mercoledì 26 luglio 2017

“Quello che so di lei” di Martin Provost: l’incontro-scontro tra due donne dalle esperienze di vita e dai caratteri diametralmente opposti.


Claire ( Catherine Frot ) è un’ostetrica, innamorata da sempre del proprio lavoro, che nel corso della sua vita professionale ha aiutato a nascere centinaia di bambini.
Adesso, però, alla soglia dei cinquant’anni si ritrova a prendere una decisione alquanto difficile  per la sua carriera; l’ospedale presso il quale lavora da tempo sta infatti per chiudere i battenti, costringendola così a cercare quanto prima una nuova sistemazione.
La donna è comunque tutt’altro che intenzionata ad accettare l’offerta proveniente da una nuova ed efficiente struttura dotata delle più moderne tecnologie, all’interno della quale l’importanza data all’esperienza nonché al fattore umano sembra però passare in secondo piano.
In questo momento di estrema incertezza, ecco che del tutto inaspettatamente  Claire riceve una telefonata da Béatrice ( Catherine Deneuve ): la donna con cui suo padre molti anni prima ha avuto una relazione interrottasi bruscamente proprio per volere della stessa  Béatrice; a seguito di tale rottura l’uomo decise poi di togliersi la vita.
Sebbene quella telefonata riapra una ferita mai completamente rimarginata, Claire decide di incontrare la donna che le ha causato quella stessa ferita.
Rimasta alquanto sconvolta nell’apprendere ciò che è accaduto al suo ex-amante, Béatrice le riferisce a sua volta che, dopo una vita caratterizzata da alti e bassi, anche lei adesso sta attraversando un periodo particolarmente difficile: le è stato infatti diagnosticato un tumore e, per questo motivo, chiede a Claire di rimanerle accanto.
Quest’ultima, nonostante l’enorme rancore provato, decide di aiutarla… 


Con “Quello che so di lei il regista francese ci regala un’intensa commedia drammatica in cui viene narrato l’incontro-scontro tra due donne dalle esperienze di vita e  dai caratteri diametralmente opposti, unite tuttavia, anche se in modalità del tutto differenti, dall’amore per lo stesso uomo.
In effetti, sebbene le azioni di Béatrice abbiamo purtroppo segnato negativamente l’esistenza di Claire, quest’ultima non riesce a negarle il proprio appoggio morale, come se il fatto di riavvicinarsi a quella donna possa in qualche modo ricollegarla a quella parte del suo passato in cui viveva ancora felice con suo padre.
In realtà, però, succede molto di più a seguito di quella frequentazione: a poco a poco, infatti, quel modo di affrontare con leggerezza la vita, che ha da sempre  caratterizzato l’esistenza di Béatrice, finisce inevitabilmente per “contagiare” Claire, spingendola così a riaprirsi nei confronti del mondo e soprattutto dell’amore.
L’interesse mostratole da un simpatico camionista, interpretato dal bravo Olivier Gourmet, la porterà infatti a riscoprire e valorizzare la propria femminilità.
La pellicola di Martin Provost diverte e al tempo stesso emoziona, ma soprattutto ci fa riflettere sull’inevitabile scorrere del tempo e su ciò che ci potrà riservare il futuro, spesso purtroppo senza la possibilità di avere al nostro fianco le persone a noi più care.
Semplicemente straordinarie le prove di recitazione di Catherine Deneuve e Catherine Frot: due interpreti appartenenti a due diverse generazioni del cinema francese, ma indubbiamente accomunate da una grandissima professionalità, nonché da un’estrema sensibilità nell’approcciarsi ai loro rispettivi personaggi.


Titolo: Quello che so di lei ( Sage femme )
Regia : Martin Provost
Interpreti: Catherine Frot, Catherine Deneuve, Olivier Gourmet
Nazionalità: Francia
Anno: 2017

giovedì 13 aprile 2017

“Mal di pietre” di Nicole Garcia: l’imprevedibile destino di una donna.


Provenza, anni cinquanta. Gabrielle ( Marion Cotillard ) è una giovane donna appartenente ad una famiglia di agricoltori che, costantemente alla ricerca del grande amore, freme per poter finalmente dare libero sfogo alle proprie pulsioni sessuali.
Nel tentativo di proteggere la sua reputazione, evitando così di farla passare per “pazza” agli occhi dell’opinione pubblica, i suoi genitori decidono di farla sposare con José ( Alex Brendemühl ) – un bracciante di origini spagnole, uomo onesto e di sani principi – per il quale però Gabrielle non prova alcun sentimento.
Qualche tempo dopo, ritrovatasi affetta da calcoli renali, la donna è costretta a trascorrere un periodo di sei settimane in una clinica sulle Alpi svizzere.
Qui fa la conoscenza di André Sauvage ( Louis Garrel ) – un giovane tenente francese, reduce dalla guerra in Indocina dove è rimasto gravemente ferito – dal quale rimane immediatamente affascinata.
Indubbiamente, questo nuovo incontro rappresenta per Gabrielle l’occasione per tornare a sognare, nella speranza di poter finalmente vivere il grande amore da lei sempre inseguito; purtroppo, però, anche questa volta il destino si rivelerà alquanto beffardo con lei, divertendosi a mescolare le carte in un modo decisamente inaspettato… 


