lunedì 14 settembre 2015

“Love is in the air” di Alexandre Castagnetti: le inevitabili turbolenze dell’amore.


La romantica Julie ( Ludivine Sagnier ) è una giovane donna che sta tentando di affermarsi come scultrice nel mondo dell’arte.
Antoine ( Nicolas Bedos ), di professione avvocato, è invece un seduttore incallito, le cui relazioni sentimentali solitamente non durano più di un paio di settimane.
Caratterialmente così agli antipodi tra loro, in passato i due hanno avuto una tormentata storia d’amore, conclusasi poi per volere di Julie, costantemente insicura della fedeltà di Antoine.
Dopo aver trascorso un periodo di tempo a New York, entrambi stanno ora rientrando a Parigi e, per uno strano scherzo del destino, si ritrovano a viaggiare sullo stesso aereo seduti l’uno accanto all’altra.
Mentre Julie, che sta per sposarsi con un uomo con il quale sembra aver finalmente trovato la tranquillità, tenta con ogni mezzo di evitare Antoine, quest’ultimo approfitta invece di quell’incontro del tutto inaspettato per cercare di chiarire lo sfortunato equivoco che, tre anni prima, aveva portato alla loro definitiva rottura.
Saranno sufficienti sei lunghe ore di volo per dimostrarle i suoi veri sentimenti e, soprattutto, per riuscire a riconquistarla?


Alexandre Castagnetti - attore, regista e sceneggiatore di origine italiana – porta sullo schermo una divertente commedia incentrata sulle inevitabili turbolenze dell’amore, che si contraddistingue per la particolarità del suo registro narrativo.
In effetti, grazie ad una serie di lunghi flashback, che si alternano sapientemente agli spassosi battibecchi tra i due ex, mentre si trovano nella business class di un aereo che da New York li sta riconducendo nella “loro” Parigi, lo spettatore a poco a poco viene a conoscenza di tutti i dettagli della loro travagliata relazione sentimentale, alla quale ha fatto da sfondo una Ville Lumière decisamente patinata, con i suoi eleganti ristoranti, le sue sofisticate gallerie d’arte e, ovviamente, la sua insostituibile Tour Eiffel.
Le vivaci interpretazioni di Ludivine Sagnier e di Nicolas Bedos, insieme all’effervescenza dei loro dialoghi, fanno di “Love is in the air” una gradevolissima pellicola di produzione francese, ma che per tipicità di struttura e situazioni strizza inconfondibilmente l’occhio alle commedie sentimentali americane degli anni novanta.


Titolo: Love is in the air ( Amour & turbulences )
Regia: Alexandre Castagnetti
Interpreti: Ludivine Sagnier, Nicolas Bedos, Jonathan Cohen, Brigitte Catillon
Nazionalità: Francia
Anno: 2013





lunedì 31 agosto 2015

“La signora della porta accanto” di François Truffaut: una passionale e travolgente storia di amour fou.


La vita di Bernard ( Gérard Depardieu ) scorre tranquilla nella periferia di Grenoble, dove vive insieme alla moglie Arlette ( Michèle Baumgartner ) e al figlio Thomas.
Un giorno, nella casa di fronte alla loro si trasferisce una coppia di coniugi: il maturo Philippe ( Henri Garcin ) e la bella Mathilde ( Fanny Ardant ).
In tutto questo non ci sarebbe nulla di strano, se non fosse che Bernard e Mathilde otto anni prima avevano avuto una turbolenta storia d’amore, conclusasi per entrambi tutt’altro che felicemente.
Di fronte ai loro rispettivi coniugi, i due fanno ovviamente finta di non conoscersi; però, Mathilde, nel disperato tentativo di riallacciare la  loro relazione, non perde occasione per avvicinare Bernard; da parte sua quest’ultimo, sebbene cerchi con ogni scusa di tenersi lontano da lei, finisce nuovamente, e inevitabilmente, per rimanere soggiogato dal fascino della donna.
I due iniziano così ad incontrarsi in segreto in un albergo di Grenoble; ben presto, però, la loro storia diviene di dominio pubblico.
A quel punto, mentre Bernard, nel tentativo di salvare in extremis il suo matrimonio, decide di interrompere immediatamente la sua relazione con Mathilde, quest’ultima va invece incontro a un forte esaurimento nervoso; per lei, sarà l’inizio di una lenta ed inesorabile discesa agli inferi, il cui epilogo si rivelerà per entrambi alquanto tragico…


