Visualizzazione post con etichetta Antoine Doinel. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Antoine Doinel. Mostra tutti i post

domenica 14 luglio 2013

L'AMORE DURA TRE ANNI di Frédéric Beigbeder: ma l’amore vero, esiste?


Marc Marronnier (Gaspard  Proust), critico letterario di giorno e cronista mondano di notte, ha trent’anni e una moglie.
Dopo tre anni di matrimonio, viene abbandonato dall’avvenente consorte per uno scrittore di successo; così, deluso e ferito nel profondo dell’animo, decide di scrivere un libro in cui cinicamente sostiene che l’amore non dura più di tre anni. Trovato un editore interessato al suo manoscritto, Marc decide di pubblicarlo con uno pseudonimo.
Nel frattempo, invaghitosi di Alice (Louise Bourgoin), la moglie di un cugino incontrata ad un funerale, comincia a farle una corte serrata.
Dopo aver inizialmente ignorato le attenzioni di Marc, Alice decide di lasciare il marito e di andare a vivere insieme a lui.
Quando poi il libro inizia a scalare le classifiche delle vendite, Marc, per paura di compromettere il suo rapporto con Alice, non ha il coraggio di confessarle chi in realtà si nasconde dietro lo pseudonimo usato dall’autore.
Però, in occasione della consegna di un importante premio letterario, la giovane donna viene a scoprirlo e, sentendosi presa in giro, decide di troncare immediatamente la loro relazione.
Per cercare di riconquistarla, Marc si troverà così costretto a smentire pubblicamente quanto da lui dichiarato nel suo fortunato best-seller…




Diretto da Frédéric Beigbeder, pubblicitario, critico letterario, editore, nonché autore dell’omonimo romanzo da cui la pellicola in questione è tratta, “L’amore dura tre anni” è una divertentissima commedia romantica in cui le dinamiche che abitualmente si sviluppano all’interno dei rapporti di coppia, vengono trattate con frizzante e pungente ironia.
Protagonista della vicenda è un giovane uomo sulla trentina che,  per la sua instabilità emotiva nei rapporti con il gentil sesso, ci ricorda Antoine Doinel: il simpatico personaggio  che François Truffaut portò per ben cinque volte sullo schermo, narrandone la vita sentimentale in diversi fasi della sua esistenza.
Dopo un matrimonio durato appena tre anni, durante i quali la passione che lo univa alla moglie si è andata progressivamente affievolendo, Marc decide di sfogare tutta la sua rabbia, scrivendo un libro in cui afferma l’estrema caducità dell’amore.
Quando però, superata la profonda delusione per la fine del suo matrimonio, si innamora di un’altra donna, ecco che si trova costretto ad operare un’importante scelta; e cioè se continuare a sostenere quanto da lui cinicamente affermato nel proprio libro o se, al contrario, dare ossigeno e fiducia al suo nuovo amore.
Gaspard Proust e Louise Bourgoin, nuove promesse del cinema francese, nei ruoli rispettivamente di Marc e Alice, con le loro divertenti interpretazioni riescono indubbiamente a far risplendere di ironia e vivacità i due personaggi del romanzo di Beigbeder.
Nei panni della cinica, ma estremamente simpatica, editrice di Marc, ritroviamo poi la bravissima Valérie Lemercier: attrice dall’incredibile talento comico, particolarmente apprezzata anche dal pubblico italiano in pellicole come “Agathe Cléry” e “Il piccolo Nicolas e i suoi genitori”.



Titolo: L’amore dura tre anni ( L’amour dure trosi ans )
Regia: Frédéric Beigbeder
Interpreti: Gaspard Proust, Louise Bourgoin, Frédéric Bel, Joey Starr, Valérie Lemercier
Nazionalità: Francia
Anno: 2012

sabato 5 gennaio 2013

“Non drammatizziamo… è solo questione di corna!” di François Truffaut: il quarto episodio della saga “Antoine Doinel”.


