domenica 27 ottobre 2019

I MIGLIORI ANNI DELLA NOSTRA VITA di Claude Lelouch: una struggente riflessione sull’amore e l’inesorabile scorrere del tempo.



Sono trascorsi cinquant’anni dalla fine della sua storia d’amore con Anne Gauthier ( Anouk Aimée ), ma Jean-Louis Duroc ( Jean-Louis Trintignant ), un ex pilota di auto da corsa di fama mondiale, sebbene adesso abbia seri problemi di memoria, ha ancora vivo nella sua mente il ricordo di quella donna. 
Per questo motivo suo figlio Antoine ( Antoine Sire ) decide di rintracciare Anne e, una volta ritrovata, le chiede di andare a far visita all’anziano padre, che alloggia adesso in una casa di riposo in Normandia; dopo un attimo di comprensibile sorpresa, la donna acconsente alla sua richiesta. 
Nonostante siano oramai trascorsi molti anni, l’incontro tra Anne e Jean-Louis è comunque un’occasione inaspettata per ripensare, anche se con grande malinconia, al passato, ma soprattutto per guardare al futuro con una rinnovata speranza, perché come sosteneva il grande Victor Hugo, i migliori anni di una vita sono quelli ancora da vivere…


Sulla scia dello straordinario successo a livello mondiale di “Un uomo, una donna”, Claude Lelouch torna a farci emozionare con le vicende sentimentali di Anne e Jean-Louis, in una pellicola che si rivela una struggente riflessione sull’amore e l’inesorabile scorrere del tempo. 
Dopo essersi reincontrati una prima volta ne “Un uomo, una donna oggi”, film dello stesso Lelouch del 1986, i due ex-amanti tornano a riflettere su quelli che sono stati i loro sentimenti reciproci, e le cause che hanno portato alla fine della loro storia d’amore.
Così, tramite il sapiente utilizzo del flashback, l’acclamato regista francese, inserendo alcuni spezzoni della sua indimenticabile pellicola del 1966, ci riporta indietro nel tempo su quelle incantevoli spiagge di Deauville, incredibilmente suggestive anche in inverno; spiagge su cui Anne e Jean-Louis si ritrovano dopo aver intrapreso un breve viaggio, nel corso del quale fantasia e realtà si mescolano, anche comicamente, nella mente confusa dell’ex campione di Formula 1.
Francis Lai, che ci ha tristemente lasciato proprio alla fine dello scorso anno, con “I migliori anni della nostra vita” conclude la sua lunga e fortunata collaborazione professionale con Claude Lelouch ( iniziata proprio con l’indimenticabile colonna sonora de “Un uomo, una donna” ) regalandoci ancora una volta ( con la partecipazione del cantante nonché compositore Calogero ) grandissime emozioni grazie alla magia delle sue melodie; prima su tutte “Les plus belles années d’une vie”: il toccante tema principale della pellicola.
Che dire infine di due attori del calibro di Anouk Aimée e Jean-Louis Trintignant: dopo cinquant’anni, con l’intensità delle loro straordinarie interpretazione, continuano a emozionare, e perfino commuovere il pubblico di tutto il mondo.




Titolo: I migliori anni della nostra vita ( Les plus belles années d’une vie )
Regia: Claude Lelouch
Interpreti: Anoux Aimée, Jean-Louis Trintignant, Marianne Denicourt, Souad Amidou, Antoine Sire, Monica Bellucci.
Nazionalità: Francia
Anno: 2019



domenica 20 ottobre 2019

GRAZIE A DIO di François Ozon: il drammatico racconto delle fragilità e dei tormenti interiori di tre uomini le cui vite sono state per sempre sconvolte.



Lione. Alexandre Guérin ( Melvil Poupaud ) è un quarantenne con un’ottima posizione lavorativa, una moglie amorevole e cinque figli; all’apparenza, la sua si direbbe una vita tranquilla.
Purtroppo, però, l’uso del condizionale è d’obbligo, in quanto nel profondo del suo animo  è ancora vivo il doloroso ricordo delle molestie sessuali da lui subite, negli anni dell’infanzia, da parte di Padre Peyrat ( Bernard Verley ); e quando un giorno Alexandre apprende che il sacerdote è tornato a operare nella diocesi di Lione, preoccupato che possa molestare anche altri bambini, l’uomo decide finalmente di scrivere al Cardinale Barbarin ( François  Marthouret ) per informarlo dei drammatici eventi che hanno segnato per sempre la sua esistenza.
Quest’ultimo, sebbene fin da subito si dimostri ovviamente comprensivo nei suoi confronti, ben presto si rivela però tutt’altro che intenzionato a denunciare ai suoi superiori il religioso per quanto da lui commesso trent’anni prima.
Assalito da un sentimento di profonda rabbia,  Alexandre decide quindi di rivolgersi direttamente alla giustizia.
Sebbene siano oramai trascorsi troppi anni dal verificarsi di quegli eventi, e il reato sia caduto in prescrizione, il suo gesto sarà comunque di esempio per moltissimi altri uomini che, come lui, hanno subito dalla stessa persona lo stesso tipo di violenze, permettendogli così di trovare il coraggio di venire allo scoperto, e di liberarsi di un peso che da troppo tempo grava sulle loro esistenze.