Penultima pellicola della sua fortunata carriera cinematografica, con “La signora della porta accanto” il regista francese ci presenta una passionale e travolgente storia di amour fou, magistralmente interpretata dalla coppia Ardant - Dépardieu.
I due attori francesi si rivelano infatti perfettamente calati nella parte degli “amanti maledetti”, al centro di una relazione che si dipana in un continuo susseguirsi di allontanamenti e riavvicinamenti e che, per questo motivo, impedisce ad entrambi di vivere serenamente il loro amore.
I due, infatti, sembrano non raggiungere mai un punto fermo nella loro relazione, e anche quando, loro malgrado, finalmente ci riescono, il loro triste destino sarà per sempre “né con te, né senza di te”, giusto per citare le strazianti parole della signora Odile: uno dei tanti personaggi che nella vicenda ruotano intorno a Mathilde e Bernard, e a cui François Truffaut assegna anche l’importante ruolo di voce fuori campo nella narrazione della loro travagliata storia d’amore.


Titolo: La signora della porta accanto ( La femme d’à côté )
Regia: François Truffaut
Interpreti: Gérard Depardieu, Fanny Ardant, Henri Garcin, Véronique Silver
Nazionalità: Francia
Anno: 1981





mercoledì 12 agosto 2015

“E’ arrivato nostro figlio” di Valérie Lemercier: un’amara riflessione sul desiderio di diventare genitori a tutti i costi.


Apparentemente, l’esistenza di Aleksandra ( Valérie Lemercier ), intransigente capo redattrice di una rivista di moda, sembra essere praticamente perfetta.
Ha infatti un ottimo lavoro, un marito - Cyrille ( Gilles Lellouche ) - proprietario di una galleria d’arte, un bell’appartamento a Parigi, e… perfino un amante!
In realtà, la mancanza di un figlio le impedisce   di poter affermare di avere avuto veramente tutto dalla vita; per questo motivo, i due coniugi decidono di avviare le pratiche per l’adozione internazionale di un bambino.
Grazie anche alle loro non indifferenti disponibilità economiche, la richiesta di Aleksandra e Cyrille viene approvata in tempi relativamente brevi, e così, dopo poco tempo, i due si preparano ad accogliere nella loro casa Aleksei: un bambino di sette anni proveniente dalla Russia.
All’aeroporto, però, l’incontro con il piccolo si rivela una grande delusione per la donna; e questo sarà per lei solo l’inizio di una serie di tragicomiche peripezie che ben presto la porteranno a rimettere seriamente in discussione il suo desiderio di diventare mamma…


Interprete di grande talento, molto apprezzata in Francia, con “E’ arrivato nostro figlio” Valérie Lemercier si cimenta per la quarta volta dietro la macchina da presa, dirigendo se stessa in una gradevole commedia dai chiari risvolti sociali.
Prendendo infatti spunto dalla storia realmente accaduta di una donna americana che, dopo aver ricevuto in adozione un minore proveniente dall’estero, lo ha poi rimandato nel suo paese con una semplice lettera di scuse, l’attrice nonché regista  francese sviluppa, anche se in tono ironico, un’amara riflessione sul desiderio di diventare genitori a tutti i costi.
Fin da subito, infatti, appare evidente che la frivola Aleksandra, la cui esistenza è votata esclusivamente all’immagine, tratta il piccolo Aleksei alla stessa stregua di un “mero accessorio”, da scegliere semplicemente sulla base del colore dei capelli, senza minimamente preoccuparsi delle sue difficoltà di inserimento in un contesto sociale diverso da quello da cui proviene.
Fortunatamente, “E’ arrivato nostro figlio” ha però un epilogo decisamente più felice rispetto a quanto è accaduto nella realtà e, al tempo stesso, richiama l’attenzione dello spettatore sull’importanza della famiglia come istituzione basilare nel processo educativo di ogni bambino.
Ad affiancare Valérie Lemercier troviamo il bravo Gilles Lellouche, il cui personaggio, sebbene fin dalle prime scene ci appaia relegato ad un ruolo di subalterno dall’ingombrante presenza della moglie, con lo sviluppo della vicenda riesce invece a brillare in tutta la sua forza e simpatia.  


Titolo: E’ arrivato nostro figlio ( 100% cachemire )
Regia: Valérie Lemercier
Interpreti: Valérie Lemercier, Gilles Lellouche, Marina Foïs
Nazionalità: Francia
Anno: 2013



domenica 26 luglio 2015

“Tutto sua madre” di Guillaume Gallienne: la tragicomica ricerca della propria identità sessuale.


