mercoledì 15 agosto 2012

“La piscina” di Jacques Deray: intrigo e seduzione sotto il sole della Costa Azzurra.


Se avete una predilezione particolare per le storie in cui intrigo e seduzione si mescolano sapientemente tra loro, allora vi consiglio vivamente la visione de “La piscina” di Jacques Deray.  Sono sicuro che questa pellicola vi affascinerà soprattutto per la sensualità che la coppia Romy Schneider – Alain Delon riesce ancora oggi, dopo più di quarant’anni, a sprigionare sullo schermo. 
Jean-Paul (Alain Delon), uno scrittore in crisi, e Marianne (Romy Schneider), una giornalista, stanno trascorrendo piacevolmente alcuni giorni di vacanza nella villa con piscina di un loro amico, nei pressi di Saint-Tropez.
Però, a interrompere il loro idillio ci pensa Harry (Maurice Ronet), un amico di Jean-Paul, nonché ex-amante di Marianne, che di passaggio dalla Costa Azzurra, si presenta inaspettatamente alla villa insieme alla figlia diciottenne Penelope (Jane Birkin).
I due, dopo aver ricevuto l’invito di Jean-Paul e Marianne, decidono di fermarsi con loro per qualche giorno, prima di proseguire per Milano dove erano originariamente diretti.
La loro convivenza riporterà però lentamente alla luce vecchi dissapori e passioni sopite e, in conseguenza di ciò, i loro rapporti diverranno giorno dopo giorno sempre più tesi fino a quando, una notte, non verrà commesso un omicidio…



Fin dalle prime immagini, in cui vediamo i corpi nudi di Romy Schneider e Alain Delon avvinti sotto il sole in un sensuale abbraccio, possiamo intuire che questo film si regge soprattutto sulla presenza di questi due attori, più che sull’originalità della sceneggiatura.
La scelta di ambientare la storia durante la stagione estiva, all’interno di una villa della Costa Azzurra, in cui il “pezzo forte” è rappresentato proprio da un’elegante piscina, ha poi indubbiamente  aggiunto una nota glamour a questa pellicola.
Tra l’altro l’idea della piscina, intesa come elemento focale attorno al quale si sviluppa tutta la storia, è stata poi  ripresa molti anni dopo anche da François Ozon per il suo intrigante “Swimming Pool” .
Jean-Paul e Marianne ci vengono presentati come una coppia apparentemente collaudata, il cui tranquillo ménage viene però messo in crisi dall’inaspettato arrivo di due ospiti: Harry, una loro “vecchia conoscenza”, e la figlia Penelope.
Mentre Harry cerca di riconquistare Marianne, di cui in passato era stato l’amante, Penelope, con i suoi strani silenzi e la sua falsa ingenuità, finirà per far degenerare, drammaticamente, il rapporto fra Jean-Paul e suo padre.
Sul finale, la storia si tinge infatti di “giallo”, contribuendo così ad accrescere ulteriormente la tensione che si respira durante la visione del film.
Nel caso in cui desideriate tuffarvi nelle “bollenti” atmosfere de “La piscina”, seguendo questo link potete subito vederne il trailer.
Infine, una curiosità: alcune scene del film, in cui Alain Delon è disteso sotto il sole, sono state recentemente utilizzate per la realizzazione di uno spot pubblicitario per un noto profumo maschile, che potete rivedere cliccando QUI buona visione!




Titolo: La piscina ( La piscine )
Regia: Jacques Deray
Interpreti : Alain Delon, Romy Schneider, Maurice Ronet, Jane Birkin
Nazionalità : Francia
Anno : 1968


domenica 12 agosto 2012

“Incontri d’amore” di Arnaud e Jean-Marie Larrieu: l’insolito risveglio dei sensi di una coppia borghese.


Con la cartolina dalla Francia di oggi vorrei riscoprire insieme a voi “Incontri d’amore”: la divertente commedia dei fratelli Arnaud   e Jean-Marie Larrieu uscita nelle sale francesi nel 2005, nella quale, affrontando con ironia l’argomento “scambio di coppia”, si parla di un diverso modo di intendere l’amore e il sesso.
William (Daniel Auteuil) e Madeleine (Sabine Azéma) sono una coppia di mezz’età che conduce una vita tranquilla a Grenoble.
Meteorologo in pensione lui, con l’hobby della pittura lei, hanno una figlia che studia in Italia.
Un giorno, mentre Madeleine si trova sui monti del Vercors, intenta a ritrarne il paesaggio, incontra Adam (Sergi López), il sindaco non vedente di uno dei paesi della zona, che le mostra un vecchio casolare in vendita.
Madeleine ne rimane talmente entusiasta che, dopo qualche giorno, porta a vederlo anche il marito; i due decidono così di acquistarlo.
Una volta trasferitisi nella nuova abitazione, fanno subito amicizia con Adam e sua moglie Eva (Amira Casar); e quando la casa di questi ultimi viene distrutta da un incendio, William e Madeline si offrono di ospitarli nella loro.
A seguito di questa loro convivenza però, William e Madeleine si ritroveranno lentamente coinvolti in uno scambio di coppie, sperimentando così un inaspettato risveglio dei sensi e, al tempo stesso, liberandosi dai rigidi schemi che avevano caratterizzato fino ad allora la loro tranquilla vita borghese.