Tratto da un fatto di cronaca realmente accaduto, che negli ultimi anni ha infiammato gli animi e le coscienze del popolo francese, “Grazie a Dio” intreccia le vicende di tre uomini, con la narrazione delle drammatiche conseguenze che gli abusi da loro subiti durante gli anni della loro infanzia hanno avuto non solamente nella loro quotidianità  ma anche in quella delle persone a loro vicine.
Tre uomini che, nonostante tutto, hanno cercato di reagire andando avanti nel loro percorso di vita, oppressi costantemente da un sentimento dove la vergogna si mescola dolorosamente con il rancore e la rabbia; e la rabbia è proprio ciò che si impossessa dello spettatore durante la visione del film, di fronte alla narrazione degli abomini perpetrati negli anni da Padre Peyrat, e alla vergognosa omertà da parte del Cardinale Barbarin a denunciare quegli stessi crimini, pur essendone venuto a conoscenza.
Indubbiamente, con “Grazie a Dio”, François Ozon ha realizzato l’opera più matura della sua già notevole carriera cinematografica: una straordinaria pellicola caratterizzata da un taglio decisamente attualistico e un ritmo particolarmente teso.
Premiato con l’Orso d’Argento al Festival di Berlino di quest’anno, nonostante gli strenui tentativi di impedirne l’uscita nelle sale, la ventesima pellicola del cineasta francese ha già riscosso un incredibile successo di pubblico e di critica in Francia.
Un’opera che oltre ad avvalersi della magistrale regia e della solida sceneggiatura di Ozon, si contraddistingue per le toccanti interpretazioni di Melvil Poupaud, Denis Ménochet e Swann Alraud, semplicemente straordinari nel trasmettere allo spettatore tutte le fragilità e i tormenti interiori di tre uomini le cui vite sono state per sempre sconvolte.



Titolo: Grazie a Dio ( Grâce à Dieu )
Regia: François Ozon
Interpreti: Melvil Poupaud, Denis Ménochet, Swann Alraud, Bernard Verley, François Marthouret
Nazionalità: Francia
Anno: 2019

giovedì 10 ottobre 2019

IL MIO PROFILO MIGLIORE di Safy Nebbou: la lenta e drammatica discesa agli inferi di una donna vittima delle sue fragilità interiori.




Foto: I Wonder Pictures

Claire Millaud ( Juliette Binoche ) è una docente universitaria cinquantenne di bell’aspetto, con due figli adolescenti e un matrimonio fallito alle spalle.
La relazione che da tempo intrattiene con il giovane Ludo ( Guillaume Gouix ) non riesce però ad andare oltre il sesso.
Alquanto delusa da quella situazione, la donna decide quindi di crearsi un profilo su Facebook, assumendo l’identità di Clara Antunès,  un personaggio immaginario con la metà dei suoi anni; poi, con l’obbiettivo di tenere sotto controllo la vita del suo amante, contatta Alex ( François Civil ), l’amico di quest’ultimo.
Questo per Claire rappresenterà solamente l’inizio di una lenta e drammatica discesa agli inferi…


Foto: I Wonder Pictures

Tratto dal romanzo di Camille Laurens “Quella che vi pare”, la pellicola di Safy Nebbou è una dolorosa riflessione sugli imprevedibili effetti che attualmente i social network stanno avendo, direttamente o indirettamente, nelle vite di ognuno di noi.
Ne “Il mio profilo migliore, in uscita nelle sale italiane il prossimo 17 ottobre, il regista tratteggia il complesso ritratto di una donna non più giovane che, in conseguenza dell’inesorabile scorrere degli anni, ma soprattutto di fronte alla prospettiva di una vita da trascorrere in solitudine, arriva perfino a fingere di essere quello che in realtà non è.
Nascondendosi dietro il profilo ( fasullo ) di una seducente venticinquenne, e proprio in virtù di questo, riuscendo a suscitare l’interesse di un uomo molto più giovane di lei, come se stesse vivendo in un bellissimo sogno, Claire crede ingenuamente di poter vivere una seconda giovinezza.
Ma, come ben si sa, “le bugie hanno sempre le gambe troppo corte”, e così, nel momento in cui  il suo amante virtuale le chiede finalmente di poterla incontrare di persona, Claire si ritrova improvvisamente costretta a tornare con i piedi per terra, con conseguenze che si riveleranno per lei decisamente devastanti.
La struttura narrativa della vicenda si sviluppa su due piani temporali che finiscono sapientemente per intrecciarsi attraverso l’esposizione di quanto è precedentemente accaduto, fatta da Claire alla sua psicologa ( interpretata magistralmente dalla sempre elegante Nicole Garcia ); ed è proprio assistendo a quelle sedute terapeutiche che lo spettatore viene a poco a poco a conoscenza dell’estrema fragilità interiore che caratterizza la protagonista, continuamente assillata dalla paura di venire abbandonata.
Ne “Il mio profilo migliore”, Juliette Binoche ci regala senza alcun dubbio una delle sue più sofferte interpretazioni, in un ruolo a lei particolarmente congeniale.
Ad affiancarla in questa sua ennesima straordinaria esperienza cinematografica, troviamo, tra gli altri, François Civil, giovane astro nascente del cinema d’oltralpe, che il pubblico italiano ha già avuto modo di apprezzare nell’intenso “Ritorno in Borgogna”.


Foto: I Wonder Pictures

Titolo: Il mio profilo migliore ( Celle que vous croyez  )
Regia: Safy Nebbou
Interpreti: Juliette Binoche, Nicole Garcia, François Civil, François Cluzet, Guillaume Gouix
Nazionalità: Francia
Anno: 2019