Appartenente ad una famiglia della ricca borghesia francese, Guillaume ( Guillaume Gallienne ) nutre fin da piccolo un amore spropositato nei confronti della propria madre. 
Questo lo porta ben presto a tentare di imitarne ogni gesto, con la conseguenza che Guillaume viene trattato in tutto e per tutto dai suoi genitori come una ragazza.
Per questo motivo gli viene destinata un’educazione diversa da quella riservata ai suoi due fratelli che, decisamente più sportivi e virili di lui, riescono invece a soddisfare le aspettative del padre.
Mandato a studiare in un college inglese, Guillaume si innamora, sebbene non ricambiato, di un compagno di studi; questo finirà per minare ulteriormente la sua già fragile personalità, costringendolo a cercare l’aiuto di uno psicanalista.
Passato attraverso una serie di tragicomiche peripezie, è solamente dopo aver conosciuto Amandine che Guillaume potrà finalmente affermare di aver trovato anche lui la sua strada nella vita…



Tutto sua madre” è la trasposizione cinematografica della fortunata, nonché autobiografica, pièce teatrale di Guillaume Gallienne.
Alla sua prima esperienza dietro la macchina da presal'eclettico membro della Comédie Française narra infatti le vicende della lunga e difficile ricerca della propria identità sessuale; ricerca che, sebbene gli abbia  causato non poche sofferenze fin dagli anni dell’adolescenza, si è comunque felicemente conclusa per lui.
Alcuni dei momenti più significativi della sua esistenza ( prima di aver conosciuto colei che poi è divenuta anche la madre di suo figlio ) vengono narrati in tono tragicomico, delineando chiaramente l’effettiva posizione del giovane Guillaume all’interno e all’esterno della propria famiglia, tra l’altro ben riassunta dal titolo originale della pellicola: “I ragazzi e Guillaume, a tavola!”
Ritrovandosi a rivestire sia la parte di se stesso sia della propria madre, Guillaume Gallienne si riconferma indubbiamente un interprete di straordinaria capacità, nonché di elevata sensibilità artistica.


Titolo: Tutto sua madre ( Les garçons et Guillaume, à table! )
Regia: Guillaume Gallienne, André Marcon, Françoise Fabian, Diane Kruger
Interpreti: Guillaume Gallienne
Nazionalità: Francia, Belgio
Anno: 2013




mercoledì 1 luglio 2015

“I senza nome” di Jean-Pierre Melville: il tragico destino di tre uomini, costantemente in bilico tra bisogno di redenzione e desiderio di riscatto.





Mentre si trova in prigione, dove sta scontando una pena di cinque anni, Corey ( Alain Delon ) viene informato da un secondino della sua imminente scarcerazione, anticipata per buona condotta; allo stesso tempo, però, quest’ultimo gli prospetta di svaligiare un’importante gioielleria di Parigi, ubicata in un elegante palazzo di Place Vendôme; inizialmente titubante, Corey finisce però per accettare.
Contemporaneamente Vogel ( Gian Maria Volonté ), un altro detenuto, sta viaggiando in treno da Marsiglia a Parigi, scortato dal commissario Mattei ( Bourvil ); durante la notte, però, l’uomo riesce a fuggire dal finestrino del suo scompartimento, facendo perdere le sue tracce.
Quando poi a una stazione di servizio si nasconde furtivamente nel bagagliaio dell’auto di Corey, che nel frattempo è uscito di prigione, quest’ultimo crede di aver trovato in lui il complice perfetto per la rapina alla gioielleria.
Vogel accetta di prendere parte al colpo, e propone di coinvolgere anche Jensen ( Yves Montand ), un ex poliziotto alcolizzato, ritenendo necessaria la partecipazione di un tiratore  scelto.
Sebbene la rapina venga portata a termine con relativa facilità, lo stesso non potrà però dirsi per la vendita della refurtiva; per i tre uomini, infatti, le cose non andranno purtroppo come sperato…


