lunedì 29 agosto 2016

"Torno da mia madre” di Eric Lavaine: una riflessione agrodolce sulle difficoltà delle relazioni familiari.


Stéphanie ( Alexandra Lamy ) quarantenne divorziata e con un figlio in età scolare, a seguito della perdita del proprio posto di lavoro, è costretta a tornare a vivere dalla madre Jacqueline ( Josiane Balasko ), vedova ormai da un anno.
Per la neo disoccupata la nuova convivenza si rivela fin da subito tutt’altro che semplice, dovendosi rapidamente adattare alle stravaganti abitudini dell’anziana genitrice; a volte talmente stravaganti da far temere a Stéphanie che la madre inizi a manifestare i sintomi dell’alzheimer.
In realtà, con il proprio atteggiamento, la donna cerca solamente di tenere nascosto un segreto che riguarda la sua vita: ovvero l’esistenza di un nuovo compagno.
Convintasi finalmente a uscire allo scoperto, Jacqueline decide quindi di invitare a cena Stéphanie e gli altri suoi due figli per comunicare loro la novità; ma l’incontro tra i tre fratelli finisce per riportare a galla alcuni vecchi rancori, e trasformare la serata in un vero e proprio gioco al massacro, lasciando così Jacqueline delusa e amareggiata.
Fortunatamente per lei, però, non è ancora tutto perduto…


Sotto le sembianze della commedia garbata e gradevole, “Torno da mia madre” si rivela una riflessione agrodolce sulle difficoltà dei rapporti familiari.
In effetti, la perdita dell’indipendenza economica da parte di una donna ormai adulta, è solamente il pretesto utilizzato dal regista per addentrarsi nelle complicate dinamiche che, con il trascorrere del tempo, si sviluppano tra i vari componenti della famiglia; giungendo così a mettere in risalto come  molto spesso per i figli risulti tutt’altro che semplice riuscire ad accettare l’idea che i propri genitori possano avere una vita sentimentale, e sessuale, anche in età non più giovane, soprattutto a seguito della perdita del compagno o della compagna di una vita.
Per questa sua ultima pellicola, ambientata nel colorato e soleggiato sud della Francia, Eric Lavaine si è avvalso della preziosa collaborazione della straordinaria Josiane Balasko, che il pubblico italiano ricorda ancora per l’intensa interpretazione della portinaia ne “Il riccio”, nonché della simpaticissima Alexandra Lamy, molto apprezzata dal pubblico francese per i suoi ruoli sempre particolarmente brillanti.
Due generazioni di attrici a confronto, perfette per una commedia già campione di incassi nei cinema d’oltralpe, ma soprattutto per mettere in scena la serie di divertenti battibecchi che solamente la convivenza forzata tra una madre e una figlia porta inevitabilmente con sé.


Titolo: Torno da mia madre ( Retour chez ma mère )
Regia : Eric Lavaine
Interpreti: Josiane Balasko, Alexandra Lamy, Mathilde Seigner, Philippe Lefebvre
Nazionalità: Francia
Anno: 2016





sabato 9 luglio 2016

“Un’estate in Provenza” di Rose Bosch: l’emozionante racconto di un inevitabile conflitto generazionale.


Alla vigilia della separazione dei loro genitori, Léa ( Chloé Jouannet ), Adrien ( Hugo Dessioux ) e Théo ( Lukas Pelissier ) si trasferiscono da Parigi in Provenza per trascorrere l'estate  a casa dei nonni materni, Irène ( Anna Galiena ) e Paul (  Jean Reno ).
Quest’ultimo è un burbero olivicoltore che, a causa di un violento litigio avuto molti anni prima con la figlia, non ha mai avuto modo di conoscere i suoi nipoti.
Ritrovatisi all’improvviso catapultati nell’isolata campagna provenzale, i tre fratelli incontrano non poche difficoltà nell’adattarsi all’ambiente circostante, ma soprattutto nell’instaurare un rapporto con il loro scorbutico nonno.
Giorno dopo giorno, però, la vicinanza del piccolo Théo, sordomuto dalla nascita, porterà Paul a rivedere gradualmente la sua posizione nei confronti del passato, del presente, e soprattutto del futuro…


