sabato 5 aprile 2014

“Gli anni in tasca” di François Truffaut: un delicato ritratto del mondo dell’infanzia nella Francia degli anni settanta.


Dopo aver affrontato il tema dell’infanzia nel suo primo e pluripremiato capolavoro “I 400 colpi”, nel 1976 François Truffaut tornò ad occuparsi del mondo dei bambini, e degli adolescenti, con “Gli anni in tasca”.
Spostando l’azione da Parigi a Thiers, una piccola cittadina dell’Alvernia, in questa ennesima pellicola della sua lunga e fortunata carriera cinematografica, il regista ha scelto di  intrecciare le storie di alcuni bambini frequentanti lo stesso istituto scolastico, riuscendo a mescolare sapientemente il tono comico di alcune delle vicende che li riguardano in prima persona con  quello decisamente più drammatico di altre.
Ciò che essenzialmente spinse Truffaut alla realizzazione de “Gli anni in tasca” fu il suo desiderio di tornare a parlare delle difficoltà che i bambini incontrano quotidianamente, non solo nei rapporti tra di loro, ma anche e soprattutto venendo a contatto con il mondo degli adulti.
Tra i vari personaggi, le cui storie sono narrate con estrema delicatezza, due sono quelli che rimangono maggiormente impressi nella mente dello spettatore; e più precisamente: Patrick, un ragazzino che vive con il padre disabile e che troviamo alle prese con i suoi primi turbamenti sessuali, e Julien; quest’ultimo presentato da Truffaut, fin dal suo arrivo nella scuola, come un “caso di integrazione sociale”.



Ben consapevole che non sempre i bambini riescono a trovare all’interno della propria famiglia il giusto o sufficiente sostegno per poter affrontare le avversità tipiche della loro giovane età, il regista si prodiga nel sottolineare l’importanza del ruolo educativo degli insegnanti, facendo appello alla loro fermezza e, soprattutto, alla loro comprensione; e per riuscire in questo suo nobile intento, Truffaut si affida al personaggio del maestro Richet (Jean-François Stévenin).
In effetti, è proprio durante l‘intenso e commovente discorso che quest’ultimo rivolge ai suoi alunni al termine dell’anno scolastico, che veniamo a conoscenza delle motivazioni che lo hanno spinto a diventare un educatore.
Reduce da un’infanzia difficile, una volta raggiunta l’età adulta Richet ha voluto fare l’insegnante, non solo al fine di espletare la funzione didattica propria di tale ruolo, ma anche e soprattutto con un chiaro intento protettivo nei confronti dei bambini, esortandoli al tempo stesso ad amare il prossimo, poiché, come da lui stesso affermato, “nella vita non si può fare a meno di amare e di essere amati”.
Tramite le parole pronunciate dallo stesso Richet, Truffaut ha voluto concludere questo suo delicato ritratto del mondo dell’infanzia nella Francia degli anni settanta, con una chiara ed esplicita nota polemica nei confronti della classe politica, in quanto non sufficientemente attenta alle esigenze dei bambini.



Titolo: Gli anni in tasca ( L’argent de poche )
Regia: François Truffaut
Interpreti:  Nicole Felix, Chantal Mercier, Virginie Thevenet, Jean-François Stévenin,
Nazionalità: Francia
Anno: 1976

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