martedì 27 dicembre 2016

“Mon roi – Il mio re” di Maïwenn Le Besco: le sofferenze di una donna che, malgrado tutto, non riesce a smettere di amare.



Tony ( Emmanuelle Bercot ) – brillante avvocato quarantenne – dopo essersi gravemente infortunata un ginocchio sciando, è costretta a ricoverarsi in una clinica specializzata per un lungo e difficile periodo di riabilitazione. 
Durante le settimane che seguiranno, Tony avrà così il tempo di riflettere sugli ultimi dieci anni della sua vita trascorsi accanto all’inaffidabile Georgio ( Vincent Cassel ), rivivendo così le varie fasi di un rapporto alquanto turbolento, all’interno del quale, tra i due, l’unica ad aver realmente amato è stata sempre e solamente lei…


Dopo il successo ottenuto da “Polisse”, Maïwenn Le Besco è tornata dietro la macchina da presa per regalarci Mon roi – Il mio re”: un’altra intensa pellicola incentrata questa volta sulla tumultuosa storia d’amore tra due quarantenni.
Alternando il racconto delle dure terapie, a cui Tony deve sottoporsi quotidianamente per poter tornare a camminare, all’utilizzo di riusciti flashback, la talentuosa regista e attrice francese narra i vari momenti che hanno segnato, nel bene e nel male, il suo rapporto con Georgio.
Ciò che ne risulta è il ritratto di una donna votata al masochismo, non certo priva di una propria dignità, ma a ogni modo non sufficientemente forte da permetterle di allontanarsi definitivamente da colui che ama, ma dal quale non è mai stata equamente contraccambiata.
In effetti, Georgio è il perfetto esemplare di uomo egoista, bugiardo e immaturo e, grazie all’impeccabile prova di recitazione di Vincent Cassel, riesce inevitabilmente a farsi odiare anche dal pubblico maschile, o per lo meno da quella parte di spettatori che non possono fare a meno di prendere le distanze dalla mentalità indiscutibilmente maschilista del protagonista.
Da parte sua Emmanuelle Bercot, che proprio per questa sua interpretazione è stata premiata come miglior attrice al Festival di Cannes 2015, è semplicemente straordinaria nel trasmettere allo spettatore tutta la sofferenza fisica e morale di una donna che, malgrado tutto, non riesce a smettere di amare “il suo re”.


Titolo: Mon roi – Il mio re ( Mon roi )
Regia : Maïwenn Le Besco
Interpreti: Emmanuelle Bercot, Vincent Cassel, Louis Garrel, Vincent Nemeth, Romain Sandère
Nazionalità: Francia
Anno: 2015




martedì 8 novembre 2016

“Il riccio” di Mona Achache: una delicata storia sull’importanza di saper realmente ascoltare chi ci sta accanto.



Renée Michel ( Josiane Balasko ) è la burbera portinaia di un elegante stabile dove risiede l’alta borghesia parigina.
Dall’aspetto sciatto e alquanto dimesso, la donna, vedova ormai da diversi anni, coltiva all’insaputa di chi la circonda il piacere per la cultura; è infatti una grande appassionata, tra l‘altro, dei grandi classici della letteratura e del cinema giapponese.
Paloma Josse ( Garance Le Guillermic ), invece, è una bambina di undici anni che vive con la sua famiglia nel palazzo di cui Renée è la custode.
Molto intelligente, e decisamente matura per la sua giovane età, la ragazzina si diverte a riprendere con la videocamera momenti e persone della sua vita quotidiana, ed è solita interrogarsi su problematiche più grandi di lei.
Terrorizzata al pensiero di doversi uniformare, crescendo, ai modelli imperanti nella società moderna, Paloma sta progettando di suicidarsi nel giorno del suo dodicesimo compleanno.
L’arrivo di un nuovo inquilino, Monsieur Kakuro Ozu ( Togo Igawa ) - un elegante e colto signore giapponese che riesce immediatamente a cogliere il vero potenziale di Renée e di Paloma - cambierà inaspettatamente la vita di entrambe…



Basato sul romanzo di Muriel Barbery, caso letterario del 2007 in Francia, “Il riccio” è stata la pellicola di esordio di Mona Achache; ed è proprio grazie a lei che  i tre personaggi creati dalla penna della scrittrice francese, già tanto amati dal pubblico dei lettori, hanno potuto finalmente prendere vita sul grande schermo.
Un’intensa Josiane Balasko si è rivelata una Renée praticamente perfetta per come ha saputo cucirsi addosso il personaggio della schiva portinaia, tanto impegnata a mantenere un basso profilo quanto a negarsi qualunque tipo di gioia che non derivi dai suoi adorati libri, da lei gelosamente custoditi all’interno di una stanza “segreta”: la sua oasi felice.
Dalla morte del marito sembra infatti aver definitivamente chiuso la porta all’amore, ma il saggio Kakuro Ozu riesce a poco a poco a farle acquisire una maggiore consapevolezza di se stessa, ma soprattutto a convincerla ad uscire da quella “tana” nella quale, proprio come se fosse un riccio, si è comodamente adagiata con il passare del tempo.
Da parte sua la piccola Paloma ( straordinariamente interpretata dalla giovanissima Garance Le Guillermic ) assiste divertita e compiaciuta a questo tardivo risveglio dal letargo di Renée, trovando al tempo stesso nei due adulti due importanti punti di riferimento proprio per il loro distinguersi dalla moltitudine di persone che quotidianamente la circonda e da cui, invece, cerca disperatamente di fuggire.
Quella de “Il riccio” si conferma così anche sul grande schermo una delicata storia sull’amore e l’amicizia, ma soprattutto sull’importanza di saper realmente ascoltare chi ci sta accanto.


