domenica 25 agosto 2013

“Delitto in pieno sole” di René Clément: il talento di Monsieur Delon.


Philippe Greenleaf (Maurice Ronet) è un giovane americano che sta trascorrendo un lungo periodo di vacanza a Mongibello insieme alla fidanzata Marge (Marie  Laforêt), sperperando il denaro del padre; per questo motivo, dietro a una lauta ricompensa il ricco genitore propone allo spiantato Tom Ripley (Alain Delon) di recarsi in Italia per convincere il figlio a rientrare in America.
Inizialmente quest’ultimo sembra propenso ad acconsentire alla richiesta del padre; quando però, durante una gita in barca, Tom capisce che il giovane non ha nessuna intenzione di abbandonare il suo attuale stile di vita e di mettere la testa a posto,  vedendo così sfumare la possibilità di intascare la ricompensa promessagli dal signor Greenleaf, decide di uccidere Philippe.
Da quel momento in poi, nel tentativo di impossessarsi di tutti i suoi beni, Tom ne assume l’identità e, contemporaneamente, per giustificarne l’improvvisa scomparsa, comunica a Marge che il suo fidanzato ha deciso di allontanarsi da Mongibello per prendersi una pausa di riflessione.
Nonostante l’incredibile abilità di Tom nel falsificare firme e inventare storie, le cose non andranno però come da lui sperato…

Tratto dal romanzo “Il talento di Mr. Ripley” di Patricia Highsmith, e diretto da Réné Clément,  “Delitto in pieno sole” è il film che ha segnato la grande svolta nella carriera cinematografica di Alain Delon.
Partendo dall’adattamento del romanzo della Highsmith effettuato da Paul Gégauff, il regista francese è riuscito a realizzare un’elegante pellicola carica di tensione, sullo sfondo di una colorata Italia della fine degli anni cinquanta.
Tra le interpretazioni dei tre attori principali spicca senza alcun dubbio quella di un ancora giovanissimo Alain Delon, il quale ha dato prova della sua innegabile bravura nei panni di un personaggio così complesso e, proprio per questo, affascinante come Tom Ripley.
Delon, infatti, sembra decisamente a proprio agio nel dare vita ad un insospettabile psicopatico che commette efferati omicidi con incredibile cinismo e sangue freddo.
“Delitto in pieno sole”, di cui nel 1999 Anthony Minghella ha realizzato un patinato remake con Matt Demon nei panni di Ripley, dopo essere stato oggetto di un accurato restauro, è stato presentato alla vigilia della serata conclusiva del Festival di Cannes di quest’anno, rendendo contemporaneamente omaggio ad Alain Delon: vero e proprio mito del cinema francese e non solo.
Per finire, una curiosità: nelle scene inziali ambientate a Roma, possiamo ammirare in un piccolo cameo una giovanissima e bellissima Romy Schneider.




Titolo: Delitto in pieno sole ( Plein soleil )
Regia: René Clément
Interpreti: Alain Delon, Maurice Ronet, Marie Laforêt 
Nazionalità: Francia
Anno: 1960


sabato 17 agosto 2013

“Chef” di Daniel Cohen: l’infallibile ricetta di un successo internazionale.


Jacky Bonnot (Michaël Youn) è un giovane cuoco la cui passione per la buona cucina lo porta a prestare un’attenzione quasi maniacale ai piatti da lui preparati per i vari bistrot di Parigi, dai quali, proprio per questo motivo, viene puntualmente licenziato.
Poiché la sua compagna sta per dare alla luce un bambino, e dovendo quindi garantire un futuro alla sua famiglia, Jacky decide di accettare un posto di imbianchino presso una casa di riposo, senza però poter fare a meno di dispensare i suoi consigli anche ai cuochi di quella struttura;  ed è proprio all’interno di quella residenza per anziani che Jacky ha l’occasione di farsi notare da Alexandre Lagarde (Jean Reno): il famosissimo chef francese di cui lui è un grandissimo ammiratore.
In profonda crisi di ispirazione, l’uomo rischia di essere licenziato dal proprietario del ristorante presso cui lavora e, proprio per evitare che ciò accada, decide di chiedere aiuto a Jacky.
Grazie alla preziosa collaborazione del giovane cuoco, e dopo una serie di divertenti peripezie, alla fine Alexandre riuscirà ad avere la meglio sul proprio datore di lavoro ma, soprattutto, lancerà Jacky nel firmamento dei grandi chef.




