lunedì 30 dicembre 2019

“LA BELLE EPOQUE” di Nicolas Bedos: una struggente riflessione sulla forza dell’amore di fronte all’inesorabile scorrere del tempo.



Victor ( Daniel Auteuil ) e Marianne ( Fanny Ardant ) sono una coppia di mezz’età il cui matrimonio, dopo tanti anni, sembra oramai giunto al capolinea; alla base dell’evidente mancanza di comunicazione tra i due vi è essenzialmente una diverso modo di affrontare e intendere la vita.
In effetti, mentre la volitiva Marianne, psicanalista di professione, conduce la sua esistenza direttamente proiettata nel futuro, Victor, un disegnatore di talento ma disoccupato, vive giorno dopo giorno con lo sguardo costantemente rivolto al passato; e così, quando un giorno una società di intrattenimenti, appositamente specializzata nel ricreare qualunque epoca del passato, gli offre la possibilità di vivere o rivivere un periodo a sua scelta, l’uomo senza alcuna esitazione decide di tornare nel 1974, e più precisamente al 16 maggio di quell’anno: giorno in cui conobbe proprio colei che poi sarebbe diventata sua moglie.
L’incontro con Margot ( Doria Tillier ), l’attrice scelta per interpretare il ruolo di Marianne da giovane, permetterà a Victor di rivivere tutte le emozioni di quell’innamoramento, ma al tempo stesso rappresenterà per lui, e non solo, la buona occasione per fare definitivamente pace con il proprio presente…




Dopo averci deliziato con il vivace e colorato “Un amore sopra le righe”, il regista nonché interprete francese torna a parlare di sentimenti, e di come siano inevitabilmente destinati a trasformarsi nel tempo.
Grazie a una sceneggiatura decisamente originale,  e avvalendosi di uno straordinario cast di interpreti, tra cui primeggiano due straordinarie icone del cinema d’oltralpe, come l’istrionico Daniel Auteuil e la sempre affascinante Fanny Ardant, Nicolas Bedos ha firmato la sua seconda regia portando sullo schermo un’altra leggiadra pellicola piacevolmente velata di malinconia.
Un’accurata ricostruzione degli ambienti nonché dei costumi e delle musiche dell’epoca ( elemento che contraddistingue assolutamente l’operato della società di intrattenimenti che consente a Victor di veder esaudito il suo desiderio ), ci permette di (ri)tuffarci nella lontana primavera del 1974, periodo in cui, seppure nella finzione ( una sorta di film nel film, come in un elaborato gioco di scatole cinesi ) assistiamo allo sbocciare dell’amore tra i due protagonisti principali, ignari, allora, di quale percorso avrebbero intrapreso i loro sentimenti.
Sospesa tra passato e presente, “La belle époque” offre allo spettatore uno struggente spunto di riflessione su come l’amore possa riuscire a resistere all’inesorabile scorrere del tempo, ma soprattutto sull’indiscutibile ruolo che ognuno di noi riveste affinché ciò  possa realmente accadere.





Titolo: La belle époque ( La belle époque )
Regia: Nicolas Bedos
Interpreti: Daniel Auteuil, Fanny Ardant, Doria Tillier, Guillaume Canet
Nazionalità: Francia
Anno: 2019

venerdì 22 novembre 2019

Il MISTERO HENRI PICK di Rémi Bezançon: un omaggio all'incredibile potere della letteratura, sullo sfondo degli incantevoli paesaggi della Bretagna.




A Crozon, graziosa cittadina della Bretagna, esiste la biblioteca dei libri rifiutati: un luogo alquanto singolare dove vengono custoditi manoscritti mai pubblicati; ed è proprio lì che Daphné Despero ( Alice Isaaz ), giovane editor in carriera di una casa editrice parigina, riesce a scovare quello che nel giro di pochissimo tempo diventa un vero e proprio caso letterario.
In effetti “Le ultime ore di una storia d’amore” di Henri Pick riscuote un incredibile e immediato successo tra i lettori francesi, tanto conquistati dalla potenza della sua coinvolgente scrittura, quanto incuriositi dal fatto che l’autore dell’opera sia un pizzaiolo di Crozon, oramai deceduto da due anni.
Le prime a essere sorprese da tutto ciò sono proprio la moglie Madeleine ( Josiane Stoléru ) e la figlia Joséphine ( Camille Cottin) del defunto Henri; in effetti nessuna delle due era al corrente che il loro amato congiunto coltivasse la passione per la letteratura; ed è proprio quest’ultimo dettaglio che porta ben presto il prestigioso e temutissimo critico letterario Jean-Michel Rouche ( Fabrice Luchini ) a dubitare dell’effettiva paternità del romanzo.
Andando contro tutto e contro tutti, Jean-Michel decide così di iniziare a indagare sulla reale genesi dell’opera, non senza avvalersi però, in un susseguirsi di comici eventi, della preziosa “collaborazione” della stessa Joséphine…