Sullo sfondo degli incantevoli paesaggi estivi della Provenza, Rose Bosch ha realizzato un emozionante racconto sull’inevitabile conflitto generazionale tra un nonno e i suoi tre nipoti.
Il personaggio di Paul, al primo impatto non suscita di certo simpatia, ma è solamente con  l’evolversi della vicenda che veniamo a conoscenza dei dolori e delle delusioni di un uomo le cui radici affondano in un passato ormai lontano, e che, purtroppo, finiscono per minare la serenità del suo presente.
Proprio per questo motivo, per lui risulta determinante la vicinanza della moglie Irène, la compagna di una vita con la quale ha condiviso un passato avventuroso, nonché la coltivazione dei suoi amati ulivi, a cui si rivolge come se fossero degli esseri umani.
Léa e Adrien, i due fratelli più grandi, di lui sanno poco e nulla: giusto alcune notizie frammentate, impartite loro dalla madre e cariche dell’astio da lei provato nei confronti del genitore.
Conseguentemente, giungono in Provenza alquanto prevenuti verso di lui; ma è solamente con il passare dei giorni che verranno a conoscenza anche degli altri tasselli mancanti e, per Paul, il loro aiuto sarà determinante per riuscire a lasciarsi definitivamente alle spalle le ombre del passato.
Ancora una volta, Jean Reno si conferma un interprete eccellente, straordinario nel dare vita a un personaggio interessante e complesso, mentre la sempre affascinante Anna Galiena è semplicemente perfetta nel suo ruolo di affettuosa mediatrice dei conflitti familiari.
Ad affiancarli in “Un’estate in Provenza, troviamo poi i giovanissimi Chloé Jouannet ( figlia  dell’attrice Alexandra Lamy ) e Hugo Dessioux ( noto youtuber francese ), ma soprattutto il piccolo Lukas Pelissier che, sordomuto anche nella vita reale, nonostante la sua giovanissima età, ci regala un’interpretazione decisamente toccante.


Titolo: Un’estate in Provenza ( Avis de mistral )
Regia : Rose Bosch
Interpreti: Jean Reno, Anna Galiena, Chloé Jouannet, Hugo Dessioux, Lukas Pelissier
Nazionalità: Francia
Anno: 2014



domenica 29 maggio 2016

“La famiglia Bélier” di Eric Lartigau: l’irriducibile, solo in apparenza, separazione di due mondi.


Paula Bélier ( Louane Emera ) – adolescente tanto graziosa quanto impacciata – è l’unica tra i componenti della sua famiglia a non essere affetta da sordomutismo.
Proprio per questo motivo, la giovane rappresenta per la madre Gigi ( Karin Viard ), il padre Rodolphe ( François Damiens ) ed il fratello Quentin ( Luca Gelberg ) un aiuto indispensabile nella vita di tutti i giorni, e soprattutto nella gestione della loro fattoria situata in Normandia.
Anche se tutt’altro che motivata a farlo, Paula inizia a frequentare le lezioni di canto organizzate dalla sua scuola, e il suo insegnante ( Eric Elmosnino ) rimane talmente impressionato dalle sue eccellenti doti canore da incitarla a partecipare al concorso che Radio France ha indetto per giovani talenti; nel caso riuscisse a superare le selezioni, dovrebbe però trasferirsi a studiare a Parigi.
La giovane viene così a trovarsi di fronte ad una scelta alquanto difficile, ben consapevole delle conseguenze che il suo eventuale allontanamento da casa comporterebbe per i suoi famigliari.
Sempre supportata dal suo insegnante, Paula decide comunque di rendere note ai genitori le sue intenzioni.
Purtroppo, come da lei giustamente temuto, l’ipotesi di un suo trasferimento a Parigi viene da loro essenzialmente interpretata come un tradimento, e all’interno della famiglia viene cosi a crearsi una pesante situazione di tensione…