William e Madeleine sono una delle tante coppie di mezz’età con un matrimonio ben collaudato e una figlia che non vive più con loro, che si sta preparando, sebbene lentamente, all’idea di invecchiare.
Mentre William ci viene presentato come un uomo completamente smarrito, da quando è andato in pensione, Madeleine sembra ricercare nuove emozioni nella pittura.
L’acquisto di una nuova casa e, soprattutto, l’amicizia con i nuovi vicini li porteranno inaspettatamente a rimettere in discussione alcuni aspetti che riguardano la loro vita di coppia.
Grazie ai loro nuovi amici verranno infatti introdotti nel mondo degli “scambisti”, riscoprendo così, come se all’improvviso fossero tornati ad essere dei passionali adolescenti, la possibilità di giocare con il sesso.
Il titolo francese della pellicola recita “dipingere o fare l’amore” proprio per sottolineare l’improvviso cambiamento che caratterizza la vita di William e Madeleine e che li porta, una volta che Adam e Eva si saranno allontanati da loro, a ripetere anche con un’altra coppia lo stesso tipo di esperienza.
Incontri d’amore” è indubbiamente una piacevole commedia, grazie anche alle lodevoli interpretazioni di Daniel Auteuil e Sabine Azéma, i quali, nei rispettivi ruoli, sono riusciti a calarsi con naturalezza all’interno di un contesto che spesso rasenta il grottesco.
Alla riuscita della pellicola ha contribuito anche la scelta delle locations; i fratelli Larrieu hanno infatti ambientato “Incontri d’amore” nelle verdi Prealpi del Vercors ( regione del Rodano-Alpi ), dove Madeleine si reca per dipingerne il paesaggio e, soprattutto, dove scopre il vecchio casolare in vendita.



Titolo: Incontri d’amore ( Peindre ou faire l’amour )
Regia: Arnaud e Jean-Marie Larrieu
Interpreti : Daniel Auteuil, Sabine Azéma, Sergi López, Amira Casar
Nazionalità : Francia
Anno : 2005



martedì 7 agosto 2012

“Un cuore in inverno” di Claude Sautet: negli imperscrutabili meandri dell’animo umano.


E’ uno degli ultimi capolavori del grande regista francese Claude Sautet, la pellicola che vorrei consigliarvi con la cartolina dalla Francia di oggi.
Un cuore in inverno” riscosse in effetti un grandissimo successo, sia di critica che di pubblico, in tutta Europa; e, tra i numerosi riconoscimenti ottenuti, vorrei ricordare in particolare il Leone d’argento assegnato, a Venezia, proprio alla regia di Sautet.
Maxime (André Dussollier) e Stéphane (Daniel Auteuil) sono due liutai, soci in affari e uniti da un lungo e profondo legame di amicizia fin dagli anni in cui frequentavano il conservatorio.
Mentre Maxime è un tipo estroverso, che cura gli interessi dei clienti come se fossero dei veri e propri pazienti, Stéphane, che svolge il proprio lavoro con una dedizione quasi maniacale, ha un carattere diametralmente opposto a quello dell’amico.
Maxime vive felicemente una storia d'amore con Camille (Emmanuelle Béart), una giovane e bella violinista; e quando decide di comunicarlo a Stéphane, scatta in quest’ultimo uno strano meccanismo, che lo porta a sedurre la donna dell’amico.
Stéphane riesce nel suo intento e, sebbene nel frattempo anche lui si sia innamorato di Camille, inspiegabilmente decide di tirarsi  indietro. Ma oramai l’amicizia con Maxime è per sempre compromessa…


Un cuore in inverno” affronta con eleganza e delicatezza la complessità dell’animo umano, con i suoi limiti, le sue contraddizioni e le sue paure.
Maxime presenta a Stéphane, l’uomo a cui è legato da un consolidato rapporto di amicizia, Camille, una violinista di cui si è innamorato e con la quale medita di andare a vivere insieme; ed ecco che,  da una situazione che di per sé non ha nulla di straordinario, si sviluppa però qualcosa di decisamente insolito.
Stéphane, infatti, decide di sedurla, dimostrandosi interessato al suo lavoro e dandole consigli su come migliorare le performances del suo violino.
Camille, da parte sua, inizia a sentirsi sempre più attratta da quell’uomo, al quale pensa con sempre maggior frequenza nel corso delle sue giornate.
Maxime, al quale Camille decide di rivelare ciò che le sta capitando, è convinto che anche l’amico sia attratto da lei.
Però, quando Camille si dichiara a Stéphane, lui la respinge, dicendole di averla sedotta solo per puro divertimento, poiché non prova nulla per lei.
Camille però non crede alle parole di Stéphane; non può avere frainteso le sue intenzioni e, soprattutto, i suoi sguardi così eloquenti; e nel tentativo di provocare una sua reazione, arriva perfino ad affrontarlo verbalmente in modo piuttosto violento.
Tutto ciò, però, sembra lasciare completamente indifferente Stéphane, il quale sostiene di non essere in grado di provare quei sentimenti di cui lei, al contrario, lo ritiene capace.
E’ un’attenta analisi psicologica quella affrontata da Sautet nella penultima pellicola della sua carriera cinematografica.
Sebbene non si contraddistingua per il ritmo, “Un cuore in inverno” si regge indubbiamente sulla forza dei dialoghi, nonché sulle interpretazioni dei singoli attori.
In effetti, anche per la realizzazione di questo suo ennesimo capolavoro, il regista si è avvalso di un cast eccelso; a partire dall’impareggiabile Daniel Auteuil, i cui sguardi risultano più eloquenti delle parole.
Emmanuelle Béart, poi, è semplicemente stupenda nel ruolo della violinista combattuta tra l’amore per i due uomini; mentre André Dussollier, nella parte dell’estroverso Maxime, si riconferma come uno dei migliori attori francesi della sua generazione.
Un ruolo fondamentale nella narrazione della vicenda, ambientata in una Parigi contemporanea, è infine svolto dalla musica di Maurice Ravel, che riesce a sottolineare alla perfezione la  drammaticità della pellicola.



Titolo: Un cuore in inverno ( Un coeur en hiver )
Regia: Claude Sautet
Interpreti : André Dussollier, Daniel Auteuil, Emmanuelle Béart
Nazionalità : Francia
Anno : 1992


giovedì 2 agosto 2012

“Ti va di pagare?” di Pierre Salvadori: l’amore vince sempre sul denaro?