Tratto dall’omonimo romanzo di David Foenkinos, prolifico e pluripremiato scrittore, regista e sceneggiatore francese, la pellicola di Rémi Bezançon è una gradevolissima commedia sullo sfondo dei suggestivi paesaggi della Bretagna.
Da Parigi a Crozon e ritorno, si sviluppano infatti le divertenti peripezie di Jean-Michel,  il quale, spinto dal suo grande amore per la letteratura, nonché per la verità delle cose, pur di riuscire a smascherare l’astuto piano di marketing ordito con il preciso scopo di costruire a tavolino il successo del libro, mette a repentaglio la sua vita professionale e privata.
Il mistero Henri Pick”, in uscita nelle sale italiane il prossimo 19 dicembre, è essenzialmente un omaggio alla bellezza nonché all’indiscutibile potere che la letteratura ha ( o può avere ) nella vita di ognuno di noi, mettendo però al tempo stesso in risalto le dinamiche, a volte decisamente discutibili, che portano al successo o al fallimento di un testo letterario.
Anche nel ruolo dell’indomito critico letterario, Fabrice Luchini dimostra di trovarsi perfettamente a proprio agio, regalandoci così un’altra delle memorabili interpretazioni a cui, film dopo film, ha abituato il suo affezionato pubblico di spettatori.
Ad affiancarlo in questa sua ennesima e fortunata esperienza cinematografica troviamo la brillante Camille Cottin, attrice francese dall’indiscutibile talento, purtroppo ancora poco conosciuta dal pubblico italiano; nel ruolo di Joséphine si rivela infatti una degna antagonista per il veterano Luchini.






Titolo: Il mistero Henri Pick ( Le mystère Henri Pick )
Regia: Rémi Bezançon 
Interpreti: Fabrice Luchini, Camille Cottin, Alice Isaaz, Josiane Stoléru
Nazionalità: Francia; Belgio
Anno: 2019

domenica 27 ottobre 2019

I MIGLIORI ANNI DELLA NOSTRA VITA di Claude Lelouch: una struggente riflessione sull’amore e l’inesorabile scorrere del tempo.



Sono trascorsi cinquant’anni dalla fine della sua storia d’amore con Anne Gauthier ( Anouk Aimée ), ma Jean-Louis Duroc ( Jean-Louis Trintignant ), un ex pilota di auto da corsa di fama mondiale, sebbene adesso abbia seri problemi di memoria, ha ancora vivo nella sua mente il ricordo di quella donna. 
Per questo motivo suo figlio Antoine ( Antoine Sire ) decide di rintracciare Anne e, una volta ritrovata, le chiede di andare a far visita all’anziano padre, che alloggia adesso in una casa di riposo in Normandia; dopo un attimo di comprensibile sorpresa, la donna acconsente alla sua richiesta. 
Nonostante siano oramai trascorsi molti anni, l’incontro tra Anne e Jean-Louis è comunque un’occasione inaspettata per ripensare, anche se con grande malinconia, al passato, ma soprattutto per guardare al futuro con una rinnovata speranza, perché come sosteneva il grande Victor Hugo, i migliori anni di una vita sono quelli ancora da vivere…