Campione di incassi in Francia, ma con un più che discreto successo di critica e di pubblico anche in Italia, la pellicola di Eric Lartigau affronta con estrema naturalezza diverse tematiche importanti, quali l’adolescenza, i rapporti famigliari nonché la disabilità, riuscendo a mettere in evidenza la fragilità, ma al contempo la grande forza, delle persone affette da handicap.
Le vicende de “La famiglia Bélier ruotano essenzialmente intorno alla figura della giovane Paula, la quale conduce la sua vita di insicura adolescente barcamenandosi tra i suoi primi batticuore e le “particolari” esigenze dei membri della sua famiglia, che quotidianamente contano su di lei per cercare di far capire alle persone che li circondano ciò che non sono in grado di fare direttamente da soli.
Sempre comprensiva e disponibile nei confronti dei suoi famigliari, purtroppo però non sempre riceve la stessa reciprocità di trattamento; e questo è esattamente ciò che accade quando le si presenta un’occasione che può realmente rivoluzionarle la vita.
Sebbene i suoi genitori, loro malgrado, non siano assolutamente in grado di comprendere il grande talento di Paula, l’indiscutibile amore per lei li metterà comunque in condizione di superare ogni incomprensione che sembra separare irriducibilmente i loro mondi.
Louane Emera, ex concorrente della versione francese di “The Voice”, è semplicemente sensazionale; ampiamente applaudita non solo per la sua incredibile voce, con la quale rende omaggio ad alcuni brani del grande Michel Sardou ( uno dei più popolari interpreti della musica francese ), ma anche per la sua fresca interpretazione che, meritatamente, le è valso il César 2015 quale migliore promessa femminile.
Ad affiancarla nel suo debutto cinematografico, nella parte dei genitori di Paula, ritroviamo con grandissimo piacere Karin Viard e François Damiens i quali, per la loro straordinaria interpretazione, hanno dovuto fare esclusivamente affidamento, oltreché all’espressività dei loro volti, al difficile linguaggio dei segni.


Titolo: La famiglia Bélier ( La famille Bélier )
Regia : Eric Lartigau
Interpreti: Karin  Viard, François Damiens, Louane Emera, Eric Elemosnino
Nazionalità: Francia
Anno: 2014





sabato 30 aprile 2016

“Tre cuori” di Benoît Jacquot: gli imprevedibili e bizzarri intrecci del destino.


Marc ( Benoît Poelvoorde ) è un ispettore dell’ufficio delle imposte, che vive e lavora a Parigi.
Trovandosi in trasferta in un’altra città per eseguire una delle sue verifiche fiscali, una sera, in un bar, conosce Sylvie ( Charlotte Gainsbourg ).
I due trascorrono insieme la nottata conversando piacevolmente, e al mattino seguente decidono di darsi appuntamento nella capitale francese, definendo solamente la data, l’ora e il luogo dell’incontro, senza però scambiarsi i rispettivi numeri di telefono.
Alcuni giorni più tardi, Sylvie parte quindi per Parigi; nel frattempo anche Marc si reca all’appuntamento, ma durante il tragitto viene colpito da un attacco di cuore.
Sebbene in ritardo, raggiunge comunque il luogo dell’incontro ma, purtroppo, non trova nessuno ad attenderlo.
Qualche tempo dopo, sul luogo di lavoro, Marc incontra Sophie ( Chiara Mastroianni ); la donna ha un serio problema con il fisco per alcune  irregolarità nella tenuta delle scritture  contabili del suo negozio di antiquariato, e appare agli occhi di Marc talmente disperata, che quest’ultimo decide di aiutarla.
Dalla loro frequentazione nasce quindi una bella storia d’amore, che ben presto li porta all’altare; poco tempo dopo, però, l’uomo scopre casualmente che Sophie e Sylvie sono sorelle. 
Nonostante i due cognati tentino inizialmente di ignorarsi, non riescono comunque a frenare a lungo la passione che non erano riusciti a consumare tempo prima, dando così vita ad un pericoloso ménage à trois che finirà per segnare inevitabilmente e drammaticamente le vite di tutti e tre…