Per la cartolina dalla Francia di oggi ho scelto un’altra commedia “estiva”, e più precisamente “Ti va di pagare?” di Pierre Salvadori, nella quale ritroviamo l’incantevole Audrey Tautou, nei panni di una seducente escort, affiancata dal simpaticissimo Gad Elmaleh.
Irène (Audrey Tautou) è una giovane e affascinante escort, che conduce una vita fatta di lussi e divertimenti, facendosi mantenere da facoltosi uomini maturi.
In un elegante albergo di Biarritz, una sera incontra Jean (Gad Elmaleh), un modesto cameriere che lavora all’interno dell’hotel. Scambiandolo per un miliardario, trascorre la notte con lui.
Il mattino seguente, al suo risveglio, Jean scopre però che lei se ne è andata insieme al suo facoltoso accompagnatore.
L’anno dopo, tornando nello stesso albergo, Irène incontra nuovamente Jean, il quale recita per la seconda volta la parte del miliardario. I due passano, così, un’altra notte insieme.
Irène, però, questa volta viene scoperta dal suo maturo fidanzato che, a soli tre mesi dalla data prevista per il loro matrimonio, decide quindi di troncare immediatamente ogni rapporto con lei.
Credendo di potersi consolare tra le braccia di Jean, Irène torna subito da lui, per scoprire però poco dopo la sua vera  identità.
Costretta inaspettatamente a riorganizzare la propria vita, parte quindi per la Costa Azzurra, dove Jean la raggiunge per dichiararle il suo amore; e nel tentativo di liberarsi di lui, sapendo che non può di certo garantirle il tenore di vita a cui lei è ormai abituata, Irène dà fondo in poco tempo a tutti i suoi risparmi.
Proprio quando Jean si è finalmente convinto a tornare al suo lavoro di cameriere, viene adocchiato da Madeleine (Marie-Christine Adam), una ricca vedova alla ricerca di un giovane accompagnatore.
Inaspettatamente, si ritrova così a ricoprire lo stesso ruolo di Irène, la quale nel frattempo ha sedotto un altro “pluridivorziato” miliardario.
Sebbene inizialmente la giovane donna si mostri prodiga di consigli nei confronti di Jean, in modo da consentirgli di ottenere il più possibile dalla “sua” ricca vedova, con il passare dei giorni  comincerà però a guardarlo con occhi decisamente diversi…


Dopo averci fatto sorridere, nonché commuovere, nei panni della dolce e stralunata Amélie Poulain, ritroviamo la brillante Audrey Tautou in questa sofisticata commedia francese diretta da Pierre Salvadori, nella quale  fin dalle prime immagini ci appare chiaro che tutto ( o quasi ) ruota intorno al denaro.
Nel mondo che ci viene presentato tutto ha un prezzo, apparentemente. Non solamente i vestiti, i gioielli o i soggiorni in lussuosi alberghi; anche la compagnia di donne giovani e belle.
Durante la visione del film, però, lo spettatore  scoprirà che questo fortunatamente non è sempre vero…
Fanno da sfondo alle divertenti vicissitudini di Irène e Jean alcune delle più eleganti località delle coste francesi. Dalle spiagge di Biarritz (nel sud-ovest della Francia ) a quelle della Costa Azzurra, il regista ci dà la possibilità di penetrare all’interno di ambienti esclusivi, non accessibili a chiunque.
E così ci ritroviamo a “soggiornare”, insieme ai due protagonisti, in lussuosi alberghi, come l’Hotel du Palais a Biarritz, o l’Hotel de Paris a Montecarlo.
Ad affiancare  Audrey Tautou, raggiante nei suoi eleganti abiti di scena, troviamo Gad Elmaleh, il simpaticissimo attore di origine marocchina; il quale, grazie alla sua bravura e alla brillante sceneggiatura, riesce perfino a risultare credibile  nei panni del, seppure impacciato, gigolo.



Titolo: Ti va di pagare? - Priceless ( Hors de prix )
Regia: Pierre Salvadori
Interpreti : Audrey Tautou, Gad Elmaleh, Marie-Christine Adam, Vernon Dobtcheff
Nazionalità : Francia
Anno : 2006


giovedì 26 luglio 2012

“Le piace Brahms?” di Anatole Litvak: la trasposizione cinematografica di uno dei più affascinanti romanzi di Françoise Sagan.


Basato sull’omonimo romanzo di Françoise Sagan, “Le piace Brahms?” è la cartolina dalla Francia che vi propongo con il post di oggi. Diretta nel 1961 da Anatole Litvak, questa pellicola  si regge soprattutto sull’interpretazione di un cast di alto livello, a cui appartengono attori del calibro di Ingrid Bergman, Yves Montand e Anthony Perkins.
La vicenda si svolge a Parigi agli inizi degli anni sessanta.
Paula Tessier (Ingrid Bergman) è un’arredatrice di interni quarantenne. Da cinque anni è legata sentimentalmente a Roger Demarest (Yves Montand), un ricco e affascinante uomo d’affari, il quale però, oltre a non avere la minima intenzione di sposarla, non perde occasione per tradirla con le altre donne.
Un giorno Paula incontra Philip Van Der Besh (Anthony Perkins), figlio di una sua cliente e più giovane di lei di quindici anni.
Philip si invaghisce immediatamente della donna, e inizia nei suoi confronti un serrato corteggiamento, in virtù del quale Paula può nuovamente riassaporare il piacere di sentirsi desiderata da un uomo.
Poiché nel frattempo Roger continua a trascurarla, Paula, stanca delle sue continue assenze, decide di lasciarlo e, contemporaneamente, inizia una relazione con Philip.
Ben presto, però, si rende conto che il rapporto con quel giovane uomo non può avere un futuro, a causa della loro differenza di età e, soprattutto, dell’immaturità del ragazzo
Così, quando Roger torna da lei chiedendole di sposarlo, nel tentativo di riconquistarla, Paula accetta senza la minima esitazione. Ma cambierà effettivamente qualcosa nella sua vita dopo il loro matrimonio?


