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domenica 25 maggio 2014

“Grace di Monaco” di Olivier Dahan: rivive sullo schermo l’intramontabile mito di una principessa moderna.


Dopo una serie di spiacevoli contrattempi che hanno inevitabilmente finito per ritardarne l’uscita nelle sale cinematografiche di tutto il mondo, “Grace di Monaco” è stato scelto come il film di apertura, fuori concorso, della 67a edizione del Festival di Cannes.
La pellicola  del regista francese Oliver Dahan si focalizza su di un periodo particolarmente delicato della vita del premio Oscar Grace Kelly, divenuta per l’appunto Grace di Monaco dopo le sue nozze con il Principe Ranieri celebrate nel 1956.
Alla fine del 1961, Grace (Nicole Kidman) riceve la visita del suo caro amico Alfred Hitchcock, giunto in Europa da Los Angeles per proporle la parte della protagonista nel suo prossimo film “Marnie”.
In quel preciso frangente della sua esistenza, Grace, divenuta mamma di Carolina e di Alberto già da qualche anno, avverte una certa nostalgia per gli anni d’oro da lei trascorsi ad Hollywood; e l’inaspettata proposta del maestro del brivido, quindi, non la lascia di certo indifferente.
Però, nel momento in cui comunica al marito la sua decisione di tornare a recitare, i loro rapporti diventano improvvisamente tesi; tanto più che il Principe Ranieri (Tim Roth) sta fronteggiando la preoccupante minaccia di annessione del principato alla Francia, esercitata dall’allora Presidente Charles De Gaulle; impegnato quest’ultimo nella disperata ricerca di fondi con cui finanziare la guerra in Algeria.
A rendere ancora più delicata la posizione dell'attrice, contribuisce poi anche la forte ostilità palesemente mostrata dal popolo monegasco di fronte alla sua intenzione di tornare ad Hollywood; e così, dopo un’attenta e sofferta riflessione, Grace decide di ritirarsi definitivamente dal mondo del cinema per dedicarsi completamente al proprio ruolo di madre e di moglie, ma soprattutto di reggente di un principato divenuto uno dei più glamour del mondo proprio grazie alla sua presenza.




Dopo essere stato boicottato dalla famiglia reale monegasca ancora prima della sua presentazione al Festival di Cannes, in quanto, come dalla stessa dichiarato, non riflette minimamente la realtà, “Grace di Monaco” ha poi ricevuto un’accoglienza alquanto fredda da parte della critica cinematografica.
Nicole Kidman, pur non regalandoci una tra le migliori interpretazioni della sua fortunata carriera, dà comunque l’ennesima prova della sua incredibile bravura nel trasmettere allo spettatore il conflitto interiore del personaggio da lei interpretato; riuscendo al tempo stesso a far rivivere sullo schermo il mito di Grace Kelly a più di trent’anni dalla sua tragica scomparsa; questo grazie anche all’ausilio di fantastici costumi di scena e ad una quasi maniacale ricostruzione dell’ambientazione storica, avvenuta non solo in Francia ( tra cui nello stesso Principato di Monaco ) ma anche in Italia e in Grecia.
Accanto alla Kidman, nel ruolo del Principe Ranieri, angosciato dall’incombente crisi con la Francia e dagli spiazzanti intrighi di corte, ritroviamo il bravo Tim Roth; mentre l’attrice spagnola Paz Vega, con la sua avvenenza e l’eleganza della sua recitazione rende indubbiamente onore all’intramontabile mito della divina Maria Callas.


Titolo: Grace di Monaco ( Grace of Monaco )
Regia: Olivier Dahan
Interpreti: Nicole Kidman, Tim Roth, Frank Langella, Paz Vega
Nazionalità: USA, Francia, Belgio, Italia
Anno: 2014


giovedì 7 novembre 2013

“La vie en rose” di Olivier Dahan: la travagliata esistenza di una donna dotata di un incredibile talento.


