliti trascorrere insieme un breve periodo di vacanza, un gruppo di parigini viene sconvolto dalla notizia dell’incidente in scooter accaduto all’amico Ludo (Jean Dujardin) all’uscita da una discoteca.
Inizialmente restii a lasciarlo da solo in ospedale, vengono successivamente tranquillizzati dai medici sulle sue reali possibilità di recupero; e decidono quindi di partire ugualmente per il loro ritrovo annuale.
Quella loro vacanza però, anziché  distrarli dai problemi quotidiani,  porterà alla luce tutte le nevrosi, le paure e le incomprensioni tra di loro, che fino ad allora erano rimaste nascoste sotto la sabbia.
Max (François Cluzet), il proprietario della villa, è un uomo di mezz’età dal carattere irascibile che rischia di compromettere irrimediabilmente il proprio rapporto con l’amico Vincent (Benoît Magimel), dopo che quest’ultimo gli ha rivelato di provare per lui qualcosa di più di un sentimento di amicizia.
Marie (Marion Cotillard) è una giovane donna che, alla continua ricerca di un proprio equilibrio interiore, passa con estrema facilità da un partner all’altro.
Eric (Gilles Lellouche) è invece un attore agli inizi della carriera, che non riesce a resistere alla tentazione di sedurre ogni donna che incontra, e che per questo motivo viene abbandonato dalla sua ragazza.
Vi è infine Antoine (Laurent Lafitte), anche lui è stato lasciato dalla fidanzata; ossessiona in continuazione gli altri con la richiesta di consigli, nella speranza di poter tornare insieme a lei.
I giorni trascorrono abbastanza tranquillamente tra risate, litigi e gite in barca, fino a quando non accadrà qualcosa che, sebbene comprometterà ulteriormente l’instabile equilibrio di ognuno di essi, finirà comunque per rendere più saldo il loro rapporto…


Con questo film Guillaume Canet ha voluto realizzare una sorta de “Il grande freddo”, la celeberrima pellicola di Lawrence Kasdan datata 1983, in “salsa francese”.
Sebbene la sceneggiatura di “Piccole bugie tra amici” non si contraddistingua per la sua originalità, il regista è comunque riuscito a sostenere bene il carattere corale della pellicola, narrando le dinamiche che si sviluppano tra i singoli personaggi coinvolti nella storia; i quali, sebbene inizialmente ci appaiano altruisti e affettuosi, successivamente si rivelano ai nostri occhi egoisti e bugiardi.
Il titolo originale “Les petits mouchoirs” ( letteralmente  “I fazzolettini” ) fa riferimento ad un’espressione francese che viene utilizzata quando si vuole indicare qualcosa che è tenuto nascosto, stendendoci sopra un fazzoletto.
Questo è proprio ciò che ha fatto, per tutta la sua vita, ciascuna delle persone appartenenti a quel gruppo di amici; non solamente nei rapporti tra di loro, ma anche e soprattutto nei confronti di loro stessi. Gli eventi, però, li costringeranno ad affrontare la realtà per quello che effettivamente è.
All’interno del cast si distingue particolarmente per l’intensità della sua interpretazione Marion Cotillard, compagna del regista nella vita, e premio Oscar come migliore attrice protagonista per il  ruolo di Edith Piaf nel film  “La vie en rose”.
A fare da sfondo alle vicende di questa commedia drammatica abbiamo le incantevoli spiagge di Cap Ferret, la località balneare situata nella regione dell’Aquitania, nel sud-ovest della Francia.
A seguito del successo ottenuto da “Piccole bugie tra amici” sono aumentate le richieste di coloro che nel periodo estivo desiderano affittare un’abitazione proprio in questa zona. Qualcuno ha perfino espressamente richiesto di trascorrere le vacanze nella casa in cui è stato girato il film, e dove l’intero cast ha vissuto per un brevissimo periodo di tempo, per potersi ambientare prima dell’inizio delle riprese.
Per cominciare ad entrare nelle atmosfere estive della pellicola, vi consiglio di guardarne subito il trailer; io, come al solito, vi rinnovo il mio invito su questo blog con la prossima cartolina dalla Francia.




