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lunedì 18 novembre 2013

“Arrivederci ragazzi” di Louis Malle: lo struggente racconto di un’amicizia drammaticamente interrotta.


Nel gennaio del 1944, Julien (Gaspard Manesse) e François Quentin vengono mandati dalla madre a Fontainebleau per proseguire gli studi in un collegio gestito da frati.
Dei due, è Julien che risente maggiormente della lontananza da casa, tanto più che i rapporti con i suoi nuovi compagni non appaiono fin da subito dei più idilliaci.
Tra questi vi è Jean Bonnet (Raphael Fejito), un ragazzino all’apparenza timido, bravo a suonare il piano e anche lui come Julien amante della lettura.
L’antipatia che inizialmente Julien prova nei suoi confronti a poco a poco si trasforma però in curiosità, dopo aver scoperto che il suo misterioso compagno è ebreo, e che Jean Bonnet in realtà non è il suo vero nome.
Con il passare dei giorni i due diventano sempre più vicini e solidali; però, questa loro bella amicizia viene purtroppo interrotta dall’improvvisa irruzione nella scuola da parte della Gestapo che, a seguito di una spiata, è venuta a conoscenza che tra gli studenti  si nascondono degli ebrei.
In conseguenza di ciò, Jean viene immediatamente deportato insieme ad altri due compagni e al direttore del collegio nei campi di sterminio nazisti, dove poco dopo troveranno la morte.




Diretto nel 1987 da Louis Malle, e premiato con il Leone d’Oro alla 65^ Mostra del Cinema di Venezia, “Arrivederci ragazzi” è un film dichiaratamente autobiografico che trae spunto da quanto realmente accaduto al regista durante gli ultimi anni del secondo conflitto mondiale, mentre si trovava in collegio.
Al centro della vicenda, lo struggente racconto di un’amicizia tra due adolescenti, Julien e Jean, tristemente interrotta dalla deportazione di quest’ultimo in un campo di concentramento.
Per Julien, che appartiene ad una famiglia benestante, questa drammatica separazione dal compagno, a cui a poco a poco si stava sempre di più legando, rappresenta al tempo stesso un’improvvisa e completa presa di coscienza di ciò che sta realmente accadendo al di fuori di quel collegio, sebbene fino a quel momento sia stato tenuto, sia dalla propria famiglia che dai suoi insegnanti, al riparo dagli orrori che la guerra inevitabilmente porta con sé.
La scena finale in cui il direttore del collegio, prima di essere portato via dalla Gestapo insieme a Jean e agli altri due ragazzi, saluta i suoi alunni radunati nel cortile, è incredibilmente straziante; e il ricordo di quella mattina rimarrà purtroppo vivo nella mente di Julien / Louis Malle per il resto della sua vita.



Titolo: Arrivederci ragazzi ( Au revoir les enfants )
Regia: Louis Malle
Interpreti: Gaspard Manesse, Raphael Fejito, François Berléand, Irène Jacob
Nazionalità: Francia
Anno: 1987

sabato 2 febbraio 2013

“L’innocenza del peccato” di Claude Chabrol: una torbida storia di travolgenti passioni.


Presentato fuori concorso alla Mostra del Cinema di Venezia del 2007, e ispirato a un caso di cronaca nera che sconvolse la New York degli inizi del novecento, con “L’innocenza del peccatoClaude Chabrol ha confezionato per il grande schermo l’ennesimo e intrigante noir borghese della sua lunga e fortunata carriera cinematografica.
Protagonista della pellicola, accanto ai bravissimi François Berléand e Benoît Magimel, ritroviamo un’incredibilmente sensuale Ludivine Sagnier nei panni della “ragazza divisa in due” a cui fa riferimento il titolo originale del film.
Gabrielle Deneige (Ludivine Sagnier) è una giovane e, soprattutto, ambiziosa conduttrice televisiva.
Charles Saint-Denis (François Berléand), invece, è un maturo scrittore di successo che, sebbene sposato, non rinuncia a corteggiare le altre donne.
La ragazza, dopo essere stata sedotta da Charles, ne diventa l’amante e viene da lui introdotta ai piaceri del sesso spregiudicato.
Quando Charles, stancatosi di Gabrielle, decide di lasciarla, lei, sebbene inizialmente titubante, accetta la corte di Paul Gaudens (Benoît Magimel), un giovane ricco e di bell’aspetto, ma psicologicamente instabile; poco dopo i due si sposano.
La gelosia di Paul nei confronti di Gabrielle, tornata ad essere oggetto del corteggiamento di Charles, lo porterà inaspettatamente a compiere un gesto estremo…