Protagonista indiscusso di “Tre cuori” è il destino, che con i suoi imprevedibili, e spesso alquanto bizzarri intrecci, finisce sempre per definire il corso delle nostre vite.
Questo è ciò che esattamente accade anche a Marc: un ligio funzionario dell’ufficio delle imposte, affetto da un serio problema cardiaco, il quale, suo malgrado, si ritrova al centro di un insolito triangolo, nel quale due sorelle, anche se molto legate l’una all’altra, si ritrovano  a contendersi il suo amore.
La pellicola di Benoît Jacquot si presenta fin dalle prime scene come un elegante melodramma ambientato sullo sfondo della provincia francese ma, con lo svilupparsi della vicenda, assume i tratti caratteristici del thriller sentimentale, rendendosi così particolarmente intrigante per lo spettatore.
Nei panni alquanto scomodi di Marc ritroviamo il sempre più bravo Benoît Poelvoorde, mentre Charlotte Gainsbourg e Chiara Mastroianni sono rispettivamente Sylvie e Sophie: due sorelle all’apparenza tanto diverse tra loro, quanto le due attrici che magnificamente le interpretano.
Più che dovuta, una menzione speciale spetta infine per la grandissima Catherine Deneuve, la quale, anche se in un ruolo secondario, ci dà l’ennesima dimostrazione della sua indiscutibile maturità artistica.    


Titolo: Tre cuori ( 3 coeurs )
Regia : Benoît Jacquot
Interpreti: Benoît Poelvoorde, Charlotte Gainsbourg, Chiara Mastroianni, Catherine Deneuve
Nazionalità: Francia
Anno: 2014




lunedì 21 marzo 2016

“Marguerite” di Xavier Giannoli: il tragico destino di una donna che ha fatto del canto la sua unica ragione di vita.


Marguerite Dumont ( Catherine Frot ) è una ricca borghese che ha acquisito il titolo di baronessa a seguito di un matrimonio di convenienza.
Amante della musica, e in particolar modo dell’opera lirica, ha dedicato tutta la sua vita al “bel canto”, esibendosi, applaudita, all’interno della sua lussuosa dimora alle porte di Parigi, di fronte a una folta schiera di aristocratici appartenenti ad un’esclusiva associazione culturale. 
In tutto ciò non ci sarebbe alcunché di strano, se non fosse che Marguerite in realtà è completamente stonata e, conseguentemente, viene illusa di possedere incredibili doti canore da un gruppo di persone disposto ad ascoltarla solo per beneficiare delle sue cospicue donazioni o, peggio ancora, per deriderla alle sue spalle. 
Un giorno Lucien Beaumont ( Sylvain Dieuaide ), un giovane giornalista che ha assistito divertito a una delle sue esibizioni domestiche, comprendendo immediatamente il suo “potenziale”, decide di scrivere un articolo su di lei, dai toni tanto lusingatori quanto ambigui.
La donna ne rimane talmente entusiasta che, incitata dallo stesso Lucien e Kyrill ( Aubert Fenoy ) – un artista, amico di quest’ultimo – si convince che è finalmente giunto il momento di esibirsi nei teatri, di fronte a un “vero” pubblico.
Ciò che ne segue significherà la realizzazione del grande sogno di Marguerite ma, inevitabilmente, anche la sua tragica distruzione…