Titolo: Piccole bugie tra amici ( Les petits mouchoirs ) 
Regia: Guillaume Canet
Interpreti : François Cluzet, Jean Dujardin, Benoît Magimel, Marion Cotillard, Gilles Lellouche
Nazionalità : Francia
Anno : 2010


giovedì 31 maggio 2012

“Carissima me” di Yann Samuell: che ne è dei sogni della nostra infanzia?


Almeno una volta nella vita vi sarete senz’altro domandati se siete riusciti a realizzare tutti i sogni della vostra infanzia. E’ quello che si chiede anche Sophie Marceau in “Carissima me”: la pellicola di Yann Samuell che vi propongo con la cartolina dalla Francia di oggi.
Sembra che a Margaret (Sophie Marceau) non manchi nulla; ha infatti tutto ciò che desidera: una carriera, denaro, potere e un uomo che la ama.
Ha imparato molto presto a farsi strada nella vita, soprattutto in un ambiente lavorativo dominato dagli uomini. Ha perfino cambiato il suo nome di battesimo, il dolce “Marguerite”, con il decisamente più austero “Margaret”.
La sua esistenza è estremamente frenetica e non può assolutamente permettersi la minima perdita di tempo…
Il giorno del suo quarantesimo compleanno Margaret riceve inaspettatamente la visita di Marignac (Michel Duchaussoy): un anziano notaio di provincia che le consegna la prima di una serie di lettere che lei stessa si era scritta all’età di sette anni, e che aveva poi consegnato allo stesso Marignac, pregandolo di riconsegnargliele proprio in occasione del suo quarantesimo compleanno, con il preciso scopo di non dimenticare le promesse che allora si era fatta per il suo futuro.
Scopriamo così che a Margaret in effetti qualcosa manca: un passato che, nonostante lei abbia disperatamente cercato di affondare, adesso rivendica prepotentemente la sua esistenza …



Nonostante il tono alquanto leggero di questa commedia, “Carissima me” è essenzialmente un’occasione di riflessione sulla nostra vita, su ciò che siamo diventati e su ciò che invece avremmo desiderato diventare quando eravamo bambini.
Così, tramite una serie di riusciti e coloratissimi flashback, ci ritroviamo a seguire le vicende di Margaret / Marguerite intenta a recuperare un passato, anche piuttosto doloroso, che a un certo momento della propria infanzia lei aveva deciso di dimenticare. Abbandonata dal padre all’età di sette anni, insieme alla madre e al fratellino si ritrova improvvisamente in gravi difficoltà economiche.
In conseguenza di ciò decide che nella vita si sarebbe impegnata per diventare “qualcuno”, ed essere così ammirata e rispettata da tutti; adesso che è una quarantenne di successo può senza alcuna ombra di dubbio affermare di esserci riuscita.
L’inaspettato arrivo di una serie di lettere che lei stessa si era scritta quando aveva sette anni ( per l’appunto l’età della ragione, come recita il titolo originale della pellicola di Samuell ), la porterà inevitabilmente a ripensare al proprio passato, a chiedersi se è riuscita a mantenere le promesse che si era fatta quando era una bambina e, soprattutto, se è effettivamente diventata ciò che lei è.
Lodevole l’interpretazione della bellissima Sophie Marceau che conosciamo inizialmente come un’algida e intransigente top manager, che non ha neppure il tempo di festeggiare il proprio compleanno, e che poi vediamo lentamente “sciogliersi” nei ricordi del suo triste passato, nei confronti del quale è riuscita a prendersi comunque una bella rivincita.
Grazie a quelle lettere, però, Margaret / Marguerite si renderà conto di essere ancora in tempo per riprogrammare la propria vita e per potersi finalmente dedicare a ciò che per lei era veramente importante quando era ancora una bambina.
Il forte contrasto tra la realtà del presente e gli anni ormai lontani dell’infanzia è ben sottolineato dalle diverse location scelte per le riprese di “Carissima me”.
Il personaggio interpretato dalla Marceau ci viene infatti presentato all’interno di uno stabile freddo e impersonale, dove il vetro e l’acciaio risultano essere i materiali predominanti, e dove si respira l’atmosfera asettica tipica degli uffici delle multinazionali.
A seguito del ricevimento delle sue stesse lettere, la vediamo poi volare nel sud della Francia; Saoû è il nome del piccolo villaggio citato nel film, situato nel dipartimento della Drôme ( regione del Rodano-Alpi ), dove lei ha trascorso gran parte della propria infanzia e dove ha iniziato a fare progetti per il suo futuro; ed è proprio grazie al calore e ai colori di quei luoghi che Margaret /Marguerite riuscirà finalmente a fare pace con il proprio passato.
Prima ancora di lasciarvi come di consueto con il trailer del film, vorrei concludere il post di oggi con una frase di Oscar Wilde, citata proprio in una delle scene finali di “Carissima me”: “E’ importante avere dei sogni abbastanza grandi da non perderli di vista mentre si perseguono".
Auguro a tutti una buona visione, e vi aspetto su questo blog con la prossima cartolina dalla Francia. 





