Tramite una serie di flashback, estremamente
curati nei dettagli, che spaziano nel tempo dalla fine della prima guerra
mondiale agli inizi degli anni sessanta, con “La vie en rose” il
regista francese Olivier Dahan ha realizzato un ritratto tanto drammatico
quanto struggente di una delle più grandi interpreti musicali del novecento.
Dopo aver trascorso i primi anni
della sua travagliata infanzia in un bordello gestito dalla zia paterna, Edith
(Marion Cotillard) inizia a far conoscere
le sue notevoli doti artistiche nel
momento in cui comincia ad esibirsi insieme al padre come artista di strada.
Circa venti anni dopo la
ritroviamo a cantare per le vie di Parigi insieme all’amica del cuore Mômon (Sylvie Testud); ed è proprio lì che viene notata da Louis
Leplée (Gérard Depardieu), un noto impresario musicale.
Successivamente alla misteriosa
morte di quest’ultimo, Edith diventa l’amante del compositore Raymond Asso (Marc Barbé), grazie al quale conosce
i suoi primi grandi successi musicali.
Ben presto la sua notorietà si
diffonde negli Stati Uniti, dove abita per diversi anni prima di rientrare
definitivamente in Francia.
Nonostante la sua carriera di
acclamata star internazionale, l’esistenza di Edith Piaf è stata sempre costellata
da una serie di drammatici eventi, soprattutto nella sua vita sentimentale.
Dopo varie turbolente relazioni, la donna sembra aver finalmente trovato il
vero amore accanto a Marcel Cerdan (Jean-Pierre Martins): un pugile di origine marocchina conosciuto durante il suo
soggiorno a New York; purtroppo, però, il loro magico idillio viene improvvisamente e drammaticamente
interrotto a seguito della morte dell’amato in un incidente aereo.
La perdita di Marcel segna per Edith l’inizio di un lungo e doloroso calvario, durante il quale depressione, alcool, e droghe, per non parlare della grave forma di artrite da cui era affetta, l’accompagnano tristemente fino all’anno della sua scomparsa, avvenuta nel sud della Francia nel 1963, minandola non solo nel fisico ma anche e soprattutto nello spirito.
La pellicola di Olivier Dahan, oltre a dare alle nuove generazioni la possibilità di conoscere un’artista
del passato dotata di un incredibile talento, rappresenta una preziosa
occasione per riascoltare alcuni dei più celebri brani da lei interpretati in
quasi trent’anni di carriera, tra cui non possiamo fare a meno di ricordare “La vie en rose”, “L’hymne à l’amour”, “La foule”, nonché la struggente “Non, je ne regrette rien”.
Nel testo di quest’ultima è come
se fossero stati riassunti tutti gli avvenimenti che hanno attraversato la tribolata
esistenza della Piaf, fatta di un
continuo susseguirsi di alti e bassi che l’hanno portata dalla povertà al
successo, passando attraverso l’atroce perdita della figlioletta, diverse
tormentate storie d’amore e la malattia.
La sensazionale e al tempo stesso
commovente interpretazione di Marion Cotillard, che con incredibile bravura è
riuscita a trasmettere allo spettatore tutta la sofferenza fisica ed emotiva
del personaggio da lei incarnato, non solo le ha permesso di aggiudicarsi un meritatissimo Oscar come migliore
attrice protagonista, ma ha anche contribuito a consacrarla definitivamente a star
internazionale.
Il titolo originale della
pellicola, La môme ( la ragazzina ),
fa specifico riferimento al primo nome d’arte attribuito alla cantante da
Leplée, il suo scopritore, interpretato sullo schermo dal corpulento Gérard Depardieu.
Titolo: La vie en rose ( La Môme )
Regia: Olivier Dahan
Interpreti: Marion Cotillard, Sylvie Testud, Clotilde Coureau,
Jean-Paul Rouve, Gérard Depardieu
Nazionalità: Francia, Gran Bretagna, Repubblica Ceca
Anno: 2007
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