Diretto nuovamente da François Truffaut, nel 1970, per la quarta volta, Jean-Pierre Léaud tornò a vestire i panni dell’alter ego del regista francese in “Non drammatizziamo… è solo questione di corna!
Due anni dopo “Baci rubati”, ritroviamo l’immaturo Antoine e la dolce Christine alle prese con la loro prima crisi coniugale.
Antoine (Jean-Pierre Léaud) e Christine (Claude Jade) sono due giovani coniugi che conducono una vita tranquilla in attesa del loro primogenito.
Mentre lei impartisce lezioni di violino, lui si guadagna da vivere dedicandosi alla colorazione artificiale dei fiori.
Quando Antoine decide all’improvviso di cercarsi un altro impiego, a seguito di un equivoco viene assunto in una grossa società.
Un giorno, mentre si trova sul posto di lavoro, vede Kyoko (Hiroko Berghauer) e, irretito dal fascino orientale della donna, ne diviene poco dopo l’amante; quando Christine scopre inaspettatamente che Antoine la tradisce, lo caccia immediatamente di casa.
A poco a poco, però, l’uomo si accorge che la sua passione per Kyoko si sta affievolendo e, contemporaneamente, tenta di riconquistare Christine, la quale, sebbene ferita da Antoine, continua ad amarlo.
Un anno dopo, li ritroveremo nuovamente insieme…

Dopo essersi dichiarati il loro amore nel finale di “Baci rubati”, in “Non drammatizziamo… è solo questione di corna!” ritroviamo Antoine e Christine sposati e in attesa del loro primo figlio.
Mentre Christine non appare più la ragazza timida di un tempo, Antoine, la cui simpatia e originalità continuano a sorprenderci e divertirci, sembra comunque non essere ancora riuscito a ritagliarsi un ruolo ben definito all’interno della società.
In questo quarto episodio della saga a lui dedicata, lo vediamo infatti passare nuovamente da un lavoro a un altro; ed è proprio a seguito di questo ennesimo cambiamento che riguarda la sua vita “professionale” che conosce e si invaghisce di Kyoko: una misteriosa e affascinante donna giapponese.
Con lei Antoine intraprende una breve, ma a ogni modo intensa, relazione extra-coniugale proprio poco dopo essere diventato papà; dimostrandosi così, per l’ennesima volta, incapace di assumersi seriamente le proprie responsabilità.
Quando Christine scopre che il marito ha un’amante, viene inevitabilmente a incrinarsi quell’atmosfera idilliaca e spensierata che aveva caratterizzato i primi anni del loro matrimonio; ma a ogni modo l’amore e la voglia di continuare a stare insieme permetteranno loro di superare questa prima crisi coniugale.
Il titolo scelto per la sua distribuzione in Italia, rispetto a quello originale francese, ha indubbiamente contribuito a far perdere a questa pellicola parte di quel tono leggiadro che, al contrario, contraddistingueva la sceneggiatura di “Baci rubati”.
Anche in questo film non mancano comunque i momenti divertenti, e questo grazie non solamente alle interpretazioni di Jean-Pierre Léaud e Claude Jade.
Per finire, una curiosità. In una breve scena ambientata in una stazione vediamo Monsieur Hulot, il dinoccolato personaggio creato e interpretato da Jacques Tati, esibirsi in una delle sue inconfondibili gag; è un piccolo omaggio di François Truffaut all’indimenticabile cineasta francese.





Titolo: Non drammatizziamo… è solo questione di corna ( Domicile conjugal )
Regia: François Truffaut
Interpreti: Jean-Pierre Léaud, Claude Jade, Hiroko Berghaur, 
Nazionalità: Francia
Anno: 1970


domenica 2 dicembre 2012

“I quattrocento colpi” di François Truffaut: il racconto autobiografico di un’infanzia turbolenta.