Liberamente tratto dalla vera storia di Florence Foster Jenkins – la celebre soprano che nell’America degli anni quaranta fece ampiamente parlare di sé per le sue singolari e discutibili performance canore, e che a breve vedremo sullo schermo interpretata da una sempre strepitosa Meryl Streep – “Marguerite” narra il tragico destino di una donna che ha fatto del canto la sua unica ragione di vita.
In effetti nella sua ultima pellicola Xavier Giannoli affronta la tematica del desiderio, insito in ognuno di noi, di riuscire a realizzare le proprie aspirazioni e, in particolare, il modo in cui ciò viene vissuto nel rapporto con se stessi e, ovviamente, con gli altri.
Sebbene la vicenda di "Marguerite" si svolga nella Parigi dei primi anni venti del secolo scorso, avrebbe comunque potuto essere ambientata ai nostri giorni, in considerazione della spietatezza che contraddistingue, oggi più che mai, il mondo dello show business.
Ancora prima della falsità e dell’opportunismo di chi la circonda, Marguerite è però vittima di se stessa e della sua incapacità di riconoscere, al di là della sua sconfinata passione per la musica, i propri limiti; e se questa sua incapacità, almeno inizialmente, conferisce un tono indiscutibilmente comico alla pellicola, il registro della narrazione finisce però per virare inevitabilmente sulla tragedia.
Catherine Frot, meritata vincitrice di uno dei quattro César assegnati alla fine dello scorso mese a “Marguerite”, si riconferma una delle attrici più versatili dell’attuale panorama cinematografico d’Oltralpe.
Ad affiancarla, troviamo poi un interessante cast di interpreti, tra i quali spicca il bravo Michel Fau nei panni del divertente e alquanto rassegnato maestro di canto di Marguerite.


Titolo: Marguerite ( Marguerite )
Regia: Xavier Giannoli
Interpreti: Catherine Frot, André Marcon, Michel Frau, Christa Theret
Nazionalità: Francia
Anno: 2015




domenica 21 febbraio 2016

"La moglie del cuoco” di Anne Le Ny: un tragicomico triangolo amoroso in cui la solidarietà e la rivalità tra donne si mescolano curiosamente tra loro.


Marithé ( Karin Viard ) - donna di mezz’età ancora piacente, divorziata e con un figlio ormai adulto - lavora come consulente in un centro di formazione professionale.
Carole ( Emmanuelle Devos ), invece, è la moglie di Sam ( Roschdy Zem ): uno chef di successo, titolare di un rinomato ristorante e in procinto di aprirne un altro.
Talmente oppressa dall’ingombrante figura del marito, Carole sta tentando disperatamente di crearsi un proprio spazio all’interno della società; per questo motivo si rivolge al centro di formazione professionale presso il quale Marithé è impiegata, intrufolandosi tra un gruppo di operaie alla ricerca di una nuova occupazione.
Un giorno, recandosi per caso nel ristorante di Sam, Marithé scopre la vera identità di Carole; decide però di tenerle il gioco, innescando così una reazione a catena di eventi che finirà per rivoluzionare inevitabilmente la vita di entrambe…


“La moglie del cuoco”, realizzato dalla regista, nonché interprete, francese Anne Le Ny, affronta le dinamiche di un insolito triangolo amoroso dove l’elemento maschile ha esclusivamente la funzione di ago della bilancia nel tentativo delle due donne di rivendicare la propria posizione all’interno della società.
Marithé e Carole sono di estrazione sociale diversa, e con differenti esperienze di vita, ma ciononostante risultano accomunate da un fortissimo desiderio di affrancarsi dalla loro situazione attuale.
Inizialmente spiazzata dall’amicizia che la moglie del cuoco sembra offrirle incondizionatamente, ben presto, però, Marithé capisce che aiutarla a ricostruirsi una vita lontano dal marito può contemporaneamente rappresentare  per lei stessa una preziosa occasione per rimettere in gioco la propria femminilità, soprattutto dopo essersi invaghita di Sam e  aver scoperto che anche lo chef contraccambia il suo interesse.
E’ esattamente a questo punto della pellicola che la solidarietà e la rivalità tra donne iniziano a mescolarsi curiosamente tra loro con conseguenze inevitabilmente tragicomiche, a beneficio, ovviamente, di un divertito spettatore.
Ambientato in una location alquanto suggestiva quale la città e i dintorni di Orléans, “La moglie del cuoco” è indubbiamente sostenuto, oltreché da una brillante sceneggiatura, dalla gradevole recitazione di Karin Viard ed Emmanuelle Devos – due delle più interessanti interpreti dell’attuale cinema d’Oltralpe - che con le loro nevrosi e i loro spassosi battibecchi al limite del paradossale garantiscono novanta minuti di semplice e garbato intrattenimento.  