  
Titolo: Il riccio ( L’hérisson )
Regia : Mona Achache
Interpreti: Josiane Balasko, Garance Le Guillermic, Togo Igawa
Nazionalità: Francia, Italia
Anno: 2009




domenica 25 settembre 2016

“Un amore all’altezza” di Laurent Tirard: quando il tema del “diverso” viene trattato con il “sorriso”.


Diane ( Virginie Efira ), bionda e affascinante avvocato, è titolare con l’ex-marito di uno studio legale.
Una sera, rientrata a casa, riceve la telefonata di un certo Alexandre ( Jean Dujardin ), un architetto di successo, il quale le comunica di aver ritrovato il suo cellulare, dimenticato sul tavolo di un ristorante nel quale si trovava anche lui.
L’uomo le confessa fin da subito di aver preferito ricontattarla in un secondo momento al solo scopo di chiederle un appuntamento.
Alquanto incuriosita dall’indiscutibile ironia del suo interlocutore, la donna accetta quindi il suo invito; il giorno del loro incontro, però, rimane decisamente sorpresa nello scoprire che Alexandre è alto un metro e trentasei centimetri.
Nonostante tutto, conquistata dai modi estremamente garbati del simpatico architetto, e dalle attenzioni che prodiga nei propri confronti, Diane decide di frequentarlo.
Ben presto, però, si ritroverà a essere alquanto dibattuta tra i propri sentimenti per Alexandre e i numerosi pregiudizi che coloro che la circondano nutrono riguardo alla loro relazione…



Remake di “Corazón de León”, film argentino del 2013, “Un amore all’altezza” è una piacevole commedia francese in cui viene trattato con il “sorriso” l’importante tema del “diverso”: in particolare di come tutto quello che esula dagli “standard abituali ” viene percepito dalla società in cui viviamo e, soprattutto, del modo in cui ognuno di noi viene influenzato dai pregiudizi altrui.
Questo è ciò che esattamente accade a Diane, la quale, più che mai determinata a lasciarsi definitivamente alle spalle un matrimonio ormai finito da tempo, si ritrova a poco a poco coinvolta in una storia d’amore in cui realmente crede, e che sarebbe veramente perfetta solo se lei non si lasciasse scoraggiare da ciò che pensano al riguardo parenti e amici.
Nonostante il finale possa sembrare alquanto semplicistico, il messaggio del film è alquanto preciso e mira dritto al punto: riuscire sempre ad abbattere le barriere mentali in nome di ciò che amiamo e in cui crediamo.
Per questa sua ennesima pellicola, Laurent Tirard ha effettuato un sapiente uso degli effetti speciali, oltreché di una controfigura, per riuscire a “rimpicciolire” un sempre straordinario Jean Dujardin, il cui personaggio non solo diverte, ma anche commuove per la maniera in cui vive la drammaticità della sua situazione.


  
Titolo: Un amore all’altezza ( Un homme à l’hauteur )
Regia : Laurent Tirard
Interpreti: Jean Dujardin, Virginie Efira, Cédric Kahn, César Domboy
Nazionalità: Francia
Anno: 2016




lunedì 29 agosto 2016

"Torno da mia madre” di Eric Lavaine: una riflessione agrodolce sulle difficoltà delle relazioni familiari.


Stéphanie ( Alexandra Lamy ) quarantenne divorziata e con un figlio in età scolare, a seguito della perdita del proprio posto di lavoro, è costretta a tornare a vivere dalla madre Jacqueline ( Josiane Balasko ), vedova ormai da un anno.
Per la neo disoccupata la nuova convivenza si rivela fin da subito tutt’altro che semplice, dovendosi rapidamente adattare alle stravaganti abitudini dell’anziana genitrice; a volte talmente stravaganti da far temere a Stéphanie che la madre inizi a manifestare i sintomi dell’alzheimer.
In realtà, con il proprio atteggiamento, la donna cerca solamente di tenere nascosto un segreto che riguarda la sua vita: ovvero l’esistenza di un nuovo compagno.
Convintasi finalmente a uscire allo scoperto, Jacqueline decide quindi di invitare a cena Stéphanie e gli altri suoi due figli per comunicare loro la novità; ma l’incontro tra i tre fratelli finisce per riportare a galla alcuni vecchi rancori, e trasformare la serata in un vero e proprio gioco al massacro, lasciando così Jacqueline delusa e amareggiata.
Fortunatamente per lei, però, non è ancora tutto perduto…