“Le piace Brahms?” affronta essenzialmente il “dramma” di una donna, non più giovanissima, che vede scorrere inesorabilmente davanti a sé i propri anni, senza la prospettiva di riuscire a ufficializzare il rapporto con il suo compagno; il quale ci viene presentato come un uomo più concentrato sul proprio lavoro e sulle altre donne, che sull’idea di creare una famiglia con il personaggio interpretato dalla Bergman.
All’epoca in cui il film uscì nelle sale e, ancora prima, quando alla fine degli anni cinquanta fu pubblicato il romanzo della Sagan, l’opinione pubblica criticò pesantemente lo stile di vita della protagonista, in quanto era considerata moralmente inaccettabile la sua rassegnazione a vivere al fianco di un uomo senza essergli legata da un vincolo matrimoniale e, soprattutto, la sua decisione di intraprendere una relazione sentimentale con un uomo molto più giovane di lei.
Da allora è trascorso circa mezzo secolo, e oggi queste considerazioni hanno solamente l’effetto di farci sorridere. Dopotutto, però, la funzione di un film, soprattutto se stiamo parlando di un “classico”, è anche quella di farci riflettere, e di portarci a confrontare situazioni geograficamente e temporalmente differenti da quella in cui ci muoviamo abitualmente.
Personalmente ho ritrovato in “Le piace Brahms?” le atmosfere eleganti che contraddistinguono i romanzi della Sagan, e che sullo schermo vengono rese fedelmente grazie alle magistrali interpretazioni degli attori, all’attenta scelta dei costumi, delle scenografie e, ovviamente, delle locations.
A tale riguardo, la fotografia in bianco e nero della pellicola riesce come per magia a trasmetterci tutto il fascino della Ville Lumière dei primi anni sessanta, nella quale abbiamo la sensazione di ritrovarci, passando da una veloce corsa in auto sugli Champs-Elysées a una romantica cena in uno dei raffinati ristoranti della capitale francese.
A partire dal momento in cui Philip rivolge a Paula la fatidica domanda ( “Le piace Brahms?”, per l’appunto ) la loro contrastata storia d’amore viene dolorosamente scandita dalle drammatiche note del  “Poco Allegretto” di Johannes Brahms, III movimento della sua III sinfonia, che potete riascoltare cliccando QUI.
Come di consueto vi lascio alla visione del trailer del film; noi ci ritroviamo prossimamente su questo blog per un'altra cartolina dalla Francia. A presto!




Titolo: Le piace Brahms? ( Goodbye Again ).
Regia: Anatole Litvak
Interpreti : Ingrid Bergman, Yves Montand, Anthony Perkins
Nazionalità : USA
Anno : 1961


sabato 21 luglio 2012

“Piccole bugie tra amici” di Guillaume Canet: le incantevoli spiagge di Cap Ferret fanno da sfondo alle nevrosi di un gruppo di amici parigini.


La cartolina di oggi arriva dalle spiagge francesi della costa atlantica, e più precisamente da Cap Ferret, dove il regista, nonché attore, Guillaume Canet ha girato nell’estate di tre anni fa “Piccole bugie tra amici”: una commedia drammatica che, dopo aver registrato un enorme successo di pubblico in Francia, è arrivata nelle nostre sale la scorsa primavera.
Alcuni giorni prima della partenza per Cap Ferret, dove ogni estate sono soliti trascorrere insieme un breve periodo di vacanza, un gruppo di parigini viene sconvolto dalla notizia dell’incidente in scooter accaduto all’amico Ludo (Jean Dujardin) all’uscita da una discoteca.
Inizialmente restii a lasciarlo da solo in ospedale, vengono successivamente tranquillizzati dai medici sulle sue reali possibilità di recupero; e decidono quindi di partire ugualmente per il loro ritrovo annuale.
Quella loro vacanza però, anziché  distrarli dai problemi quotidiani,  porterà alla luce tutte le nevrosi, le paure e le incomprensioni tra di loro, che fino ad allora erano rimaste nascoste sotto la sabbia.
Max (François Cluzet), il proprietario della villa, è un uomo di mezz’età dal carattere irascibile che rischia di compromettere irrimediabilmente il proprio rapporto con l’amico Vincent (Benoît Magimel), dopo che quest’ultimo gli ha rivelato di provare per lui qualcosa di più di un sentimento di amicizia.
Marie (Marion Cotillard) è una giovane donna che, alla continua ricerca di un proprio equilibrio interiore, passa con estrema facilità da un partner all’altro.
Eric (Gilles Lellouche) è invece un attore agli inizi della carriera, che non riesce a resistere alla tentazione di sedurre ogni donna che incontra, e che per questo motivo viene abbandonato dalla sua ragazza.
Vi è infine Antoine (Laurent Lafitte), anche lui è stato lasciato dalla fidanzata; ossessiona in continuazione gli altri con la richiesta di consigli, nella speranza di poter tornare insieme a lei.
I giorni trascorrono abbastanza tranquillamente tra risate, litigi e gite in barca, fino a quando non accadrà qualcosa che, sebbene comprometterà ulteriormente l’instabile equilibrio di ognuno di essi, finirà comunque per rendere più saldo il loro rapporto…


Con questo film Guillaume Canet ha voluto realizzare una sorta de “Il grande freddo”, la celeberrima pellicola di Lawrence Kasdan datata 1983, in “salsa francese”.
Sebbene la sceneggiatura di “Piccole bugie tra amici” non si contraddistingua per la sua originalità, il regista è comunque riuscito a sostenere bene il carattere corale della pellicola, narrando le dinamiche che si sviluppano tra i singoli personaggi coinvolti nella storia; i quali, sebbene inizialmente ci appaiano altruisti e affettuosi, successivamente si rivelano ai nostri occhi egoisti e bugiardi.
Il titolo originale “Les petits mouchoirs” ( letteralmente  “I fazzolettini” ) fa riferimento ad un’espressione francese che viene utilizzata quando si vuole indicare qualcosa che è tenuto nascosto, stendendoci sopra un fazzoletto.
Questo è proprio ciò che ha fatto, per tutta la sua vita, ciascuna delle persone appartenenti a quel gruppo di amici; non solamente nei rapporti tra di loro, ma anche e soprattutto nei confronti di loro stessi. Gli eventi, però, li costringeranno ad affrontare la realtà per quello che effettivamente è.
All’interno del cast si distingue particolarmente per l’intensità della sua interpretazione Marion Cotillard, compagna del regista nella vita, e premio Oscar come migliore attrice protagonista per il  ruolo di Edith Piaf nel film  “La vie en rose”.
A fare da sfondo alle vicende di questa commedia drammatica abbiamo le incantevoli spiagge di Cap Ferret, la località balneare situata nella regione dell’Aquitania, nel sud-ovest della Francia.
A seguito del successo ottenuto da “Piccole bugie tra amici” sono aumentate le richieste di coloro che nel periodo estivo desiderano affittare un’abitazione proprio in questa zona. Qualcuno ha perfino espressamente richiesto di trascorrere le vacanze nella casa in cui è stato girato il film, e dove l’intero cast ha vissuto per un brevissimo periodo di tempo, per potersi ambientare prima dell’inizio delle riprese.
Per cominciare ad entrare nelle atmosfere estive della pellicola, vi consiglio di guardarne subito il trailer; io, come al solito, vi rinnovo il mio invito su questo blog con la prossima cartolina dalla Francia.