  
Titolo: La moglie del cuoco (On a failli être amies )
Regia: Anne Le Ny
Interpreti: Karin Viard, Emmanuelle Devos, Roschdy Zem, Anne Le Ny
Nazionalità: Francia
Anno: 2014




venerdì 29 gennaio 2016

“La délicatesse” di David e Stéphane Foenkinos: il delicato e struggente racconto di una dolorosa elaborazione del lutto.


Nathalie ( Audrey Tautou ) e François ( Pio Marmaï ) – freschi di matrimonio – vivono felicemente la loro storia d’amore; il loro idillio, però, viene all’improvviso interrotto dalla morte di François, tragicamente investito da un’auto.
Comprensibilmente provata da quella terribile perdita, la giovane donna decide da quel momento di tenere l’amore fuori dalla sua vita, preferendo concentrarsi invece sul proprio lavoro.
Infatti, trascorsi tre anni, ritroviamo Nathalie donna in carriera, ma senza un uomo al suo fianco.
Un giorno entra nel suo ufficio Markus ( François Damiens )  - uno dei suoi subalterni – e Nathalie d’istinto, senza esattamente conoscerne il motivo, lo bacia appassionatamente..
Sebbene nel corso dei giorni seguenti tenti più volte di scusarsi con lui per quanto accaduto, per lei quel bacio segna finalmente l’inizio della sua riconciliazione con il mondo e, soprattutto, con l’amore…


Dopo l’enorme successo di critica e di pubblico ottenuto dal suo romanzo “La délicatesse”, David Foenkinos, con il fratello Stéphane, ne hai poi curato anche la trasposizione cinematografica; realizzando così, anche per il grande schermo, un delicato racconto di una dolorosa elaborazione del lutto che, nonostante tutta la sua durezza, invita lo spettatore alla speranza.
In effetti, dopo un lungo periodo durante il quale è rimasta chiusa in se stessa, Nathalie torna lentamente ad avvertire un insopprimibile bisogno di dare e ricevere affetto; e, con sua grande sorpresa, il suo cuore a poco a poco ricomincia a battere per un uomo  all’apparenza estremamente diverso da lei.
Sebbene inizialmente la loro relazione susciti invidie e ilarità tra i colleghi, ben presto, però,  Nathalie avrà modo di capire quello che prova veramente per lui.
Ad affiancare il bravo e simpatico François Damiens – recentemente apprezzato anche dal pubblico italiano nell’acclamato “La famiglia Belier” - ritroviamo poi la meravigliosa Audrey Tautou nei panni della dolce e romantica Nathalie: un tipo di ruolo a lei particolarmente congeniale.
Una menzione particolare spetta infine a “Mon chevalier”- il tema principale della pellicola, soavemente interpretato da Emilie Simon – la cui struggente melodia accompagna la protagonista de “La délicatesse” lungo tutto il suo emozionante percorso di rinascita.


Titolo: La délicatesse ( La délicatesse )
Regia: David e Stéphane Foenkinos
Interpreti: Audrey Tautou, Pio Marmaï, François Damiens, Audrey Fleurot, Bruno Todeschini
Nazionalità: Francia
Anno: 2011