Titolo: Carissima me ( L’age de raison )
Regia: Yann Samuell
Interpreti : Sophie Marceau, Marton Csokas, Michel Duchaussoy
Nazionalità : Francia, Belgio
Anno : 2010




venerdì 20 aprile 2012

“Caccia al ladro” di Alfred Hitchcock: fuochi d’artificio sullo schermo tra due indimenticabili icone del cinema di Hollywood.



La cartolina dalla Francia di oggi è una cartolina in technicolor. Se avete una predilezione particolare per le storie in cui gli elementi del giallo si mescolano sapientemente con quelli della commedia rosa, e soprattutto se siete amanti delle atmosfere evocate dai solari paesaggi della Costa Azzurra, vorrei allora consigliarvi la visione di “Caccia al ladro”: il film diretto nel 1954 da Alfred Hitchcock, e interpretato, fra gli altri, da due indimenticabili icone del cinema di Hollywood, ancora oggi simbolo di fascino ed eleganza: Cary Grant e Grace Kelly.
John Robie ( Cary Grant ), dopo aver fatto parte della Resistenza francese durante la seconda guerra mondiale, ed essere stato scarcerato, ha ormai abbandonato la sua “attività” di ladro di gioielli,  in conseguenza della quale si è guadagnato l’appellativo de “Il Gatto”. Adesso conduce una vita ritirata in una bellissima residenza sulle colline dell’entroterra della Costa Azzurra, coltivando fiori.
Il film inizia con una rapida carrellata di furti di gioielli all’interno di alcune abitazioni della Riviera francese, messi a segno secondo le caratteristiche modalità de “Il Gatto”. La polizia  sospetta subito che si tratti di furti commessi proprio da John Robie; dello stesso parere sono anche i suoi ex-compagni della Resistenza, che adesso lavorano  in un ristorante di Nizza appartenente al signor Bertani, un vecchio amico di Robie.
Hughson, un agente delle assicurazioni Lloyd's di Londra, appena arrivato in Costa Azzurra proprio per indagare sui recenti avvenimenti, diventa il principale alleato di Robie, intenzionato, quest’ultimo, a dimostrare la propria estraneità ai fatti che gli vengono imputati, e soprattutto a riuscire a cogliere sul fatto il vero ladro.
A tal riguardo si procura una lista dei proprietari di gioielli attualmente presenti sulla Riviera francese, e fra questi nominativi trova anche quello dall'americana Jessie Stevens, vedova di un petroliere, in vacanza a Cannes insieme all'affascinante e sofisticata figlia Frances (Grace Kelly).
Fingendosi un facoltoso uomo d'affari americano, Robie riesce quindi ad avvicinare le due donne;  e Frances, pur essendo sicura della colpevolezza dell’uomo, ne rimane subito affascinata…