Titolo: Piccole bugie tra amici ( Les petits mouchoirs ) 
Regia: Guillaume Canet
Interpreti : François Cluzet, Jean Dujardin, Benoît Magimel, Marion Cotillard, Gilles Lellouche
Nazionalità : Francia
Anno : 2010


venerdì 13 luglio 2012

“8 donne e un mistero” di François Ozon: doppio poker di donne, per una commedia noir che strizza l’occhio al musical.


Con la cartolina dalla Francia di oggi torno a parlarvi di François Ozon, e vorrei farlo con “8 donne e un mistero”: la pellicola del 2002 nella quale il regista ha diretto alcune grandi icone del cinema francese, come Catherine Deneuve, Fanny Ardant e Isabelle Huppert, riuscendo a mescolare con successo generi cinematografici differenti. 
L’azione si svolge in Francia negli anni cinquanta, all’interno di un’isolata villa di campagna, immersa nelle neve.
Suzon (Virginie Ledoyen) è una giovane studentessa appena rientrata dall’Inghilterra per trascorrere insieme alla propria famiglia le vacanze di Natale.
Nel momento in cui entra in casa con la madre (Catherine Deneuve), che è andata a prenderla all’aeroporto, trova ad attenderla l’anziana nonna (Danielle Darrieux), la fedele governante Chanel (Firmine Richard), l’isterica zia Augustine (Isabelle Huppert), la vivace sorella Catherine (Ludivine Sagnier), e Louise (Emmanuelle Béart), la nuova cameriera.
Suzon, però, non vede suo padre. Poco dopo si scopre infatti che è stato assassinato: accoltellato nel suo letto.
Poiché nessuna ha sentito abbaiare i cani nel giardino, appare subito evidente che l’omicidio può essere stato commesso solamente da una di loro.
Tra le sospettate vi è anche Pierrette (Fanny Ardant), la sorella della vittima, piombata in casa inaspettatamente dopo la scoperta del cadavere.
Inizia così una lunga giornata fatta di violenti litigi e scottanti rivelazioni. A mano a mano che il film procede, scopriamo infatti che ognuna di quelle otto donne nasconde un segreto e che, soprattutto, aveva un movente per uccidere il padrone di casa…


Con “8 donne e un mistero” François Ozon è riuscito a riunire in uno stesso film tre diverse generazioni di attrici francesi. 
Basato sulla pièce teatrale “Huit femmes” di Robert Thomas, questa divertente pellicola si presenta come un fortunato mix di generi cinematografici differenti, in cui i toni della commedia riescono a mescolarsi con naturalezza con i risvolti noir della storia, nonché con i brevi intermezzi musicali, durante i quali le otto interpreti, cantando e ballando, presentano i loro rispettivi personaggi. 
Il film è stato girato interamente in studio, e nel tentativo di far vivere in modo più realistico possibile allo spettatore l’atmosfera tipica degli anni cinquanta, Ozon ha prestato particolare attenzione non solo alla scelta dei colori dei costumi e delle scenografie, ma anche alle tecniche di ripresa, ricorrendo al Technicolor proprio per conferire un’ “immagine datata” alla pellicola.
Il “mistero”, che non “appare” nel titolo originale, è stato aggiunto per la distribuzione del film nelle sale italiane. In effetti è esclusivamente un pretesto escogitato dal regista per poter parlare di una parte dell’universo femminile, in cui otto donne caratterialmente diverse, e appartenenti a generazioni e classi sociali differenti, si incontrano e si scontrano, mettendo a nudo i loro punti di forza e di debolezza, le loro aspirazioni, come pure le loro delusioni più grandi.
Parlando proprio delle dinamiche che si vengono a sviluppare fra le protagoniste di “8 donne e un mistero”, una scena in particolare è rimasta ben impressa nelle menti degli spettatori, e al momento dell’uscita del film nelle sale attirò fortemente l’attenzione dei media. Mi riferisco alla scena del litigio e dell’appassionato bacio tra Catherine Deneuve e Fanny Ardant, che, grazie non solo alla regia di Ozon ma anche e soprattutto all’incredibile bravura delle due interpreti sopra citate, si contraddistingue per la sua eleganza e sensualità.
Sebbene tutte e otto le attrici risultino assolutamente credibili nei rispettivi ruoli, credo che una menzione particolare spetti a Isabelle Huppert per la sua divertente interpretazione di Agustine ( la cognata della vittima ), che durante il film vediamo inaspettatamente trasformarsi da acida e sciatta zitella in una donna elegante e seducente.
Molto probabilmente rimarranno delusi tutti coloro che si aspettano un giallo in pieno “stile Agatha Christie”.
Personalmente ve ne consiglio la visione se siete amanti delle atmosfere retro e se desiderate apprendere qualcosa di più della psicologia femminile, sorridendo…



