sabato 14 febbraio 2015

“Gemma Bovery” di Anne Fontaine: tra finzione e realtà, rivive sullo schermo il mito dell’eroina di Gustave Flaubert.


Sono ormai diversi anni che Martin Joubert ( Fabrice Luchini ) ha lasciato Parigi, per trasferirsi insieme alla sua famiglia in Normandia, dove ha ripreso in mano la gestione dell’antica panetteria paterna.
Grande appassionato di letteratura, e in particolare delle opere di Gustave Flaubert, tra un’infornata e una pagina di “Madame Bovary”, il suo romanzo preferito, Martin vede trascorrere tranquillamente la sua vita.
Un giorno una coppia di inglesi, Gemma ( Gemma Arterton ) e Charles Bovery, si trasferisce nella casa accanto alla sua; l’insolita assonanza dei loro nomi con quelli dei personaggi del romanzo di Flaubert scatena immediatamente la fantasia dell’erudito fornaio, il quale fin da subito crede che la sua nuova e procace vicina sia proprio la personificazione di Madame Bovary.
Invaghitosi della donna, Martin inizia a spiarne le mosse, nel tentativo di impedirle di commettere gli stessi errori che hanno portato alla rovina il personaggio flaubertiano; ma tutto questo però si rivela completamente inutile.
Gemma, infatti, ha la sua vita, e il destino a lei riservato, diversamente da quello della sua "alter ego" letteraria, si rivelerà alquanto beffardo…


Tra finzione e realtà, con “Gemma Bovery” rivive il mito dell’eroina di Gustave Flaubert.
Adattando per lo schermo l’omonima graphic novel di Posy Simmonds, Anne Fontaine realizza un’elegante pellicola, ambientata nella suggestiva campagna della Normandia e venata di un sottile humour britannico, in cui assistiamo ad un divertente incontro / scontro tra francesi e inglesi.
Ancora una volta, la vera protagonista della vicenda è comunque la natura umana, non sempre in grado di dare libero sfogo ai propri sentimenti.
Lo sa bene Martin, che vive costantemente in una realtà parallela impastata di letteratura ottocentesca, e che, come per magia, vede il suo mondo di fantasia materializzarsi di fronte ai propri occhi con l’arrivo di Gemma, giovane e sensuale donna inglese apparentemente annoiata, e costantemente dibattuta tra vecchie e nuove passioni, la cui presenza finisce inevitabilmente per compromettere l’equilibrio di quel tranquillo villaggio del nord della Francia.
Gemma Arterton conferisce al suo personaggio un piacevole mix di ironia e sensualità, rivelandosi così decisamente all’altezza di un sempre straordinario Fabrice Luchini che, nei panni di Martin, risulta perfettamente calato in un ruolo a lui particolarmente congeniale.
Una divertente pellicola permeata di un sottile erotismo, che non diventa mai volgare.   


Titolo: Gemma Bovery ( Gemma Bovery )
Regia: Anne Fontaine
Interpreti: Fabrice Luchini, Gemma Arterton, Jason Flemying, Isabelle Candelier
Nazionalità: Francia
Anno: 2014



sabato 31 gennaio 2015

“La cena dei cretini” di Francis Veber: una divertente e sofisticata commedia degli equivoci.


Parigi. Un gruppo di amici è solito riunirsi una volta alla settimana per la cosiddetta “cena dei cretini”, in occasione della quale ognuno di essi deve portare con sé un “sempliciotto”, allo scopo di deriderlo nel corso dell’intera serata.
Il ricco editore Pierre Brochant (Thierry Lhermitte), su suggerimento di un amico, decide di invitare François Pignon (Jacques Villeret), imbranato impiegato dell’ufficio dell’imposte, che per hobby costruisce con i fiammiferi modellini di monumenti famosi. 
L’incontro tra François e Pierre, però, scatena fin da subito un’interminabile serie di esilaranti equivoci, finendo per sconvolgere completamente la vita del facoltoso editore…