Inserendosi nel già ben collaudato filone della cinematografia culinaria, lo scorso anno Daniel Cohen ha realizzato per il grande schermo una gradevole commedia che ha il merito di divertire lo spettatore con estremo garbo e semplicità.
La sceneggiatura di “Chef”, sebbene non particolarmente elaborata, ha in effetti il pregio di poggiare su valori universalmente riconosciuti come l’amicizia, l’amore e la famiglia, che da sempre riescono a fare presa sul grande pubblico.
Se poi aggiungiamo anche il fortunato connubio che si è creato sullo schermo tra un mostro sacro del cinema francese come Jean Reno e il ben più giovane Michaël Youn ( attore molto noto in Francia), arriviamo facilmente a comprendere il meritato successo internazionale di questa pellicola.
“Chef”, oltre a divertire lo spettatore con le simpatiche gag inscenate dai due protagonisti, ne allieta la vista con la preparazione di alcuni dei più elaborati piatti della nouvelle cuisine, presentati sullo sfondo di eleganti locations.
Le gradevoli melodie della colonna sonora composta dal grande Nicola Piovano, oltre a conferire un innegabile valore aggiunto alla pellicola di Cohen, riescono a sottolineare con eleganza e leggerezza la diffusa atmosfera di buoni sentimenti che percepiamo durante la sua visione.




Titolo: Chef ( Comme un chef )
Regia: Daniel Cohen
Interpreti: Jean Reno, Michaël Youn, Raphaëlle Agogué, Julien Boisselier, Salomé Stévenin. 
Nazionalità: Francia, Spagna                  
Anno: 2012


sabato 10 agosto 2013

“Adorabili amiche” di Benoît Pétré: una commedia agrodolce all’insegna della solidarietà femminile.


Nelly (Jane Birkin), Gabrielle (Caroline Cellier) e Chantal (Catherine Jacob) sono tre cinquantenni francesi deluse dalla vita.
Inaspettatamente, un giorno ricevono per posta l’invito al matrimonio di Philippe (Thierry  Lhermitte): l’uomo con il quale in passato ognuna di loro ha avuto una relazione, seppure a vario titolo.
Decidono quindi di mettersi in viaggio a bordo di una vecchia auto per raggiungere La Rochelle, sulla costa Atlantica, dove verrà celebrata la cerimonia.
E’ un viaggio estremamente movimentato quello che le aspetta; al termine del quale riusciranno però a chiudere definitivamente i conti con il passato e, soprattutto, a riprogrammare il loro futuro…

Diretto nel 2010 dall’attore, nonché sceneggiatore, Benoît Pétré, “Adorabili amiche” è un divertente road-movie in salsa francese che narra la storia di tre donne non più giovanissime; ciascuna delle quali, nel quotidiano, si ritrova costretta a fare i conti con gli errori del passato e, soprattutto, con il rimpianto di non essere riuscita a realizzare i propri sogni.
Nelly è un’insegnante di inglese, apparentemente morigerata, che non è ancora riuscita a lasciarsi definitivamente alle spalle il suo matrimonio.
Chantal, invece, è l’improbabile promoter di un supermercato; ha un marito che la tradisce e una figlia con la quale vive un rapporto estremamente conflittuale; e poi c’è Gabrielle:  avvenente single di mezza età, sempre alla ricerca di facili avventure.
Tre cinquantenni ad un punto morto delle loro esistenze; deluse dalle esperienze del passato e, allo stesso tempo, incapaci di guardare al futuro con nuovo slancio e speranza.
L’inaspettato invito al matrimonio di un loro ex, le spingerà comunque ad avventurarsi lungo le strade della Francia; ognuna di loro animata dai ricordi e, soprattutto, dalla curiosità di scoprire chi è la misteriosa donna che Philippe ha deciso di sposare.
Il viaggio è costellato da una serie di divertenti peripezie, sebbene il regista non lesini momenti di spiccata malinconia ( come nella scena in cui Chantal rivela a Gabrielle il suo doloroso segreto e come lo stesso stia condizionando la sua vita di donna e di moglie ) che conferiscono alla pellicola un tono decisamente agrodolce.
Sebbene inizialmente il rapporto tra le tre donne non ci appaia dei più idilliaci, in quanto screziato da vecchi rancori e sciocche rivalità, dalla loro convivenza forzata si svilupperà però una forte solidarietà femminile, che le porterà, subito dopo aver presenziato al matrimonio di Philippe, a rendersi definitivamente conto di aver attribuito troppa importanza a quell’uomo  e, soprattutto, a riprendere in mano le redini della propria vita con un nuovo spirito.
Jane Birkin, Caroline CellierCatherine Jacob dimostrano tutta la loro indiscutibile bravura, non solo nel divertire lo spettatore ma anche nel riuscire a fargli comprendere la fastidiosa malinconia che pervade l’esistenza del personaggio da ciascuna interpretato.
Adorabili amiche” è indubbiamente una gradevole pellicola che parla prettamente di donne, ma non per questo  destinata  esclusivamente ad un pubblico femminile.




