martedì 24 giugno 2014

“Il fascino discreto della borghesia” di Luis Buñuel: una feroce e sarcastica critica della classe borghese.


Don Rafael Acosta (Fernando Rey) è l’ambasciatore in Francia dell’immaginaria Repubblica di Miranda.
Approfittando della sua posizione, l’uomo gestisce un redditizio traffico di stupefacenti insieme ai signori Thévenot (Paul Frankeur) e Sénéchal (Jean-Pierre Cassel), due personalità di spicco della borghesia parigina.
I tre sono soliti frequentarsi anche in società, insieme alla moglie di Sénéchal, Alice (Stéphane Audran), quella di Thévenot, Simone (Delphine Seyrig), e alla sorella di quest’ultima, Florence (Bulle Ogier).
Nonostante la loro volontà di ritrovarsi a cena insieme, per una serie di disparati motivi sono però costretti a rinviare continuamente il loro incontro…


Premiato con l’Oscar come miglior film straniero, “Il fascino discreto della borghesia” è una critica feroce e sarcastica della classe borghese dell’epoca, che si concentra in particolar modo sulla superficialità e inettitudine di un gruppo di amici; come palesemente dimostrato dalla loro incapacità di portare a termine anche un semplice rituale come quello della cena in società.
Volendolo poi esaminare da una prospettiva più ampia, potremmo anche spingerci ad affermare che, in realtà, sia stata la generalità delle relazioni sociali a finire nel mirino dell’acclamato regista spagnolo, per il bizzarro coinvolgimento nella vicenda del clero, della polizia e delle altre istituzioni dello Stato, oltreché della classe borghese.
L’elemento onirico, che ricorre frequentemente nelle opere di Luis Buñuel, svolge un ruolo fondamentale anche in questo suo ennesimo capolavoro; in effetti, la realtà ci appare talmente intrecciata con il sogno, da far assumere alla narrazione un aspetto surreale, e alla commedia un tono alquanto grottesco.
A valorizzare ulteriormente una sceneggiatura già di per sé particolarmente riuscita, contribuisce poi un eccellente cast di interpreti, tra i quali spiccano, oltre all’istrionico Fernando Rey, attore simbolo di Buñuel,  il talentuoso Jean-Pierre Cassel, nonché la brava e affascinante Stéphane Audran.


Titolo: Il fascino discreto della borghesia  ( Le charme discret de la bourgeoisie )
Regia: Luis Buñuel
Interpreti: Fernando Rey, Stéphane Audran, Delphine Seyrig, 
Nazionalità: Francia
Anno: 1972


martedì 17 giugno 2014

“Tutti pazzi per Rose” di Régis Roinsard: una gradevolissima commedia romantica che strizza l’occhio al cinema hollywoodiano degli anni cinquanta.


Francia, fine anni cinquanta. Rose Pamphyle (Déborah  François) è la giovane figlia di un droghiere di un piccolo villaggio della Normandia.
Sebbene il suo destino sia quello di sposare un meccanico del paese, nella sua irrinunciabile aspirazione all’indipendenza, Rose decide però di trasferirsi a Lisieux, alla ricerca di un impiego come segretaria.
Si presenta quindi ad un colloquio di lavoro presso un’agenzia di assicurazioni, il cui titolare, Louis Echard (Romain Duris), rimane alquanto colpito dall’incredibile velocità con cui la ragazza riesce a dattilografare. 
Nonostante non possa vantare precedenti esperienze lavorative, Louis decide comunque di assumere Rose, a condizione che quest’ultima accetti di partecipare ad alcuni campionati di dattilografia, offrendosi  lui stesso di allenarla; a poco a poco, però, l’uomo diventerà per lei qualcosa di più di un semplice allenatore…