Tramite una serie di flashback, estremamente curati nei dettagli, che spaziano nel tempo dalla fine della prima guerra mondiale agli inizi degli anni sessanta, con “La vie en rose” il regista francese Olivier Dahan ha realizzato un ritratto tanto drammatico quanto struggente di una delle più grandi interpreti musicali del novecento.
Dopo aver trascorso i primi anni della sua travagliata infanzia in un bordello gestito dalla zia paterna, Edith (Marion Cotillard) inizia a far conoscere  le sue notevoli doti  artistiche nel momento in cui comincia ad esibirsi insieme al padre come artista di strada.
Circa venti anni dopo la ritroviamo a cantare per le vie di Parigi insieme all’amica del cuore  Mômon (Sylvie Testud);  ed è proprio lì che viene notata da Louis Leplée (Gérard  Depardieu), un noto impresario musicale.
Successivamente alla misteriosa morte di quest’ultimo, Edith diventa l’amante del compositore Raymond Asso (Marc Barbé), grazie al quale conosce  i suoi primi grandi successi musicali.
Ben presto la sua notorietà si diffonde negli Stati Uniti, dove abita per diversi anni prima di rientrare definitivamente in Francia.
Nonostante la sua carriera di acclamata star internazionale, l’esistenza di Edith Piaf è stata  sempre costellata da una serie di drammatici eventi, soprattutto nella sua vita sentimentale.
Dopo varie turbolente relazioni,  la donna sembra aver finalmente trovato il vero amore accanto a Marcel Cerdan (Jean-Pierre Martins): un pugile di origine marocchina conosciuto durante il suo soggiorno a New York; purtroppo, però, il loro magico idillio  viene improvvisamente e drammaticamente interrotto a seguito della morte dell’amato in un incidente aereo.
La perdita di Marcel segna per Edith l’inizio di un lungo e doloroso calvario, durante il quale depressione, alcool, e droghe, per non parlare della grave forma di artrite da cui era affetta, l’accompagnano tristemente fino all’anno della sua scomparsa, avvenuta nel sud della Francia nel 1963, minandola non solo nel fisico ma anche e soprattutto nello spirito.


La pellicola di Olivier Dahan, oltre a dare alle nuove generazioni la possibilità di conoscere un’artista del passato dotata di un incredibile talento, rappresenta una preziosa occasione per riascoltare alcuni dei più celebri brani da lei interpretati in quasi trent’anni di carriera, tra cui non possiamo fare a meno di ricordare “La vie en rose”, “L’hymne à l’amour”, “La foule”, nonché la struggente “Non, je ne regrette rien”.
Nel testo di quest’ultima è come se fossero stati riassunti tutti gli avvenimenti che hanno attraversato la tribolata esistenza della Piaf, fatta di un continuo susseguirsi di alti e bassi che l’hanno portata dalla povertà al successo, passando attraverso l’atroce perdita della figlioletta, diverse tormentate storie d’amore e la malattia.
La sensazionale e al tempo stesso commovente interpretazione di Marion Cotillard, che con incredibile bravura è riuscita a trasmettere allo spettatore tutta la sofferenza fisica ed emotiva del personaggio da lei incarnato, non solo le ha permesso di aggiudicarsi un meritatissimo Oscar come migliore attrice protagonista, ma ha anche contribuito a consacrarla definitivamente a star internazionale.
Il titolo originale della pellicola, La môme ( la ragazzina ), fa specifico riferimento al primo nome d’arte attribuito alla cantante da Leplée, il suo scopritore, interpretato sullo schermo dal corpulento Gérard Depardieu.



Titolo: La vie en rose ( La Môme )
Regia: Olivier Dahan
Interpreti: Marion Cotillard, Sylvie Testud, Clotilde Coureau, Jean-Paul Rouve, Gérard Depardieu
Nazionalità: Francia, Gran Bretagna, Repubblica Ceca
Anno: 2007