Titolo: Adorabili amiche ( Thelma, Louise et Chantal )
Regia: Benoît Pétré
Interpreti: Jane Birkin, Caroline Cellier, Catherine Jacob, Thierry Lhermitte.
Nazionalità: Francia
Anno: 2010


sabato 3 agosto 2013

“L’amore fugge” di François Truffaut: il geniale epilogo di una delle più famose saghe del cinema.


Dopo dieci anni di matrimonio, Antoine (Jean-Pierre Léaud) e Christine (Claude Jade) decidono di divorziare amichevolmente.
Lui, nel frattempo, ha intrapreso una relazione con Sabine (Dorothée), la graziosa commessa di un negozio di dischi, di cui si è invaghito subito dopo averne visto una foto.
Un giorno, mentre sta accompagnando il figlio Alphonse alla stazione, Antoine rivede Colette (Marie-France Pisier): il suo grande amore di gioventù che adesso svolge la professione di avvocato e che, dopo avere intravisto lo stesso Antoine fuori del tribunale il giorno del divorzio, ha iniziato a leggere il suo romanzo autobiografico, “Le insalate dell’amore”.
L’uomo decide così di seguirla, ma ben presto si renderà definitivamente conto che il suo destino non è quello di viverle accanto


Dopo averci fatto assistere alla sua prima vera crisi matrimoniale in “Non drammatizziamo… è solo questione di corna!”, nel 1978 il regista decise di riportare sullo schermo, per la quinta e ultima volta, il personaggio di Antoine Doinel.
Nonostante abbia ormai oltrepassato la trentina, il simpatico alter-ego di François Truffaut sembra non aver ancora raggiunto una piena maturità, soprattutto affettiva.
Dopo aver provato la gioia della paternità, pubblicato un romanzo autobiografico, e cambiato lavoro per l’ennesima volta, Antoine si prepara ad aggiungere un altro importante tassello alla sua già travagliata esistenza: il divorzio da Christine; per di più, il rapporto con Sabine, la sua nuova compagna, non ci appare dei più idilliaci.
L’inaspettato incontro con Colette, poi, contribuisce a rendere ulteriormente instabile il suo equilibrio.
Ne “L’amore fugge”, con cui Truffaut ha concluso la fortunata saga del personaggio da lui creato, riusciamo a percepire una sottile vena di malinconia per gli anni oramai trascorsi, ma anche, e soprattutto, l’augurio che Antoine riesca finalmente a trovare la sua stabilità emotiva.
La lettura da parte di Colette del suo romanzo autobiografico è il geniale pretesto escogitato dal regista per far rivivere allo spettatore alcuni momenti salienti della vita del protagonista, dagli anni della sua tribolata adolescenza al raggiungimento dell’età adulta; a questo proposito Truffaut è riuscito a inserire magistralmente tra le nuove scene che appartengono al presente, alcuni spezzoni  della “saga Doinel” e di altre sue opere, tra cui il pluripremiato “Effetto notte”.
Ancora una volta, Jean-Pierre Léaud riesce a farci divertire ed emozionare con l’imprevedibilità che contraddistingue il personaggio da lui interpreto; e, nonostante nel corso degli anni abbia indiscutibilmente raggiunto la sua piena maturità artistica, verrà per sempre ricordato da tutti gli amanti del cinema francese, e non solo, per quell’ultima e struggente inquadratura de “I quattrocento colpi”. 




Titolo: L’amore fugge ( L’amour en fuite )
Regia: François Truffaut
Interpreti: Jean-Pierre Léaud, Claude Jade, Marie-France Pisier, Dani, Dorothée.
Nazionalità: Francia                  
Anno: 1978

giovedì 25 luglio 2013

“Cena tra amici” di Alexandre de la Patellière e Matthieu Delaporte: un tragicocomico gioco al massacro per un’esilarante commedia campione di incassi in Francia.