Sulla scia dello straordinario successo a livello mondiale di “Un uomo, una donna”, Claude Lelouch torna a farci emozionare con le vicende sentimentali di Anne e Jean-Louis, in una pellicola che si rivela una struggente riflessione sull’amore e l’inesorabile scorrere del tempo. 
Dopo essersi reincontrati una prima volta ne “Un uomo, una donna oggi”, film dello stesso Lelouch del 1986, i due ex-amanti tornano a riflettere su quelli che sono stati i loro sentimenti reciproci, e le cause che hanno portato alla fine della loro storia d’amore.
Così, tramite il sapiente utilizzo del flashback, l’acclamato regista francese, inserendo alcuni spezzoni della sua indimenticabile pellicola del 1966, ci riporta indietro nel tempo su quelle incantevoli spiagge di Deauville, incredibilmente suggestive anche in inverno; spiagge su cui Anne e Jean-Louis si ritrovano dopo aver intrapreso un breve viaggio, nel corso del quale fantasia e realtà si mescolano, anche comicamente, nella mente confusa dell’ex campione di Formula 1.
Francis Lai, che ci ha tristemente lasciato proprio alla fine dello scorso anno, con “I migliori anni della nostra vita” conclude la sua lunga e fortunata collaborazione professionale con Claude Lelouch ( iniziata proprio con l’indimenticabile colonna sonora de “Un uomo, una donna” ) regalandoci ancora una volta ( con la partecipazione del cantante nonché compositore Calogero ) grandissime emozioni grazie alla magia delle sue melodie; prima su tutte “Les plus belles années d’une vie”: il toccante tema principale della pellicola.
Che dire infine di due attori del calibro di Anouk Aimée e Jean-Louis Trintignant: dopo cinquant’anni, con l’intensità delle loro straordinarie interpretazione, continuano a emozionare, e perfino commuovere il pubblico di tutto il mondo.




Titolo: I migliori anni della nostra vita ( Les plus belles années d’une vie )
Regia: Claude Lelouch
Interpreti: Anoux Aimée, Jean-Louis Trintignant, Marianne Denicourt, Souad Amidou, Antoine Sire, Monica Bellucci.
Nazionalità: Francia
Anno: 2019



domenica 20 ottobre 2019

GRAZIE A DIO di François Ozon: il drammatico racconto delle fragilità e dei tormenti interiori di tre uomini le cui vite sono state per sempre sconvolte.



Lione. Alexandre Guérin ( Melvil Poupaud ) è un quarantenne con un’ottima posizione lavorativa, una moglie amorevole e cinque figli; all’apparenza, la sua si direbbe una vita tranquilla.
Purtroppo, però, l’uso del condizionale è d’obbligo, in quanto nel profondo del suo animo  è ancora vivo il doloroso ricordo delle molestie sessuali da lui subite, negli anni dell’infanzia, da parte di Padre Peyrat ( Bernard Verley ); e quando un giorno Alexandre apprende che il sacerdote è tornato a operare nella diocesi di Lione, preoccupato che possa molestare anche altri bambini, l’uomo decide finalmente di scrivere al Cardinale Barbarin ( François  Marthouret ) per informarlo dei drammatici eventi che hanno segnato per sempre la sua esistenza.
Quest’ultimo, sebbene fin da subito si dimostri ovviamente comprensivo nei suoi confronti, ben presto si rivela però tutt’altro che intenzionato a denunciare ai suoi superiori il religioso per quanto da lui commesso trent’anni prima.
Assalito da un sentimento di profonda rabbia,  Alexandre decide quindi di rivolgersi direttamente alla giustizia.
Sebbene siano oramai trascorsi troppi anni dal verificarsi di quegli eventi, e il reato sia caduto in prescrizione, il suo gesto sarà comunque di esempio per moltissimi altri uomini che, come lui, hanno subito dalla stessa persona lo stesso tipo di violenze, permettendogli così di trovare il coraggio di venire allo scoperto, e di liberarsi di un peso che da troppo tempo grava sulle loro esistenze.