“Caccia al ladro” ricevette tre nominations agli Oscar, aggiudicandosene poi solamente uno per la “Migliore fotografia”; in effetti, anche se a quasi sessant’anni dalla sua uscita nelle sale le immagini possono risultare alquanto “datate”, riescono comunque a evocare  brillantemente tutto il fascino della Costa Azzurra durante la stagione estiva.
E’ quindi molto probabile che, una volta visto il film, vi verrà voglia di recarvi sulla Croisette di Cannes, per poter ammirare da vicino l’elegante e maestosa facciata dell’Hotel Carlton, dove nel film alloggiano i protagonisti interpretati da Cary Grant e Grace Kelly. Nel caso in cui decideste poi di prenotare una stanza in quello stesso hotel, potreste anche usufruire della loro spiaggia privata, godendovi così un po’ di relax sotto il sole della Riviera, e magari ripensando al brillante battibecco, inscenato proprio nelle azzurre acque della baia della Croisette, tra Grace Kelly e l’attrice francese Brigitte Auber, di fronte ad un alquanto imbarazzato Cary Grant.
Se poi vi trovaste a passare da Nizza, potrebbe allora essere interessante visitare anche il colorato mercato dei fiori, al quale Hitchcock ha dedicato in “Caccia al ladro” una divertente scena, riuscendo a miscelare magistralmente humor e “azione”.
Una menzione particolare credo infine che spetti alle spettacolari riprese aeree della Riviera, che a mio avviso hanno indubbiamente contribuito a rendere indimenticabile questo classico della cinematografica americana.
Nel caso in cui stiate programmando le vostre prossime vacanze estive in Costa Azzurra, vi consiglio quindi di guardare prima possibile questa pellicola; inizierete così ad assaporare lentamente le atmosfere di quei luoghi, ed avrete una ragione in più per partire.




Titolo: Caccia al ladro ( To catch a thief ).
Regia: Alfred Hitchcock
Interpreti : Cary Grant, Grace Kelly, Jessie Royce Landis, John Williams
Nazionalità : USA
Anno : 1954


domenica 15 aprile 2012

“Swimming Pool” di François Ozon: un thriller carico di sensualità sotto il sole della Provenza.



Nel 2003 François Ozon, dopo aver diretto l’anno precedente “8 donne e un mistero”, tornò sugli schermi con “Swimming Pool”: un thriller carico di tensione erotica ambientato sotto il sole della Provenza.
Una scrittrice inglese di romanzi polizieschi di successo, Sarah Morton ( Charlotte Rampling ), sta attraversando un periodo di forte crisi di ispirazione. Per questo motivo il suo editore decide di metterle a disposizione la sua casa nel Luberon, nel sud della Francia, affinché possa rilassarsi e allo stesso tempo pensare alla stesura del suo nuovo libro. Sotto il sole della Provenza Sarah riacquista subito l’ispirazione, e comincia a scrivere il suo nuovo romanzo. Poco dopo, però, la sua quiete viene turbata dall'arrivo di Julie ( Ludivine Sagnier ), la giovane figlia del suo editore, che con i suoi atteggiamenti disinibiti turba immediatamente l’alquanto rigido  stile di vita di Sarah. A seguito della loro convivenza all’interno della villa, la scrittrice inglese inizia però a spiare i movimenti della ragazza, traendone ispirazione per il romanzo che sta scrivendo. Con il passare dei giorni poi, il rapporto tra le due donne diventa sempre più intimo, soprattutto quando, proprio intorno alla piscina da cui prende spunto il titolo del film, viene ( forse ) commesso un omicidio…




