domenica 27 gennaio 2013

“Questa è la mia vita” di Jean-Luc Godard: il tragico destino di un’eroina moderna.


Scritto e diretto da Jean-Luc Godard nel 1962, “Questa è la mia vita” si aggiudicò quello stesso anno il premio speciale della giuria alla Mostra del Cinema di Venezia.
Nei panni di Nana, la sfortunata protagonista di questa pellicola, troviamo la bellissima Anna Karina, all’epoca moglie nonché musa ispiratrice del regista francese.
Nella Parigi dei primi anni sessanta, Nana (Anna Karina) lavora in un negozio di dischi, sebbene aspiri  a diventare un’attrice.
Poiché i soldi che guadagna come commessa non le sono mai sufficienti per arrivare a pagarsi l’affitto, la ragazza inizia a prostituirsi lungo i marciapiedi della città; è qui che incontra Raoul (Sady Rebbot): colui che si offre di farle da protettore e che, contemporaneamente, la introduce seriamente alla professione.
Quando Nana, che nel frattempo si è innamorata di uno dei suoi clienti, comunica a Raoul la sua decisione di voler abbandonare quell’ambiente, lui, che non acconsente alla sua richiesta, decide di “venderla” ad altri protettori.
Durante le trattative, a causa di una divergenza sul prezzo, un colpo di pistola raggiunge accidentalmente Nana, ponendo così tragicamente fine alla sua breve esistenza…


Sebbene Nana ci venga presentata da Godard in modo alquanto frammentario, tramite l’utilizzo di 12 “quadri” ( così da lui definiti nell’introduzione del film ), riusciamo comunque a farci un’idea sufficientemente precisa del suo passato, delle sue personali ambizioni e, soprattutto, del suo tragico destino.
Consapevole della propria bellezza, la giovane donna vive costantemente in bilico tra il sogno delle allettanti luci dello spettacolo e la realtà di un’esistenza buia in cui, per poter continuare a pagare l’affitto  dell’appartamento in cui vive, è costretta a prostituirsi.
Il personaggio interpretato dalla Karina, affascina lo spettatore con la bellezza del suo viso, il magnetismo del suo sguardo, l’eleganza dei suoi gesti e, al tempo stesso, lo intenerisce con la semplicità dei suoi discorsi.
In effetti, nonostante lo squallore dell’ambiente che la circonda, Nana riesce a conservare quella purezza d’animo che la spinge a continuare a credere nell’amore; ma, quando pensa di averlo finalmente trovato, il  progetto di dare una svolta significativa alla propria esistenza sarà rapidamente  destinato a naufragare.
“Questa è la mia vita” prese spunto da un’inchiesta giornalistica sulla prostituzione e, sebbene risalga agli inizi degli anni sessanta, conserva ancora oggi una certa “attualità” proprio per la tipologia delle tematiche trattate; in effetti, nell’epoca in cui viviamo è tutt’altro che difficile riuscire ad individuare tante altre “Nana”, i cui sogni, però, fortunatamente non sono sempre destinati a infrangersi in modo così tragico come quelli dell’eroina di Godard.
Per finire, una curiosità. In una delle scene finali del film, vediamo l’auto in cui sta viaggiando Nana passare di fronte a un cinema di Parigi in cui è in programmazione “Jules e Jim”, la celeberrima pellicola di Francois Truffaut: un altro dei grandi e indimenticati maestri della Nouvelle Vague francese.




Titolo: Questa è la mia vita ( Vivre sa vie )
Regia: Jean-Luc Godard
Interpreti: Anna Karina, Sady Rebbot, Gilles Queant, André S. Labarthe
Nazionalità: Francia
Anno: 1962


domenica 20 gennaio 2013

“Quasi amici” di Olivier Nakache e Eric Toledano: la vera storia di un’amicizia che non conosce ostacoli.