Tratto da un fatto di cronaca realmente accaduto, che negli ultimi anni ha infiammato gli animi e le coscienze del popolo francese, “Grazie a Dio” intreccia le vicende di tre uomini, con la narrazione delle drammatiche conseguenze che gli abusi da loro subiti durante gli anni della loro infanzia hanno avuto non solamente nella loro quotidianità  ma anche in quella delle persone a loro vicine.
Tre uomini che, nonostante tutto, hanno cercato di reagire andando avanti nel loro percorso di vita, oppressi costantemente da un sentimento dove la vergogna si mescola dolorosamente con il rancore e la rabbia; e la rabbia è proprio ciò che si impossessa dello spettatore durante la visione del film, di fronte alla narrazione degli abomini perpetrati negli anni da Padre Peyrat, e alla vergognosa omertà da parte del Cardinale Barbarin a denunciare quegli stessi crimini, pur essendone venuto a conoscenza.
Indubbiamente, con “Grazie a Dio”, François Ozon ha realizzato l’opera più matura della sua già notevole carriera cinematografica: una straordinaria pellicola caratterizzata da un taglio decisamente attualistico e un ritmo particolarmente teso.
Premiato con l’Orso d’Argento al Festival di Berlino di quest’anno, nonostante gli strenui tentativi di impedirne l’uscita nelle sale, la ventesima pellicola del cineasta francese ha già riscosso un incredibile successo di pubblico e di critica in Francia.
Un’opera che oltre ad avvalersi della magistrale regia e della solida sceneggiatura di Ozon, si contraddistingue per le toccanti interpretazioni di Melvil Poupaud, Denis Ménochet e Swann Alraud, semplicemente straordinari nel trasmettere allo spettatore tutte le fragilità e i tormenti interiori di tre uomini le cui vite sono state per sempre sconvolte.



Titolo: Grazie a Dio ( Grâce à Dieu )
Regia: François Ozon
Interpreti: Melvil Poupaud, Denis Ménochet, Swann Alraud, Bernard Verley, François Marthouret
Nazionalità: Francia
Anno: 2019

giovedì 10 ottobre 2019

IL MIO PROFILO MIGLIORE di Safy Nebbou: la lenta e drammatica discesa agli inferi di una donna vittima delle sue fragilità interiori.




Foto: I Wonder Pictures

Claire Millaud ( Juliette Binoche ) è una docente universitaria cinquantenne di bell’aspetto, con due figli adolescenti e un matrimonio fallito alle spalle.
La relazione che da tempo intrattiene con il giovane Ludo ( Guillaume Gouix ) non riesce però ad andare oltre il sesso.
Alquanto delusa da quella situazione, la donna decide quindi di crearsi un profilo su Facebook, assumendo l’identità di Clara Antunès,  un personaggio immaginario con la metà dei suoi anni; poi, con l’obbiettivo di tenere sotto controllo la vita del suo amante, contatta Alex ( François Civil ), l’amico di quest’ultimo.
Questo per Claire rappresenterà solamente l’inizio di una lenta e drammatica discesa agli inferi…


Foto: I Wonder Pictures

Tratto dal romanzo di Camille Laurens “Quella che vi pare”, la pellicola di Safy Nebbou è una dolorosa riflessione sugli imprevedibili effetti che attualmente i social network stanno avendo, direttamente o indirettamente, nelle vite di ognuno di noi.
Ne “Il mio profilo migliore, in uscita nelle sale italiane il prossimo 17 ottobre, il regista tratteggia il complesso ritratto di una donna non più giovane che, in conseguenza dell’inesorabile scorrere degli anni, ma soprattutto di fronte alla prospettiva di una vita da trascorrere in solitudine, arriva perfino a fingere di essere quello che in realtà non è.
Nascondendosi dietro il profilo ( fasullo ) di una seducente venticinquenne, e proprio in virtù di questo, riuscendo a suscitare l’interesse di un uomo molto più giovane di lei, come se stesse vivendo in un bellissimo sogno, Claire crede ingenuamente di poter vivere una seconda giovinezza.
Ma, come ben si sa, “le bugie hanno sempre le gambe troppo corte”, e così, nel momento in cui  il suo amante virtuale le chiede finalmente di poterla incontrare di persona, Claire si ritrova improvvisamente costretta a tornare con i piedi per terra, con conseguenze che si riveleranno per lei decisamente devastanti.
La struttura narrativa della vicenda si sviluppa su due piani temporali che finiscono sapientemente per intrecciarsi attraverso l’esposizione di quanto è precedentemente accaduto, fatta da Claire alla sua psicologa ( interpretata magistralmente dalla sempre elegante Nicole Garcia ); ed è proprio assistendo a quelle sedute terapeutiche che lo spettatore viene a poco a poco a conoscenza dell’estrema fragilità interiore che caratterizza la protagonista, continuamente assillata dalla paura di venire abbandonata.
Ne “Il mio profilo migliore”, Juliette Binoche ci regala senza alcun dubbio una delle sue più sofferte interpretazioni, in un ruolo a lei particolarmente congeniale.
Ad affiancarla in questa sua ennesima straordinaria esperienza cinematografica, troviamo, tra gli altri, François Civil, giovane astro nascente del cinema d’oltralpe, che il pubblico italiano ha già avuto modo di apprezzare nell’intenso “Ritorno in Borgogna”.