“Tutti pazzi per Rose”, primo lungometraggio di Régis  Roinsard, è un colorato omaggio agli anni cinquanta, nonché un realistico ritratto della condizione femminile in quell’epoca.
E’ in effetti l’insopprimibile desiderio di emancipazione di una giovane donna di provincia, con le idee ben chiare su ciò che vuole dalla vita, e con la sufficiente determinazione per ottenerlo, a muovere le file dell’intera vicenda; e la bella e brava Déborah François, uno dei più promettenti talenti dell’attuale cinema francese, riesce indubbiamente a conferire al personaggio da lei interpretato una seducente miscela di tenerezza e sensualità.
Nei panni del suo elegante datore di lavoro, nonché del rigido allenatore ai campionati di dattilografia, ritroviamo poi il poliedrico Romain Duris, che con la sua indiscutibile bravura non smette mai di sorprendere i suoi innumerevoli fans, e non solo loro.
A decretare il successo di “Tutti pazzi per Rose, ha poi indubbiamente contribuito, oltre ad una sceneggiatura caratterizzata da dialoghi decisamente frizzanti, un’accurata ricostruzione dell’epoca, ulteriormente valorizzata dalla vivace fotografia di Guillaume Schiffman, del quale abbiamo già ammirato l’incredibile estro creativo nel pluripremiato “The Artist”.
Il risultato finale è una gradevolissima commedia romantica che, per le ragioni sopra esposte, non mancherà di riportare alla mente dello spettatore le inconfondibili atmosfere delle pellicole hollywoodiane degli anni cinquanta.


Titolo: Tutti pazzi per Rose ( Populaire )
Regia: Régis Roinsard
Interpreti: Romain Duris, Déborah François, Bérénice Bejo, Shaun Benson
Nazionalità: Francia
Anno: 2012



domenica 8 giugno 2014

“Ci sono dei giorni… e delle lune” di Claude Lelouch: un’insolita pellicola corale sulle difficoltà delle relazioni di coppia.


Diciotto ore, a cavallo di una lunga notte di plenilunio, nella vita di un variegato gruppo di persone; è questo il contesto scelto da Claude Lelouche per sviluppare l’idea alla base di “Ci sono dei giorni… e delle lune”: insolita pellicola corale in cui il dramma si mescola con naturalezza alla commedia, arrivando in alcuni punti a rasentare addirittura il limite del grottesco.
Il proprietario di un ristorante (Vincent Lindon), con un matrimonio ormai giunto al capolinea; una donna di mezza età (Annie Girardot) che sopravvive con dolore alla morte della propria figlia, avvenuta sei anni prima; un prete omosessuale che ha una relazione con un antiquario del quartiere; una neo sposa delusa, che abbandona il marito subito dopo il termine dei festeggiamenti.
Questi sono solamente alcuni dei personaggi appartenenti alla lunga ed eterogenea carrellata presentata dal  regista francese, i quali, nel corso di quelle diciotto ore, sembrano non perdere occasione per attribuire alla luna la colpa dei loro discutibili comportamenti. 
Fin dalle prime scene, una voce fuori campo preannuncia allo spettatore che al termine della pellicola assisterà alla morte di uno dei  personaggi coinvolti nella vicenda; in effetti, quel momento sarà per il regista l’occasione per poter finalmente riannodare i vari fili della storia, come a riconferma che il destino di ognuno di noi è inevitabilmente e inaspettatamente intrecciato con quello degli altri esseri umani.



A Lelouch va indubbiamente il merito di essere riuscito a gestire con successo un ampio ventaglio di personaggi che, sebbene si differenzino per età ed estrazione sociale, sono comunque accomunati da un’evidente difficoltà nel riuscire a gestire le loro relazioni di coppia; e per farlo, si è avvalso di un eccellente cast di interpreti, che annovera al suo interno, oltre alla crema del cinema francese dei primi anni novanta, anche delle vere e proprie glorie del passato come l’indimenticabile Serge Reggiani e la sempre intensa Annie Girardot.
Una menzione speciale spetta infine alla suggestiva colonna sonora di Francis Lai, e in particolare al tema principale del film “Il y a des jours… et des lunes”, che segna l’ennesima e fortunata collaborazione tra il compositore di origini italiane e Claude Lelouch.


Titolo: Ci sono dei giorni… e delle lune ( Il y a des jours… et des lunes )
Regia: Claude Lelouch
Interpreti: Annie Girardot, Vincent Lindon, Gérard Lanvin, Serge Reggiani, Patrick Chesnais
Nazionalità: Francia
Anno: 1990