Ispirandosi alla vita del miliardario tetraplegico Philippe Pozzo di Borgo e del suo badante Yasmin Abdel Sellou, con “Quasi amici” i due registi Olivier Nakache e Eric Toledano sono riusciti a portare sullo schermo una toccante storia di amicizia in cui le scene esilaranti si alternano a quelle in cui lo spettatore è portato a riflettere e, in alcuni casi, perfino a commuoversi.
Protagonisti della pellicola sono il veterano François Cluzet e il travolgente Omar Sy, recente rivelazione del cinema francese. 
Driss (Omar Sy) è un giovane senegalese la cui vita si svolge nei tristi sobborghi della periferia parigina. Recentemente uscito di prigione e in costante conflitto con la propria famiglia adottiva, mira esclusivamente a che il sussidio statale gli venga periodicamente riconfermato.
Quando il facoltoso Philippe (François Cluzet), che un incidente ha costretto per tutta la vita su di una sedia a rotelle, decide che sarà lui a doverlo seguire ventiquattro ore su ventiquattro, ecco che l’esistenza di Driss subisce un profondo e inatteso stravolgimento.
Allo stesso tempo, però, la sua incredibile vitalità e schiettezza porteranno una vera e propria ondata di aria fresca nell’ambiente estremamente rigido e formale a cui Philippe appartiene. In conseguenza di ciò anche la vita di quest’ultimo cambierà, e in meglio; soprattutto dopo che, grazie proprio all’aiuto di Driss, Philippe avrà finalmente incontrato Elénore: la donna con la quale l’uomo ha intrattenuto un lungo rapporto epistolare…



Diventato nel giro di poche settimane il secondo film francese di maggior successo di sempre, dopo il “Giù al nord” di Dany Boon, la storia di “Quasi amici” si sviluppa dall’inaspettato incontro tra Philippe e Driss: due individui appartenenti a due mondi diametralmente opposti.
Philippe è un uomo maturo che, sebbene circondato dal lusso e dalla ricchezza, è purtroppo costretto a fare completamente affidamento sugli altri, a seguito di un incidente di parapendio che lo ha reso completamente paralizzato.
Driss, al contrario, è un giovane uomo di colore a cui di certo non manca la voglia di vivere, sebbene abbia dei problemi con la giustizia e una situazione familiare alquanto complicata.
Quando Driss si presenta presso la sontuosa dimora di Philippe, il quale è in procinto di assumere un nuovo assistente personale, si ritrova improvvisamente catapultato in un ambiente a lui tutt’altro che familiare e, sebbene la sua intenzione sia solamente quella di ottenere il rinnovo del suo sussidio statale, decide di accettare l’ardua sfida lanciatagli dallo sfortunato milionario.
Nel corso delle settimane che trascorreranno insieme, ciascuno dei due avrà la possibilità di conoscere il passato e il presente dell’altro.
Inoltre, mentre Driss verrà lentamente introdotto da Philippe nel mondo dell’arte, quest’ultimo, grazie ai consigli del suo giovane assistente, apprenderà alcune verità sulle donne e sull’amore e, al tempo stesso, acquisirà una nuova prospettiva della vita che lo porterà a guardare oltre il suo handicap.
Mentre François Cluzet è riuscito ad emozionarci anche questa volta con un’altra delle sue magistrali interpretazioni, Omar Sy si è imposto al pubblico internazionale con la sua dirompente  simpatia che lo scorso anno gli ha permesso di aggiudicarsi, tra l’altro,  il César come miglior attore.
A ogni modo “Quasi amici” verrà ricordato negli anni a venire, oltre che per la bravura dei due sopra citati interpreti principali, per essere riuscito a trattare con il sorriso un tema alquanto delicato come quello della disabilità fisica, soprattutto senza cadere in facili e inutili pietismi.
Proprio perché ispirata a una storia realmente accaduta, è quindi una pellicola che ci invita a credere che anche le difficoltà più insormontabili possano, in un modo o nell’altro, essere superate.  