Foto: I Wonder Pictures

Titolo: Il mio profilo migliore ( Celle que vous croyez  )
Regia: Safy Nebbou
Interpreti: Juliette Binoche, Nicole Garcia, François Civil, François Cluzet, Guillaume Gouix
Nazionalità: Francia
Anno: 2019

domenica 22 settembre 2019

GRANDI BUGIE TRA AMICI di Guillaume Canet: il grande valore dell’amicizia, nonostante tutto…




Alla vigilia del suo sessantesimo compleanno, Max ( François Cluzet ) decide di recarsi a  Cap Ferret sull’Atlantico, per trascorrere un po’ di tempo da solo.
Sinceramente non sta attraversando un buon periodo: ridotto sul lastrico a seguito del fallimento della sua attività commerciale, purtroppo è in procinto di vendere la bellissima villa in prossimità del mare dove per anni ha trascorso le vacanze estive in compagnia della moglie ( dalla quale si è ormai separato ), del figlio, ma soprattutto della chiassosa compagnia di amici che, a causa di varie incomprensioni, non vede più da anni.
Il suo progetto di ritagliarsi del tempo per riflettere sulla sua esistenza viene però ben presto mandato a monte.
Questo perché, con la complicità di Sabine ( Clémentine Baert ), la sua nuova compagna, quegli stessi amici con cui sembrava aver interrotto ogni rapporto, nel tentativo di superare definitivamente i vecchi dissapori, decidono di piombargli inaspettatamente in casa per festeggiare tutti insieme il suo compleanno.
Sebbene Max, almeno inizialmente, non gli riservi di certo una calorosa accoglienza, finisce comunque per invitarli a rimanere, anche se dovranno trasferirsi in un’altra villa che, a insaputa degli altri,  Eric ( Gilles Lellouche ) ha precedentemente preso in affitto.
Contrariamente a ogni sua previsione, proprio grazie alla vicinanza di quel gruppo di persone, nel corso di quei giorni Max riuscirà a ridefinire le sue priorità, e ad affrontare con il sorriso le difficoltà che gli riserverà il futuro.



Dopo l’incredibile successo di “Piccole bugie tra amici”, Guillaume Canet ha deciso di riunire lo stesso straordinario cast di interpreti ( più qualche gradita new entry ) per dare un seguito alle vicende di quel caotico gruppo di parigini in piena crisi di nervi, che anni fa aveva divertito e allo stesso tempo commosso il pubblico di mezzo mondo.
Da allora molte cose sono cambiate nelle vite di Max, Eric, Marie, Vincent e Antoine; ma soprattutto, nel frattempo sono intervenuti spiacevoli litigi che inevitabilmente hanno finito per portare allo sfaldamento del loro gruppo.
Il sentimento di amicizia che li unisce è comunque ancora molto forte, dato che, sebbene con diverso entusiasmo, ognuno di essi accetta di spostarsi fino a Cap Ferret per festeggiare tutti insieme un traguardo così importante nella vita di Max.
Grandi bugie tra amici” è in effetti una preziosa occasione di riflessione sul grande valore dell’amicizia, nonostante le piccole e grandi avversità che inevitabilmente finiscono per abbattersi sulle nostre vite.
François Cluzet anche in questo attesissimo sequel del talentuoso Canet finisce per risultare il vero mattatore della pellicola, magistralmente affiancato dalle straordinarie interpretazioni di Marion Cotillard ( qui nei panni di una madre che non ha ancora appreso pienamente il vero significato della maternità ) Gilles Lellouch ( un quarantenne  professionalmente realizzato che, malgrado tutto, si ritrova a doversi occupare da solo di una bimba piccola ) e Laurent Lafitte ( l’eterno Peter Pan della comitiva ).
Tutto ciò sullo sfondo di una delle località più suggestive della Francia in qualunque stagione dell'anno.