Titolo: 8 donne e un mistero ( 8 femmes )
Regia: François Ozon
Interpreti : Catherine Deneuve, Fanny Ardant, Emmanuelle Béart, Virginie Ledoyen, Ludivine Sagnier, Isabelle Huppert, Firmine Richard, Danielle Darrieux
Nazionalità : Francia
Anno : 2002



mercoledì 4 luglio 2012

“Le donne del 6° piano” di Philippe Le Guay: non è mai troppo tardi per cambiare la propria vita…


Per la cartolina dalla Francia di oggi ho scelto “Le donne del 6° piano”, la divertente commedia di Philippe Le Guay che ci riporta indietro nel tempo, e più precisamente nella Parigi dei primi anni sessanta, offrendoci al tempo stesso degli interessanti spunti di riflessione sulle differenze culturali tra paesi diversi e sull’inaspettato desiderio di cambiare radicalmente la propria vita.
L’azione si svolge a Parigi agli inizi degli anni sessanta.
Jean-Louis Jobert (Fabrice Luchini) è un affermato agente di borsa che vive in un antico palazzo borghese con la moglie Suzanne (Sandrine Kiberlain); la coppia ha due figli che studiano in collegio.
Jean-Louis conduce una vita rigorosa e monotona, mentre Suzanne, nonostante siano già trascorsi diversi anni dal giorno del loro matrimonio,  non è ancora riuscita a superare il complesso legato alle proprie origini “provinciali”.
Nella soffitta situata al sesto piano del palazzo in cui Jean-Louis abita, vive un gruppo di spagnole che lavorano come cameriere presso alcune famiglie parigine.
A seguito di alcune divergenze con Suzanne, la domestica bretone di casa Jobert si licenzia; poco dopo al suo posto viene assunta Maria (Natalia Verbeke), appena arrivata da Burgos e nipote di una delle inquiline del sesto piano.
A poco a poco Jean-Louis comincia ad interessarsi alla vita di  Maria e delle sue compatriote, aiutandole, in alcune occasioni, nella risoluzione dei loro problemi quotidiani.
Contemporaneamente l’uomo, venendo a contatto con il loro mondo “colorato” e pieno di vita, così diverso dal grigio ambiente in cui abitualmente vive, inizia ad assaporare il piacere delle piccole cose.
Suzanne, alla quale nel frattempo non è di certo passato inosservato il radicale cambiamento negli atteggiamenti del marito, credendo che abbia un’amante, lo allontana da casa; e lui, per nulla affranto, trova alloggio proprio in una delle stanze libere del sesto piano.
Qui, durante la convivenza con le altre spagnole, il rapporto di Jean-Louis con Maria prenderà però una piega inaspettata…



Sebbene durante la visione di questo film venga da chiedersi se sia credibile o meno che un uomo di mezza età, benestante e professionalmente affermato, possa decidere all’improvviso di abbandonare il suo elegante appartamento per andare ad abitare in una soffitta priva di ogni comodità, “Le donne del 6° piano” è indubbiamente un ulteriore esempio di narrazione sullo schermo di come a volte la nostra vita possa assumere una piega del tutto inaspettata, quando entriamo in contatto con un mondo a noi, fino a quel momento, completamente sconosciuto.
In effetti per Jean-Louis, il protagonista maschile, l’incontro con il gruppo di domestiche spagnole rappresentata una vera e propria ondata di aria fresca nella sua asfittica esistenza, piena di rigore e di routine, già a partire dalla prima colazione.
Nonostante il tono della pellicola sia indubbiamente quello della commedia, “Le donne del 6° piano” è comunque un’occasione di riflessione sulle differenze sociali nella Parigi dei primi anni sessanta ( dove nei vecchi palazzi costruiti tra il XIX e XX secolo la “servitù” abitava nelle alquanto modeste stanze ricavate nei sottotetti, mentre le famiglie benestanti alloggiavano negli eleganti appartamenti sottostanti ) e sulle peculiarità di due mondi contrapposti. Quello delle domestiche spagnole che fuggono ( molte di loro anche con un triste passato alle spalle )  da un paese in cui imperversa la dittatura del generale Franco,  e dove, nonostante tutto, ci si diverte e ci si aiuta vicendevolmente; e quello chiuso e perbenista di cui la moglie di Jean-Louis e le sue amiche sono l’emblema vivente.
A rendere “Le donne del 6° piano”  una divertente e piacevole commedia contribuiscono senza alcun dubbio le interpretazioni del bravissimo Fabrice Luchini, il protagonista maschile della pellicola, e dell’intero gruppo di attrici spagnole, fra le quali spicca su tutte Carmen Maura, ex attrice feticcio di Pedro Almodovar, nota al grande pubblico italiano soprattutto per il suo ruolo in “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”.
Vi lascio come al solito alla visione del trailer del film, e vi aspetto prossimamente su questo blog con un’altra colorata cartolina dalla Francia. A presto!




Titolo: Le donne del 6° piano ( Les femmes du 6ème étage )
Regia: Philippe Le Guay
Interpreti : Fabrice Luchini, Sandrine Kiberlain, Carmen Maura, Lola Dueñas, Natalia Verbeke
Nazionalità : Francia
Anno : 2011




sabato 30 giugno 2012

“Piace a troppi” di Roger Vadim: la sensualità di Brigitte Bardot e il fascino della Saint-Tropez degli anni cinquanta.