Titolo: Quasi amici ( Intouchables )
Regia: Olivier Nakache, Eric Toledano
Interpreti: François Cluzet, Omar Sy, Clotilde Mollet, Audrey Fleurot
Nazionalità: Francia, 
Anno: 2011

sabato 12 gennaio 2013

“Paris, je t’aime”: un romantico affresco della Ville Lumière, dal sapore decisamente internazionale.


Presentato alla 59a edizione del Festival di Cannes, nella sezione “Un certain régard”, “Paris, je t’aime” è un film collettivo e corale, composto da una ventina di cortometraggi diretti da altrettanti registi di fama internazionale.
A ognuno dei venti arrondissement in cui è suddivisa la capitale francese, è stato infatti dedicato un episodio, sebbene in fase di montaggio finale siano stati esclusi quelli girati dal francese Raphaël Nadjari e dal danese Christoffer Boe, rispettivamente nell’XI e XV arrondissement. 
L’amore, nelle sue molteplici sfumature, è indubbiamente il fil rouge che unisce le singole storie interpretate da un supercast; e così, partendo dal romantico quartiere di Montmartre, in cui facciamo la conoscenza di un uomo (Bruno Podalydès) al quale sembra non mancare nulla se non proprio l’amore, ci muoviamo lentamente alla (ri)scoperta di Parigi, attraversando anche luoghi non abitualmente frequentati dai turisti, e venendo contemporaneamente in contatto con le vicende di una variopinta girandola di personaggi.
Giusto per citare solo alcuni degli episodi di cui si compone “Paris, je t’aime”, in quello diretto dal regista americano Richard LaGravenese, Fanny Ardant e Bob Hoskins si incontrano in un locale a luci rosse di Pigalle nel tentativo di riaccendere la passione all’interno della loro coppia; mentre in quello diretto da Gérard Depardieu e Frédéric Auburtin, Gena Rowlands e Ben Gazzara si danno appuntamento in un caffè del Quartiere Latino per discutere insieme i dettagli del loro imminente divorzio, sebbene sia evidente che tra loro due esiste ancora una forte complicità.
Il cast internazionale di “Paris, je t’aime” annovera al suo interno anche il bravissimo Sergio Castellitto
La regista spagnola Isabel Coixet lo ha infatti diretto nello straziante episodio ambientato nel quartiere della Bastiglia, dove un uomo in procinto di lasciare la moglie, si innamora nuovamente di lei dopo aver appreso che le restano solamente più pochi giorni di vita. 
Nel 1965, sei registi appartenenti alla Nouvelle Vague, si erano già cimentati in un esperimento simile con “Parigi di Notte”, riscuotendo un enorme successo a livello internazionale.
Dopo circa quarant’anni, anche “Paris, je t’aime” è stato ben accolto sia dal pubblico che dalla critica ( nonostante quella francese non sempre si sia espressa favorevolmente nei confronti della pellicola ).
Sebbene non tutti e diciotto gli episodi possano ritenersi oggettivamente riusciti, “Paris, je t’aime” è nel complesso un gradevole affresco della Villa Lumière, dal sapore decisamente internazionale; una pellicola indubbiamente consigliata a chi desidera prendere alcuni spunti per una vacanza a Parigi alternativa a quelle che abitualmente ci vengono proposte dalla miriade di guide turistiche attualmente in commercio.



Titolo: Paris, je t’aime 
Regia: Olivier Assayas, Frédéric Auburtin, Emmanuel Benbihy, Guerinder Chadha, Sylvain Chomet, Ethan e Joel Coen, Isabel Coixet, Wes Craven, Alfonso Cuarón, Gérard Depardieu, Christopher Doyle, Richard LaGravenese, Vincenzo Natali, Alexander Payne, Walter Salles, Olivier Schmitz, Nobuhiro Suwa, Daniela Thomas, Tom Tykwer, Gus Van Sant. 
Interpreti: Juliette Binoche, Steve Buscemi, Sergio Castellitto, Willem Dafoe, Ben Gazzara, Gena Rowlands, Natalie Portman, Nick Nolte. 
Nazionalità: Francia, Germania 
Anno: 2006

sabato 5 gennaio 2013

“Non drammatizziamo… è solo questione di corna!” di François Truffaut: il quarto episodio della saga “Antoine Doinel”.