                                                            
                                                           Foto: Cinematografo.it

Titolo: Grandi bugie tra amici ( Nous finirons ensemble  )
Regia: Guillaume Canet
Interpreti: François Cluzet, Marion Cotillard, Gilles Lellouche, Benoît Magimel
Nazionalità: Francia
Anno: 2019

martedì 13 agosto 2019

DUE DESTINI di Lisa Azuelos: una travogente storia d’amore sospesa tra immaginazione e realtà.



Elsa ( Sophie Marceau ) è una scrittrice osannata dal suo pubblico di lettori; Pierre ( François Cluzet ), invece, è un avvocato di successo.
Presentati da un amico comune, si incontrano per la prima volta al Salone del libro di Rennes, e, tra una battuta e l’altra, tra i due si crea subito una splendida alchimia.
Tutto ciò farebbe pensare al preludio di una romantica storia d’amore, se non fosse per il fatto che Pierre è un uomo felicemente sposato con due figli, mentre Elsa, sebbene fresca di divorzio, e anche lei con prole a carico, esclude a priori la possibilità di avere relazioni con uomini già impegnati.
Quando però si rincontrano a Parigi, dove entrambi risiedono, Elsa e Pierre capiscono di non poter vivere l’uno lontano dall’altra e, conseguentemente, decidono di portare avanti la loro del tutto particolare storia d’amore…


Con questa sua pellicola del 2014, la regista francese ha portato sullo schermo una travolgente storia d’amore costantemente sospesa tra immaginazione e realtà.
Nonostante siano ben consapevoli delle loro rispettive situazioni familiari, Elsa e Pierre non rinunciano ad alimentare quella scintilla che è scoccata fin dal momento del loro primo incontro, e così, affidandosi in parte al destino, in parte al loro senso di responsabilità, vivono “in incognito” la loro crescente e incontenibile passione.
Grazie a dialoghi estremamente brillanti, una colonna sonora accattivante, e una Parigi particolarmente glamour, la pellicola di Lisa Azuelos ( che in “Due destini” interpreta anche la moglie di Cluzet ) affascina lo spettatore fin dalle sue prime scene.
Merito ovviamente anche di una straordinaria Sophie Marceau, che con la sua interpretazione ci regala un effervescente cocktail di simpatia e sensualità, e del sempre bravissimo François Cluzet.


Titolo: Due destini ( Une rencontre  )
Regia: Lisa Azuelos
Interpreti: Sophie Marceau, François Cluzet, Lisa Azuelos, Alexandre Astier
Nazionalità: Francia
Anno: 2014

lunedì 22 aprile 2019

IN GUERRA di Stéphane Brizé: la triste e drammatica attualità del mondo del lavoro e delle sue innumerevoli problematiche.



La Perrin è una fabbrica specializzata nella produzione di componenti per autovetture, facente capo a un gruppo tedesco.
Dopo un accordo siglato con il personale dipendente, sulla base del quale l’azienda si era impegnata a garantirgli l’impiego per almeno 5 anni in cambio di un sacrificio a livello salariale, adesso, solamente dopo due anni da quell’accordo, la stessa azienda ha palesato la sua intenzione di voler chiudere definitivamente la sua attività produttiva in Francia, nonostante la presenza di elevati profitti.
Per questo motivo i 1100 dipendenti dello stabilimento, allarmati dalla prospettiva di rimanere senza lavoro in una regione che oggettivamente ha molto poco da offrire a livello occupazionale, entrano immediatamente in sciopero  con il preciso obiettivo di sensibilizzare la direzione a tener fede agli impegni precedentemente presi.
A capitanarli in questa intensa lotta di classe troviamo l’ostinato Laurent ( Vincent Lindon ), impegnato da settimane in questa difficile battaglia che, apparentemente, sembra essere diventata per lui l’unica ragione di vita…