Una sera Vincent (Patrick Bruel), agente immobiliare di successo, si reca a casa della sorella Elisabeth (Valérie Benguigui) e del cognato Pierre (Charles Berling), dove è atteso per cena insieme alla moglie Anna (Judith El Zein), dalla quale sta per avere un bambino.
Ad accoglierlo trova anche Claude (Guillaume de Tonquedec), un loro amico d’infanzia.
Nell’attesa che Anna arrivi, Vincent inizia ad essere bombardato di domande sul nascituro e, in particolare, gli viene chiesto come abbiano deciso di chiamarlo.
Non appena il futuro padre rivela il nome del bambino, tra i cinque amici si scatena un  tragicomico gioco al massacro, che a poco a poco porterà alla luce alcuni imbarazzanti segreti che li riguardano direttamente, e che fino ad allora erano rimasti inconfessati…



Dopo più di 250 repliche, nel 2012 Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte hanno deciso di adattare per il grande schermo la loro fortunata pièce teatrale “Le prénom”, curandone anche la regia e, soprattutto, mantenendone il titolo originale.
Di parere diverso è stata invece la società di distribuzione italiana, la quale ha fatto uscire il film nelle nostre sale con il titolo “Cena tra amici”, facendogli così perdere parte del suo significato originario.
In effetti, al centro della vicenda non vi è tanto una comunissima cena tra amici, quanto piuttosto la scelta del nome da attribuire ad un nascituro.
La beffa che Vincent decide di inscenare a danno dei presenti, rivelando loro un nome fasullo, ma comunque con una ben precisa connotazione politica, segna l’inizio di un’interminabile reazione a catena di battute al vetriolo, per di più scambiate ad un ritmo forsennato.
“Cena tra amici”, oltre a regalarci una sequenza serrata di scene estremamente esilaranti, riserva per il finale una serie di ben riusciti colpi di scena che, in un modo o nell’altro, andranno inevitabilmente ad alterare le dinamiche dei rapporti tra i cinque amici.
Il successo di questa pellicola campione di incassi in Francia è da attribuire, oltre che ad una sceneggiatura solida, impeccabilmente confezionata per il cinema, all’incredibile bravura dei suoi attori; gli stessi che, ad eccezione di Charles Berling, hanno recitato anche nella pièce teatrale.
Tra questi una menzione particolare spetta alla simpaticissima Valérie Benguigui, premiata come migliore attrice non protagonista ai César 2013 proprio per la sua esilarante interpretazione in questa pellicola.



Titolo: Cena tra amici ( Le prénom )
Regia: Alexandre de la Patellière e Matthieu Delaporte
Interpreti: Patrick Bruel, Valérie Benguigui, Françoise Fabian, Charles Berling, Guillaume De Tonquedec.
Nazionalità: Francia, Belgio                  
Anno: 2012

domenica 14 luglio 2013

L'AMORE DURA TRE ANNI di Frédéric Beigbeder: ma l’amore vero, esiste?


Marc Marronnier (Gaspard  Proust), critico letterario di giorno e cronista mondano di notte, ha trent’anni e una moglie.
Dopo tre anni di matrimonio, viene abbandonato dall’avvenente consorte per uno scrittore di successo; così, deluso e ferito nel profondo dell’animo, decide di scrivere un libro in cui cinicamente sostiene che l’amore non dura più di tre anni. Trovato un editore interessato al suo manoscritto, Marc decide di pubblicarlo con uno pseudonimo.
Nel frattempo, invaghitosi di Alice (Louise Bourgoin), la moglie di un cugino incontrata ad un funerale, comincia a farle una corte serrata.
Dopo aver inizialmente ignorato le attenzioni di Marc, Alice decide di lasciare il marito e di andare a vivere insieme a lui.
Quando poi il libro inizia a scalare le classifiche delle vendite, Marc, per paura di compromettere il suo rapporto con Alice, non ha il coraggio di confessarle chi in realtà si nasconde dietro lo pseudonimo usato dall’autore.
Però, in occasione della consegna di un importante premio letterario, la giovane donna viene a scoprirlo e, sentendosi presa in giro, decide di troncare immediatamente la loro relazione.
Per cercare di riconquistarla, Marc si troverà così costretto a smentire pubblicamente quanto da lui dichiarato nel suo fortunato best-seller…