Diretto nuovamente da François Truffaut, nel 1970, per la quarta volta, Jean-Pierre Léaud tornò a vestire i panni dell’alter ego del regista francese in “Non drammatizziamo… è solo questione di corna!
Due anni dopo “Baci rubati”, ritroviamo l’immaturo Antoine e la dolce Christine alle prese con la loro prima crisi coniugale.
Antoine (Jean-Pierre Léaud) e Christine (Claude Jade) sono due giovani coniugi che conducono una vita tranquilla in attesa del loro primogenito.
Mentre lei impartisce lezioni di violino, lui si guadagna da vivere dedicandosi alla colorazione artificiale dei fiori.
Quando Antoine decide all’improvviso di cercarsi un altro impiego, a seguito di un equivoco viene assunto in una grossa società.
Un giorno, mentre si trova sul posto di lavoro, vede Kyoko (Hiroko Berghauer) e, irretito dal fascino orientale della donna, ne diviene poco dopo l’amante; quando Christine scopre inaspettatamente che Antoine la tradisce, lo caccia immediatamente di casa.
A poco a poco, però, l’uomo si accorge che la sua passione per Kyoko si sta affievolendo e, contemporaneamente, tenta di riconquistare Christine, la quale, sebbene ferita da Antoine, continua ad amarlo.
Un anno dopo, li ritroveremo nuovamente insieme…

Dopo essersi dichiarati il loro amore nel finale di “Baci rubati”, in “Non drammatizziamo… è solo questione di corna!” ritroviamo Antoine e Christine sposati e in attesa del loro primo figlio.
Mentre Christine non appare più la ragazza timida di un tempo, Antoine, la cui simpatia e originalità continuano a sorprenderci e divertirci, sembra comunque non essere ancora riuscito a ritagliarsi un ruolo ben definito all’interno della società.
In questo quarto episodio della saga a lui dedicata, lo vediamo infatti passare nuovamente da un lavoro a un altro; ed è proprio a seguito di questo ennesimo cambiamento che riguarda la sua vita “professionale” che conosce e si invaghisce di Kyoko: una misteriosa e affascinante donna giapponese.
Con lei Antoine intraprende una breve, ma a ogni modo intensa, relazione extra-coniugale proprio poco dopo essere diventato papà; dimostrandosi così, per l’ennesima volta, incapace di assumersi seriamente le proprie responsabilità.
Quando Christine scopre che il marito ha un’amante, viene inevitabilmente a incrinarsi quell’atmosfera idilliaca e spensierata che aveva caratterizzato i primi anni del loro matrimonio; ma a ogni modo l’amore e la voglia di continuare a stare insieme permetteranno loro di superare questa prima crisi coniugale.
Il titolo scelto per la sua distribuzione in Italia, rispetto a quello originale francese, ha indubbiamente contribuito a far perdere a questa pellicola parte di quel tono leggiadro che, al contrario, contraddistingueva la sceneggiatura di “Baci rubati”.
Anche in questo film non mancano comunque i momenti divertenti, e questo grazie non solamente alle interpretazioni di Jean-Pierre Léaud e Claude Jade.
Per finire, una curiosità. In una breve scena ambientata in una stazione vediamo Monsieur Hulot, il dinoccolato personaggio creato e interpretato da Jacques Tati, esibirsi in una delle sue inconfondibili gag; è un piccolo omaggio di François Truffaut all’indimenticabile cineasta francese.





Titolo: Non drammatizziamo… è solo questione di corna ( Domicile conjugal )
Regia: François Truffaut
Interpreti: Jean-Pierre Léaud, Claude Jade, Hiroko Berghaur, 
Nazionalità: Francia
Anno: 1970