L’azione inizia in una grigia e piovosa Londra, per poi spostarsi poco dopo nel decisamente più solare Luberon nel sud della Francia: un “vero piccolo paradiso”, come viene definito dalla stessa Sarah subito dopo aver preso possesso della villa; ed è proprio quella villa, ed ovviamente la sua piscina, a rappresentare il luogo focale del film, attorno al quale si sviluppa tutta la storia.
Le riprese, però, non sono avvenute unicamente all’interno della proprietà dell’editore di Sarah; François Ozon, infatti, durante la narrazione del film riesce a regalarci anche alcuni incantevoli scorci del Luberon. Ci ritroviamo così a passeggiare insieme alla protagonista lungo le strette strade lastricate, delimitate ai lati da vecchie case in pietra, tipiche dei villaggi provenzali; oppure a riposarci insieme a lei, riscaldata da un tiepido sole, mentre se ne sta pigramente seduta al tavolo di un ristorante all’aperto.
Chi medita da tempo di visitare questi luoghi, dopo aver visto, o rivisto, “Swimming Pool” avrà sicuramente un motivo in più per farlo, in quanto a mio avviso questa pellicola riesce a trasmettere in modo sufficientemente realistico le atmosfere e i colori caratteristici della Provenza, e con essi la voglia di conoscere in modo più approfondito questa regione del sud della Francia, incantevole in ogni stagione dell’anno.
Una particolare menzione spetta ovviamente agli interni e agli esterni della villa,  che grazie alle minuziose inquadrature del regista lo spettatore impara lentamente a conoscere come se ne fosse lui stesso un inquilino, e che costituiscono lo sfondo perfetto per le atmosfere torbide e sensuali di questo thriller. 



Titolo: Swimming Pool ( Swimming Pool ).
Regia: François Ozon
Interpreti : Charlotte Rampling, Ludivine Sagnier, Charles Dance
Nazionalità : Francia
Anno : 2003



sabato 31 marzo 2012

“Chocolat” di Lasse Hallström: il misterioso fascino del cioccolato.


Francia fine anni ’50. Lansquenet-sous-Tannes è il nome di fantasia di un tranquillo paesino in cui il tempo sembra essersi fermato, e dove, apparentemente, tutti gli abitanti vivono sottomessi alla rigida morale imposta dal bigotto e tradizionalista sindaco della cittadina, il conte di Reynaud.
Accompagnata dalla figlioletta Anouk, una notte arriva in paese l’affascinante e misteriosa Vienne Rocher ( interpretata da Juliette Binoche ), la quale poco dopo prenderà in affitto dalla signora Armande un vecchio fondo per trasformarlo in una raffinata ed elegante cioccolateria.
Gli abitanti di Lansquenet-sous-Tannes si mostreranno subito incuriositi e al tempo stesso affascinati dalla magia del cioccolato e del negozio, all’interno del quale tutti sembrano trovare un temporaneo sollievo alle loro preoccupazioni.
Il sindaco, non potendo accettare l’idea di libertà ispirata dalla figura di Vienne e, soprattutto, che i suoi concittadini si stiano lentamente allontanando dai rigidi principi morali da lui impartiti nel corso degli anni, cercherà di far leva con il proprio carisma sulla popolazione benpensante nel tentativo di boicottare la cioccolateria. In conseguenza del suo operato, ben presto la donna si ritroverà infatti da sola, vittima dei pregiudizi della comunità. Però l’arrivo in paese di un gruppo di zingari, fra i quali Roux, un affascinante musicista interpretato da Johnny Depp, stravolgerà definitivamente l’eccessivo tradizionalismo degli abitanti di Lansquenet-sous-Tannes…