Diretto da Frédéric Beigbeder, pubblicitario, critico letterario, editore, nonché autore dell’omonimo romanzo da cui la pellicola in questione è tratta, “L’amore dura tre anni” è una divertentissima commedia romantica in cui le dinamiche che abitualmente si sviluppano all’interno dei rapporti di coppia, vengono trattate con frizzante e pungente ironia.
Protagonista della vicenda è un giovane uomo sulla trentina che,  per la sua instabilità emotiva nei rapporti con il gentil sesso, ci ricorda Antoine Doinel: il simpatico personaggio  che François Truffaut portò per ben cinque volte sullo schermo, narrandone la vita sentimentale in diversi fasi della sua esistenza.
Dopo un matrimonio durato appena tre anni, durante i quali la passione che lo univa alla moglie si è andata progressivamente affievolendo, Marc decide di sfogare tutta la sua rabbia, scrivendo un libro in cui afferma l’estrema caducità dell’amore.
Quando però, superata la profonda delusione per la fine del suo matrimonio, si innamora di un’altra donna, ecco che si trova costretto ad operare un’importante scelta; e cioè se continuare a sostenere quanto da lui cinicamente affermato nel proprio libro o se, al contrario, dare ossigeno e fiducia al suo nuovo amore.
Gaspard Proust e Louise Bourgoin, nuove promesse del cinema francese, nei ruoli rispettivamente di Marc e Alice, con le loro divertenti interpretazioni riescono indubbiamente a far risplendere di ironia e vivacità i due personaggi del romanzo di Beigbeder.
Nei panni della cinica, ma estremamente simpatica, editrice di Marc, ritroviamo poi la bravissima Valérie Lemercier: attrice dall’incredibile talento comico, particolarmente apprezzata anche dal pubblico italiano in pellicole come “Agathe Cléry” e “Il piccolo Nicolas e i suoi genitori”.



Titolo: L’amore dura tre anni ( L’amour dure trosi ans )
Regia: Frédéric Beigbeder
Interpreti: Gaspard Proust, Louise Bourgoin, Frédéric Bel, Joey Starr, Valérie Lemercier
Nazionalità: Francia
Anno: 2012

domenica 7 luglio 2013

BONJOUR TRISTESSE di Otto Preminger: Françoise Sagan e l’incredibile fascino della Costa Azzurra in estate.


Cécile (Jean Seberg), graziosa diciassettenne orfana di madre, vive a Parigi, dove conduce un’intensa vita di società insieme al padre Raymond (David Niven), un incallito playboy.
In occasione delle vacanze estive, la ragazza si trasferisce in Costa Azzurra con il genitore, il quale porta con sé Elsa (Mylène Demongeot), la sua compagna.
Alcuni giorni dopo, i tre vengono raggiunti alla villa anche da Anne (Deborah Kerr), un’amica della defunta madre di Cécile; rimanendo subito affascinato dall’avvenenza e dall’eleganza della donna, e dimenticandosi completamente della presenza di Elsa, Raymond inizia a corteggiarla e, poco dopo, le chiede addirittura di sposarlo.
Turbata dalla notizia delle imminenti nozze del padre, Cécile vede prospettarsi all’orizzonte un inevitabile e radicale cambiamento nello spensierato stile di vita che fino ad allora aveva condotto; quindi, nel tentativo di impedire il matrimonio, fa in modo che Elsa e Raymond si riavvicinino.
Scoperto il tradimento, Anne fugge sconvolta dalla villa a bordo della sua auto, andando così incontro ad un tragico destino…

Partendo dall’omonimo best-seller di Françoise Sagan, il regista è riuscito a realizzare un’elegante pellicola, in cui commedia, intrigo, sensualità e morte si mescolano sapientemente tra loro per raccontare l’ambiguo rapporto che lega un padre dongiovanni alla propria figlia adolescente.
La vicenda si sviluppa su due piani temporali distinti: la narrazione del presente, immerso in un sofisticato bianco e nero, e il racconto di quanto avvenuto durante l’estate dell’anno prima in una coloratissima Costa Azzurra da cartolina.
La scelta di Otto Preminger di alternare la fotografia in bianco e nero a quella a colori deriva dal voler appositamente contrapporre due diversi stati d’animo di Cécile in due distinti momenti della sua vita: da una parte la gioia e la spensieratezza appartenenti ormai al passato e, dall’altro, la tristezza e il rimorso del presente per aver causato, sebbene indirettamente, la morte della futura moglie del padre.
Nonostante “Bonjour tristesse” vanti la presenza di due mostri sacri del cinema di Hollywood, del calibro di Deborah Kerr e David Niven, protagonista indiscussa della pellicola è la splendida Jean Seberg.
Perfetta nella parte dell’adolescente inquieta e ribelle, questa giovane attrice americana, solamente due anni più tardi, diventerà un’icona della Nouvelle Vague francese e, soprattutto, dello stile degli anni sessanta, dopo aver interpretato il ruolo di Patricia in Fino all’ultimo respiro” di Jean-Luc Godard.
Merita infine una menzione particolare la struggente melodia della canzone che dà il titolo alla pellicola, e che vediamo interpretare proprio da Juliette Gréco nelle prime scene in bianco e nero; potete riascoltarla cliccando QUI.     
 


Titolo: Bonjour Tristesse ( Bonjour tristesse )
Regia: Otto Preminger
Interpreti: David Niven, Deborah Kerr, Jean Seberg, Mylène Demongeot, Walter Chiari
Nazionalità: USA / GB
Anno: 1958


martedì 25 giugno 2013

IL RAGGIO VERDE di Eric Rohmer: la difficile comprensione dei sentimenti umani secondo Jules Vernes.