Tre anni dopo “Le legge del mercato”, Stéphane Brizé ha ricomposto il fortunato sodalizio con Vincent Lindon per tornare a parlare del mondo del lavoro e delle sue innumerevoli problematiche.
Se ne “La legge del mercato il regista ha concentrato la sua attenzione sulla figura di un uomo che, non più giovane, si ritrova costretto alla ricerca di un nuovo impiego, in questa sua ultima pellicola Brizé ha posto al centro della sua storia le vicende dei dipendenti di un intero stabilimento purtroppo prossimo alla chiusura.
L’interpretazione di Lindon si rivela ancora una volta straordinaria; grazie all’incredibile bravura di cui continua a dare indiscutibile prova film dopo film, l’attore francese si mimetizza con estrema naturalezza tra un cast di interpreti che, sebbene non professionisti, riescono comunque a trasmettere magistralmente paure, ansie ma soprattutto speranze di un gruppo di uomini e donne per i quali il futuro si presenta come un’enorme e spaventosa incognita.
Girato con un taglio quasi documentaristico, “In guerra” rivela fin dalle prime immagini tutta la sua triste attualità, con un epilogo che per la sua drammatica durezza finisce per spiazzare lo spettatore, provocando in lui un inevitabile senso di rabbia.


Titolo: In guerra ( En guerre )
Regia: Stéphane Brizé
Interpreti: Vincent Lindon, Mélanie Rover, Jacques Borderie, David Rey, Olivier Lemaire
Nazionalità: Francia
Anno: 2018

giovedì 4 aprile 2019

LA PROMESSA DELL’ALBA di Eric Barbier: il toccante ritratto di una madre decisamente fuori dal comune.



Donna alquanto tenace e dai mille talenti, Nina Kacew ( Charlotte Gainsbourg ) si è sempre occupata da sola dell’educazione del figlio Romain.
Nella Polonia degli anni venti, vede ben presto fiorire il suo atelier di moda frequentato dalle eleganti signore della ricca borghesia locale, il che le permette di garantire al piccolo Romain un adeguato livello di istruzione, nell’assoluta convinzione che da grande diventerà una celebrità.
Costretti a lasciare improvvisamente la loro casa a seguito di una serie di sfortunate circostanze, madre e figlio decidono di trasferirsi nel sud della Francia, precisamente a Nizza, dove la donna assume la gestione di un albergo sul mare.
Passano gli anni e, oramai divenuto adulto, Romain ( Pierre Niney ) lascia la Costa Azzurra per recarsi a Parigi dove, sempre fortemente incitato e sostenuto dalla madre, ha la possibilità di iniziare a far conoscere le sue doti letterarie; questo sarà solamente il primo passo di un lungo cammino verso quel destino che Nina ha da sempre sognato per lui…


Tratto dall’omonimo romanzo di Romain Gary, “La  promessa dell’alba” tratteggia con estrema intensità emotiva il ritratto di una donna decisamente fuori dal comune, che ha dedicato la sua intera vita, fatta di lavoro e sacrifici, solo ed esclusivamente al proprio figlio nella speranza di vederlo diventare un giorno un uomo “importante”.
Il toccante biopic di Eric Barbier si concentra sul rapporto al limite della morbosità che ha legato il pluripremiato Romain Gary all’ingombrante ma al tempo stesso affettuosa madre, non solamente dagli anni della sua infanzia fino al raggiungimento dell’età adulta, ma anche dopo la morte della genitrice, lasciando un vuoto incolmabile nella vita del prolifico  scrittore francese di origini lituane, conclusasi poi tragicamente con il suicidio dello stesso Gary.
L’interpretazione di Charlotte Gainsbourg, nel ruolo di Nina Kacev, è semplicemente straordinaria, carica di mille sfumature che aiutano lo spettatore a comprendere  l’incredibile forza d’animo, ma soprattutto la complessità del suo personaggio; mentre Pierre Niney, con “La promessa dell’alba”, dà un’ulteriore conferma della sua indiscussa bravura, già consacrata nell’anno 2015 con il César come migliore attore protagonista in “Yves Saint Laurent” di Jalil Lespert.


  
Titolo: La promessa dell’alba ( La promesse de l’aube  )
Regia: Eric Barbier
Interpreti: Pierre Niney, Charlotte Gainsbourg, Didier Bourdon, Jean-Pierre Darroussin, Catherine McCormack
Nazionalità: Francia
Anno: 2017
Uscita nelle sale italiane: 14 marzo 2019