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domenica 3 dicembre 2017

“Happy End” di Michael Haneke: il caustico e pessimistico ritratto di una società destinata inevitabilmente all’autodistruzione.


Eve ( Fantine Harduin ) ha tredici anni, e dopo la separazione dei suoi genitori vive con la madre; dotata di una personalità alquanto introversa, la giovane documenta la sua quotidianità con l’ausilio della fotocamera del suo smart phone.
Un giorno, esasperata dal comportamento della genitrice, che riversa su di lei le sue innumerevoli frustrazioni, decide di avvelenarla.
A seguito del ricovero in ospedale della madre, Eve si trasferisce quindi a Calais, a casa del padre Thomas ( Mathieu Kassovitz ), che recentemente ha avuto un figlio da Anaïs ( Laura Verlinden ).
Eva ha così la possibilità di fare la conoscenza della zia Anne ( Isabelle Huppert ), che con il figlio Pierre ( Franz Rogowski ) dirige l’azienda di famiglia, e che al momento si trova a dover affrontare le conseguenze di un grave incidente verificatosi presso uno dei loro cantieri.
Ma è con il nonno Georges ( Jean-Louis Trintignant ) che Eve intreccia un rapporto particolare.
L’uomo, giunto alla veneranda età di 85 anni, e stanco di vivere, sta cercando disperatamente la persona che possa finalmente accompagnarlo verso il suo “lieto fine”…


In questa sua ultima pellicola, presentata nello scorso mese di maggio al Festival di Cannes, Michael Haneke torna a riproporre alcuni dei temi da lui già affrontati in precedenza, questa volta però con un sguardo decisamente più caustico e pessimistico del solito.
Al centro di “Happy End troviamo una famiglia appartenente all’alta borghesia francese, caratterizzata da un’assoluta mancanza di coesione e metafora quindi di una società, la nostra, sempre più individualista e destinata inevitabilmente all’autodistruzione.
Secondo il suo inconfondibile registro narrativo, il regista mira ovviamente a coinvolgere lo spettatore nella vicenda, sebbene  a volte tenda volutamente ad escluderlo, anche se solamente per un breve attimo, da ciò che accade sullo schermo,  creando così su di lui un effetto decisamente disturbante.
A cinque anni di distanza da “Amour, il suo straziante capolavoro a cui in “Happy End” viene fatto un chiaro rimando, Michael Haneke torna a dirigere Jean-Louis Trintignant e Isabelle Huppert, due mostri sacri del cinema francese, i quali ci regalano l’ennesima straordinaria interpretazione della loro lunghissima carriera cinematografica.
Ma la vera rivelazione della pellicola è la giovanissima Fantine Harduin, a cui il regista ha deciso di affidare un ruolo tanto difficile quanto inquietante.


Titolo: Happy End ( Happy End )
Regia : Michael Haneke
Interpreti: Isabelle Huppert, Jean-LouisTrintignant, Mathieu Kassovitz, Fantine Harduin
Nazionalità: Francia
Anno: 2017

lunedì 20 gennaio 2014

“Amour” di Michael Haneke: il disperato e straziante epilogo di una bellissima storia d’amore.


Anne (Emmanuelle Riva) e Georges (Jean-LouisTrintignant) sono due anziani insegnanti di musica, ormai in pensione, che trascorrono le giornate nel loro appartamento di Parigi, facendosi compagnia tra di loro quando non ricevono la visita della figlia Eva (Isabelle  Huppert): una musicista che spesso si trova in tournée all’estero insieme al marito.
La loro vita scorre tranquilla fino al giorno in cui un ictus colpisce Anne; da quel momento in poi la donna inizia a dipendere in tutto e per tutto da Georges, il quale,  in virtù del grande amore e dell’immenso affetto che prova per lei, decide fin da subito di farsi carico in prima persona delle pesanti e dolorose conseguenze di quanto è accaduto, sebbene ben presto si ritroverà costretto a dichiararsi sconfitto di fronte all’inesorabile progredire dell’infermità della moglie…



E’ uno sguardo decisamente impietoso, quello che Michael  Haneke rivolge alla vecchiaia e alla malattia con il suo pluripremiato “Amour”, di cui è anche autore del soggetto e della sceneggiatura, oltre che regista.
Il lungo ed invidiabile idillio tra Anne e Georges, che si contraddistingue per la sua estrema tenerezza ed un incrollabile rispetto reciproco, va improvvisamente in frantumi a seguito dell’ictus che tristemente colpisce l’anziana donna.
In effetti, sebbene entrambi cerchino di continuare la loro vita matrimoniale come se nulla fosse accaduto, il rapido peggioramento delle condizioni fisiche di Anne mette Georges di fronte alla più terribile delle decisioni, al fine di non vederla più soffrire, e di preservarne così la dignità, drammaticamente minata dalla malattia.
Ecco quindi che le eleganti stanze di un antico appartamento parigino, all’interno delle quali solo fino a qualche tempo prima Anne e Georges erano soliti trascorrere serenamente le loro giornate, leggendo libri e suonando il piano, fanno adesso da sfondo al lento consumarsi della tragedia: disperato e straziante epilogo di una bellissima storia d’amore.
Indimenticabili le interpretazioni di Trintignant e della Riva; entrambi sono infatti riusciti a trasmettere pienamente allo spettatore, e in tutte le sue sfumature, la sofferenza del personaggio da loro interpretato, facendogli così acquisire un’assoluta e indiscutibile credibilità.
Bravissima, infine, anche Isabelle Huppert; sebbene in “Amour” la sua apparizione sia limitata a poche scene, nel ruolo della figlia dei due anziani coniugi riesce comunque a regalarci un’altra delle sue intense e commoventi prove di recitazione.