Delphine (Marie Rivière), romantica segretaria sulla trentina, si ritrova alla vigilia delle tanto attese ferie estive senza sapere dove andare a trascorrerle e, soprattutto, con chi.
Inizia così a viaggiare freneticamente da Parigi alla Normandia, dalle montagne della Savoia alle spiagge di Biarritz, nella speranza di poter incontrare il grande amore della sua vita.
Durante questi suoi continui spostamenti da una località all’altra della Francia, ha occasione di confrontarsi con persone nuove, e di avere così la conferma che la propria visione della vita e dell’amore è completamente diversa da quella della maggior parte di coloro che la circondano.
Mentre si trova alla stazione di Biarritz, in procinto di tornare a Parigi delusa e insoddisfatta della sua vacanza, Delphine incontra un giovane uomo e, intuito che possa essere quello giusto per lei, decide di seguirlo a Saint-Jean-de-Luz.
Giunti sul posto, mentre stanno guardando insieme il tramonto sull’Atlantico, la donna vede per la prima volta il raggio verde: il fenomeno fisico che dà il titolo ad uno dei romanzi di Jules Vernes; secondo quest’ultimo, chiunque riesca a vederlo sarà poi in grado di comprendere meglio i propri sentimenti e quelli degli altri…



Premiato nel 1986 a Venezia con il Leone d’oro, “Il raggio verde” di Eric Rohmer è la pellicola con la quale il regista francese ottenne il suo primo successo internazionale.
In questo quinto episodio del ciclo “Commedie e proverbi”, viene narrata la storia di una donna che, coltivando dentro di sé uno spirito decisamente romantico, non riesce a rapportarsi serenamente con gli esponenti dell’altro sesso.
Vive quotidianamente nella speranza di incontrare l’uomo ideale e, soprattutto, rifuggendo da  facili avventure, ben consapevole del fatto che avrebbero solamente l’effetto di accrescere il suo senso di solitudine.
Proprio a causa di questa sua visione estremamente romantica dell’amore, Delphine viene criticata e, in alcuni casi, perfino derisa dalle persone che la circondano, e che la ritengono poco intraprendente nelle questioni sentimentali.
Tutto ciò si riflette inevitabilmente sullo stato d’animo della donna, che trascorre l’intero periodo delle ferie estive disperandosi, fino a quando, dopo aver visto il raggio verde al tramonto del sole, non avrà la certezza di aver trovato l’uomo giusto per lei.
Delle varie eroine appartenenti alla filmografia di Rohmer, Delphine è indubbiamente una delle più complesse, proprio per la sua incapacità di vivere serenamente le proprie scelte di vita; e Marie Rivière, con i suoi sguardi malinconici, che alterna a limpidi sorrisi e a improvvise crisi di pianto, riesce magistralmente a trasmettere allo spettatore tutta la poesia del personaggio da lei interpretato.


Titolo: Il raggio verde ( Le rayon vert )
Regia: Eric Rohmer
Interpreti: Marie Rivière, Vincent Gauthier, Amira Chemakhi, Sylvie Richez
Nazionalità: Francia
Anno: 1986

mercoledì 19 giugno 2013

“Agathe Cléry” di Etienne Chatiliez: chi di spada ferisce…


Agathe Cléry (Valérie Lemercier) è una rampante donna in carriera, direttrice dell’ufficio marketing di una fabbrica di cosmetici.
A causa del suo carattere eccessivamente duro e intransigente, la donna non è vista di buon occhio dai suoi subalterni, i quali la ritengono, per giunta e a ragion veduta, razzista.
Mentre sta seguendo un’importante campagna pubblicitaria per il lancio di una nuova crema, le viene diagnosticato il morbo di Addison, che la trasforma lentamente in una donna di colore.
Agathe, sconvolta dal suo nuovo aspetto, nel giro di poco tempo non solo viene lasciata dal proprio compagno, ma perde addirittura il posto di lavoro, rischiando conseguentemente di non ottenere il rinnovo del contratto d’affitto dell’appartamento in cui abita.
Dopo diversi colloqui di lavoro andati male, la donna viene finalmente assunta, in qualità di responsabile marketing, in una società di servizi informatici diretta da Quentin Lambert (Anthony Kavanagh): un affascinante uomo di colore che, per principio, non assume bianchi nella propria azienda; tra i due il colpo di fulmine è immediato.
Innamorata e con un nuovo impiego, giorno dopo giorno Agathe riesce ad abituarsi alla sua nuova condizione; ma proprio quando sembra che le cose siano tornate a girare per il verso giusto, ecco che accade qualcosa di completamente inaspettato…