« Buddha prese un pezzo di gesso rosso, tracciò un cerchio e disse:
Se è scritto che due uomini, anche se non si conoscono, debbono un giorno incontrarsi, può accadere loro qualsiasi cosa e possono seguire strade diverse, ma al giorno stabilito, ineluttabilmente, essi si ritroveranno in questo "CERCHIO ROSSO"... ».
Così ha inizio questo straordinario noir francese del 1970, con il quale Jean-Pierre Melville ha reso omaggio al capolavoro di John Huston “Giungla d’asfalto”.
Come già apertamente dichiarato nell’incipit della pellicola, protagonista indiscusso della vicenda è il destino che, con la sua forza inconfutabile, riesce sempre ad intrecciare a suo  piacimento i nostri percorsi di vita; ed è esattamente quello che accade anche ai tre protagonisti de “I senza nome”, le cui esistenze si ritrovano inaspettatamente, e sfortunatamente, accomunate da una tragica sorte.
Dialoghi ridotti all’essenziale, e lunghi silenzi, caratterizzano il penultimo lungometraggio del regista francese, lasciando così ampio spazio alla bravura nonché all’espressività di un eccezionale cast di interpreti.
Sullo sfondo di una Parigi plumbea, Alain Delon, Gian Maria Volonté e Yves Montand  si rivelano infatti semplicemente magistrali nel dare vita ai loro rispettivi personaggi: tre uomini costantemente in bilico tra bisogno di redenzione e desiderio di riscatto.


Titolo: I senza nome ( Le cercle rouge )
Regia: Jean-Pierre Melville
Interpreti: Alain Delon, Gian Maria Volonté, Yves Montand, Bourvil
Nazionalità: Francia
Anno: 1970




sabato 13 giugno 2015

“Il paradiso degli orchi” di Nicolas Bary: il surreale mondo di Benjamin Malaussène.


Benjamin Malaussène ( Raphaël Personnaz ) è un giovane uomo sulla trentina che, pur di riuscire a mantenere la sua numerosa famiglia, composta da fratelli e sorelle che hanno  in comune solamente la madre, ha accettato di svolgere un lavoro alquanto ingrato.
In effetti, è stato assunto da un grande centro commerciale di Parigi in qualità di “capro espiatorio”; più precisamente, ogniqualvolta un cliente insoddisfatto della qualità di un articolo da lui stesso acquistato minaccia di fare causa al magazzino, Benjamin è costretto a sorbirsi tutte le sue rimostranze, cercando allo stesso tempo di impietosirlo a tal punto da farlo desistere dal suo intento.
La colorata e gioiosa atmosfera del centro commerciale viene però improvvisamente compromessa da una serie di strane esplosioni verificatesi al suo interno; e poiché  a Benjamin capita sempre di trovarsi nel punto preciso in cui si verifica ognuno di quegli incidenti, tutti i sospetti finiscono ben presto per concentrarsi su di lui.
Con l’aiuto di un’avvenente giornalista, da lui scherzosamente ribattezzata “Zia Julia” ( Bérénice Béjo ) e dell’ombroso guardiano del magazzino ( Emir Kustorica ), Benjamin riuscirà comunque a provare la propria innocenza, nonché a far finalmente luce su di una drammatica serie di sparizioni di minori, avvenuta molti anni prima all’interno di quello stesso magazzino…


A quasi trent’anni dall’uscita del primo romanzo della fortunata saga di Daniel Pennac, nel 2013 Nicolas Bary portò finalmente sullo schermo il personaggio di Benjamin Malaussène.
“Il paradiso degli orchi”, che si avvale di una fotografia estremamente colorata, e di effetti speciali decisamente riusciti, presenta tutti gli elementi della commedia giallo-rosa che, anche se solo velatamente, mascherano tutta la drammaticità di ciò che le mura ( e non solo ) di quel magazzino, da sempre grande attrazione anche per i più piccoli, hanno vigliaccamente tenuto nascosto per troppi anni.
Il regista, nella trasposizione cinematografica dell’opera di Pennac, ha volutamente stemperato la componente thriller e poliziesca, che contraddistingue invece il romanzo, per concentrarsi maggiormente sui risvolti umoristici del personaggio di Benjamin e della vicenda nella quale suo malgrado si ritrova coinvolto, facendo assumere allo stesso tempo alla sua pellicola i tratti caratteristici del fumetto.
Interpreti principali de “Il paradiso degli orchi” sono il divertente Raphaël Personnaz, perfettamente calato nel suo personaggio, nonché la bravissima e bellissima Bérénice Bejo ( già ampiamente apprezzata  dal pubblico internazionale a fianco del premio Oscar Jean Dujardin in “The Artist“ ); ma il film di Bary si avvale anche della straordinaria partecipazione del poliedrico Emir Kustorica e della grandissima Isabelle Huppert; tra l’altro, il divertente cameo in cui quest’ultima appare, riesce nel suo piccolo a riassumere tutta l’essenza del surreale mondo di Benjamin Malaussène.


Titolo: Il paradiso degli orchi ( Au bonheur des ogres )
Regia: Nicolas Bary
Interpreti: Raphaël Personnaz, Bérénice Bejo, Emir Kustorica,
Nazionalità: Francia
Anno: 2013




mercoledì 27 maggio 2015

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