Premiato per la miglior regia al Festival di Cannes del 1959, “I quattrocento colpi” è il primo lungometraggio, nonché il primo capolavoro, del grande maestro François Truffaut.
E’ anche la pellicola nella quale facciamo la conoscenza di Antoine Doinel: l’indimenticabile personaggio interpretato dal bravissimo Jean-Pierre Léaud, attore feticcio di Truffaut e della Nouvelle Vague francese.
Parigi, fine anni cinquanta. Antoine Doinel (Jean-Pierre Léaud) è un giovane adolescente che vive insieme alla madre Gilberte (Claire Maurier) e al patrigno Julien (Albert Rémy).
Incompreso dalla propria famiglia, decisamente poco affettuosa nei suoi confronti, Antoine non ha voglia di studiare e trascorre le sue giornate organizzando scherzi ai compagni, o saltando addirittura le lezioni per recarsi al cinema o al Luna Park insieme al suo amico René.
A causa di questa sua condotta indisciplinata, viene spesso punito sia dagli insegnanti che dai suoi genitori.
Un giorno, dopo la sua ennesima bravata, Antoine decide di scappare di casa per andare a vivere da  René, all’insaputa dei genitori di quest’ultimo.
Al fine di racimolare un po’ di soldi per poter organizzare una gita al mare ( dove non è ancora mai stato ) Antoine ruba con l’aiuto di René una macchina da scrivere nell’ufficio del patrigno, con l’intento di rivenderla successivamente.
Non avendo però trovato nessuno disposto ad acquistarla, nel momento in cui Antoine decide di restituirla viene scoperto dal custode dello stabile, e denunciato dal patrigno.
In seguito a quest’ultimo episodio, i suoi genitori acconsentono a farlo rinchiudere in un riformatorio lontano da Parigi  ( e vicino al mare ), nella speranza che questo serva a renderlo più disciplinato.
Antoine sperimenta immediatamente sulla propria pelle la durezza delle condizioni di quel luogo, e una mattina, durante una partita di pallone, approfittando di un attimo di disattenzione dei custodi, decide di fuggire.
La sua lunga corsa lo porterà direttamente, e finalmente, al mare.


Considerato uno dei film-manifesto della Nouvelle Vague, con “I quattrocento colpi” Truffaut passò dalla critica cinematografica dei “Cahiers du cinema” alla regia.
Il titolo della pellicola, apparentemente senza alcun significato, è in realtà la traduzione letterale di quello originale che fa riferimento all’espressione francese “faire les quatre cents coups” ( in italiano: “fare il diavolo a quattro” ).
E’ essenzialmente un inno alla libertà dei bambini e, poiché il regista ebbe un’infanzia alquanto turbolenta come quella di Antoine Doinel, può giustamente considerarsi un film ampiamente autobiografico.
In effetti, anche Truffaut trascorse la sua infanzia, con la madre e il patrigno, in un quartiere di Parigi situato nei pressi della Tour Eiffel e, soprattutto, anche lui venne rinchiuso in un riformatorio.
Dopo numerosi provini, decise di assegnare il ruolo di Antoine Doinel all’allora giovanissimo Jean-Pierre Léaud proprio per la sua aria tenera ma al tempo stesso beffarda e scanzonata.
Negli anni successivi quello stesso personaggio divenne poi un vero e proprio alter ego cinematografico del regista, rappresentandolo sullo schermo in diversi momenti della sua vita.
Infatti, dopo averne interpretato la fase adolescenziale ne “I quattrocento colpi”, Jean-Pierre Léaud tornò a vestire i panni di Antoine Doinel nel 1962 inAntoine e Colette” ( uno degli episodi del film “L’amore a vent’anni” ); nel 1968 inBaci rubati”; nel 1970 inNon drammatizziamo… è solo una questione di corna!” e nel 1979 inL’amore fugge”.
Nonostante la sua lunga e lodevole carriera, di Jean-Pierre Léaud viene a ogni modo ricordata dagli amanti di Truffaut, e non solo, la sua espressione smarrita nell’ultima inquadratura de “I quattrocento colpi”, dalla quale si riesce a percepire tutta l’amarezza del protagonista per non aver avuto anche lui la possibilità di vivere un’infanzia spensierata.



Titolo: I quattrocento colpi ( Les 400 coups )
Regia: François Truffaut
Interpreti: Jean-Pierre Léaud, Albert Rémy, Claire Maurier, Patrick Auffay, Georges Flamant
Nazionalità: Francia 
Anno: 1959