Con la cartolina dalla Francia di oggi “voliamo” in Costa Azzurra, e più precisamente a Saint-Tropez, dove nel 1956 Roger Vadim diresse Brigitte Bardot in “Piace a troppi”: la pellicola che segnò la nascita del mito di B.B.
Dopo aver trascorso la propria infanzia in un orfanotrofio, Juliette (Brigitte Bardot) va a vivere a Saint-Tropez, ospitata dai signori Morin.
A causa della sua bellezza, ingenua ma allo stesso tempo sensuale, si renderà protagonista di un’estate bollente, al termine della quale, sebbene consapevole del fascino che riesce a esercitare sugli abitanti del piccolo villaggio in cui vive,  conoscerà anche lei l’amaro sapore della delusione.
In particolare, si ritroverà ad essere corteggiata contemporaneamente da tre uomini: il timido Michel (Jean-Louis  Trintignant), l’intraprendente Antoine (Christian Marquand), fratello di Michel, e il maturo signor Carradine (Curd Jürgens), il ricco proprietario di un night-club.
Nel corso di quell’estate si sposerà con Michel, lo tradirà poco dopo con Antoine, mentre si negherà al signor Carradine.
Tuttavia è proprio di Michel che alla fine si scoprirà innamorata…


“Piace a troppi”, il cui titolo originale in francese recita “Et Dieu créa la femme”, viene ricordato nella storia del cinema, più che per l’originalità della sceneggiatura, per aver lanciato a livello internazionale il mito di Brigitte Bardot.
Grazie a questa pellicola, oltre a lei divennero famosi Jean-Louis Trintignant, uno dei protagonisti maschili, e lo stesso Vadim, marito della Bardot, dalla quale divorziò l’anno successivo all’uscita del film.
“Piace a troppi” giocò inoltre un ruolo fondamentale per Saint-Tropez che, da sconosciuto villaggio di pescatori quale era ai tempi delle riprese del film, si trasformò a partire dai primi anni sessanta in una località turistica rinomata a livello internazionale.
La stessa Bardot vi acquistò una villa dalle parti della Plage des Canebiers, la leggendaria La Madrague,  teatro di innumerevoli feste a cui era solito partecipare il jet-set internazionale dell’epoca.
Il film riscosse un incredibile successo soprattutto in Francia e negli Stati Uniti, per aver saputo affrontare temi particolarmente sentiti dalla società di quegli anni, come l’emancipazione femminile e la libertà sessuale, sollevando allo stesso tempo un enorme scandalo. Particolarmente famosa è la scena al “Bar des Amis”, dove Brigitte Bardot si lancia, ubriaca, in una  scatenata danza sotto gli sguardi  “attoniti” degli uomini presenti nella sala.
La fotografia di “Piace a troppi” ci regala l’immagine-ricordo di una Saint-Tropez da favola, dove la vita degli abitanti del villaggio scorrerebbe nell’assoluta tranquillità e monotonia se non fosse per lo scompiglio creato dalla sensuale presenza di Juliette.
Se questo film vi incuriosisce, vi consiglio allora di guardarne subito il trailer che trovate qui di seguito.
Vi auguro una buona visione, e vi aspetto come al solito su questo blog per scoprire insieme a voi altre suggestive locations, con le prossime cartoline dalla Francia.



Titolo: Piace a troppi ( Et Dieu créa la femme )
Regia: Roger Vadim
Interpreti : Brigitte Bardot, Christian Marquand, Jean-Louis Trintignant, Curd Jürgens
Nazionalità : Francia
Anno : 1956



lunedì 25 giugno 2012

“Potiche – La bella statuina” di François Ozon: una divertente storia di emancipazione femminile nella Francia degli anni settanta.


Oggi facciamo un salto indietro nel tempo, e più precisamente nella Francia della fine degli anni settanta, per parlare di “Potiche – La bella statuina”: la divertente commedia diretta da François   Ozon nel 2010 e interpretata, tra gli altri, da Catherine Deneuve, inimitabile icona del cinema francese. 
Francia 1977. Suzanne Michonneau (Catherine Deneuve) è una donna borghese che il  marito, Robert Pujol (Fabrice Luchini), titolare di una fabbrica di ombrelli, ha relegato a una monotona vita domestica e al riduttivo ruolo di “trofeo” da esibire.
L’uomo gestisce la propria azienda in modo dispotico, fino a quando gli operai, stanchi delle sue continue vessazioni, non entrano in sciopero e decidono di sequestrarlo.
Maurice Babin (Gérard Depardieu), un deputato comunista con il quale venticinque anni prima Suzanne aveva avuto una brevissima storia d’amore, nel tentativo di allentare la tensione nei rapporti con il personale dipendente, le consiglia di prendere il posto del marito ( che nel frattempo ha avuto un attacco di cuore ) nella direzione della fabbrica.
Inizialmente titubante, Suzanne decide di seguire il consiglio di Babin, riuscendo così a risollevare le sorti dell’azienda e, al tempo stesso, a dimostrare di essere una donna competente, dotata di capacità di azione e quindi non solamente una “bella statuina”.
In questa sua nuova veste di imprenditrice è appoggiata dai due figli: Joëlle (Judith Godrèche) e Laurent (Jérémie Renier), e dal signor Babin che, dopo tanti anni, si sente nuovamente attratto da Suzanne e ricomincia a corteggiarla.
Quando però il marito, terminato il periodo di riposo “forzato”, torna in azienda per riassumerne il comando, le cose per Suzanne iniziano a complicarsi…


Nella lingua francese il termine “potiche” individua un grosso vaso di scarso valore che ha l’unica funzione di arredare.
Con questa divertentissima commedia, ambientata nella cittadina immaginaria di Sainte-Gudule, nei pressi di Saint-Amand-les-Eaux ( nella regione del Nord-Pas de Calais ), ma interamente girata in Belgio, Ozon è riuscito a riportare sullo schermo, dai tempi de “L’ultimo metro” di François Truffaut, la coppia Deneuve-Depardieu.
Tratto dalla pièce teatrale del 1983 di Barillet e Grédy, “Potiche” è essenzialmente una storia di emancipazione femminile in una Francia della fine degli anni settanta di stampo ancora piuttosto maschilista, nella quale il personaggio interpretato dalla Deneuve si trasforma inaspettatamente da semplice “oggetto” decorativo  in un’abile  manager di successo.
A contendersi la scena con una Deneuve ancora in splendida forma, ci sono l’impareggiabile Gérard Depardieu ( decisamente “appesantito” dai tempi de “L’ultimo metro” ) e il bravissimo Fabrice Luchini ( recentemente visto sugli schermi italiani nella pellicola “Le donne del 6°piano” ) nel ruolo, rispettivamente, del sostenitore e del detrattore dell’operato di Suzanne Michonneau.
Una menzione particolare spetta inoltre all’attrice Karin Viard, per la sua interpretazione di Nadège, la segretaria-amante di Robert Pujol che durante il film diventa la fedele e attiva collaboratrice di Suzanne.
Grazie all’eccellente fotografia, all’accuratezza delle scenografie e dei costumi, nonché all’effetto “nostalgia” provocato dalle canzoni che fanno parte della colonna sonora, François Ozon riesce con naturalezza a farci rivivere le atmosfere tipiche della fine degli anni settanta; e già guardando il trailer del film ne potete avere  la conferma.
Come di consueto,  vi aspetto su questo blog con un’altra cartolina dalla Francia e, ovviamente, vi auguro buon divertimento con la visione di “Potiche”.