Flavigny-sur-Ozerain è il nome del caratteristico paesino a circa 60 km da Digione, e considerato uno tra i 100 più bei villaggi di Francia, dove è stato principalmente girato “Chocolat”, e che ho avuto occasione di visitare alcuni anni fa durante un mio breve soggiorno in Borgogna.
Innanzitutto vorrei dire che passeggiando lungo gli stretti vicoli di questo villaggio, ho avuto la sensazione che il tempo lì si fosse effettivamente fermato; personalmente ritengo quindi decisamente azzeccata la scelta di questa location da parte della produzione .
Proprio di fronte alla chiesa del paese si trova il fondo dove Vienne apre la sua cioccolateria, della quale a ogni modo dopo la fine delle riprese non è rimasta la minima traccia.
Sebbene Flavigny-sur-Ozerain non abbia effettivamente una cioccolateria come nel film di Lasse Hallström, è comunque molto conosciuta per la sua fabbrica di confetti e caramelle all’anice.
Consiglierei vivamente di visitare Flavigny-sur-Ozerain ( soprattutto a chi ha amato “Chocolat” ) nel caso in cui vi trovaste in Borgogna, e in particolare a nord della Côte d’or.
Nel caso in cui foste alla ricerca dei luoghi dove sono avvenute le riprese dell’arrivo della barca degli zingari e della festa della signora Armande, credo invece che rimarreste delusi, poiché, come mi è stato anche confermato dalla proprietaria del ristorante di Flavigny-sur-Ozerain ( credo in effetti che sia l’unico ) quelle scene sono state infatti girate in Inghilterra…
Tornando a parlare del film, vorrei a ogni modo concludere dicendo che “Chocolat” ci fa riflettere sull’indole umana, sul desiderio e al tempo stesso sull’impossibilità di esprimerla pienamente, ma soprattutto sul fatto che non è mai troppo tardi per cambiare la propria vita.




Titolo: Chocolat ( Chocolat ).
Regia: Lasse Hallström
Interpreti : Juliette Binoche, Johnny Depp, Judi Dench, Alfred Molina
Nazionalità : USA
Anno : 2000


giovedì 15 marzo 2012

“Mio zio”: la geniale comicità di Jacques Tati.



Con la “cartolina dalla Francia” di oggi vorrei parlarvi di “Mio zio”: la pellicola diretta e interpretata nel 1958 da Jacques Tati, e vincitrice di un premio Oscar come miglior film straniero.
Dopo Le vacanze di Monsieur Hulot, il geniale cineasta francese porta nuovamente sullo schermo lo strampalato personaggio del titolo, rendendolo ancora una volta protagonista di situazioni  comiche, al limite del surreale.
La famiglia Arpel vive in un quartiere moderno, in una villa dotata di tutte le ultimissime invenzioni tecnologiche. Il signor Arpel è il dirigente di un’industria produttrice di materie plastiche, mentre la moglie è una donna dedita in modo quasi ossessivo alla pulizia della casa e alla cura della famiglia. Vi è poi Gérard, il figlio a cui entrambi i genitori vorrebbero imporre il loro stile di vita “perfetto”, verso il quale però il bambino si dimostra del tutto insofferente. Al contrario, ha una simpatia particolare per il confusionario e singolare zio, Monsieur Hulot per l’appunto, il fratello della signora Arpel che vive  invece in un pittoresco quartiere popolare.


Il film è basato proprio sul contrasto tra questi due mondi. Da una parte l’elegante atmosfera vissuta all’interno della villa dei coniugi Arpel, dove tutto funziona ( pressoché ) alla perfezione. Dall’altra il calore dei rapporti umani vissuti in un quartiere popolare, nella Francia di fine anni 50. La macchina da presa ci permette di seguire la vita di alcune di quelle persone durante le loro occupazioni quotidiane: mentre fanno la spesa al mercato rionale, oppure durante un attimo di pausa, mentre conversano piacevolmente tra di loro seduti al tavolo di un café all’aperto.
Jacques Tati in questo film, oltre a regalarci un’indimenticabile prova della sua geniale comicità, ci fa rivivere l’atmosfera di una Francia che fu, e che personalmente ho avuto la possibilità di respirare visitando alcune località francesi, a dire il vero non sempre tipicamente turistiche, le quali sono fortunatamente riuscite a mantenere pressoché inalterato il loro fascino originario.
A chi non conoscesse ancora questo piccolo gioiello della cinematografia francese e fosse interessato a vederlo, consiglierei di guardare subito il trailer del film.






Titolo: Mio zio ( Mon oncle ).
Regia: Jacques Tati
Interpreti : Jacques Tati, Jean-Pierre Zola, Adrienne Servantie
Nazionalità : Francia
Anno : 1958