Dopo averci affascinato negli ultimi anni con pellicole del calibro di “Grazie per la cioccolata” o “Il fiore del male”, ne “L’innocenza del peccato” Chabrol tornò a prendere di mira i vizi e le contraddizioni della borghesia francese.
Protagonista assoluta di questa intensa storia di passione e morte ambientata nella provincia lionese è la giovane Gabrielle, astro nascente della tv, la cui freschezza e sensualità la rendono irresistibile agli occhi degli uomini che la circondano.
Anche Charles, maturo scrittore di successo, non si dimostra immune al suo fascino e, dopo averla sedotta, la rende partecipe delle sue perversioni, introducendola in un mondo a lei fino allora sconosciuto.
Mentre per Gabrielle questo suo rapporto con un uomo molto più anziano è animato da una passione travolgente, per Charles si tratta solamente di una delle tante relazioni extraconiugali alle quali è abituato, tanto più che non appare minimamente intenzionato a divorziare da sua moglie.
Chi, invece, sembra amare incondizionatamente Gabrielle, è Paul, la cui ricchezza potrebbe garantirle una posizione socialmente invidiabile, sebbene la ragazza non provi per lui lo stesso sentimento totalizzante che nutre invece per Charles.
Sposando Paul, Gabrielle crede erroneamente di poter uscire da quell’impasse emotivo in cui è sprofondata a seguito dell’abbandono di Charles; a ogni modo la sua sofferenza rappresenterà per lei un’occasione per intraprendere un percorso di crescita personale e, soprattutto, per comprendere tutta l’ipocrisia dell’ambiente che la circonda.
Le interpretazioni dei tre attori principali sono semplicemente impeccabili, a partire da quella di Benoît Magimel, assolutamente credibile nella parte del giovane rampollo di una famiglia benestante con un grave trauma infantile alle spalle.
La scena finale in cui Gabrielle viene segata in due da un illusionista durante uno dei suoi numeri di magia, sta proprio a simboleggiare il dilemma che drammaticamente dilania la vita della giovane donna.



Titolo: L’innocenza del peccato ( La fille coupée en deux )
Regia: Claude Chabrol
Interpreti: Ludivine Sagnier, François Berléand, Benoît Magimel
Nazionalità: Francia
Anno: 2007

martedì 18 settembre 2012

“Per fortuna che ci sei” di James Huth: l’amore, quando meno te lo aspetti.


Uscito in Francia nel giugno di quest’anno, e da noi trasmesso di recente, direttamente in televisione, “Per fortuna che ci sei” è una commedia romantica che, sebbene di produzione francese, per struttura e ritmo riporta alla mente le vecchie pellicole hollywoodiane degli anni trenta e quaranta. Accanto a una splendida Sophie Marceau ritroviamo il simpaticissimo Gad Elmaleh, che qui in Italia conosciamo soprattutto per i suoi ruoli comici ne “Una top model nel mio letto” e “Ti va di pagare?
Sacha (Gad Elmaleh) è un musicista single che trascorre le sue serate suonando il piano nei jazz club, divertendosi con gli amici e passando da una donna all’altra. Vive da solo in un loft situato nel quartiere di Montmartre senza alcuna responsabilità sulle spalle e, soprattutto, senza avvertire minimamente il bisogno di una relazione sentimentale stabile; questo fino a quando, in un piovoso martedì di maggio, non incontra Charlotte (Sophie Marceau). Tra i due scatta immediatamente il colpo di fulmine.
Lei è una donna in carriera, che organizza mostre di arte contemporanea per conto di Alain Posche (François Berléand), potente e arrogante uomo d’affari parigino, nonché l’ultimo dei due suoi ex-mariti. Dovendo inoltre occuparsi di tre figli, conduce una vita diametralmente opposta a quella di Sacha.
Sebbene i due apparentemente non abbiamo nulla in comune, dopo una serie di peripezie, capiranno però di non poter più fare a meno l’uno dell’altra.


Non è certamente la prima volta che l’idea della storia d’amore tra due persone caratterialmente agli antipodi viene utilizzata dal cinema, soprattutto da quello americano; ed è proprio alle indimenticabili pellicole di Frank Capra e George Cukor che si è ispirato James Huth per realizzare questa divertente commedia rosa in cui sono evidenti i richiami al genere slapstick.
Per fare questo il regista si è avvalso non solo dell’innata comicità di Gad Elmaleh, ma anche del poliedrico talento di Sophie Marceau che, nonostante l’immagine decisamente sofisticata di Charlotte, in questo film vediamo più volte inciampare e cadere rovinosamente a terra in modo alquanto maldestro.
Tra il personaggio di Sacha e quello di Charlotte, è indubbiamente il primo ad affrontare un vero e proprio cambiamento; dichiaratamente allergico alle relazioni stabili e, soprattutto, ai bambini, a poco a poco lo vediamo prendere le distanze da alcune posizioni che hanno contraddistinto per anni il suo stile di vita prima dell’incontro con Charlotte.
Quest’ultima invece, dopo la fine del suo secondo matrimonio, sembra non avere né il tempo né il desiderio di pensare a un nuovo amore, in quanto già sufficientemente impegnata a destreggiarsi tra la sua carriera e la cura dei propri figli. 
In un ruolo secondario, ma non per questo meno importante, ritroviamo il bravissimo François Berléand, nei panni di uno dei due ex-mariti di Charlotte, il quale, al fine di contrastare la relazione tra i due, non mancherà di esercitare la sua influenza nel tentativo di screditare professionalmente il musicista.
La scelta delle locations contribuisce indubbiamente a conferire un ulteriore tocco glamour a questa pellicola, la cui fotografia ci regala una Parigi insolitamente colorata e luminosa, perfino nella scena dell’incontro sotto la pioggia tra Sacha e Charlotte, in cui possiamo riascoltare in sottofondo l’indimenticabile “A sunday kind of love” di Etta James. 


Titolo: Per fortuna che ci sei ( Un bonheur n’arrive jamais seul )
Regia: James Huth
Interpreti : Sophie Marceau, Gad Elmaleh, Maurice Barthélémy, François Berléand
Nazionalità: Francia
Anno : 2011