Traendo spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto, quello di una donna sudafricana che ha visto la propria pelle diventare scura dopo aver contratto il morbo di Addison, nel 2008 Etienne Chatiliez realizzò “Agathe Cléry”: una gradevole pellicola nella quale l’alquanto  delicata tematica del razzismo viene affrontata avvalendosi dei toni estremamente leggeri della commedia musicale, nell’intento di far giungere più facilmente allo spettatore il messaggio che il film mira a veicolare.
La vita di Agathe, snob e sprezzante manager di successo, soprattutto nei confronti di tutti coloro che non appartengono alla sua razza, viene improvvisamente sconvolta quando la donna scopre di essere affetta da una rara malattia e, in conseguenza di ciò, si ritrova costretta a subire dalla società in cui vive le stesse angherie di cui sono abitualmente vittime le persone da lei così da tanto denigrate.
Per lei questa sua nuova condizione è a ogni modo un’occasione di riflessione sulle mille difficoltà che quotidianamente devono affrontare tutti coloro che, pur non appartenendo alla nostra società, desiderano disperatamente inserirvisi.
Nell’alquanto complicata ricerca di un nuovo impiego, dopo essere stata licenziata per il cambio di colore della sua pelle, Agathe si ritrova ad ascoltare le stesse e poco credibili scuse che un tempo anche lei era solita propinare quando si trovava dall’altra parte della barricata.
Valérie Lemercier, nei panni di Agathe Cléry, dimostra ancora una volta il suo incredibile talento di attrice comica; in questo film, poi, la vediamo cimentarsi con risultati davvero sorprendenti anche in divertenti e colorati siparietti musicali distribuiti lungo l’intera durata della pellicola; come nella scena in discoteca, in cui si scatena sulle note di “Tainted love” dei Soft cell, che potete rivedere cliccando QUI.



Titolo: Agathe Cléry ( Agathe Cléry )
Regia: Etienne Chatiliez
Interpreti: Valérie Lemercier, Anthony Kavanagh, Dominique Lavanant, Isabelle Nanty
Nazionalità: Francia
Anno: 2008


sabato 15 giugno 2013

“Borsalino” di Jacques Deray: due miti del cinema francese nella Marsiglia degli anni ‘30.


Nella Marsiglia degli anni ’30, Roch Siffredi (Alain Delon), dopo essere uscito dal carcere per buona condotta, decide di allearsi con il rivale François Capella (Jean-Paul Belmondo), con il quale la sua donna ha vissuto mentre lui si trovava in galera.
In breve tempo i due uomini, oltre a diventare ottimi amici, rafforzano e consolidano la loro posizione nell’ambito della malavita marsigliese, suscitando così le inevitabili e violente reazioni dei loro agguerriti concorrenti, alle quali comunque Roch e François riescono sempre a far fronte.
Una sera, durante una festa organizzata nella lussuosa villa di Roch, François manifesta all’amico la sua intenzione di lasciare Marsiglia, temendo che un giorno la smania di potere di entrambi possa compromettere irrimediabilmente il loro rapporto.
I due uomini, però, non sanno che il destino ha già drammaticamente deciso le sorti della loro profonda amicizia…




Tratto dal romanzo “Bandits à Marseille” di Eugène Saccomano, e ispirato alla vita di Paul Carbone e François Spirito, due boss malavitosi vissuti nella Marsiglia degli anni ’30, “Borsalino” è un vero e proprio omaggio del regista ai gangster movies americani.
Jacques Deray narra magistralmente la storia di una fortissima complicità tra due uomini, che a sua volta si intreccia con gli eventi di un’epoca che hanno segnato la città del sud della Francia a cavallo tra i due conflitti mondiali.
Borsalino”, oltre a divertire con le sue argute battute disseminate lungo l’intera pellicola, riesce a tenere alta la tensione dello spettatore grazie alle violente scene d’azione che lo accompagnano  fino al drammatico epilogo della vicenda.
La ricostruzione della Marsiglia d’antan è estremamente curata sia nelle scenografie, sul cui sfondo vediamo muoversi i vari personaggi, sia negli eleganti abiti indossati dagli stessi.
A questo proposito è d’obbligo ricordare che il titolo del film prende proprio spunto dalla Borsalino, la casa produttrice di cappelli di taglio maschile le cui vendite registrarono una vera e propria impennata nel periodo in cui è ambientata la pellicola di Deray.
Alain Delon e Jean-Paul Belmondo sono semplicemente irresistibili nei panni dei due simpatici malavitosi; e la  presenza congiunta dei due attori sullo schermo ha indubbiamente contribuito a decretare il successo mondiale del film, nell’anno in cui entrambi erano all’apice della loro carriera cinematografica.
Una menzione speciale spetta infine alla colonna sonora di questo cult gangster, e in particolare al “Borsalino Theme”: l’allegro e accattivante motivetto composto da Claude Bolling, che potete riascoltare cliccando QUI.