Sotto le sembianze della commedia garbata e gradevole, “Torno da mia madre” si rivela una riflessione agrodolce sulle difficoltà dei rapporti familiari.
In effetti, la perdita dell’indipendenza economica da parte di una donna ormai adulta, è solamente il pretesto utilizzato dal regista per addentrarsi nelle complicate dinamiche che, con il trascorrere del tempo, si sviluppano tra i vari componenti della famiglia; giungendo così a mettere in risalto come  molto spesso per i figli risulti tutt’altro che semplice riuscire ad accettare l’idea che i propri genitori possano avere una vita sentimentale, e sessuale, anche in età non più giovane, soprattutto a seguito della perdita del compagno o della compagna di una vita.
Per questa sua ultima pellicola, ambientata nel colorato e soleggiato sud della Francia, Eric Lavaine si è avvalso della preziosa collaborazione della straordinaria Josiane Balasko, che il pubblico italiano ricorda ancora per l’intensa interpretazione della portinaia ne “Il riccio”, nonché della simpaticissima Alexandra Lamy, molto apprezzata dal pubblico francese per i suoi ruoli sempre particolarmente brillanti.
Due generazioni di attrici a confronto, perfette per una commedia già campione di incassi nei cinema d’oltralpe, ma soprattutto per mettere in scena la serie di divertenti battibecchi che solamente la convivenza forzata tra una madre e una figlia porta inevitabilmente con sé.


Titolo: Torno da mia madre ( Retour chez ma mère )
Regia : Eric Lavaine
Interpreti: Josiane Balasko, Alexandra Lamy, Mathilde Seigner, Philippe Lefebvre
Nazionalità: Francia
Anno: 2016





sabato 9 luglio 2016

“Un’estate in Provenza” di Rose Bosch: l’emozionante racconto di un inevitabile conflitto generazionale.


Alla vigilia della separazione dei loro genitori, Léa ( Chloé Jouannet ), Adrien ( Hugo Dessioux ) e Théo ( Lukas Pelissier ) si trasferiscono da Parigi in Provenza per trascorrere l'estate  a casa dei nonni materni, Irène ( Anna Galiena ) e Paul (  Jean Reno ).
Quest’ultimo è un burbero olivicoltore che, a causa di un violento litigio avuto molti anni prima con la figlia, non ha mai avuto modo di conoscere i suoi nipoti.
Ritrovatisi all’improvviso catapultati nell’isolata campagna provenzale, i tre fratelli incontrano non poche difficoltà nell’adattarsi all’ambiente circostante, ma soprattutto nell’instaurare un rapporto con il loro scorbutico nonno.
Giorno dopo giorno, però, la vicinanza del piccolo Théo, sordomuto dalla nascita, porterà Paul a rivedere gradualmente la sua posizione nei confronti del passato, del presente, e soprattutto del futuro…


Sullo sfondo degli incantevoli paesaggi estivi della Provenza, Rose Bosch ha realizzato un emozionante racconto sull’inevitabile conflitto generazionale tra un nonno e i suoi tre nipoti.
Il personaggio di Paul, al primo impatto non suscita di certo simpatia, ma è solamente con  l’evolversi della vicenda che veniamo a conoscenza dei dolori e delle delusioni di un uomo le cui radici affondano in un passato ormai lontano, e che, purtroppo, finiscono per minare la serenità del suo presente.
Proprio per questo motivo, per lui risulta determinante la vicinanza della moglie Irène, la compagna di una vita con la quale ha condiviso un passato avventuroso, nonché la coltivazione dei suoi amati ulivi, a cui si rivolge come se fossero degli esseri umani.
Léa e Adrien, i due fratelli più grandi, di lui sanno poco e nulla: giusto alcune notizie frammentate, impartite loro dalla madre e cariche dell’astio da lei provato nei confronti del genitore.
Conseguentemente, giungono in Provenza alquanto prevenuti verso di lui; ma è solamente con il passare dei giorni che verranno a conoscenza anche degli altri tasselli mancanti e, per Paul, il loro aiuto sarà determinante per riuscire a lasciarsi definitivamente alle spalle le ombre del passato.
Ancora una volta, Jean Reno si conferma un interprete eccellente, straordinario nel dare vita a un personaggio interessante e complesso, mentre la sempre affascinante Anna Galiena è semplicemente perfetta nel suo ruolo di affettuosa mediatrice dei conflitti familiari.
Ad affiancarli in “Un’estate in Provenza, troviamo poi i giovanissimi Chloé Jouannet ( figlia  dell’attrice Alexandra Lamy ) e Hugo Dessioux ( noto youtuber francese ), ma soprattutto il piccolo Lukas Pelissier che, sordomuto anche nella vita reale, nonostante la sua giovanissima età, ci regala un’interpretazione decisamente toccante.


Titolo: Un’estate in Provenza ( Avis de mistral )
Regia : Rose Bosch
Interpreti: Jean Reno, Anna Galiena, Chloé Jouannet, Hugo Dessioux, Lukas Pelissier
Nazionalità: Francia
Anno: 2014