Liberamente tratto dall’omonimo romanzo della scrittrice italiana Milena Agus, la pellicola di Nicole Garcia riesce a tratteggiare con estrema precisione ed efficacia la reale condizione della donna nella società degli anni cinquanta, a cui risultava ancora negata la possibilità di vivere liberamente la propria vita affettiva e sessuale.
Questo è ciò che esattamente accade alla giovane Gabrielle, il cui equilibrio psicologico precario ci appare ben evidente fin dalle prime scene.
Contro la propria volontà si ritrova sposata ad un uomo che non ama; e sebbene lui cerchi di garantirle una vita più che dignitosa, a lei tutto questo non sembra minimamente interessare.
In effetti, anche dopo il matrimonio combinatole dai suoi genitori, la ricerca dell’amore assoluto e totalizzante continua ad essere il vero e unico obiettivo di Gabrielle; e quando crede di averlo finalmente trovato nella persona del giovane tenente, la sua vita triste e monotona sembra prendere nuovo slancio, riservando allo spettatore un epilogo della storia alquanto inatteso, e offrendogli  al tempo stesso un interessante spunto di riflessione sullo straordinario potere dell’amore di influire sulla psiche umana, spingendola al punto di alterare la realtà dei fatti.
In “Mal di pietre”, presentato al Festival di Cannes dello scorso anno, Marion Cotillard ci regala un’altra delle sue intense interpretazioni, con i suoi sguardi incredibilmente più eloquenti di mille parole, affiancata questa volta dal bravissimo Alex Brendemühl, il cui personaggio con l’evolversi della vicenda si trasforma indiscutibilmente da semplice comprimario a vero e proprio coprotagonista.



Titolo: Mal di pietre ( Mal de pierres )
Regia : Nicole Garcia
Interpreti: Marion Cotillard, Louis Garrel, Alex Brendemühl
Nazionalità: Francia
Anno: 2016


mercoledì 22 marzo 2017

“Elle” di Paul Verhoeven: un thriller decisamente intrigante, costantemente in bilico tra il dramma e la commedia nera.


Michèle ( Isabelle Huppert ) - donna di mezz’età, benestante e di successo – è titolare insieme all’amica  Anna ( Anne Consigny ) di una società produttrice di videogiochi.
Ha un matrimonio fallito alle spalle, un amante, un figlio che sta per renderla nonna, ma soprattutto un doloroso passato dal quale per tutta la vita ha cercato definitivamente di affrancarsi.
Un pomeriggio, un uomo con il viso coperto da un passamontagna irrompe nella sua elegante abitazione situata nella periferia parigina, e abusa sessualmente di lei.
Ripresasi prontamente dalla violenza subita, con incredibile freddezza informa le persone a lei più vicine su quanto le è accaduto, manifestando fin da subito la propria intenzione di non denunciare il fatto alla polizia.
Contemporaneamente, però, intraprende la sua indagine personale al fine di arrivare a scoprire l’identità del suo stupratore; e quando finalmente ci riuscirà, instaurerà con lui un rapporto tanto pericoloso quanto perverso…


Presentato al Festival di Cannes dello scorso anno, dopo un’abbondante incetta di premi, tra cui due César rispettivamente per il miglior film e la migliore attrice, l’ultimo capolavoro di Paul Verhoeven esce finalmente anche nelle sale italiane.
Tratto dal romanzo “Oh…” dello scrittore francese Philippe Djian, “Elle”  si presenta come un thriller decisamente intrigante, costantemente in bilico tra il dramma e la commedia nera.
La vicenda ruota essenzialmente intorno alla figura di Michèle: una donna dal profilo forte ma ambiguo, che reagisce alla violenza di cui è stata vittima in un modo del tutto insolito; ed è proprio il particolare rapporto che in seguito si sviluppa tra lei e il suo stupratore che finisce inevitabilmente per mescolare le carte in tavola, portando così lo spettatore a domandarsi chi tra i due sia effettivamente la vittima e chi il carnefice.
Tutto ciò si svolge sullo sfondo di una società in cui sembra non esistere alcun limite all’indecenza nel comportamento dei singoli personaggi che animano la storia di “Elle”;  e in questo si denota l’intento inequivocabilmente provocatorio di Paul Verhoeven.
Non è ovviamente la prima volta che il regista olandese si cimenta con il personaggio di una dark lady; basti pensare a “Basic Instinct” – la celeberrima pellicola del 1992 che ha regalato fama mondiale alla sempre straordinaria Sharon Stone.
Per questa sua pellicola francese si è avvalso invece  della presenza di una strepitosa Isabelle Huppert, la cui pluripremiata interpretazione, sia in Europa sia negli Stati Uniti,  riporta alla mente alcuni dei ruoli più riusciti della sua lunga carriera cinematografica, tra cui è sufficiente ricordare “Grazie per la cioccolata” di Claude Chabrol e “La pianista” di Michael Haneke.  


Titolo: Elle ( Elle )
Regia : Paul Verhoeven
Interpreti: Isabelle Huppert, Laurent Lafitte, Anne Consigny, Charles Berling, Laurent Lafitte
Nazionalità: Francia
Anno: 2016