Titolo: Potiche – La bella statuina ( Potiche )
Regia: François Ozon
Interpreti : Catherine Deneuve, Gérard Depardieu, Fabrice Luchini, Judith Godrèche, Jérémie Renier, Karin Viard
Nazionalità : Francia
Anno : 2010


giovedì 21 giugno 2012

“Un po’ per caso, un po’ per desiderio” di Danièle Thompson: alla scoperta del quartiere parigino di Avenue Montaigne.


La cartolina dalla Francia di oggi arriva da Parigi, e più precisamente dal quartiere di Avenue Montaigne dove, nel 2006, la regista Danièle Thompson girò "Un po' per caso, un po' per desiderio": una commedia corale sui desideri e le debolezze del genere umano. 
Jessica (Cécile De France), una ragazza orfana cresciuta con la nonna, arriva a Parigi dalla Borgogna alla ricerca di un impiego.
Sebbene non abbia alcuna esperienza lavorativa specifica, si propone presso diversi esercizi commerciali, fino a quando non viene assunta in prova dal gestore del Bar des Théâtres, nel lussuoso quartiere di Avenue Montaigne, in vista di un’importante serata, durante la quale avranno contemporaneamente luogo il concerto di un famoso pianista, la prima di una commedia teatrale e un’asta.
Claudie, la portinaia del Théâtre des Champs-Élysées che a giorni andrà in pensione, la ospita per la notte nel suo piccolo appartamento, dandole così la possibilità di entrare in contatto con il mondo dello spettacolo.
E’ qui, infatti, che Jessica conosce Catherine (Valérie Lemercier ), un’attrice di soap opera, al momento impegnata a teatro nelle prove di una commedia di Georges Feydeau, la cui vera aspirazione, però, è di lavorare nel cinema.
Conosce inoltre Jean-François Lefort ( Albert Dupontel ), un famoso pianista stancatosi della sua invidiabile carriera internazionale, il cui unico desiderio è quello di esibirsi nelle scuole e negli ospedali. Ha una moglie, Valentine ( Laura Morante ), che non appoggia assolutamente la sua intenzione di abbandonare le scene e che, per questo motivo, medita di lasciarlo.
Vi è infine Jacques ( Claude Brasseur ), un ricco e anziano vedovo, fidanzato con una donna giovane e bellissima, il quale sta organizzando un’asta per mettere in vendita la sua incredibile collezione di opere d’arte. Ha un figlio, Frédéric, con il quale è in conflitto.
Jessica entra in confidenza con quest’ultimo, e con la semplicità e la schiettezza che la contraddistinguono riesce non solo a ridargli fiducia nella vita, ma anche a farlo riavvicinare al padre.
Nel frattempo Catherine convince un importante regista di Hollywood ( Sidney Pollack ) a scritturarla nel suo prossimo film, mentre Jean-François abbandona la sua carriera di pianista evitando, però, di compromettere il suo matrimonio. E a Jessica, sempre disponibile ad ascoltare e consigliare gli altri, cosa avrà invece riservato il destino?


“Un po’ per caso, un po’ per desiderio” è stato ambientato nel quartiere parigino di Avenue Montaigne, rinomato per i teatri, le sale da concerto, le gallerie d’arte e gli hotel a cinque stelle.
All’epoca in cui venne girata la pellicola, nel quartiere si trovava anche il Bar des Théâtres, la famosa brasserie che nel gennaio del 2011 si è trasferita in Rue Jean Goujon, a due passi dal Pont de l’Alma e non molto distante dai teatri che l’hanno resa celebre; ed è proprio al Bar des Théâtres che si incrociano le storie dei singoli personaggi che ci vengono presentati dalla regista, e con i quali entra casualmente in contatto Jessica, la nuova cameriera della brasserie.
A poco a poco quest’ultima viene a conoscenza dei loro desideri e delle loro debolezze, cercando allo stesso tempo di portare, con i propri consigli, un po’ di luminosità e ottimismo nelle vite di ognuno di essi. 
Grazie alla pellicola di Danièle Thompson, abbiamo la possibilità di entrare in un quartiere della capitale francese non propriamente turistico, ma comunque in grado di affascinare tutti coloro che, visitando Parigi, sono alla ricerca dei suoi angoli più eleganti ed esclusivi.
Lodevoli le interpretazioni dell’intero cast, prettamente francese, del quale fanno parte anche il regista americano Sidney Pollack e la "nostra" bravissima Laura Morante nel ruolo della moglie-manager del pianista.
A regalare un ulteriore tocco di magia a questa pellicola contribuisce indubbiamente la colonna sonora di Nicola Piovani ( Premio Oscar nel 1999 per “La vita è bella” ) che potete ascoltare anche durante la visione del trailer di “Un po’ per caso, un po’ per desiderio”.
Prima di lasciarvi quindi alle eleganti atmosfere del quartiere di Avenue Montaigne, rinnovo come di consueto il mio invito su questo blog per la prossima cartolina dalla Francia. A presto! 



Titolo: Un po’ per caso, un po’ per desiderio (Fauteuils d'orchestre )
Regia: Danièle Thompson
Interpreti : Cécile De France, Valérie Lemercier, Claude Brasseur, Laura Morante, Sidney Pollack
Nazionalità : Francia
Anno : 2006