Titolo: Borsalino ( Borsalino )
Regia: Jacques Deray
Interpreti: Alain Delon, Jean Paul Belmondo, Catherine Rouvel, Corinne Marchand
Nazionalità: Francia
Anno: 1970


domenica 9 giugno 2013

“Il mio migliore amico” di Patrice Leconte: chi trova un amico, trova un tesoro.


François (Daniel Auteuil) è un cinico antiquario che gestisce con successo una galleria d’arte insieme alla socia Catherine (Julie  Gayet).
Separato e con una figlia che studia all’Università, l’uomo vive da solo in un elegante appartamento parigino.
Una sera, durante una cena per il suo compleanno, Catherine gli fa notare come lui, a causa del suo pessimo carattere, non abbia amici.
Terribilmente ferito dalle parole della socia, e più che mai determinato a provarle il contrario, l’antiquario si impegna quindi a presentarle entro dieci giorni il suo migliore amico.
Tentando di riallacciare i rapporti con le sue vecchie conoscenze, François scopre però di essere disprezzato da tutti proprio per il suo eccessivo egoismo.
Quando un giorno incontra Bruno (Dany Boon), un estroverso taxista appassionato di quiz televisivi, approfittandosi della semplicità ed ingenuità dell’uomo, e per non perdere la scommessa fatta con la sua socia, François tenta di far passare lui come il suo migliore amico; ma  gli eventi prenderanno per entrambi una piega del tutto inaspettata…

Dopo averlo applaudito in pellicole del calibro de ”La ragazza sul ponte” e “Confidenze troppo intime”, nel 2006 Patrice Leconte tornò sul grande schermo affrontando con garbo ed eleganza il delicato tema dell’amicizia, in un’epoca in cui diventa sempre più difficile riuscire ad ascoltare gli altri, e ad essere ascoltati.
Il mio migliore amico” è in effetti una gradevole commedia che, pur divertendo lo spettatore con situazioni e battute esilaranti, lo porta inevitabilmente a riflettere sull’importanza e l’effettivo valore dei rapporti umani.
Protagonisti della vicenda sono due uomini appartenenti a due classi sociali differenti.
François è un antiquario di successo che ha anteposto il proprio lavoro a tutto il resto. Completamente assorbito dal frenetico stile di vita che la sua professione gli impone, non ha mai avuto il tempo, e l’occasione, di soffermarsi a riflettere sull’esigenza di avere degli amici sui quali poter contare in caso di necessità.
A fargli da contraltare troviamo Bruno: un taxista dal carattere decisamente estroverso. Abbandonato dalla moglie, il suo unico obiettivo è quello di riuscire finalmente a partecipare al quiz televisivo “Chi vuol essere milionario?”.
E’ essenzialmente l’incontro di due solitudini ciò che viene narrato in questa pellicola, sebbene François non sia consapevole della propria fino a quando non gli viene fatto notare pubblicamente dalla sua socia in affari.
Al fine di respingere al mittente la scomoda osservazione rivoltagli, e soprattutto per non perdere la scommessa che ha fatto con Catherine, François si mette subito alla disperata ricerca del suo “migliore amico”; in conseguenza di ciò però, oltre a rendersi conto che l’amicizia, a differenza delle opere d’arte di cui quotidianamente si occupa, non ha un prezzo, scoprirà quello che effettivamente la gente pensa di lui.
Tuttavia, grazie all’incontro con Bruno potrà finalmente capire cosa significhi avere qualcuno su cui poter realmente contare.
Daniel Auteuil, già diretto da Patrice Leconte in due precedenti occasioni, dà l’ennesima dimostrazione della sua incredibile bravura nella parte del cinico François, il cui carattere, come dichiarato dallo stesso regista, è diametralmente opposto a quello dell’attore che lo interpreta.
Inoltre, accanto a lui ritroviamo un divertentissimo Dany Boon, che all’epoca non era ancora stato  travolto dal successo internazionale di “Giù al nord”: la pellicola del 2008 da lui diretta e interpretata.



Titolo: Il mio migliore amico ( Mon meilleur ami )
Regia: Patrice Leconte
Interpreti: Daniel Auteuil, Dany Boon, Julie Gayet, Julie Durand
Nazionalità: Francia
Anno: 2006