Titolo: Amour ( Amour )
Regia: Michael Haneke
Interpreti: Jean-Louis Trintignant, Emmanuelle Riva, Isabelle Huppert.
Nazionalità: Francia, Austria, Germania
Anno: 2012 

sabato 9 giugno 2012

“Un uomo, una donna” di Claude Lelouch: una struggente storia d’amore per un indimenticabile classico della cinematografia francese.


Per la cartolina dalla Francia di oggi ho scelto un vero e proprio classico della cinematografia francese: “Un uomo, una donna”; la pellicola  diretta nel 1966 da Claude Lelouch, e interpretata da Jean-Louis Trintignant e da Anouk Aimée.
Anne Gauthier (Anouk Aimée) è una giovane assistente di edizione, rimasta vedova da poco a seguito di un incidente avvenuto su di un set cinematografico, dove il marito lavorava come stuntman. Ha una bambina, Françoise, che frequenta il collegio a Deauville. Quando una domenica sera Anne perde il treno per rientrare a Parigi, incontra Jean-Louis Duroc (Jean-Louis Trintingnant), un pilota automobilistico che si offre di riaccompagnarla a casa in auto. A seguito del suicidio della moglie, anche Jean-Louis è rimasto vedovo e, come Anne, anche lui ha un figlio in collegio: Antoine. L’attrazione tra i due è immediata. Anne e Jean-Louis hanno occasione di rivedersi e di frequentarsi nel corso dei fine settimana seguenti, permettendo così al loro rapporto di crescere. Anna, per la quale la perdita del marito è una ferita ancora troppo recente, è all’improvviso assalita dal dubbio se continuare o meno la sua relazione con Jean-Louis; e così una sera, anziché tornare a casa in auto insieme a lui, decide di rientrare in treno. Al suo arrivo alla stazione di Parigi, però, troverà Jean-Louis ad attenderla. Il film si conclude con il loro struggente abbraccio e, soprattutto, con un interrogativo per lo spettatore: la loro storia d’amore avrà effettivamente un seguito?



Durante la visione di “Un uomo, una donna” si ha come la sensazione di essere costantemente accarezzati dal romanticismo che ne caratterizza la storia, dalla rarefatta eleganza della sua fotografia e dall’incredibile delicatezza della sua colonna sonora.
Sebbene si tratti di una pellicola che diversi critici cinematografici hanno definito “zuccherosa”, è indubbiamente una struggente storia d’amore tra due persone che, accomunate da un triste passato, cercano di reagire, sebbene in modo diverso, al dolore e alla paura della solitudine.
Sono particolarmente intense le interpretazioni di Jean-Louis Trintignant (recentemente applaudito a Cannes per il suo ruolo in “Amour”: l’ultima pellicola di Michael Haneke ) e di Anouk Aimée, la cui eleganza riesce ben a sottolineare tutta la sofferenza del suo personaggio, non ancora pronto a lasciarsi coinvolgere in una nuova relazione sentimentale.
Deauville, la celeberrima località della Bassa Normandia, nel nord della Francia, ci viene presentata sotto un grigio cielo invernale e con le sue spiagge costantemente battute dal vento, e rappresenta lo scenario ideale per una storia d’amore velata di malinconia.
La colonna sonora di “Un uomo, una donna”, e in particolar modo il suo tema conduttore che potete riascoltare QUI, è divenuta particolarmente celebre ( forse anche di più della pellicola stessa ). Mentre la musica è stata composta da Francis Lai, i testi delle canzoni sono stati scritti e interpretati, insieme a Nicole Croisille e Jean-Claude Briodin, da Pierre Barouh, che nei vari flashback del film vediamo nel ruolo del marito defunto di Anne.
Nel 1966 “Un uomo e una donna” fu presentato al Festival di Cannes dove vinse la Palma d’Oro come miglior film; mentre l’anno successivo si aggiudicò l’Oscar come miglior film straniero.
Lelouch, esattamente vent’anni dopo, ne girò il seguito, “Un uomo, una donna oggi”, senza però riuscire a bissare lo stesso successo di critica e di pubblico della pellicola del 1966.



Titolo: Un uomo, una donna ( Un homme, une femme )
Regia: Claude Lelouch
Interpreti : Jean-Louis Trintignant, Anouk Aimée, Pierre Barouh
Nazionalità : Francia
Anno : 1966