Grandissimo successo di pubblico in Francia per questa pluripremiata pellicola firmata da Francis Veber, e tratta da una sua pièce teatrale.
Al centro della vicenda ritroviamo il maldestro, ma simpatico, François Pignon, personaggio ideato dallo stesso Veber, e portato per la prima volta sullo schermo da Edouard Molinaro nel 1973 ne “Il rompiballe”.
Interpretato all’epoca dal talentuoso Jacques Brel, ne “La cena dei cretini” a vestirne i panni è invece il bravissimo Jacques Villeret; il quale, insieme all’affascinante Thierry Lhermitte, riesce a dar vita ad una delle coppie più divertenti della storia del cinema, in una sofisticata commedia degli equivoci che, con ritmo crescente, si sviluppa in un continuo susseguirsi di dialoghi brillanti e di situazioni,  tanto travolgenti da ribaltare completamente il ruolo dell’arrogante Pierre: da crudele “carnefice” a “vittima” rassegnata delle innumerevoli gaffes di François.


Titolo: La cena dei cretini ( Le dîner de cons )
Regia: Francis Veber
Interpreti: Thierry Lhermitte, Jacques Villeret, Francis Huster, Catherine Frot
Nazionalità: Francia
Anno: 1998


domenica 18 gennaio 2015

“Tre colori - Film Rosso” di Krzysztof Kieślowski: la pellicola conclusiva della trilogia ispirata ai principi della rivoluzione francese.


Valentine ( Irène Jacob ) è un’avvenente fotomodella che vive e lavora a Ginevra, mentre Michel, il suo fidanzato, si trova in Inghilterra.
Una sera, rientrando a casa, la giovane investe accidentalmente un cane; sentendosi responsabile per quanto accaduto, decide quindi di caricarlo sulla propria auto e, grazie all’indirizzo indicato sul collare dell’animale, riesce a riportarlo al suo proprietario: uno scorbutico e solitario giudice in pensione ( Jean-Louis Trintignant ), che trascorre le sue giornate a spiare le conversazioni telefoniche dei suoi vicini di casa.
Poiché i due hanno una concezione della vita diametralmente opposta, il loro incontro non si rivela dei più fortunati; con il passare dei giorni, però, Valentine viene a conoscenza del passato dell’ex giudice e, soprattutto, degli eventi che lo hanno portato a chiudersi al mondo, riuscendo a poco a poco a penetrare la robusta corazza che nel corso degli anni quell’uomo si è creato.
Misteriosamente, la loro storia si intreccia con quella di una giovane coppia, Auguste e Karin ( le cui telefonate sono tra quelle segretamente ascoltate dall’ex-giudice nel salotto di casa sua ), con un esito del tutto inaspettato…



Tre colori - Film Rosso”, pellicola conclusiva della trilogia ispirata ai principi fondamentali della rivoluzione francese del 1789, rappresenta il testamento artistico di Krzysztof Kieślowski, trattandosi dell’ultima opera da lui realizzata.
Il tema di questo suo ennesimo capolavoro, la fratellanza, viene affrontato sotto un duplice aspetto; se da un lato abbiamo infatti la generosa e sensibile Valentine, sempre pronta ad aiutare il prossimo, dall’altro, troviamo invece il burbero e cinico ex-giudice che, con parole ed azioni, rivela il suo più assoluto egoismo.
Però, è grazie alla vicinanza della giovane donna, simbolo dell’ottimismo che permea l’intera pellicola, che il personaggio interpretato da Trintignant si libera del rancore che per molti anni ha segnato la sua vita, riuscendo finalmente a vivere, anche se non direttamente in prima persona, ciò che invece un tempo gli è stato negato.
Accanto ad un sempre straordinario Jean-Louis Trintignant, Irène Jacob risplende per la sua bellezza, nonché per la sua notevole sensibilità artistica.
Una menzione speciale spetta infine alla fotografia che, come già accaduto per i primi due film della trilogia, anche in “Tre colori – Film Rosso” riesce a sottolineare alla perfezione gli stati d’animo dei protagonisti, nonché le situazioni in cui di volta in volta gli stessi si ritrovano coinvolti, con il rosso, colore predominante in quasi ogni scena.


Titolo: Tre colori - Film Rosso ( Trois couleurs: Rouge )
Regia: Krzysztof Kieślowski
Interpreti: Jean-Louis Trintignant, Irène Jacob, Jean-Pierre Lorit 
Nazionalità: Francia
Anno: 1994